7- Lettera per Hogwarts
Helen, fin da piccola, era sempre stata una bambina vivace e allegra, capace di rallegrare chiunque con la sua gioia, il suo sorriso. Il padre, Adam, la sera, poco prima che la piccola si addormentasse, aveva preso l'abitudine di leggere per lei, per accompagnarla lentamente nel sonno.
Così, attraverso la calda e rassicurante voce del padre, aveva viaggiato per le prime volte attraverso mondi fantastici, talvolta cupi e paurosi, altre tranquilli e silenziosi, ma tutti capaci di farle provare sulla pelle sensazioni così vivide da sembrare vissute realmente, sul posto.
Così, lentamente, aveva conosciuto draghi e cavalieri, streghe e principesse, fate e gnomi, che ogni notte la portavano in giro con loro, nel fantastico mondo dell'immaginazione. In questo modo, una sera come tante altre, aveva scoperto il nome di tutto ciò che caratterizzava ciò che lei amava: magia.
Le favole, i racconti, i personaggi, erano tutti magici, sensazionali, troppo perfetti per essere veri. Dopo anni, tristemente, la verità era stata svelata: i suoi amici, che tanto aveva amato, in realtà non esistevano, erano solo frutto della fervida immaginazione di qualche scrittore che, non avendo nulla da fare, aveva messo i suoi pensieri nero su bianco.
Helen aveva perso i suoi amici d'infanzia, coloro che da quando era piccola la accompagnavano instancabilmente notte dopo notte, sogno dopo sogno in nuove avventure, sempre da inventare e scoprire. Era rimasta delusa, terribilmente delusa dalla realtà in cui improvvisamente si trovava a vivere, aveva odiato il padre che per lunghi anni le aveva raccontato bugie su bugie, facendola credere ed affezionare a quel mondo fantastico che purtroppo non sarebbe mai esistito.
Tuttavia, nonostante avesse perso fiducia in ciò in cui aveva da sempre creduto, non aveva mai abbandonato la sua convinzione più forte, era riuscita a resistere nonostante tutto intorno a lei gridasse a gran voce che stesse sbagliando.
La magia esisteva, di questo né era certa. Nulla avrebbe mai potuto farle cambiare idea. Era sempre stata convinta che al mondo, in qualche luogo nascosto e oscuro, la magia nella sua forma più pura ci dovesse essere per forza. Non avrebbe mai saputo spiegare razionalmente il motivo delle sue forti convinzioni, eppure lei non aveva dubbi: la magia esisteva eccome, anche se non tutti potevano vederla.
Anche ora, ad undici anni appena compiuti, le sue convinzioni non si erano mosse si un solo millimetro, confermando il carattere testardo della bambina. Il giorno del suo compleanno, in pieno agosto, aveva goduto pienamente del bel tempo offerto dalla stagione, e, quando si era finalmente coricata, non aspettava altro che un delizioso sonno ristoratore, per recuperare le forze perdute durante quella giornata di festeggiamenti.
Purtroppo per lei, appena un'ora dopo essersi addormentata, era scoppiato all'esterno un violento temporale, che l'aveva svegliata dopo l'ennesimo, assordante tuono. Si era alzata svogliata dal letto per osservare la devastante tempesta che sembrava stesse imperversando per le strade. Si rese conto che non era un temporale normale, sia per la violenza che per la durata, ormai troppo estesa.
Sarebbe rimasta ancora diverso tempo accostata alla finestra, ad osservare il caos che si stava spargendo per le vie, ma era troppo stanca per poter resistere oltre, perciò desistette dal suo intento e si ricongiunse al suo amato letto, sperando stavolta di terminare senza intoppi il riposo tanto agognato.
Durante quella terribile notte l'intera città era stata più volte scossa da imponenti tuoni e fosti scariche elettriche, che avevano distrutto alcuni alberi nelle periferie. Al mattino, i londinesi, si erano svegliati accolti da un'inquietante silenzio, che a tutti aveva fatto presagire il peggio. Tuttavia, una volta affacciati all'esterno, si poteva ben vedere che i danni provocati non erano stati così gravi come in molti avevano temuto.
Appena sveglia, Helen era subito corsa alla finestra, curiosa di scoprire quali danni la notte precedente avesse portato alla sua amata città. Fu con enorme sollievo che vide che la strada sottostante la propria finestra era in ottime condizioni, così anche le vie che da lì riusciva a scorgere.
Rinvigorita da quella lieta scoperta si era cambiata in fretta, pronta ad una nuova giornata, quando si era accorta di un fulmineo movimento proprio davanti la propria finestra. All'inizio non vi aveva prestato particolarmente attenzione, pensando di non essersi ancora svegliata completamente. Quando però, dopo pochi secondi, aveva visto ancora un'ombra passare ben più vicino di prima, si era decisa ad avvicinarsi lentamente, per scoprire cosa fosse.
A ridosso del muro, col cuore in gola, si era affacciata all'esterno, nell'aria frizzante della mattina, osservando vigile attorno a sé, in attesa di un movimento sospetto. Vedendo che nulla accennava a cambiare e ormai affamata, decise di lasciar perdere. Si stava ritirando quando si accorse di una busta posta accuratamente sul proprio davanzale.
Dopo un momento di iniziale sgomento la prese cauta tra le mani, osservandola sotto ogni punto di vista. Nonostante la notte appena trascorsa la busta era completamente asciutta, senza una sola goccia sulla propria superficie. Impaziente oltre ogni limite decise di aprirla senza ulteriori indugi, scoprendone al suo interno un elegante foglio dall'aria antica.
