8 - Parte due
Jaxon fu di parola. Poco prima dello scoccare delle dieci di sera, apparve nella cameretta di Amelya mentre la ragazza si stava pettinando i lunghi capelli neri. Stranamente, questa volta, non si spaventò quando l'Angelo apparve dal nulla. Forse, pensò la ragazza, stava iniziando ad abituarsi alle sue comparse improvvise.
Jaxon la squadrò qualche secondo. «Uscirai vestita così?» domandò.
«Cos'hanno di male i miei vestiti?» ribatté lei stizzita, mentre osservava i suoi blue jeans e il maglione viola.
«E' un night club, devi attirare l'attenzione su di te» rispose Jaxon, «non che tu abbia bisogno di vestiti particolari per farlo, ma comunque, è sempre meglio essere prudenti.»
Amelya rimase qualche istante a fissarlo sorpresa. Era un complimento quello?
«Se lo dici tu» borbottò poco dopo.
Si diresse verso l'armadio e passò in rassegna i suoi vestiti, finché i suoi occhi non caddero su un abito rosso scuro con una graziosa scollatura a cuore, colmo di brillantini in ogni sua parte, che riflettevano la luce fioca della lampada da parete della sua cameretta. Amelya prese il tessuto delicato tra le mani. L'ultima volta che lo aveva indossato era stato il Capodanno scorso, prima che la sua vita venisse completamente stravolta, quando ancora era una liceale spensierata che si divertiva alle feste. Quel ricordo dava la sensazione di esser così distante da sembrare una vita fa.
Sospirò e si voltò verso Jaxon. «Devo cambiarmi» disse e lui, capendo l'antifona, annuì e uscì dalla cameretta chiudendosi la porta alle spalle.
Amelya si cambiò velocemente, abbino dei tacchi neri al vestito scarlatto che le arrivava a metà coscia e si coprì con un soprabito nero.
«Sono pronta» annunciò poco dopo.
Jaxon riaprì la porta della stanza e per qualche istante rimase immobile sull'uscio. La maniglia della porta stretta nella presa ferrea della sua mano sinistra. La bocca leggermente socchiusa e gli occhi ancorati sulla ragazza a pochi metri da lui.
«Allora? Sto bene?» domandò lei, non capendo se la sua reazione fosse positiva o negativa.
Lui batté le palpebre velocemente. «Eh?» chiese, come se non l'avesse sentita affatto. Tornò in sé qualche istante dopo. «Sì, certo» farfugliò, distogliendo lo sguardo da lei e avvicinandosi. «Coraggio, andiamo» aggiunse infine.
Senza troppe pretese, afferrò la mano di Amelya e lei sollevò gli occhi azzurri su di lui, fissandolo perplessa.
«Che stai facendo?» domandò la ragazza, osservando le loro mani unite.
«Viaggerai con me. Ti teletrasporto vicino al club. Potrebbe girarti la testa per qualche secondo dopo il viaggio, non preoccuparti, passerà» spiegò lui.
Amelya annuì. «D'accordo» disse e fece in tempo a chiudere le palpebre nella sua cameretta, che quando le riaprì, i suoi tacchi poggiavano su una strada deserta alla periferia di quella che sembrava una grande città.
«Stai bene?» domandò Jaxon.
«Sì» rispose lei frettolosamente, mentre con stupore si guardava intorno.
I palazzi che la circondavano erano enormi. Le montagne all'orizzonte erano sparite e la temperatura si era alzata di diversi gradi.
Decisamente, non erano più nel Montana.
«Dove siamo?» domandò curiosa.
«Siamo a Los Angeles» rispose lui, un mezzo sorriso a tirargli le labbra.
«Cosa?!» sbottò Amelya, guardandolo esterrefatta.
Tornò ad osservare quello che la circondava con ancora più interesse. Non era mai stata a Los Angeles, ma d'altronde, non era mai stata in molti posti. Non si era mai allontanata più di tanto dai suoi genitori, e loro non amavano lasciare la sicurezza della loro casa. Ora, la ragazza era a conoscenza anche del perché fossero così attenti e riservati.
«Un club pieno di Demoni nella città degli Angeli» commentò Amelya, inarcando le sopracciglia.
