Chapter 2.

In Hokkaido non era nuovo che nei mesi invernali nevicasse molto, perciò i ragazzi della Raimon accolsero, seppur con lieve riluttanza, l'invito di una delle due gemelle Collins.
Benché per alcuni giocatori della squadra giallo-azzurra non fosse inusuale trovarsi all'interno di una casa tanto maestosa, per altri era davvero un evento raro.
Molti dei ragazzi, mentre le due gemelle li accompagnavano a fare il giro della loro lussuosa dimora, continuavano a far passare lo sguardo da un particolare all'altro.
Le imponenti vetrate che sormontavano il corridoio che dava sul giardino sul retro, altrettanto maestoso e perfettamente curato, il pavimento di marmo candido e il soffitto che ricordava tanto quello dei palazzi settecenteschi europei, impedivano a metà della Raimon Jr. High di volgere l'attenzione alle due ragazze.
Mia camminava quasi in solitario, qualche volta dava delle direttive -se non ordini- ai vari ragazzini di non toccare nulla, poichè particolarmente delicato.
Una delle manager della squadra, Nelly Raimon, era particolarmente attratta dai modi, dalla raffinatezza e anche resa curiosa dal comportamento della più fredda delle gemelle Collins.
Certamente si sarebbe informata e avrebbe indagato su quelle due ragazze.
Opposte a loro, Natasha parlava animatamente con le altre due manager, Silvia Woods e Celia Hills, e le tre sembravano aver già stretto amicizia, tant'è che la Collins pregò la sorella poiché le ragazze giallo-azzurre dormissero nella loro stanza.
Mia aveva accettato riluttante e non sfuggì alla rossiccia sig.ina Raimon lo sguardo completamente mutato quando incroció gli occhi con la gemella.
Certamente, anche se diverse, quelle due le legava un forte sentimento reciproco.

«Vi ringraziamo davvero tanto per la vostra ospitalità.» si fece avanti il capitano della Raimon Jr. High, Evans, come sempre stretto nella sua divisa dai colori accesi e la sua fascia arancione sulla fronte.

«Figurati, Mark!» saltó su Natasha «È un piacere per noi, non è vero Mia?»

«Certamente.» rispose con un sorriso stretto, quasi sforzato, ma con modo gentile.
La signorina Schiller stava parlando con la madre delle due gemelle, nell'enorme sala adiacente alle scale che portavano alla zone notte della casa, così i ragazzi approfittarono per andare a godersi le ultime ore prima dell'imminente bufera di neve nello spazio verde sul retro.
Si sedettero sui gradini in pietra perfettamente puliti, mentre alcuni ragazzi in veste giallo-azzurra contemplavano il paesaggio già puntellato di neve fresca.
I giardini della casa -o forse meglio dire Reggia- della famiglia di Mia e Natasha, ad alcuni giocatori ricordavano tanto quelli delle case inglesi visti in fotografia, ma molto più estesi e con qualche tocco nipponico, come ad esempio gli alberi di pesco ormai spogli che adornavano un laghetto congelato.

«Da quanto tempo pattini, Mia?» chiese di punto in bianco Nelly, seduta a gambe strette di fianco la corvina.
Un paio di gradini più in alto, Natasha le guardava e ascoltava la loro conversazione insieme alle altre due manager.

«Da quando avevo 3 anni.» rispose con sguardo sereno.
Scrutó attentamente negli occhi di Nelly e la capì al volo: stava indagando. Decise comunque di rimanere impassibile e volse nuovamente lo sguardo all'orizzonte, ma nel suo subconscio stava facendo una risatina.

«Sei molto brava, non hai mai pensato di gareggiare?» le chiese la verde al di sopra di loro.

«In verità ho gareggiato qualche volta, ma poi ho capito che il mondo della competizione non è il mio forte.»

«Hai mai vinto?» questa volta, fu la più giovane delle tre manager, Celia, a porgerle la domanda.

«Bhe in verità...» cercó di dire Natasha, ma poi la voce della gemella la sovrastó.

«Le ho vinte tutte.» gli sguardi delle ragazze e di alcuni calciatori si ammutolirono, mentre la Collins, accarezzata dal gelido vento invernale, continuava a guardare sicurà davanti a se. «Per questo mi sono ritirata, non c'era...divertimento. E poi il mondo del pattinaggio è pieno di oche giulive che pensano di essere Dio sceso in terra, per questo ho preferito mantenere la mia passione al di fuori delle competizioni.»

