Chapter 3.2

Il sole spiccava alto nel cielo di Tokyo, mentre la Collins si dirigeva verso il suo ufficio in pieno centro, dopo la pausa pranzo.
Aprii il portone in legno massiccio con il suo paio di chiavi, mentre molti occhi maschili si posavano sulla sua figura snella stretta in un tailleur verde smeraldo.
Roteó gli occhi sentendosi osservata più del dovuto e inforcó le scale di marmo subito seguenti all'entrata.
Entró nel suo ufficio arredato in stile moderno, con i mobili lucidi e candidi come la neve, le poltrone in pelle del medesimo colore e la scrivania in legno d'ebano.
Prima ancora che potesse accomodarsi alla sua postazione, qualcuno bussó alla sua porta;

«Avanti.» incalzó l'invito Mia.

Con sua grande sorpresa nel suo ufficio fece il suo ingresso Nelly Raimon, ma la cosa che saltó all'occhio sul suo viso fu l'espressione preoccupata e affranta; dietro di lei, vi era il Detective Smith, noto alla ragazza per il suo aiuto durante i mesi in cui la Raimon aveva combattuto contro l'Alius Academy.

«Nelly, Detective...» salutó, senza nascondere lo stupore nella sua voce. «È successo qualcosa?»
Anni prima, Mia si era rivolta al Detective per la ricerca di Natasha; alla fine non aveva ceduto e al posto di rivolgersi alle autorità, preferii parlarne con il Detective Smith, lasciando che investigasse privatamente.
Ma dopo mesi, ormai, la corvina si arrese al fatto che sua sorella fosse scomparsa definitivamente e in quel periodo, oltre che al suo fidanzato e alla sua splendida figlia, Mia si era confidata con Nelly, la sua migliore amica.
E quel pomeriggio, quando li vide entrare insieme nel suo ufficio, la Collins pensó al peggio, soprattutto leggendo negli occhi dell'amica.

«Ciao Mia...possiamo sederci?» chiese il Detective.
L'interpellata acconsentii, continuando a ripetersi nella mente di stare calma, ma il tremolio alla sua gamba destra la tradii.

«Cosa succede? Avete scoperto qualcosa su Natasha?» esordii subito senza tanti giri di parole.
Con la coda nell'occhio vide Nelly continuare a torturarsi le mani, vagando con lo sguardo verso il poliziotto; l'avvocatessa non poté che lasciare che l'ansia e l'angoscia le persuadessero tutto il corpo.

«In verità si.» taglió corto la rossa, vedendo Smith in palese difficoltà. «Sappiamo che è qui, in città.»

«Cosa?!» non poteva crederci, non voleva crederci. Come poteva sua sorella gemella, colei con cui ha vissuto praticamente tutta la vita, la persona a lei più cara insieme alla sua famiglia, non farsi più viva pur essendo a pochi chilometri di distanza?
Mia cercó qualcosa, qualsiasi cosa negli anfratti del suo cervello per capire dove o cosa avesse sbagliato con lei; ma non trovó nulla di così terrificante da far allontanare la corvina in quel modo illogico e insensato.
Smith frugó nella sua ventiquattrore e vi tiró fuori una cartella ove sopra spiccava il cognome che accumunava le due ragazze.

«Penso che tu abbia sentito parlare del Quinto Settore.» non era una domanda quella dell'uomo, bensii un'affermazione. Eccome se ne aveva sentito parlare.
Il Quinto Settore, con il suo logo blu elettrico e quelle egocentriche figure stilizzate argentee , non era altro che una crudele associazione che imponeva ai più giovani di giocare a calcio rispettando le regole dettate e i risultati delle partite precedentemente accordati.
Ma in tutto questo grande caos che era quella sottospecie di organizzazione, Mia non poté capire cosa c'entrasse Natasha.

«Ovviamente.» concluse la Collins.
Smith sistemó alcune foto sulla scrivania d'ebano, proprio di fronte a lei. Prima di guardarle, la ragazza scrutó attentamente i due individui davanti a lei, cercando di capire la situazione attraverso i loro occhi.
Ma la curiosità fu più forte di lei e si sporse in avanti, prendendo fra le mani alcune di esse: ritraevano tutte la sua gemella.
Lo si poteva intuire dalla somiglianza palese fra le due.
Mia deglutii, ma non riuscii ancora a capire il nesso fra lei e l'associazione; fino a quando, prendendo fra le mani una di quelle polaroid, notó la sorella che teneva la mano a un uomo, che riconobbe subito il cosiddetto 'Imperatore' del Quinto Settore.
Alla corvina bastó far due più due e la situazione le fu chiara: quell'uomo non era nient'altro che Blaze, l'ex capocannoniere giallo-azzurro, e la donna era Natasha.
Faticó a ricacciarsi quelle lacrime che minacciavano di rigarle il viso.

«Non puó essere...» sibiló.

«Mia...» Nelly cercó di sovrapporre la sua mano su quella dell'amica, ma questa si spostó dal suo tocco e si alzó dalla poltrona, dirigendosi verso la finestra. Con le braccia incrociate, scrutó l'orizzonte pensando a tutte le ultime informazioni che le eran state riferite.
«Non volevo crederci neanche io.» continuó imperterrita l'ex manager. «Ma è la verità e sii felice almeno-»

«Di cosa?!» l'avvocatessa non lasció finire la donna di parlare. «Del fatto che mia sorella sia viva? Bhe, perfetto, ma per lei ormai è come se fossi morta.» concluse imperterrita.

«Mia, se solo lasciassi spiegare...» cercó d'intervenire il Detective Smith, ma quando Mia si voltó e lo fulminó con lo sguardo, non potette fare altro che tacere.
Susseguii un lungo silenzio carico di tensione, fino a che la bruna non ricominció a parlare:

«Cercheró di contattarla. Chiederó spiegazioni, ragioni sul suo comportamento...per il resto nient'altro. Ora, se non vi dispiace avrei un lavoro da svolgere e sono già in ritardo coi tempi.» mentiva.
Eppure, i due ospiti decisero di non interferire con l'animo combattuto che possedeva in quel momento la ragazza.
E così, quando lasciarono l'ufficio, Mia aprii la finestra e si accese una sigaretta, lasciando che tutto l'odio, il rancore e la rabbia volassero via insieme al fumo di essa.
Ma in cuor suo, anche se nemmeno lei se ne rendeva conto, era felice e serena di aver finalmente ritrovato la sorella.
E un domani, forse, sperava di poterla riabbracciare.

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