Capitolo 13

Bip...

Bip...

Bip...

"Dottor De Martino, cosa posso fare?" La voce di un uomo, lontana.

Bip...

Bip...

"Signor Stark, non può fare niente. Ci vuole solo tempo." Un altro uomo.

Bip...

Bip...

Bip...

"Si sveglierà?" Quello di prima.

Bip...

"Non lo sappiamo. Vede? Il battito è molto basso, non posso assicurarle che si svegli, d'altronde è in coma da una settimana."

Bip...

Bip...

Bi...

Il mio corpo comincia a risvegliarsi. Me ne accorgo perché sto pensando. Il mignolo della mano destra ha uno scatto involontario, non ho il controllo sui muscoli, non ancora. Inspiro profondamente e riprendo la sensibilità sulla pelle, grazie alla quale mi accorgo che nel naso ho un filo che corre giù per le mie guance e mi aiuta a respirare. Comincio ad aprire gli occhi, la luce nella stanza è forte, mi acceca. Alle orecchie mi giunge solo il suono del mio respiro, accompagnato a un bip continuo e regolare, probabilmente il battito del mio cuore. Finalmente riesco ad aprire gli occhi, il soffitto della stanza in cui mi trovo è di pannelli bianchi alternati a neon. Seguo le linee del soffitto alla mia sinistra fino a incontrare il muro, scendo con lo sguardo finché non incontro una figura maschile bionda, muscolosa e seduta su una sedia, con i gomiti sulle ginocchia e le dita intrecciate, lo sguardo basso. Il mio battito comincia ad accelerare e lui se ne accorge, alza lo sguardo e sul suo volto si dipinge un espressione stupita e felice. Si alza lentamente e viene verso di me.

"Jessica!" Dice, piano.
Jessica... questo nome dovrebbe dirmi qualcosa ma non mi dice nulla. La mia mente è una tabula rasa, un deserto, una tela bianca. Non ricordo nulla. Quindi Jessica è il mio nome. Una prima lampadina si accende.
Jess! Ma certo, Jessica è il mio nome e Jess il mio soprannome, ora ricordo!
Il viso del ragazzo biondo però mi è ancora sconosciuto. Si è avvicinato e si è chinato su di me.

"Come ti senti?" Alla sua domanda sussurrata una fitta mi prende alla testa.

"Ho mal di testa." La mia voce esce come da una grotta profonda, o da un vecchio giradischi arrugginito. Cerco di tirarmi su con i gomiti, ma lui me lo impedisce.

"Hei, hei, aspetta, fino a cinque minuti fa eri in coma, dove pensi di andare?" Così mi lascio ricadere sul letto. Mi accorgo che addosso ho una camicia da notte bianca, e ho la caviglia sinistra bloccata da un'ingessatura.

"Che diavolo mi è successo alla caviglia?"

"Non ricordi? Te la sei rotta mentre eri sott'acqua."
Okay, ecco un'altra delle tante cose che non ricordo.

"Scusami se te lo chiedo, ma tu chi sei?" Chiedo, guardandolo negli occhi. Il suo volto assume un'aria sorpresa e preoccupata.

"Non ricordi chi sono?"

"No, non ricordo assolutamente niente. Solo prima, quando hai detto il mio nome mi sono ricordata come mi chiamo. Jess. È così che mi chiamano tutti." Il suo sguardo si abbassa sul pavimento per un secondo, poi si ferma sulla macchina per monitorare i miei battiti e torna su di me. Ha l'aria stravolta.

"Io sono Steve."

"Non mi dice niente..."

"Steve Rogers... Captain America."
Captain America... Captain America... cerco di sforzarmi mettendo bene a fuoco i tratti del suo viso e i suoi bellissimi occhi blu.

"Steve Rogers! Ora ricordo!" Passo l'indice della mano sulla sua fronte, disegnando la "A" del suo elmetto.

"Altro?"

"No, purtroppo."

