Si stava preparando ad un'altra serata passata con Rocky davanti al televisore quando sentì il telefono squillare prepotentemente dal salotto. Lo osservò per alcuni secondi sperando che chiunque lo stesse chiamando desistesse, ma sentendo che non aveva alcuna intenzione di lasciarlo in pace, si alzò svogliatamente dalla poltrona e si diresse verso l'oggetto.

- Ispettore Lacroce, chi parla? -

- Capo sono Tino, dalla centrale. Hanno appena chiamato dai Vecchi Giardini, c'è stato un omicidio. Niente prove, come per gli altri tre. -

- Ho capito, voi andate avanti, vi raggiungo sul posto. -

Osservò rassegnato la sua amata poltrona poi, con Rocky alle calcagna si diresse verso l'auto.

- Forza bello mio, salta su! Chissà che il tuo fiuto non torni utile. -

Dopo pochi minuti di macchina raggiunse i colleghi sul luogo dell'omicidio, un vecchio parco abbandonato da anni, spesso frequentato durante la notte da drogati e spacciatori.

- La vittima è una ragazza, tale Cristina Dizzi, vent'anni, lavorava in un bar qui vicino, e al momento del delitto secondo il suo capo aveva appena staccato e stava tornando a casa. -

- Il medico legale? E Tino dov'è finito? -

- E' già andato, passerà domani in commissariato a riferire. Tino non è ancora arrivato. -

- Ottimo, recintate la zona e stabilite la guardia. -

Stava terminando di impartire gli ordini quando notò con la coda dell'occhio un leggero movimento verso un' uscita, incuriosito lasciò gli altri per avvicinarsi ad essa.

Era a solo un passo dal cancello d'entrata quando si sentì tirare verso la boscaglia ai lati del sentiero, ritrovandosi steso tra le piante. Stava cercando di rialzarsi quando si sentì uno sparo, e crollò a terra. L'ispettore era morto senza testimoni.

Eppure, nonostante nessuno lo sapesse, un testimone c'era, ma non avrebbe mai parlato. Rocky aveva seguito fedelmente il suo padrone ma quando lo aveva visto scomparire tra le foglie non aveva attaccato l'aggressore, perché lo conosceva bene. Era uno dei suoi uomini più fidati.