Si mise a leggerlo immediatamente, restandone sempre più sorpresa man mano che arrivava alla fine, era sicuramente uno scherzo quello che c'era scritto! Non poteva in alcun modo essere vero! Quella lettera indirizzata proprio a lei, Helen Stewart, parlava di magia, di maghi, ma soprattutto, di una certa Hogwarts, scuola dove avrebbe potuto sviluppare i poteri che secondo quella lettera possedeva.
Rimase a lungo immobile, annichilita da quanto stava apprendendo in un solo colpo. Aveva sempre avuto ragione, di questo ne era certa, ma ora né aveva la palese conferma, aveva la certezza di non essere pazza e di poter finalmente far parte di quel meraviglioso mondo!
Seguendo le procedure che erano state puntigliosamente descritte nella lettera che aveva ricevuto due settimane prima, ora si trovava alla stazione ferroviaria, in coda al binario 9, mentre cercava di capire come potesse raggiunger il binario 9 e 3/4, che lei era certa di non vedere da nessuna parte.
Stufa di sembrare una rimbambita a quelli che le passavano intorno si mise ad osservare attentamente tutto intorno a sé, per carpire delle informazioni utili. Fu così che si accorse di alcuni ragazzi che, con fare guardingo, si avvicinavano con pesanti carrelli pieni di valigie ad un muro, e poi, dopo essersi osservati attentamente intorno, oltrepassavano questo come se nulla fosse, del tutto tranquilli.
Sorpresa da quello a cui era appena stata testimone, si avviò anche lei e con tutta la naturalezza che avrebbe potuto dimostrare in una situazione del genere, si fiondò contro il muro, sperando di non rimanerci spiaccicata sopra.
Con sua grande soddisfazione si ritrovò dall'altra parte del muro, dove una scritta a chiare lettere recitava "Binario 9 e 3/4 ". Soddisfatta del suo operato si avvicinò all'unico treno presente e vi salì sopra, sistemandosi comoda in uno scompartimento.
In attesa che il treno partisse osservava gli altri ragazzi che salutavano i genitori lungo la banchina, pronti a vederli alcuni mesi dopo. Distolse lo sguardo da quella scena che la rimandava a quella stessa mattina quando suo padre l'aveva salutata a malincuore e frettolosamente, affidandola ad un taxi per non arrivare tardi a lavoro.
Cercò di non pensarci troppo, e guardare il lato positivo. Due settimane prima, quando aveva ricevuto quella misteriosa lettera, non avrebbe mai creduto che i suoi genitori le avrebbero dato ascolto, invece, ora, si trovava inaspettatamente su un treno magico, che l'avrebbe portata direttamente verso il proprio futuro.
Venne riscossa dai suoi pensieri quando sentì finalmente il vagone muoversi e partire verso Hogsmeade, cittadina magica vicino alla scuola che avrebbe frequentato. Da quando aveva ricevuto la lettera non aspettava altro che quel giorno, prevedendo che avrebbe voluto scoprire ogni cosa possibile. Forse proprio a causa di questo aveva accumulato molto stress e stanchezza che ora, immancabilmente, si stavano riversando su di lei, rendendola succube del sonno.
Dopo alcune ore passate a dormire Helen si trovava decisamente più riposata e attiva, pronta alla nuova vita. Non appena il treno si fermò per lasciar scendere i giovani passeggeri, fu una delle prime a mettere piede a terra, per avere più tempo per osservare i dintorni.
Distratta com'era da quell'incantevole paesaggio venne urtata più volte dagli altri ragazzi che cercavano di farsi strada verso delle carrozze poste in fila davanti alla stazione. Stava per dirigersi anche lei da quella parte quando sentì una voce potente richiamare tutti i ragazzi del primo anno.
Cercò con gli occhi il proprietario di quella voce così tonante, trovandolo infine in un omone grande e grosso che veniva gradualmente circondato da moltissimi ragazzini, che in confronto a lui sembravano delle piccole e indifese formiche.
Si avvicinò anche lei a quello che aveva tutta l'aria di essere un gigante buono e lo seguì zelante sulle rive di un lago, dove erano ormeggiate diverse barche. Secondo le indicazioni di Hagrid, così aveva detto di chiamarsi, salirono a piccoli gruppi sulle imbarcazioni, diretti verso l'imponente castello che si stagliava su di loro dall'alto.
Giunti all'entrata andò loro incontro una donna, che si presentò loro come vicepreside della scuola, deputata all'accoglienza dei nuovi alunni. Dopo un veloce giro della struttura li fece entrare ordinatamente in una grande sala rettangolare, con quattro lunghi tavoli posti all'interno, e disposti in ordine ai lati di questi, moltissimi studenti, che osservavano in silenzio i nuovi venuti.
La vicepreside, attirando l'attenzione dei nuovi ragazzi, presentò loro un buffo cappello che, pochi attimi dopo, prese a canticchiare una lunga filastrocca sulle origini di Hogwarts, ancora ignote ad Helen. Quando il cappello si fece improvvisamente muto, in ordine alfabetico cominciarono a venire chiamate tutte le nuove leve, per sottoporsi al giudizio del cappello e scoprire in quale casa avrebbero passato i successivi sette anni.
Quando venne chiamata Helen, si avvicinò titubante,in attesa della risposta finale.
- Corvonero! - sentì esclamare dal cappello. Si alzò veloce dalla sedia e raggiunse il tavolo che l'aveva appena acclamata.
Si sedette felice con i suoi nuovi compagni, grata alla vita per aver fatto avverare il suo più grande sogno.
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