«Beh, non si può dire che non abbiano senso dell'umorismo all'inferno» disse Jaxon ridendo. «Il club è a qualche isolato da qui.»
Iniziarono a dirigersi verso il lato sud della città. Durante il percorso Jaxon le spiegò il piano nel dettaglio: se Logan si trovava lì, Amelya avrebbe dovuto farsi seguire dal Demone e condurlo fuori dal club. Una volta fatto questo, avrebbe dovuto usare il Sonaglio per avvertire Jaxon, ed è lì che lo avrebbero catturato.
«E se Logan non mi seguisse?» domandò la ragazza ad una certa.
«Se è a conoscenza del fatto che sei la Referet e ti vede al club, ti seguirà come una falena segue la luce» rispose l'Angelo, fermandosi e voltandosi verso Amelya. «Non posso avvicinarmi più di così o sentiranno la mia scia. Dovrai continuare da sola.»
Amelya deglutì. «Va bene» disse, distogliendo lo sguardo da lui e inchiodandolo al cemento grigio sotto i suoi tacchi.
«Ehi, guardami» Jaxon le afferrò il mento tra le dita costringendola a guardarlo negli occhi. «Sei forte. Andrà tutto bene» mormorò dolcemente.
L'aria scomparve dai polmoni di Amelya. Per quella che parve un'eternità, la ragazza si smarrì nei suoi incredibili smeraldi luminosi. Solo qualche centimetro, e i due avrebbero iniziato a condividere lo stesso ossigeno.
«Okay» farfugliò infine.
Lui le lasciò il mento e si allontanò di qualche passo. Amelya lo guardò per un ultima volta, poi fece un enorme respiro e si voltò incamminandosi solitaria verso il club.
Potè avvertire gli occhi di Jaxon fissi sulle sue spalle, in qualche modo le diedero un po' di sicurezza, finché non dovette svoltare l'angolo e quella piccola sensazione di conforto sparì velocemente così come era nata.
Adesso era completamente sola. L'unica cosa che poteva fare era trovare ogni briciolo del suo coraggio e usarlo.
Dopo non appena qualche minuto, vide una luminosa insegna a neon rossa con la scritta "Underground" che tagliava il l'oscurità della notte. Si avvicinò ulteriormente e notò che fuori dal club c'erano una quantità di persone spropositata. Amelya si domandò se erano tutti Demoni, ma la sua risposta arrivò velocemente: No, erano umani. Lo capì quando vide una ragazza dai lunghi capelli biondi e un fisico che avrebbe fatto invidia ad una modella di alta moda, scendere da una limousine che si era appena fermata davanti al locale, ed entrarci a passo deciso e autoritario, passando davanti a tutti e saltando la fila. Il bodyguard all'entrata del club, un uomo imponente vestito di tutto punto, le fece addirittura un leggero inchino. I Demoni, quindi, avevano un entrata preferenziale.
Amelya non avrebbe avuto questo lusso. La ragazza sospirò e con una smorfia scocciata, si mise in fila insieme al resto degli umani. Dopo circa mezz'ora di attesa, finalmente riuscì ad entrare.
L'interno dell'Underground era molto simile a qualsiasi altro club in cui Amelya avesse mai messo piede: musica assordante che copriva qualsivoglia suono e decisamente più persone di quante la sala ne avrebbe potute contenere. Amelya si guardò intorno. Il colore rosso era senza ombra di dubbio il tema del club. Le pareti erano agghindate da intricate lampade a neon scarlatte, la loro luce si rifletteva intensa sulle teste delle persone in movimento nella sala, dando la sensazione di star osservando un mare tempestoso del color del sangue. Negli angoli più remoti, accanto ai muri, c'erano dei divanetti, anch'essi rossi, ma nonostante l'Underground fosse colmo di gente, solo pochissimi di loro erano occupati e in uno di questi, vi era seduto il Demone donna che Amelya aveva visto all'entrata.
Sembrava quindi che anche i divanetti fossero riservati ai Demoni.
La ragazza si guardò intorno, cercando di scorgere il volto ormai familiare di Logan tra la folla, ma il club era davvero enorme e lei non riusciva a vederlo da nessuna parte. Sospirò frustrata, mentre vagava senza una meta, strisciando tra corpi ammassati che ballavano a ritmo di musica.