«Non ho mai capito il tuo ragionamento, ma se mia sorella è felice così, allora lo sono anche io.» disse Natasha, allungando le gambe e le braccia in modo da stendersi e chiuse gli occhi, rilassandosi.
Quella frase fece sorridere involontariamente la ragazza rossiccia seduta di fianco a Mia, capendo definitivamente che quelle due ragazze, nonchè gemelle, fossero così attaccate che Nelly non ricordava di aver visto altre coppie di fratelli con lo stesso legame.
Neanche con Jude e Celia si poteva percepire quella nota di fiducia e serenità come si poteva capire con le Collins.
Di certo il loro era proprio un legame speciale, penso la manager.

«Bhe, noi stiamo cercando dei giocatori, non una pattinatrice.» saltó su Dragonfly e entrambe le sorelle rivolsero lo sguardo verso di lui.

«Kevin, smettila.» lo ammonì Jude Sharp di fianco a lui, con tono particolarmente irritato.

«Tsk.» schioccó la lingua quell'altro, mentre si allontanava dal resto del gruppo ed andava a sedersi su un paio di gradini.

«Scusatelo, è che non si è ancora abituato all'idea che un nostro compagno di squadra abbia lasciato la squadra, tutto qui.» disse Mark Evans, con un tono assai malinconico, ma allo stesso tempo, ma allo stesso tempo con un sorriso stampato sul volto.

«State parlando di Axel Blaze?» chiese Natasha, e se fosse stato possibile, Mia avrebbe giurato di aver visto i suoi occhi modellarsi a cuoricino.

«Si, purtroppo non è potuto venire con noi.» si porto una mano a pugno sul cuore e sorrise vittorioso, gesto che meccanicamente fece sussultare le due ragazze. «Ma sono sicuro tornerà, ne sono certo!»
Prima che le gemelle potessero controbattere il moro, il rumore di ghiaia calpestata le fece voltare.
Gli occhi delle due, insieme a quelli degli altri ragazzi giallo-azzurri e delle loro accompagnatrici, incontrarono quelli della governante di casa Collins, Olga.

«Bonjour garçons!» parló in un perfetto accento francese, mentre gli ospiti la guardavano stranita.

«Oh...ehm...» balbettó qualcuno fra loro.

«Bonjour Olga.» risposero in coro le due gemelle, poi fu Mia a prendere parola.
«Pardon, S'ils vous plait préparez les chambre d'hotes pour ce garçons, et ajoutez trois lits dans notre chambre.»*
Molti sguardi dei ragazzi si bloccarono a fissare la corvina, che parlava perfettamente la lingua europea.

«Bien sûr, madmoiselles.»* la governante diede una scompigliata ai capelli di Natasha, mentre a Mia stampó un flebile bacio sulla nuca, entrambe le risposero con un sorriso.

«Merci Olga!»* continuó Natasha, mentre l'anziana procedeva verso l'interno della casa.
Ora i ragazzi della Raimon si sentivano molto, molto in imbarazzo di fronte alla cultura delle loro due coetanee.
L'unica a rimanere impossibile, caso volesse, fu Nelly, che fra tutti i presenti era quella che aveva ricevuto un'educazione simile alle due ragazze.

«Oh, madmoiselles!» videro arrivare nuovamente a passo svelto Olga, con una busta in mano.

«Oui, Olga?»* chiese Natasha, prendendo in mano la busta che la governante le porse.

«C'est pour vouz, est de votre pere. Je suis allê chez il ce matin.»*

«Merci.» risposero in coro.
La più irruente e scalmanata delle due si avventó sulla busta e la aprii, sotto gli occhi curiosi degli altri ragazzi.
Vi tiró fuori due disegni a carboncino, uno ritraeva un paio di pattini che danzavano con finezza sul ghiaccio, mentre l'altro era una composizione di fiori.

«Che belli!» esclamó, guardando con occhi sognanti i disegni. «Papà ci ha inviato altri disegni. Cosa ne pensi, Mia?» si rivolse poi alla sorella, ma quando la guardó fissare con lo sguardo di una ragazza sull'orlo di una crisi, il suo sorriso si smorzó. «Mia...» le mise una mano sull'avambraccio, ma la sorella si alzó di scatto e corse all'interno della casa.
Volse uno sguardo di scuse ai ragazzi e alle manager e, correndo, seguì la sorella per le stanze.

«Maman!» urló la corvina in piena crisi isterica.
La madre delle Collins sbucó dal salotto, con una tazza di thè in mano. Mia le lanció direttamente il foglio da disegno addosso, mentre il genitore la fulminava con lo sguardo. «Et ça?»*
La madre squadró poi anche Natasha prima di prendere il disegno in mano e inconsciamente sorridere. Poi, con sguardo duro e severo si rivolse alla figlia nervosa:

«Ton pere t'as envoyè un dessin, allors?»*

«Allors? ALLORS?!»

