Friabile come la terra, impetuosa come il mare

Prompt: Di solito è A che si prende cura di B quando sta male, ma inaspettatamente accade il contrario.



Chiunque l’abbia chiamato “Terra”, ha sicuramente previsto che il suo animo è friabile come il terreno morbido, il quale si sgretola all’istante sotto il peso di un passo pesante.

Aqua, le volte in cui lui le rivela scherzando che ciò lo rende inutile, replica con un timbro scevro di compassione che proprio la terra friabile è la più fertile. La ragazza allude al fatto che lui, dentro di sé, sia così fragile perché coltiva un buon frutto.

Tuttavia, anche se lui non glielo dice, Terra è convinto che l’unico seme capace di germogliare dentro di sé è quello delle tenebre.

Non sarebbe neanche la prima volta che accade un episodio del genere.

Ripensare a Xehanort gli fa sempre rizzare i peli. Le carni si contorcono, quando rimembra la sensazione di gelo che lo attanagliava nel buio, e un conato di vomito preme spesso sul fondo della gola, nel momento in cui gli balena in mente l’olezzo dell’oscurità. Non ha mai annusato nulla di così immondo come quello, in vita sua.
Gli capita frequentemente, da quando ha ripreso il controllo del proprio essere, di annaspare in un incubo e implorare aiuto.

Accorre sempre Aqua, perché Ventus ha il sonno pesante (dopo mesi dal suo risveglio, ancora si trascina dietro strascichi degli effetti collaterali che gli ha causato il suo lungo coma).

Nonostante ciò, non ha mai visto la ragazza infastidita da tale comportamento. Sebbene non accenda la luce, quando sguscia nella sua stanza è come se il sole risplenda dentro quelle quattro mura spoglie.

Gli basta percepire il fruscio del suo pigiama e lo scalpitio dei suoi passi, affinché le tenebre che lo acciecano si diradano e lui possa vedere di nuovo.

Calma come il mare su cui non soffia un filo di vento, Aqua si siede sul letto con una delicatezza tale, che a volte a lui sembra che lei rimanga in piedi. Alcune volte le sue dita affusolate s’intrecciano alle sue tozze, altre gli asciuga col dorso il sudore che gli imperla la fronte, mentre altre ancora lo invita a riposare sulle proprie gambe.

Le sue carezze lo cullano come farebbero le onde dell’oceano.

Terra, tuttavia, sa che dietro quell’acqua in apparenza cristallina vi è un abisso da cui, qualche volta, emerge un mostro contro cui sia lui che lei hanno difficoltà a combattere.
Succede almeno una volta al mese, che un pianto svegli il ragazzo nell’ora in cui le tenebre sono più fitte.

È lieve, poiché chi lo produce tenta di soffocarne i singhiozzi contro un cuscino troppo umido, ma è abbastanza perché lo faccia scattare fuori dalle coperte che lo proteggono.

Aqua odia essere vista con le guance rigate dalle lacrime, eppure si è rassegnata al fatto che Terra ignori il tacito monito che lei gli lancia attraverso lo sguardo.

È in quelle occasioni che lui scorge la tempesta che si agita dietro le sue iridi blu, che di notte sono tanto scure da ricordargli l’oscurità in cui detesta brancolare. È sempre in queste occasioni che dimostra di meritare il suo nome, perché, solido come la terra battuta dalle intemperie, è così compatto da risultare un ottimo appiglio a cui aggrapparsi.

Aqua, senza paura che lui crollerà sotto la sua presa ferrea, si appende al suo collo, come se fosse l’ancora di salvezza che le impedirà di scivolare dove l’acqua è troppo torbida per vedervi attraverso.

“Senza acqua e senza terra non esisterebbe la vita” mormora al loro orecchio la voce grezza del maestro Eraqus.

Allo stesso modo, Terra e Aqua continuano a vivere solo perché l’una ha accanto l’altro.

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