Chapter 10.

Tornare a Tokyo dopo aver partecipato alla situazione più straziante e affaticante di tutta la loro vita era, a seconda delle direttive della Schiller, il modo migliore per far svagare i ragazzi.
Le gemelle Collins raramente avevano visitato la metropoli e così, insieme alle tre manager, fecero una passeggiata nel centro, accompagnate dalle melodie dei musicisti ambulanti, l'odore di tofu che i venditori proponevano nei banchetti che costeggiavano la strada e il vento freddo di quell'inverno che si stava prolungando sempre più.
Natasha si trovava a suo agio nel nuovo gruppo di amiche, ma lo stesso non poteva dire Mia, che nella sua mente aveva soltanto il ragazzo dalla chioma colo cremisi.
Sapeva benissimo di star sbagliando, sapeva di non dover stare male per Xene, ma allo stesso momento non riusciva a reprimere i sentimenti per quel presunto nemico.
Non riusciva ad accettare tutte queste snervanti situazioni tutte insieme e per la prima volta nella sua vita Mia sentiva che da un momento all'altro sarebbe esplosa, come una bomba ad orologeria.

«Sorellina, guarda!» Natasha scosse talmente forte la sorella dai suoi pensieri che quest'ultima inciampó.
Fissó il punto in cui l'esile dito della gemella stava indicando, per ritrovare nei suoi occhi cerulei una pista di pattinaggio leggermente affollata.
«Andiamo a pattinare, ti prego!» quando Mia si giró per deviare la proposta della corvina, tra sè e sè pensó che, forse, farsi una bella pattinata non era poi così male.
Era da settimane che non toccava un pattino e di solito l'aiutavano molto a non pensare alle cose che succedevano intorno a loro.
In meno di due minuti tutte e cinque le ragazze avevano un paio di pattini ai piedi e scivolavano -le tre manager per lo più barcollavano- sulla lastra di ghiaccio.
Natasha aveva gli occhi estasiati di una bambina, mentre aiutava Celia e Silvia a sorreggersi a vicenda e Mia si sentiva a suo agio nel vedere la gemella così felice.
Stava di fianco a Nelly, che nel profondo stava morendo di imbarazzo nel continuare a barcollare e cadere non appena lasciava il corrimano di fianco a loro.

«Io non so cosa ci trovi divertente!» sbottó, quando vide la Collins ridere sotto i baffi all'ennesimo inciampo della rossa.

«Credi, molto.» rispose, per poi venire spinta dall'altra amica di fianco a sè.
Ecco cosa Mia stava cercando: serenità.
Inconsciamente non aveva più al centro dei suoi pensieri Xene e la Alius Academy, poteva sentirsi libera e stranamente felice anche solo ad indossare quel paio di calzature dotate di lama.
Staccó Nelly di qualche metro, mentre senza alcun difficoltà sfrecciava sulla pista con la leggerezza di una farfalla.

«Mia, Nelly, venite presto!» dall'altro lato vicino all'uscita, Celia le chiamava a gran voce.
Recuperó l'altra manager rossa ancora attaccata al parapetto in metallo e sorreggendola si avvicinarono alle compagne.
Natasha era già fuori dalla pista intenta a maneggiare con i pattini e infilarsi gli scarpini.

«Che sta succedendo?» chiese prontamente la corvina.

«Mi ha chiamato Mark.» disse Silvia. «L'alius Academy, sono alla Raimon!» Mia sentii il sangue gelarsi nelle vene, e quella sensazione di felicità abbandonare il suo corpo. «Vi hanno sfidato, dovete tornare alla scuola subito!»

-

Le due gemelle sapevano dai notiziari che la Raimon Jr. High fosse una delle prime scuole colpite dalla potenza dell'Alius Academy, ma non si immaginavano uno spettacolo di quel genere.
La scuola era stata distrutta, i detriti giacevano ancora sul terreno e alcune parti rimaste intatte erano state messe sotto alcuni teloni pronti per la ristrutturazione.
Eppure, quel paesaggio così desolato e triste fece venire una morsa allo stomaco a Mia, talmente potente da provocarle la nausea al pensiero che Xene facesse parte di quei mostri.
I ragazzi erano già disposti in campo quando le Collins misero piede sul terreno con la maglia giallo-azzurra.

«Ci si rivede.» sibiló Torch quando Mia si posizionó proprio di fronte a lui, in attacco.
Natasha si voltó appena per riuscire a vedere il volto nervoso e tremante di sua sorella, mentre nella sua testa si stanagliavano milioni di domande.
Il fischio di inizio dell'arbitro destó i pensieri delle due corvine, che si lanciarono in attacco seguite da Jude e Axel.
Gli avversari, compreso Torch, non si mossero.
Mia sapeva che stavano semplicemente giocando con loro, in tutti sensi, si divertivano a prenderli in giro e poi distruggerli in un solo colpo.
In meno di due minuti, i presagi della Collins si realizzarono; Torch le si paró davanti seguito da altri due giocatori ed il sorrisetto beffardo sul suo viso non le piacque per niente.