L'Underground era aperto da poco più di un'oretta, eppure Amelya ebbe la sensazione che il tempo scorresse in modo diverso lì dentro. L'atmosfera del club sembrava avere il magico potere di sciogliere ogni inibizione lasciandoti in balia dei puri istinti animali. Notò che diverse persone intorno a lei avevano iniziato a comportarsi in modo strano, come se fossero sotto effetto di qualche sostanza stupefacente. Ballavano in modo scomposto ma libero, come se non avessero più un singolo pensiero in testa. Col passare dei minuti la situazione divenne sempre più strana e assurda. L'intera atmosfera nel club cambiò e divenne tesa e ipnotica. Alcuni iniziavano a baciarsi a vicenda, senza distinzioni di sesso. Altri si inginocchiavano sul pavimento, come se qualcuno gli avesse ordinato di farlo, e iniziavano ad agitare le braccia al cielo. Li vedevi lì, sorridenti e beati, come se stessero provando una sorta di piacere misterioso che solo loro potevano comprendere. Amelya si sentiva come se fosse entrata nella tana del bianco coniglio e ogni cosa intorno a lei avesse perso ogni logica e contatto con la realtà.
Qualsiasi cosa stava succedendo agli umani intorno a lei però, sembrò non avere alcun effetto su Amelya.
Mentre si muoveva nel club, i suoi occhi caddero su un divanetto rosso in fondo alla sala. Si bloccò.
Logan era lì, seduto con le gambe divaricate mentre beveva un liquido viola da un bicchiere che aveva in mano. Accanto a lui, il Demone donna dai capelli biondi. Lei gli si strusciava contro, con un braccio appoggiato sulla sua spalla e l'altro ad accarezzargli il bicipite, gli occhi lascivi che scrutavano il ragazzo in modo provocatorio. Logan sembrava poco interessato alle sue avances, continuava a osservare la folla davanti a lui perdere lentamente il senno, come un domatore di leoni che scruta il proprio circo.
Improvvisamente, forse sentendosi osservato, lo sguardo di Logan si piantò su Amelya.
Sgranò i suoi occhi chiari e si bloccò col bicchiere a mezz'aria. Si alzò di colpo, scansando malamente la bionda avvinghiata alla sua spalla e puntò la ragazza in mezzo alla folla come un falco con la propria preda.
Amelya indietreggiò: aveva avuto la sua attenzione, ora doveva uscire da lì il più velocemente possibile.
Iniziò a muoversi sinuosamente tra i corpi ammassati, cercando con lo sguardo l'uscita. La trovò a qualche metro di distanza sulla sua destra e vi si diresse a grandi falcate, mentre il cuore le martellava nel petto alla palpabile sensazione di avere Logan a seguirla poco distante.
Uscì frettolosamente dal club ritrovandosi in un vicolo buio che sfociava poi sulla strada principale.
Si voltò a guardare la porta da cui era appena sbucata, aspettandosi che fosse nuovamente spalancata da un momento all'altro. Ma non accadde.
«Cosa?» farfugliò, il respiro corto.
Possibile che Logan avesse smesso di seguirla?
«Cercavi me?»
Una voce alle sue spalle la fece saltare, mentre il cuore sembrò uscirle dal petto. Si voltò all'istante allontanandosi di qualche metro.
Un sorriso divertito si palesò sulle labbra carnose di Logan.
«Cosa ci fa un uccellino come te in un posto del genere?» domandò scanzonato, mentre un luccichio che Amelya non riusciva a descrivere si formò nei suoi occhi. Logan la osservò minuziosamente, scrutando con interesse il vestito rosso che fasciava il corpo della ragazza davanti a lui.
«E' un club» mormorò Amelya, poco convincente, «non devo darti spiegazioni sul perché sono qui.»
Logan sorrise in un modo che ad Amelya fece venire i brividi.
«A Los Angeles?» domandò e fece un passo verso di lei. «Sei un po' distante da casa, piccola Referet» commentò pericolosamente.
«E' un paese libero» balbettò lei in risposta.
Amelya aveva la mano destra nel suo cappotto, mentre stringeva la piccola sfera dorata, pronta a pronunciare le paroline magiche che l'avrebbero salvata da quella situazione.
