C.5. "Piccoli Intoppi"
Dopo aver chiuso la porta della mia stanza alle mie spalle, sentii mia sorella urlare e correre verso la porta a tempestarla di pugni.
-Non puoi farlo! Sei un idiota Dylan! Un idiota okay?! Non è stata colpa di Thomas, sono stata io a baciarlo. Volevo farti un torto. Okay? Ti va bene? Non fare lo scemo. Esci da qui!-
Dopo poco i suoi pugni insistenti cessarono.
Sentii Thomas dirle :
-Ha ragione. Devo andarmene. É meglio che anche tu torni a casa, Julia-
Lo disse con un tono di voce calmo e paccato, ma la cosa che più mi spezzó il cuore é che dietro quelle parole c'era un immenso "Scusa" che non voleva uscire dalle sue labbra.
Appoggiai la mano sulla maniglia, pronto ad aprire la porta.
Ogni parte del mio corpo diceva di farlo, di aprirla, di dirgli che non volevo perdere uno dei miei migliori migliori amici per uno stupido bacio dato a mia sorella. Spinsi in giù il pomo della maniglia...
Peró non uscii.
Sentii i graziosi passi da elefante di mia sorella allontanarsi sempre di piú e capii che era scesa al piano di sotto.
Thomas invece no. Percepivo la sua presenza, era ancora lì.
-Dylan... io davvero... - ballettó e capii che era vicinissimo, proprio dietro la porta.
Lasciai andare la maniglia di colpo, ma lei non ritornò nella sua posizione originale, rimase spinta in giù.
Thomas stava facendo pressione dall'altra parte.
Passaro alcuni minuti, nei quali nessuno dei due parló. La maniglia tornò di colpo al suo posto originale e i passi di Thomas si allontanavano sempre di più.
Diamine! Cosa avevo appena fatto?Cosa mi era passato per la testa?.
"Thomas aveva finito di rimettere tutte le sue cose dentro la valigia e la stava portando al piano di sotto.
Passó davanti alla stanza di Dylan e vide che la porta era socchiusa. Sarebbe voluto entrare e chiedergli eternamente scusa, ma qualcosa dentro di lui disse di non farlo,di non violare anche quello. Aveva combinato già un casino e sapeva perfettamente che Dylan teneva tantissimo a sua sorella, e che non avrebbe accettato alla leggera una cosa del genere, neanche da lui in prima persona. Dylan ora aveva bisogno dei suoi spazi e di tempo e Thomas glielo avrebbe dato.
Si guardò bene intorno sicuro di non aver dimenticato nulla, peccato che quando fu sceso di sotto non si accorse che sul divano era appoggiata la sua maglietta dei Mets che gli aveva regalato Dylan un po' di tempo prima.
Uscì dalla porta e se la richiuse alle spalle. Julia lo stava aspettava vicino ad una macchina nera.
-Thom. Non te la prendere... É fatto così.- gli disse la ragazza appena lo vide arrivare.
Thomas le fece un sorriso sforzato ma non disse nulla.
-Davvero Thom... vieni a stare da me. Finché lui non capirà di aver commesso una cazzata enorme. Fidati ci metterà pochissimo. Ha fatto tutta sta scenata solo perché gli da fastidio. In piú domani dovresti partire per Seoul in Sud Korea . Sarebbe inutile andare in hotel per una notte. Spenderesti solo soldi. E rischieresti di ricevere visite da qualche fan che non sa farsi gli affari suoi.
Il ragazzo guardò la ragazza dritto negli occhi, era identica a Dylan. -Cosa intendi dire con gli da fastidio? Non può proteggerti da tutti i ragazzi per sempre... dovrai pur innamorarti prima o poi.-
Julia rise. -Sei scemo quanto lui. Mi aspettavo di più da te. Il punto non è questo...-
Venne interrotta da una voce stridula, che risuonó in tutto il quartiere molto probabilmente, Thomas si voltò a guardare verso sinistra, la casa della signora Puth.
Giá, proprio cosí. La signora Puth si stava incamminando a grandi passi verso di loro.
Indossava un buffo grembiule da cucina e delle pantofole pelose.
-Julia! Britt!- esclamò l'anziana.
La ragazza rise. -Non ci vede bene da lontano.-spiegò a Thomas.
- Ma direi che neanche da vicino.- rispose lui
- Mi ha scambiato per Britt già una volta e non c'erano neanche 5 metri tra noi.-
- Che ci fa qui signora?- chiese con gentilezza la castana, porgendo una mano.
-Sono qui per Britt.- disse indicando Thomas.
