Chapter 6.2

«Imperatrice.»

La ragazza si sedette con fare serio e autoritario sulla poltrona, mentre davanti a sé un grosso schermo stava proiettando alcune immagini della famosa scuola Raimon.
Natasha venne quasi sopraffatta dalla malinconia, ma le bastó incrociare gli occhi di suo marito per tornare in sé.
Fissó il telefono, non si degnó minimamente del ragazzo in divisa del Quinto Settore che stava parlando.
Durante quella riunione alla bruna insorse una forte fame: si morse le labbra, promettendosi che a pranzo nessuno le avrebbe impedito di mangiarsi un buon panino.
Aveva proprio voglia di carboidrati.
Ma tornando al comizio, su esso capì soltanto che il prossimo obiettivo dell'associazione era proprio la rinomata scuola, se avessero mai inglobato nella loro rete di calcio corrotto pure la Raimon esso avrebbe acquistato fama e in compenso più potere.

«Ehi.» una gomitata di Axel fece risvegliare la corvina.

«Che c'è?»

«Smettila di fissare quel telefono e mantieni la tua parte, per favore.»

Sbuffando Natasha mise lo smartphone nella tasca della sua giacca rossa e si appoggió il gomito al bracciolo della poltrona, la testa sorretta dal suo pugno.

Quella mattina la riunione fu più scorrevole e veloce del previsto, facendo guadagnare ai due Imperatori qualche ora di riposo.
Non sapeva se per l'ansia dell'incontro con Mia o il sapere che il Quinto Settore puntasse alla Raimon, ma Natasha avvertiva il suo stomaco in subbuglio. La voglia del panino era sparita, lasciando una nausea accentuata.
Axel continuava a parlarle facendole la romanzina mentre si dirigevano verso la loro stanza, non accortosi del colorito pallido della moglie.
Quando poi finalmente la degnó delle sue attenzioni, ormai erano arrivati alla camera; fu pi che non si sorresse più.
Alla corvina cominciarono a venire le vertigini e il senso di nausea la pervase completamente;

«Natasha, che hai?» le iridi caffè del platinato erano preoccupate, mentre aiutava l'amata a sorreggersi.

«Io...io devo...» prima che potesse dire qualcosa, scattó verso la porta e l'aprii sbattendola, catapultandosi poi nel bagno.



—-




«Mi dispiace che tu debba vedermi in questo modo.» disse al biondo.
Stava seduta sul letto, la fronte madida di sudore. Non aveva più avuto problemi di stomaco, ma comunque Axel aveva cancellato qualsiasi riunione per poter stare con Natasha e far si che stesse bene.

«Non dirlo neanche per scherzo, tesoro.» quell'improvviso nomignolo fecero sussultare appena la bruna. «Adesso stai meglio?»

«Si, probabilmente mi avrà dato fastidio qualche alimento.» rispose sorridendo appena al marito. «Tu non ti preoccupare.»

«Mi è un pó difficile...» rise sommessamente, accovacciandosi poi ai piedi di lei, in modo da aver il viso all'altezza del suo. «Ho deciso di prendere Natasha Collins come moglie, io sono preoccupato 365 giorni l'anno.»

Queste parole provocarono una risata a entrambi, mentre la ragazza si sporgeva appena per poter sfiorare il suo naso con quello di lui in un gesto tenero e affettivo.
Axel le bació poi la guancia e l'aiutó a rialzarsi, e non accorgendosi di essersi sporti troppo all'indietro diede un leggero colpo al muro, quanto bastava per far cadere il calendario da esso.
Imprecó sussurrando e lo affissó nuovamente alla parete, ma alla corvina balenó un particolare; cadendo la pagina si era spostata sul mese prima, Ottobre, ove sui giorni iniziali c'erano dei segni rossi.
Forse Axel non ci aveva fatto caso a quelle strisce di penna, ma la ragazza sì, li aveva segnati lei personalmente.
Si portó istintivamente una mano sul ventre e collegó alcune coincidenze:

Nausee mattutine;

Stanchezza;

Voglie strane.

Adesso lo stomaco le doleva nuovamente, ma questa volta non c'entrava nulla la nausea, era solo preoccupata.

«Natasha, mi stai ascoltando?!» sbraitó forse per la terza volta il marito.
Neanche se n'era accorta di essersi alzata e aver preso il calendario fra le mani, stringendo le pagine fino a stropicciarle e romperle.

«Nat-»

«Axel.» bloccó istintivamente il discorso di lui. Quasi le mancava il respiro da quanto la ansia la percuoteva.

«Che hai?» adesso anche il ragazzo stava preoccupandosi.
Natasha passó gli occhi cerulei dalle pagine in carta a Axel e viceversa svariate volte, lasciando salire l'angoscia persino al biondo che era rinomato per il suo carattere pacato e calcolatore.
Non è possibile, si ripeteva la corvina nella mente.

Non è possibile.

Non è possibile.

«Natasha, che cosa succede?!» esordii infine lui.

A quel punto le iridi della corvina incontrarono definitivamente quelle del marito.

«Sono incinta.»

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