Chapter 11.2

La bambina saltelló per le scale di casa come tutte le mattine, ignorando lo sguardo preoccupato della madre.
Youka infiló le scarpe preoccupandosi di allacciare bene le stringhe color corallo, mentre il padre Xavier le si sedeva a fianco, aiutandola nell'impresa che, per una bambina di sette anni, era ancora complicata.

«Cosa ti abbiamo detto io e la mamma ieri?» marcó il papà, dopo aver stretto i lacci.

«Che non devo assolutamente dar retta agli sconosciuti, e di aspettare il bus insieme a tutti gli altri bambini...» cantilenó annoiata la piccola, volgendo gli occhi al cielo.

«Lo diciamo perchè ci preoccupiamo, Youka.» intervenii Mia, prendendo la giacca dall'appendiabiti. «Devi ascoltarci, capito?»
Senza ottenere alcuna risposta, stampó un bacio sulla fronte della figlia e uno sulle labbra del fidanzato.
Uscii di casa accostando la porta e, prima di accendere la macchina, le balenó nella mente di seguire la piccola Youka fino alla fermata dell'autobus.
La bambina era solita a prendere lo scuolabus da sola, la fermata distava qualche decina di metri dalla casa e fin dalla tenera etá aveva imparato a cavarsela nel mondo esterno.
Mia non si era dimenticata delle parole della gemella dette sere prima, che metteva in guardia i due genitori e che poi spariva nel nulla tanto velocemente quanto fosse arrivata.
Non aveva detto a nessuno dell'incontro di Natasha, nemmeno a Nelly; ne tantomeno, aveva spifferato ció che gli avesse detto.
Sua sorella era incinta.
E di parecchi mesi, per giunta.
Non sapeva come aiutarla, per la prima volta nella sua vita, la corvina non sapeva come aiutare sua sorella.
Questo le doleva il cuore come una forte morsa, provocandole la nausea.
Scacció quei pensieri come meglio poteva e mise in moto l'auto, arrivando di fronte al suo ufficio poco distante dal centro di Tokyo in meno di una quindicina di minuti.
Quella mattina, il sole era oscurato da fitte nubi scure, minacciose di temporale e pioggia.
La gemella Collins si ricordava a malapena di quando da piccola, lei e sua sorella adoravano giocare a calcio sotto l'acqua incessante. Non si sentiva la fatica, e il sudore era subito portato via dalla pioggia; così, con mille paranoie che le frullavano in testa, la corvina alzó il viso al cielo, proprio mentre la prima goccia di quel temporale le cadde sullo zigomo.




Natasha faceva fatica a stare dietro ad Axel. Il corsetto le doleva lo stomaco e molto spesso si ritrovava a pensare se quell'aggeggio così stretto non facesse del male al bambino. O meglio, ai bambini.
Pochi giorni dopo essere andata da sua sorella, la Collins si recó in ospedale a fare l'ecografia e scoprii di portare in grembo due maschietti.
Non sapeva ancora quali sarebbero stati i loro nomi, nè tantomeno quando sarebbe stato il giorno in cui avrebbe dato alla luce quelle piccole creature; non appena il dottor. Blaze le aveva consegnato l'esito se ne andó di corsa, ad avvertire Axel.
La moglie non sapeva decifrare le emozioni del marito: era felice, ma affranto allo stesso tempo.
Voleva che i suoi figli crescessero lontani dal Quinto Settore, voleva che tutto ció crollasse in pochi mesi.
In quelle settimane il platinato si diede da fare per mettere i bastoni fra le ruote all'associazione, così permettendo di far arrivare la Raimon in finale contro la squadra allenata da lui, la Monte Olimpo; era perció molto stanco ed a malapena i due coniugi riuscivano a parlare.

«Tesoro, tutto bene?» si voltó Axel, notando Natasha con le mani strette sul corsetto.

«Fa male...» sibiló, stringendo i denti.
Il biondo ci pensó un po sù; poi, con un sopsiro sommesso, si rivolse alla ragazza.
«Torna in camera. Diró che non sei stata bene...»

«Ma Ax io...»

«Niente 'ma'.» si avvicinó a lei, poggiando le mani sulla pancia nascosta. «Non voglio che voi tre stiate male, capito?»
Con un sorriso tenero, i due coniugi si guardarono. Quando Axel stava per stampare un dolce bacio sulla fronte della sua fidanzata, una voce li fece destare dalla loro apparente tranquillitá.

«Ma che bel quadretto! Quasi mi dispiace interromperlo...»
I due si voltarono, facendo scontrare il loro sguardo con la figura autoritaria e stretta in uno smoking bianco di Cinquedea Gyan, il capo supremo del Quinto Settore.
Sia Axel che Natasha sussultarono alla vista dell'uomo e l'un l'altro si allontanarono, circondati da altri cinque seguaci dell'associazione sotto le guide del rosa.

«Penso di non aver capito la sua affermazione, signore...» il ragazzo vestito in rosso si guardó intorno, mentre due degli scagnozzi presero per le braccia Natasha immobilizzandola.

«Ehi! Lasciatemi!» urló.

«Che cosa significa?!» sbraito stavolta l'Imperatore fasullo.

«Sappiamo tutto di te e di tua moglie...» e con un sibilo, Cinquedea aggiunse «Axel Blaze.»

Gli occhi di entrambi i coniugi si allargono dallo stupore, ma il marito si ricompose subito quando incroció gli occhi con quelli di Natasha.

«Quindi» sentenzió il direttore «Se non cuoi che tua moglie e la tua nipotina si facciano del male, dovrai fare tutto quello che ti dico...»

«Nipotina?» sussurró la corvina. «Ma cosa...»



Mia chiuse il portatile lentamente, poi porto le sue mani affusolate con le unghie laccate di bordeaux sul viso, stropicciandosi gli occhi.
In quei giorni fra il lavoro e lo stretto contatto con la Raimon Jr. High l'avevano sfinita.
Sbuffó quando il suo telefono cominció a squillare ininterrottamente, ma rillassó i muscoli tesi quando lesse il nome di Xavier sulla schermata dello smartphone.
Agganció il contatto e portó il microfono all'orecchio.

«Hei, dimmi tutto.» sorrise tra se e se.

«Devi venire subito alla Raimon.» la voce del suo fidanzato era tesa, quasi nervosa e si poteva percepire il groppo che aveva chiuso in gola.

«Che succede Xav?» a quel punto anche lei tornó ad essere preoccupata. Non aveva mai sentito il rosso così.

«Mi ha chiamato la scuola di Youka. Stamattina non è arrivata in classe insieme ai suoi compagni...»
E a quel punto, il telefono le cadde di mano, correndo a prendere il cappotto per dirigersi verso la Raimon.

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