-Thomas. Sono Thomas. Non Britt. Direi che abbiamo organi diversi.- boffonchió lui.
La signora Puth lo ignoró e chiese con educazione a Julia se poteva allontanarsi due minuti perché doveva confessare una cosa segreta al "ragazzo".
La ragazza, dopo aver scambiato un ultimo sguardo a Thomas, acconsentì e si allontanò.
Thomas guardò l'anziana.
-Lei sa che io non sono Britt.- iniziò lui.
- Lo so eccome caro mio. Sono vecchia, non scema.- esordì lei facendogli un sorriso beffardo che fece risaltare le rughe di vecchiaia.
-Sa anche che Dylan si chiama Dylan e non Dario.-
-Mmh no. Quello non lo sapevo.- rispose lei tornando seria.
Thomas la guardó con curiositá, chiedendosi il perché la signora Puth volesse parlargli.
Fece per chiederglielo ma lei inizió a parlare
-Che stai facendo?- domandò indicando la valigia.
-Part... -
-No, no no. Non ci siamo capiti. Stai davvero mollando tutto per una beffa di Dario? Ma quanti anni avete? Quattro? Ragazzo mio, tornatene dentro prima che io vada a prendere il mio mestolo di ferro per tirartelo in testa.-
-Dario mi ha detto di andarmene. E io non violeró la sua volantá.- replicó Thomas.
-Hai ragione ascoltalo. Tanto che posso fare io? sono solo una vecchia rimbambita che non capisce niente...-scosse la testa. - Ragazzo mio, nella mia vita ne ho viste tante di cose e di occasioni. Fidati di me, questa è la tua occasione. Non sprecarla per uno stupido litigio.-
L'anziana gli sorrise, poi si voltò verso Julia e le fece un cenno di seguirla.
Thomas rimase un momento a rimuginare sulle parole della Puth.
Poi, d'un tratto venne trascinato via."
Presi la maniglia della porta e la spinsi in giù.
- Quanto sono stupido!- esclamai correndo giù dalle scale.
Perché l'avevo fatto? Perché avevo detto a Thomas, al mio più grande amico oltre Tyler, di andarsene? Tutto solo per uno stupido bacio...
Apii la porta d'ingresso con foga, molto probabilmente rosso di rabbia o, forse, semplicemente per la corsa fatta.
Thomas era intento a guardare il vuoto.
Senza pensare, lo afferrai con forza dalla giacchetta nera che portava e lo trascinai violentemente verso la casa.
Lo sentii protestare e cercare di liberarsi dalla mia presa possente, ma non ci riuscì.
Lo spinsi dentro casa e chiusi immediatamente la porta alle mie spalle.
Rimasi immobile a fissarlo. Lui aveva gli occhi sgranati ed era evidentemente confuso, tanto da non capire cosa stesse succedendo.
Proprio come me.
Guardai verso il divano e vidi la sua maglietta. Mi avviai a prenderla e sentii il peso del suo sguardo su di me.
Mi voltai e gliela mostrai.
- Hai dimenticato questa.- dissi con disprezzo.
Gliela lanciai ma non gli diedi neanche il tempo di prenderla che lo presi dal giubbotto e lo tirai verso di me.
- Mia sorella non si tocca.- gli ringhiai contro, poi lasciai che i nostri sguardi si incontrarono e si dicessero più del dovuto.
Thomas prese il sopravvento.
Mi afferrò la camicia blu e la strinse nel mio stesso modo.
Eliminò i centimetri che ci sparavano dandomi un bacio.
All' inizio mi pietrificai, sorpreso da quella mossa fatta dal biondo.
Mai e poi mai avrei immaginato una cosa del genere, eppure era successa.
In questo preciso istante un ragazzo che ormai conoscevo da anni e che consideravo il mio migliore amico, mi stava baciando.
E io lo ricambiai di quel poco.
Fu un bacio breve e semplice, niente di passionale.
Peró, ognuno di noi due ci mise dentro la rabbia provata per quello che era successo.
Quando ci staccammo l'uno dall'altro avevamo il respiro smozzato.
Incrociai i suoi occhi e ci lessi, oltre a quel briciolo di desiderio e alla passione, molta sorpresa.
In effetti non sapevo perfettamente cosa era successo, cosa mi era preso.
Senza dire niente di più niente di meno, mi voltai e me ne andai verso il bagno.
Arrivanto alla porta mi girai verso di lui, lo guardai e gli bisbigliai :
-Questo dovrà rimanere tra noi..- poi scomparii nel bagno.
11 Aprile 2018
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