«Prendi questa Collins!» un dolore lancinante la colpii dritta allo stomaco, facendola cadere all'indietro.
Si accorse solo dopo che le ricadde di fianco, che a colpirla fosse stata la palla calciata dal rosso. Ce l'aveva con lei, questo lo aveva capito da tempo.
Natasha di accovacció di fianco a lei, con la paura stampata sul viso e le guance rosse.

«Tutte bene, Mia?!» prima che quest'ultima potesse risponderle, una seconda pallonata colpì la testa di sua sorella, che ricadde di fianco a lei.
Un impeto di rabbia e nervosismo la fece destare dalla sua posizione e scattó in piedi.

«Ne touche pas ma sœur.*» sibiló fra i denti al giocatore di fronte a lei. Questo non si smosse e alzó la gamba per tirare nuovamente il pallone alla corvina, ma fu fermato da Torch.

«Dai qua Rhine...» disse con non troppa gentilezza. «A lei ci penso io.» aggiunse con un sorrisetto. Lanció la palla fuori campo.
Mia si voltó a fissare Natasha, che nel frattempo aiutata da Axel si era riuscita a rialzare, seppur barcollando.
Aveva notato un leggero rossore sulle sue gote dopo il contatto con Blaze, e certamente dopo la partita le avrebbe rivolto qualche domanda al riguardo.

«Continuiamo questa partita, Collins.» annunció Torch.

«Non aspetto altro.» rispose.
Dopo il fischio dell'arbitro che segnava la rimessa laterale, i giocatori in veste giallo azzurra erano sicuri di riuscire a confrontarsi contro i ragazzi-alieni dell'Alius Academy.
In verità, dopo neanche quindici minuti si ritrovarono a terra, nessuno escluso.
Quegli alieni, o meglio, presunti alieni, avevano il solo scopo di distruggerli e affaticarli, non avevano neanche provato ad avvicinarsi alla porta. Li avevano soltanto annientati.
Natasha era inginocchiata a terra, col fiatone, mentre Mia continuava a rialzarsi ignorando il sangue che le colava dalle ferite sulle ginocchia e il sudore che le imperlava la fronte.

«Non hai ancora finito? Dai, ti sto aspettando!» incitó Torch di fronte a lei, che digrignó i denti vedendola rialzarsi.
Natasha non sapeva cosa fare. Avrebbe voluto seguire la sorella, ma le gambe e il dolore alla testa glielo impedivano.

«Mi stai dando suo nervi, ragazzina!» Torch calció quella sfera bianconera con tutta la forza che aveva in corpo.
Mia cercó di pararla di petto per evitare di farsi ancora più male alle gambe, ma non servii a niente.
Sentii lo sterno bruciare a contatto del pallone e cedette, lasciandosi trascinare per circa due metri e sbattendo contro il palo della porta.
Natasha geló, vedendo la sorella rimanere a terra, incosciente per il colpo.
Urló il suo nome, ma lei non si mosse di un millimetro.

«Che sta succedendo qui?» una voce che proveniva da fuori il campo, sconosciuta, fece capolino.

«Che cosa vuoi, Xene? Mi sto divertendo.» rispose Torch, mentre Natasha faceva scivolare lo sguardo verso dove era puntato il suo. Vide un ragazzo, anche lui dalla chioma rossa come quella dell'avversario in campo, gli occhi scuri e la pelle candida, quasi bianco latte.
Si affiancó a Mia, degnandole un'occhiata, ma lei era ancora incosciente.

«Chi ti ha dato il permesso?» la voce era strana, profonda, ma allo stesso tempo preoccupata e Natasha riusciva a percepire la stessa emozione nei suoi occhi quando li posó su Mia.

«Tsk.» Torch fece schioccare la lingua.
Xene prese la corvina svenuta fra le sue braccia, trasportandola con delicatezza.

«Lascia andare mia sorella!» urló la gemella cercando di alzarsi, ma una caviglia dolorante glielo impedii e così cadde di nuovo a terra. O per lo meno, sarebbe caduta, se non avesse trovato le braccia di Axel a sorreggerla.
«Non toccarla!» urló di nuovo.
Niente. Xene sembrava non sentirla, mentre la squadra dell'Alius Academy si affiancava a lui.
«MIA!» urló un'ultima volta, prima che quegli individui la portassero via con sè, in un fascio di luce accecante e luminescente.




Nota Autrice:
Traduzione:

«Non toccare mia sorella.»

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