Chapter 11.

Quando Mia aprii gli occhi, sentii un forte dolore tutt'intorno alla palpebra, e poi una fitta salire fin sopra le sue tempie.
Vedeva offuscato, non riusciva a distinguere alcune sagome e continuava a vagare con le pupille in tutti i lati della stanza.
Sporse il viso verso destra, ai piedi del letto, mentre i suoi occhi distinguevano un ammasso informe color rubino, seduto su uno sgabello di fianco al materasso.
Piano piano la figura si dimostró più nitida.
Occhi profondi, lucenti e scuri; viso perfetto, contratto in un'espressione seria, i suoi capelli stranamente pettinati verso l'alto, quasi a rendere la sua autorità più superiore.
Mia scattó a sedere, ignorando il dolore pulsante sia alle tempie che al collo, si allontanó dalla chioma color cremisi che nel frattempo si sporse verso la Collins.

«Non avere paura.» la imploró Xene, spostandosi a sedere sul letto.
Mia non lo ascoltava.
Non riusciva a parlargli e subito temette di avere perso la voce, ma ci mise ben poco per rendersi conto che in realtà, per la prima volta nella sua vita, non sapeva che cosa rispondere alle parole del ragazzo.
Lo fissava, con lo stupore e si, forse qualche luccichio di paura nelle sue iridi cerulee.
Indietreggiò quando Xene allungó una mano verso di lei e solo allora si rese conto dello strano modo in cui il rosso fosse vestito: una strana divisa attillata e candida, dove sul colletto spiccava quella lucente pietra violacea.
I ricordi gli affioravano alla mente e si rese subito conto che quella pietra, legata a un cordino di pelle nero, al collo lo portava anche lei.

«Mia.» disse lui. Lei spostó i suoi occhi dalla pietra a quelli del ragazzo bianco latte.

«Voi siete dei mostri.» sibilò lei, per poi alzarsi di scatto da quel letto e raggiungere la porta d'uscita. Neanche lei sapeva cosa stesse facendo, ne tantomeno dove si trovasse, ma un modo per scappare da loro lo avrebbe trovato.
La sua fuga fu interrotta dalla mano di Xene, che con un colpo fece sbattere nuovamente la porta di metallo, impedendo alla ragazza di uscire o semplicemente vedere cosa ci fosse fuori.

«Lasciami uscire!» le urló, a un palmo dal naso di lui.
La il ragazzo dalla chioma color cremisi si sentii irrigidire quando le pronunció quelle parole carico di rabbia e...paura?
Come poteva, Mia, avere paura di lui?
Si sentiva un mostro, dentro e fuori, aveva allontanato la persona che piú voleva stringere a sè, ma non avrebbe mollato la presa possessiva sulla corvina.

«Non posso.» sussurró.
Lo sguardo di Mia si addolcì, nel vedere quello di Xene velarsi di un leggero e quasi impercettibile strato di lacrime.
Si avvicinó, facendo scontrare la schiena della ragazza al freddo metallo, le mani ancora appoggiate ai lati della sua testa.
E per la seconda volta in pochi secondi a Mia si bloccarono le corde vocali; nessuna parola, neanche un suono.
«Non posso lasciarti andare Collins.» esordii lui, prendendo fra le mani la corda sottile di pelle che spuntava dalla felpa di Mia, tirandone poi del tutto fuori la pietrolina violacea e come al solito splendente di luce propria.
«Non posso lasciarti andare per questa.» si corresse.

«Cos'ha che non va?» rispose l'altra. Ci fu un piccolissimo scambio di sguardi fra i due, ma che fu talmente intenso da provocare a entrambi brividi sulla schiena.

«Lascia che ti spieghi...» Xene portó una mano sulle guance candide della Collins, perdendosi poi a fissare le sue labbra. «Ma ti prego non scappare.»
Mia si fece abbindolare dal tono supplichevole e malinconico del rosso, così, con un lieve cenno di capo, acconsentii alla sua richiesta.
Lasció che il tempo portasse via velocemente i ricordi del ragazzo, mentre nella sua mente infondeva quelle parole.
Le spiegó tutto: dalla Pietra di Alius, all'incidente del vero figlio di suo padre adottivo, Xavier, e che quando fosse andato all'orfanotrofio per adottare Xene e i suoi compagni, era rimasto colpito dall'estrema somiglianza dei due, così da dargli poi il suo nome.
Si ritrovó confusa, piena di domande che continuavano a frullargli nella testa. In fondo, l'idea del padre di Xene di rendere più forti i giocatori utilizzando le semplici proprietà di quel minerale viola non era una così malvagia idea, ma il modo in cui stava esercitando quel potere era sbagliato. La distruzione delle scuole, le minacce ai ragazzi della Raimon, il ricordo di Mia di quando vide Natasha inginocchiata ed affaticata, fece salire alla corvina il nervosismo che aveva abbandonato pochi minuti prima.
Non proferì alcuna parola mentre Xene parlava, lasciava che il rosso si sfogasse e si aprisse con lei, come era giusto.

«Mi dispiace...» sibilò l'"alieno", dopo pochi secondi che avesse finito il suo racconto.
Fu impulsivo; Mia si ritrovo sulle labra del ragazzo che aveva bramato in quei giorni di distacco, così come aveva fatto lui.
Le toccó i capelli, rigirandoseli fra le dita, stranamente morbidi al tatto, mentre Xene cingeva la sua vita con le sue braccia.
E quando strinse la presa, la corvina capii ce fra le sue braccia era il posto in cui avrebbe voluto stare per sempre.
Si staccarono dopo qualche secondo, per mancanza di respiro da quel bacio cosi famelico, e i loro occhi si scontrarono, verde contro blu.
Si persero l'uno nell'occhio dell'altro, mentre i loro respiri si incrociavano.

«Non ti obbligo a stare con me...ma ti prego, unisciti a noi.»
La ragazza spalancó gli occhi a quella sua richiesta, staccandosi da lui. Xene in un qualche modo se lo aspettava.

«Cosa? Io non tradiró mai mia sorella.»
Natasha. L'unico pensiero fisso nella sua mente calcolatrice era sua sorella, sicuramente in apprensione e preoccupata per la sua scomparsa. Si chiedeva cosa stesse facendo, ma soprattuttto, quanto tempo fosse passato da quando aveva perso i sensi e si fosse risvegliata in quella stanza scura.

«Da quando credere nei proprio ideali è tradire le persone?»

«Questi non sono i miei ideali. Sono quelli vostri. Tuoi e di tuo padre.»
A entrambi i ragazzi dispiaceva star litigando su un argomento così delicato, ma quando la Collins non sentiva ragioni era più cocciuta di un mulo da traino.

«Pensaci.» si riavvicinó a lei, prendendogli le mani fra le sue. «La pietra di Alius potrebbe far star meglio tuo padre.»

«Come sai di mio padre?»

«Non ha importanza Mia! Se solo riuscissimo a far capire al mondo intero l'importanza di questa pietra, la vita per molti cambierebbe. Natasha capirà.»
Mia non sapeva cosa fare.
Da una parte, il ragazzo a cui era legata.
Dall'altro, la sua famiglia, i suoi compagni, sua sorella.
Troppe persone da poterle contare sulle dita delle mani.

«Ti fidi di me?» le chiese d'un tratto Xene, dopo il silenzio di lei.
Guardó ancora una volta i suoi occhi: sinceri, carichi di emozioni, supplica e amore.
Solamente guardando quelle due iridi verdi, Mia si convinse.

«D'accordo. Mi uniró all'Alius Academy.»

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