"Okay, non c'è fretta. Ora devo andare a chiamare una persona, aspetta tue notizie da quando mi ha lasciato qui a vedere se ti svegliavi. E a dire che sei ancora tra noi. Con l'amnesia, ma tra noi." Esce dalla stanza lasciandomi sola, così ho il tempo di provare a ricordare qualcosa del mio passato. I minuti passano, finché il braccio di Steve apre la porta ed entra un ragazzo moro, con barba e baffi, alto e slanciato, gli occhi color nocciola e uno strano disco luminoso al centro del petto, davanti al cuore. Appena mi vede gli si illumina il volto, come se avesse visto il sole in mezzo a un uragano.

"Jess." Si precipita al fianco del mio letto, istintivamente mi ritraggo, ma mi accorgo che ho una flebo nel braccio, che si muove e mi fa male. Faccio una smorfia di dolore mentre lui prende la sedia dove c'era Steve e la avvicina al mio letto.

"E tu sei?" Chiedo, guradandolo negli occhi. La sua reazione è l'esatto opposto di quella che mi aspettavo. Il suo sguardo, prima luminoso, si spegne, e vedo la preoccupazione attraversare i suoi occhi.

"Non ti ricordi? Non sai chi sono?"

"Non so chi sei, non so se ti ho mai incontrato prima, non so nemmeno dove sono." Rispondo, guardandolo negli occhi. La sua testa si abbassa, guarda il lenzuolo che mi copre, la sua espressione, da quello che riesco a vedere, è un misto di collera e disapprovazione, le sue labbra sono strette, a formare una linea sottile e netta.

"Merda." Lo sento dire tra sé. "Okay, ehm... facciamo una prova." Dice, guardandomi e appoggiando il mento sul palmo della mano. "Che ti viene in mente se ti dico...Stark?"

"È il tuo cognome?" Annuisce. Cerco di sforzarmi, ma niente. Faccio cenno di no con la testa.

"E se ti dico Tony?" Deve essere il suo nome, ma non posso chiederglielo, perché Steve entra e si avvicina a lui.

"Stark, non forzarla." Dice, in tono severo.

"Rogers..."

"Tony, ho informato il medico, ha detto di non forzarla a ricordare le cose, la memoria le tornerà pian piano, è un'amnesia temporanea, può capitare dopo un colpo forte come quello che ha ricevuto, ma non è uno stato permanente." Risponde, cercando di farsi sentire il meno possibile da me. Continuano a conversare a un volume troppo basso perché possa sentirli, poi Steve mi guarda sorridendo.

"Ti va di fare un giro?" Non vedo l'ora di alzarmi da questo letto, di uscire da questa stanza e prendere una boccata d'aria.

"Si, ehm... ma dove siamo?" Chiedo, mentre cerco di tirare giù le gambe dal letto, impresa abbastanza faticosa visto che ne ho una ingessata.

"Oh, certo, non te l'ho ancora detto. Questo è lo SHIELD, Strategic Homeland Intervention..."

"...Enforcement and Logistic Division." Finiamo la frase tutti e tre insieme. Tony e Steve mi guardano stupiti.

"Te lo ricordi?" Chiede Stark, speranzoso.

"Si, sono venuta qui per diventare un agente, all'incirca...un mese fa." Dico, mentre Steve si avvicina a me con degli shorts di jeans e una maglietta a maniche corte azzurra con il falco stilizzato dell'organizzazione in basso a sinistra.

"Pensi di farcela?" Chiede, mentre si allontana, prendendo Tony per un braccio e trascinandolo con se, ma lui non mi stacca gli occhi di dosso.

"Penso di si, solo... questa è proprio necessaria?" Chiedo, indicando la flebo.

"No, non serve più, ma il tubicino per respirare è meglio che lo tieni." Si avvicina a me e mi sfila la flebo dal braccio, non sanguino nemmeno. Dalla porta entra quello che credo sia il mio medico, che stacca il tubicino dell'ossigeno dalla macchina e lo attacca a un'apparecchiatura portatile da legare in vita.

