Chapter 15.
La Collins si ricordava il Monte Fuji meno imponente e spettacolare; Neve bianca e candida puntellava qua e là la sua vetta, mentre sui ripidi pendii alcuni arbusti provavano ad arrampicarsi sulle rocce.
Natasha non si era mai sentita così prima d'ora: un misto di felicità e rancore persuadevano il suo corpo minuto, talmente tanto da farla quasi saltellare per l'autobus.
Non riusciva a stare ferma un minuto e il biondo di fianco a lei l'aveva notato, lanciandole di tanto in tanto alcuni sguardi preoccupati.
"Troveremo Mia." le aveva sibilato all'orecchio, dopo aver intrecciato le dita alle sue.
Non si sarebbe mai aspettata che un ragazzo come Axel Blaze potesse trasmetterle quelle emozioni, ne tantomeno che lui stesso potesse provarle, data la sua riservatezza e freddezza.
Ormai, peró, la sensazione di tranquillità aveva lasciato spazio all'ansia piano piano che si avvicinavano a quella che sembrava un'enorme astronave, che non era altro che la sede dell'Alius Academy.
La corvina si fermó ad osservare quella struttura, così inquietante e maestosa, ferma sulla strada sterrata della montagna.
Si morse le labbra freneticamente e rivolse lo sguardo a terra stringendo i pugni.
E se non avesse trovato Mia?
E se le avessero fatto del male?
Che cosa avrebbe detto ai suoi genitori, se avessero torto anche solo un capello a Mia?
Natasha non riusciva a tranquillizzarsi e questo domande che le frullavano nella testa non erano di aiuto.
Rivolse di nuovo lo sguardo verso la sede dell'Alius Academy e tra i denti sibiló:
«Ritroveremo Mia.»
—-
Le pareti candide e luminose della camera erano le uniche a far compagnia a Mia.
Fissava il soffitto da almeno un'ora, mentre la sua mente brulicava di paranoie create da quella sua assurda vocina che non era altro che la sua coscienza.
Chissà come stava Natasha, a come avrebbe reagito alla sua vista, al suo 'tradimento'.
Gli incubi non mancavano in quelle notti, ma ora che si stava avvicinando la partita contro la Raimon sembravano diventare realtà.
Si ritrovava per l'ennesima volta scomoda in quell'insulsa divisa attillata color antracite, era privata della capacità di movimento e, pur essendo minuta, le sue forme venivano accentuate a tal punto da metterla in imbarazzo.
Non si sentiva a suo agio.
La situazione in cui si trovava non la metteva a suo agio.
Mia amava Xene, lo sapeva bene, ma amava anche Natasha.
Era giusto tradire la sua famiglia per inseguire il ragazzo che amava? Era giusto mettersi contro i suoi amici, i suoi stessi ideali e deludere le aspettative delle persone intorno a lei?
Cosa avrebbe detto a suo padre? A quel pensiero rabbrividì. L'ultima volta che l'aveva visto, all'ospedale dell'Hokkaido, era in un letto, privo di forze, ma ancora lucido e capace di riconoscere accuratamente le due sorelle; dopo questa partita, peró, Mia non era sicura che lui potesse riconoscerla.
«Mia, sono Bellatrix.» una mano sbattè violentemente sulla sua porta. «Muoviti.»
«Usciró da questa stanza quando mi pare, non sei mia madre.» rispose secca, certamente non era il momento adatto in cui quella turchesina venisse a scuoterla dai suoi pensieri.
Come non detto, la porta si aprii di scatto andando a sbattere violentemente contro il muro, facendola drizzare a sedere sussultando.
Bellatrix se ne stava lì, con ancora la gamba alzata dopo il calcio dato al legno, gli occhi fiammeggianti e adirati e le gote leggermente arrossate.
«Pensi di prendermi per i fondelli, Collins?» urló quasi. «Scendi da quel letto e vieni ad allenarti!»
«Ti ho detto...» concluse con tranquillità tagliente, che alla turchese sull'uscio arrivó all'orecchie come palese tono di sfida. «Che non sei mia madre e decideró io se uscire o meno.»
Mia avrebbe tanto sperato che arrivasse Xene in quel momento e così portare via quella squinternata dai capelli color oceano.
«Non mi importa di cosa tu voglia!»
«Bellatrix, per fav-...»
«Zitta!» la corvina arrivó a pensare che quella ragazza fosse arrivata ad una completa crisi di nervi. Cosa aveva di così eclatante da urlarle addosso? «Adesso mi lasci parlare...» sibiló, finalmente abbassando la voce.
«Io e tutti gli altri abbiamo dato anima e corpo per questa causa. E tu? Che cosa stai facendo se non crogiolarti in questo letto?! Non mi importa chi tu sia per Xene, o semplicemente che affetto proviate l'uno per l'altra. Lui rimarrà sempre mio fratello. Prova a spezzargli il cuore, a non dare tutta la tua anima in questa partita e io ti spezzeró le gambe, razza di ragazzina viziata.»
La Collins non sapeva cosa rispondere. Bellatrix aveva ragione, ma dentro se stessa stava combattendo una battaglia contro il suo orgoglio.
Era inutile continuare a porsi mille paranoie: ormai il danno era fatto e volente o nolente, lei ora faceva parte dell'Alius Academy, della Genesis.
«Ma anche Natasha è mia sorella e lei...» pensó a voce alta.
«Dovevi pensarci prima di accettare la proposta di Xene. Ti sei lasciata comandare dai tuoi sentimenti fin troppo affrettati.»
Perchè tutto d'un tratto di Bellatrix suonavano cosí veritiere alle orecchie della Collins?
Stava sbagliando tutto? Tutto d'un tratto le fondamenta su cui si basavano le idee di Mia stavano crollando improvvisamente.
Provava un senso di nausea da provocarle dei capogiri, ma non lo diede a vedere all'altra ragazza.
«Che succede qui?»
Quando si dice parlare del diavolo...
«Niente Xene.» rispose falsamente l'azzurra con un lieve sorriso. «Stavo solo dicendo a Mia che tra poco avranno inizio gli allenamenti. Non è così?»
La sottoscritta fece balenare gli occhi da Bellatrix al rosso. Deglutii, per far tornare il suo respiro normale, neanche se n'era accorta di star boccheggiando...
«S-si ha ragione.» annuii.
L'altra ragazza se ne andó, ma non prima di aver tirato una pacca sulla spalla di Xene, che nel frattempo non aveva ancora distolto lo sguardo dalla corvina.
Si avvicinó e le stampo un bacio sulla fronte, circondando le sue anche con le braccia.
«Sicura di stare bene piccola?»
E per l'ennesima volta, Mia mentii:
«Va tutto bene.»
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