«Non alzare i toni con me, signorina, ci sono degli ospiti.» in effetti, ormai il litigio fra madre e figlia era diventato un crudo siparietto sia per l'allenatrice che per i giocatori.

«Alzo i toni fino a che non mi dici perchè continua a prendere per i fondelli sia me che Natasha.»

«Ma cosa stai dicendo, Mia?» la assilló Natasha, di fianco a lei.

«È da qualche settimana che ci penso, ma oggi i miei dubbi si sono fondati. Dimmi, chi li hai fatti quei disegni Maman?» con lo stesso sguardo senza emozioni e lievemente lucido, fissó intensamente la madre.
Quando quest'ultima si ostentó a non rispondere, Natasha si morse il labbro, mentre Mia strinse i pugni.

«Li inviai tu? C-cioè...papà non ci ha mai spdito un disegno...» mormoró la gemella. Ora, erano due le sorelle sulla crisi isterica e forse una ci era molto vicina. Sentiva il fuoco dentro di lei, ma continuava a ripetersi di stare calma.

«Papà sta per morire, vero?» questa affermazione incauta e impulsiva di Mia fece sussultare tutti i presenti in quella stanza. Il respiro della madre si fece più pesante, mentre i suoi occhi si bagnavano di calde e salate lacrime.

«Penso che dovremmo riflettere su questo discorso, un'altra volta.» si limitó a dire il genitore.

«No.» risposero in coro. A volte, entrambe si stupivano di quanto potessero essere imprevedibili insieme.

«Non ne parleremo più.» continuó Mia. «Natasha vai di sopra a fare le valige.» disse alla sorella che accolse l'ordine e corse su per le scale, ignorando i richiami della loro madre. «Noi domani partiamo, insieme alla Raimon. È deciso. E non co farai cambiare idea, ne tu, ne papà.
Coinvolgere anche Olga in tutta questa farsa poi...tsk.»
Detto questo, anche l'altra ragazza salii di sopra.
Non appena arrivó di fianco alla loro porta sentii dei singhiozzi smorzato e quandó entro nella camera, Natasha stava buttando a casaccio dei vestiti nel borsone.
Mia si avvicinó e quando prese fra le sue mani quelle della sorella, l'altra si accasció su di lei e scoppio in lacrime.

«Odio litigare con mamma.» disse tra un singhiozzo e l'altro.

«Lo so, quando tutto si sarà calmato dopo le parleremo Nat. Ora smettila di piangere.» Mia continuava ad accarezzare la schiena della sorella mentre quest'ultima bagnava la spalla del suo cappotto di lacrime.

«Se papà sta male io non voglio partire.» quando Natasha disse queste parole, la gemella le prese il viso fra le mani e la fissó negli occhi cerulei.

«Papà vorrebbe questo. Immaginati se gli dicessimo che la Raimon ci ha fatto offerto di unirsi a loro e noi abbiamo rifiutato! Ci ucciderebbe.» fu la prima volta dopo tanti mesi che Mia sorrideva davvero, in presenza della gemella. Quel suo gesto inusuale fece sollevare i lembi delle labbra anche a Natasha e così si staccarono dall'abbraccio.

«E Dark?» chiese di punto in bianco.

«Dark non c'è più.» rispose Mia. Fissó nuovamente e intensamente la gemella, senza emozioni e senza più il sorriso.
Si stiró con le mani il cappotto e sistemó qualche ciuffo ribelle sulla fronte che le era uscito dalla treccia. «Ora andiamo, Olga avrà preparato il thé.»
Natasha era riluttante a seguire la sorella. Rimase ferma, per qualche istante, a fissare il vuoto e con mille pensieri per la testa.
L'imminente partenza le faceva salire l'ansia.
Certamente, anche se aveva commesso un errore, le sarebbe mancata la madre ed insieme a lei anche il padre.
Ma ció che le sarebbe mancato di più, era il sorriso che Mia le aveva rivolto poco prima, certa che per un sorriso del genere avrebbe dovuto aspettare molto tempo prima di rivederlo.

Nota Autrice:

*traduzione frasi in francese:

«Buongiorno Olga. Scusa, per favore, potreste preparare la stanza degli ospiti per i ragazzi e aggiungere tre letti nella nostra stanza?»

«Certamente signorine»

«Grazie Olga»

«È per voi da vostro padre. Sono andata da lui stamattina.»

«E questo?»

«Tuo padre ti ha inviato un disegno e allora?»

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top