"Signorina Black, bensvegliata. Spero che la sua amnesia passi presto, siamo tutti in pensiero per lei." Dice, con un sorriso.

"Sto già cominciando a ricordare qualcosa, dottore, grazie." Escono tutti dalla stanza e io con grande lentezza e cautela mi infilo gli shorts, mi sfilo la camicia da notte dalla testa e mi metto la maglietta, mi lego in vita l'apparecchio dell'ossigeno, poi noto accanto al letto due stampelle, così le prendo e mi alzo, appoggiandomi a esse. Faccio qualche passo verso la porta, ma vengo bloccata da una voce forte.

"L'ho aspettata così tanto e una cazzo di amnesia me l'ha portata via, non ci posso credere!" La persona che ha urlato è sicuramente il signor Stark, riconoscerei subito il suo tono di voce fra tanti altri.
Mi sento in colpa. Sta soffrendo a causa mia? Ho fatto qualcosa di male? Probabilmente in passato abbiamo avuto una relazione... scaccio subito quei pensieri dalla testa. Il signor Stark è troppo bello per stare con una come me. Mi faccio coraggio e busso alla porta per farmi aprire. La porta si spalanca e Steve mi sorride, facendomi largo per il corridoio.

"Okay, ho una sorpresina per te." Dice, mentre ci avviamo.

"Una sorpresa?" Chiedo, guardandolo. Annuisce.

"Te la cavi bene con le stampelle." Dice, mentre arriviamo davanti a una porta vicino alla palestra, dove abbiamo combattuto un pomeriggio. Sorrido. Steve apre la porta, una grande sala riunioni dove non sono mai stata prima, al tavolo sono seduti cinque ragazzi, tra cui il signor Stark, e una ragazza, più un uomo di carnagione scura. Passo in rassegna i volti di tutti quelli che non ricordo, cercando di dare un nome ad ognuno di esso, senza risultato.

"Prego agente Black, si sieda." L'uomo scuro indica la sedia di fronte a me, Steve me la scosta e mi siedo, appoggiando le stampelle al tavolo. Steve fa per allontanarsi, ma lo fermo.

"Steve aspetta. Resta qui per favore." Ho bisogno della sua vicinanza, perché è l'unica persona di cui mi ricordo e l'unica che può aiutarmi e non farmi sentire in imbarazzo. Si siede sulla sedia accanto alla mia, lasciando il resto dei ragazzi dall'altra parte del tavolo. Sono tutti li, che mi guardano, in attesa che succeda qualcosa.

"Signorina, la sua amnesia potrebbe essere un problema. Lei si ricorda qualcuno dei presenti in questa stanza?" Chiede l'uomo scuro. Abbasso lo sguardo sul tavolo e con la coda dell'occhio vedo la mano di Steve appoggiarsi sul mio braccio, come per dire "puoi fidarti."

"No, signore. Nessuno tranne Steve Rogers." Rispondo. Alzo lo sguardo, Tony è teso, credo sia sull'orlo di una crisi di nervi simile a quella che lo ha preso prima, quando ero ancora nell'altra stanza. La ragazza invece è la mia identica copia, ma almeno 50 volte più bella. La guardo intensamente, focalizzando l'attenzione sui suoi occhi verdi e nonostante sia uguale a me, la lampadina si accende.

"Natasha." Nat alza lo sguardo stupita, come se avessi detto la cosa più strana di questo mondo, il sorriso le si stampa sulle labbra, si alza, viene da me e mi abbraccia.

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Ciao a tutti adorati lettori! ^·^
Sono davvero felice che continuate a leggere la mia storia, spero vi stia piacendo!

Dunque... non preoccupatevi, Jessica non è in una situazione così grave come sembra, solo fa fatica a ricordarsi di Tony.

Non ho nulla da aggiungere se non che vi ringrazio per le 1,45k visualizzazioni! E che da giovedì a lunedì sarò in Spagna a tentare per lo memo di intravedere Fernando Alonso, quindi non mi troverete per un po' XD

Al prossimo capitolo! :3

~Jess

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