Capitolo 18

Oggi non ha fatto altro che riabilitazione. E la pazienza di Steve e Natasha è davvero infinita. A salire le scale sono ancora un disastro, per non parlare di fare salti o roba simile, come facevo prima dell'incidente. Adesso mi sento una scema, a camminare zoppicando. Anche la mia pazienza dovrà essere infinita (e se non infinita, per lo meno molto grande) se vorrò riacquistare tutte le mie capacità di prima.

L'unico momento in cui non ero alle prese con la mia caviglia è stato quando è arrivato il temporale. Fatto sta che non era un normale temporale, come mi aveva detto Jarvis stamattina. Beh, è arrivato il bell'imbusto col martello da Asgard, era prevedibile che come minimo arrivasse un temporale (chiamalo così, un robo di solo fulmini...). E alla fine ci siamo fermati a chiacchierare io e lui finché Nat non ha insistito perché continuassi con gli esercizi. E ha fatto bene, ora zoppico di meno e non ho bisogno di qualcuno che mi sostenga. E ora che sono qui nello spogliatoio della palestra, la caviglia mi fa male, ma sono migliorata. Mi sono cambiata i vestiti e li ho messi in una borsa, devo portarli a farli lavare.

Esco dallo spogliatoio e incontro Steve che sta per uscire. Vedo che in mano ha un mazzo di chiavi, quindi penso che tra quelle ci sia anche la chiave della moto.

"Hei Rogers! Esci in moto?" Chiedo, mentre lo raggiungo.

"Hei, si, stavo giusto per fare un giretto, vuoi venire?" Dice.

"Perché no? Sarà divertente." Rispondo. In fondo perché non provare?

"Vieni allora."

"E la borsa?"

"Ci fermiamo da Stark così la lasci in camera tua."

"Giusto, che scema. Andiamo."

Arriviamo alla Stark Tower, non ho voglia di salire fino in camera, e ho ancora poche ore prima del mio appuntamento, perciò lascio la borsa all'ingresso e mentre sto uscendo dall'edificio chiedo a Jarvis di metterla in camera mia.

"Se per caso Tony ti chiedesse dove sono, digli che sono andata a farmi un giro."

"Certo, a più tardi, si ricordi che alle otto..."

"Si si Jarvis, lo so, ciao!" Dico, mentre le porte si richiudono dietro di me. Salgo di nuovo sull'Harley Davidson dietro a Steve, gli circondo la vita con le braccia e aspetto che parta, ma non lo fa subito.

"Beh, che aspetti?" Chiedo.

"Forse è meglio se metti il casco." Dice, guardandomi da dietro la spalla.

"Zitto e parti, rompiscatole guastafeste." Rispondo, ridendo. Ride anche lui.

"Guarda che se mi parli in questo modo ti mollo qui eh?" Risponde, tentando di contenere una risata.

"Dai, coraggio Captain Ghiacciolo, le strade di New York aspettano solo di essere percorse."

"Mi sembri Stark quando parli così, si vede proprio che stavate insieme. Dove vuoi andare?"

"Dove vuoi tu, non ho una meta. Però dobbiamo essere qui entro le sei e mezza, devo prepararmi." Steve guarda il suo orologio, poi si rivolge di nuovo a me.

"Alle sei e mezza? Hai un appuntamento con il miliardario?" Steve mette in moto e partiamo.

"Si, e i miei appuntamenti non sono affar tuo." Rispondo, ridacchiando.

"Va bene, vediamo in due ore cosa riusciamo a fare." A questo punto il rumore della moto e del vento nelle orecchie sovrastano la voce di Steve e non mi fanno più sentire nulla.

Torniamo giusto due ore dopo, Steve spacca il minuto. Ci fermiamo davanti alla Stark Tower e io scendo dalla moto. Mi sistemo i capelli mentre scende anche Steve.

"Piaciuto il giro?" Chiede.

"Altroché, mi sono divertita un sacco." Rispondo. "Ora però devo andare. Grazie Cap." Sorrido. Lui ricambia.

"Ciao Jess, passa una bella serata."

"Grazie, ciao!" Lo saluto e mi volto verso la torre, entro e mi precipito verso l'ascensore, non vedo l'ora di farmi un bagno caldo. Non appena entro in camera trovo un pacchettino bianco con un fiocco rosso, accanto un biglietto.

Per la nuova vedova nera.
Ti voglio bene,
Nat.

Natasha che mi fa un regalo?! Accanto al suo nome c'è una stellina azzurra con scritto dentro "apri, presto!" Mi scappa una risatina appena lo leggo, così poso il biglietto sul letto e mi dedico al pacchetto. Al suo interno trovo una collana molto lunga con un ciondolo a forma di cuore nero e oro, sotto c'è un altro biglietto. Lo prendo e lo giro.

Metti un vestito scollato, mi raccomando!
E fallo impazzire per te, non appena ti vede deve sbavare, chiaro?
Nat.

E va bene, vediamo che posso mettermi. Mi avvicino alla cabina armadio.

"Jarvis!" Chiamo, all'improvviso.

"Signorina Black! Dica tutto." Risponde, non appena ho finito di pronunciare il suo nome.

"Cabina armadio, s'il vous plaît."

"Ai suoi ordini." E la cabina si apre. Passo in rassegna tutti i vestiti da sera, senza la più pallida idea di cosa mettermi. E poi lo vedo, un vestito nero lungo fino al ginocchio, scollatura a V non esageratamente profonda ma quel giusto che basta. Proprio mentre lo sto tirando giù dall'armadio mi suona il cellulare. Mi precipito a rispondere con il vestito in braccio, cercando di non rompermi di nuovo la caviglia. È Nat, come immaginavo.