Il sorriso si spense sul volto di Logan. In un battito di ciglia era davanti a lei, la mano destra stretta intorno al suo collo.
«Non prendermi in giro» la minacciò a pochi centimetri dal viso della ragazza, «tu non li sai usare i tuoi poteri. Ti ci hanno portata qui.»
Quello era sufficiente.
Si rigirò il Sonaglio tra le dita e col poco respiro che la presa di Logan intorno al collo le permetteva mormorò: «Invenias Me.»
Logan ebbe giusto il tempo di realizzare cosa Amelya aveva appena pronunciato, che Jaxon apparve alle sue spalle.
L'Angelo lo scaraventò di lato, facendo perdere la presa di Logan dal collo della ragazza. Piombò su di lui e in una frazione di secondo, aveva infilato i polsi del Demone in delle manette dorate ricoperte da strani simboli.
«Che cazzo stai facendo?!» urlò Logan, guardando le proprie mani strette intorno al magico metallo luccicante.
«Stai bene?» chiese Jaxon avvicinandosi ad Amelya e ignorando il Demone ai suoi piedi. «Ti ha fatto del male?» domandò preoccupato subito dopo, scrutando il collo della ragazza.
«No, sto bene» rispose lei.
«Sei stata brava» commentò Jaxon, mentre un sorriso orgoglioso gli incurvava le labbra.
«Grazie» rispose Amelya, un leggero rossore a colorarle le guance.
«EHI!» urlò Logan, ancora sull'asfalto. «Maiale di un Angelo! Non puoi farlo! Stai infrangendo il trattato!» gli sbraitò contro.
«Jaxon, è vero?» domandò Amelya preoccupata. L'ultima cosa che voleva era metterlo nei guai.
«Stai tranquilla. Non c'è pericolo se nessuno lo scopre» rispose lui, facendole un vistoso occhiolino. «Ora dobbiamo solo trovare un posto dove portarlo» aggiunse poco dopo, tornando a fissare il Demone che si agitava e urlava insulti al vento.
«Un posto?» domandò Amelya.
«Sì, ci serve un luogo disabitato e isolato» rispose Jaxon.
Una lampadina metaforica si accese nella mente della ragazza.
«Forse conosco il posto giusto» disse, mentre gli occhi le si illuminavano.
Jaxon sorrise. «Bene, allora andiamoci»
Pochi secondi dopo e stavano già camminando sull'erba umida davanti all'imponente casa degli Harvel.
Amelya vide Logan diventare scuro in volto, bloccandosi sul posto. Le spalle rigide, la mascella contratta, le mani strette in pugni.
«E' perfetta» disse Jaxon, complimentandosi con Amelya per l'idea. «Metterò qualche paletto di "proprietà privata" intorno alla radura, in modo che nessun ragazzino curioso provi ad entrarci.»
Amelya annuì distratta, i suoi occhi ancora fissi su Logan.
«Non farti trascinare» gli intimò Jaxon, mentre teneva il Demone per un braccio e lo spintonava.
Logan abbassò lo sguardo sui suoi rapitori. «La pagherete per questo» sputò velenosamente tra i denti, con tutto l'odio che il suo corpo era in grado di evocare.
Amelya quell'odio lo senti fin dentro le ossa. Ebbe un brivido che le percorse tutta la schiena e si piantò nel suo cranio rizzandole i peli della nuca.
Rimase qualche passo indietro ad osservare i due Divium che si incamminavano verso la tetra dimora.
Una brutta inquietudine si fece largo nel suo petto. Si domandava se stesse facendo la cosa giusta.
Certo, come Jaxon aveva spiegato, Logan avrebbe potuto dire ai Soldati Infernali che Amelya era la Referet e con tutte le probabilità loro avrebbero iniziato a darle la caccia finché non l'avessero trovata e uccisa. Logan però non lo aveva fatto. Per un motivo che Amelya non conosceva, lui non aveva ancora detto niente. Questo non escludeva però che la minaccia rimaneva e che Logan avrebbe potuto cambiare idea in qualsiasi momento e condannarla a morte certa.
Amelya sospirò.
Era giusto privare qualcuno della propria libertà per un crimine che non aveva ancora commesso?
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top