"Spacchi il minuto." Dico.

"Ti ho vista rientrare e ho pensato che a quest'ora avessi già scelto cosa metterti. Dai, dimmi, com'è stato il giro in moto?" Risponde.

"Carino dai, non era niente di speciale." Tengo il cellulare tra la guancia e la spalla mentre stendo il vestito sul letto e cerco un paio di scarpe da abbinarci. "Piuttosto, mi piace un sacco la collana che mi hai regalato, però... perché questo regalo?"

"Perché siamo amiche no? È questo che fanno le amiche, si fanno i regali."

"Te ne farò uno al più presto allora."

"Tranquilla, piuttosto vai e goditi la serata! A presto Jess!"

"A presto Nat." Chiudo la chiamata e mi precipito in bagno, apro l'acqua nella vasca e aspetto che si riempia, una volta piena mi immergo completamente, da capo a piedi e rimango sott'acqua per qualche secondo, per poi riemergere e inspirare a pieni polmoni. Mi godo il tepore dell'acqua per quelli che devono essere venti minuti abbondanti, con gli occhi chiusi, finché non mi rilasso completamente. Mi risciacquo per bene e poi esco, mi asciugo e attacco il phon.

Quaranta minuti dopo sono finalmente pronta per uscire. Okay, i miei capelli non volevano asciugarsi, per questo ci ho messo tanto. Ho scelto un trucco che mette in risalto i miei occhi verdi, le labbra le ho lasciate al naturale, odio i rossetti & co. Scendo all'ingresso e, ovviamente, una limousine mi sta aspettando fuori dalla porta. Noto che l'autista è lo stesso di quella sera in cui c'era Clint.
Clint... non si è fatto più sentire. Allo SHIELD nessuno lo ha più visto, nemmeno di sfuggita.
Chissà cosa gli è preso dopo la litigata con Tony...
Mi riprendo dai miei pensieri e mi accorgo che siamo arrivati, il ristorante è accanto a me, oltre la portiera aperta dell'auto. Scendo distrattamente e ringrazio l'autista.

"Grazie..."

"Tom."

"Grazie Tom, sei stato molto gentile a portarmi."

"Dovere, signorina." Sorrido ed entro nel ristorante. Una ragazza si avvicina a me, indossa un gilet nero sopra una camicia bianca e pantaloni neri.

"Buonasera." Mi saluta, con un sorriso.

"Buonasera, ho appuntamento alle 8 con il signor Stark."

"Prego, mi segua." Si avvia in una sala enorme, con il soffitto a drappeggio, completamente bianca. L'arredo è molto raffinato nonostante sia semplice, e sono le cose che mi piacciono di più.

Mi accompagna al tavolo più appartato della sala, la luce è soffusa e non c'è nessuno nei dintorni. Seduto al tavolo ad attendere c'è Tony, con una giacca blu scuro sopra una camicia di una tonalità di colore più chiara e pantaloni abbinati. Non appena mi vede si alza in piedi. Mi fermo a circa un metro da lì.

"Ecco qui, signori, vi auguro una buona serata." La cameriera ci saluta e va via. Tony si avvicina a me. I suoi occhi brillano nel vedermi con questo vestito.

"Jessica... wow, sei... bellissima." Dice, quasi sussurrando.

"Grazie." Rispondo, sentendo le guance avvampare.

"Ci sediamo?"

"Certo." Da vero gentleman mi sposta la sedia, io mi accomodo e dopo qualche istante si siede di fronte a me. Il suo viso è illuminato dalla luce della candela in mezzo al tavolo, i suoi occhi assumono una leggera sfumatura color miele.

"Sei splendida." Dice, a bassa voce, quasi non volesse rovinare l'atmosfera. Sorrido. "La collana è nuova?"

"Si, un regalo di Natasha." Rispondo, prendendo il ciondolo tra le dita.

La cena va alla grande, è tutto perfetto, il cibo ottimo e Tony bellissimo. Si è fatto portare una bottiglia del loro miglior champagne, una cosa da un centinaio di dollari la bottiglia, ma si sa, a lui non fanno alcuna differenza cento in meno. L'unica cosa che mi preoccupa è che ogni tanto si porta le dita alla tempia, come se avesse male. All'ennesima volta che glielo vedo fare gli chiedo che succede.

"Niente Jess, solo mal di testa." Risponde, con gli occhi chiusi e una mano sulla fronte.

"Oh cavolo, mi dispiace... non ho niente con me." Dico, dispiaciuta.

"Io si, solo che speravo di non usarlo, credevo di poter resistere e invece sbagliavo." Risponde, con un mezzo sorriso. Dalla tasca dei pantaloni tira fuori una scatolina piccola, dove al massimo possono starci due pastiglie, una versione ridotta di quella normale. Si versa un po' d'acqua nel bicchiere e ne prende una, lasciando la scatolina sul tavolo. Lo guardo mentre beve e gli sorrido, poi il mio sguardo viene catturato da quel piccolo rettangolino sul tavolo.

La scatolina di antidolorifici.

Ed è in quel momento che ricordo tutto.

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Ce l'ho fatta, sono riuscita ad arrivare agli ultimi tre capitoli di questa storia. Sono contenta che vi continua a piacere, spero vi piacerà anche il finale!
Intanto volevo dirvi che tra un po' pubblicherò una fan-fic sulla Formula 1 e una su James McAvoy (Charles Xavier degli X-Men), se vi andrà di leggerle ne sarei molto felice ^·^

Al prossimo capitolo,

~Jess

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