Twenty-Nine.
Change of point of view pt.2
POV ALBUS.
Ero completamente pazzo di lei, non c'erano altre parole per esprimere come mi sentivo. Le sue labbra, la sua risata, le sue curve perfette ed il suo modo di essere così fuori dagli schemi mi avevano completamente fottuto il cervello.
Il vento canadese in quel momento sembrava essersi placato. Faceva comunque tremendamente freddo. La vasca idromassaggio stracolma di acqua bollente però era un ottimo rimedio all' ipotermia. Doveva essere quasi mattina, riuscivo ad intravedere i primi bagliori dell'alba.
Isabelle si sedette sulle mie gambe e mi legò le braccia al collo. Sussultai appena, quando sentì le nostre intimità scontrarsi. Le poggiai le mani sui fianchi e la vidi stirare un ghigno compiaciuto.
-A cosa pensi?- esclamò piano -Sembri il pensatore di Rodin, sei sexy- mi sfiorò le labbra con un dito.
Sorrisi e le baciai il collo, sentendola trattenere il respiro. -A te, che sei nuda e bagnata, sopra di me-
-Uhm- sollevò le sopracciglia divertita e mi prese il viso tra le mani, poggiando le sue labbra sulle mie. -Mi piace, continua pure-
Le misi una mano dietro la nuca. La sensazione del suo corpo schiacciato contro il mio, mi mandò su di giri, tanto che la sentì ridacchiare. -Ehi- esclamò divertita, graffiandomi la schiena con le unghie -Datti una calmata bello!-
La baciai, mettendole una ciocca di capelli dietro l'orecchio -Io non ho controllo su quello-
-D'accordo- inclinò la testa e mi sorrise maliziosa -Allora credo che lo dirò a lui- scese dalle mie gambe e fece scorrere le mani sul mio petto, immergendo la testa sott'acqua.
***
Poggiai le braccia sul bordo della piscina e la guardai mentre si rivestiva con una lentezza straziante.
-Smettila!- borbottò.
Non riuscì a trattenere un sorriso. -Di fare cosa?-
-Di fissarmi, mi infastidisci!- si chinò per raccogliere il suo vestito, offrendomi una meravigliosa visuale del suo fondoschiena.
Ridacchiai, avvicinandomi a lei. -Sei stupenda, che ci posso fare io?-
-Beh- agitò una mano con fare ovvio -Potresti baciarmi-
Non me lo feci ripetere due volte, mi sporsi in avanti per poterla afferrare per la vita, Isabelle poggiò un ginocchio sul bordo della piscina e mi circondò il collo con le braccia. Mi ritrovai proprio davanti agli occhi il suo costoso reggiseno di pizzo, contenente tutto quel ben di dio.
Stirai un ghigno compiaciuto e lei scosse la testa divertita, accarezzandomi i capelli. Giuro, dopo quella notte sarei potuto morire in pace.
Mi sollevò il viso con le mani ed io mi persi letteralmente nei suoi occhi scuri.
Sbattè le ciglia un paio di volte e mi resi conto di quanto fossi perdutamente innamorato di lei.
Sorrise ed in un secondo mi si scaldò il cuore. Mi lasciò un bacio sul naso ed io non potei fare a meno di stringerla forte e poggiare la testa sul suo petto.
Lei era meravigliosa, le sarebbe bastato schioccare le dita per avere chiunque volesse ai suoi piedi ed invece aveva scelto di stare con me, non gliene potevo essere più grato.
-Isabelle, Isabelle!- una ragazzina con un cespuglio castano al posto dei capelli, sbucò dal nulla, correndo nella nostra direzione -Oh Santo Merlino!- si coprì gli occhi le mani.
Doveva avere forse quindici anni e tutta l'innocenza di una bambina.
Isabelle si staccò da me e si sedette a gambe incrociate a bordo piscina, noncurante del fatto che fosse in biancheria intima. -Cosa vuoi Madeleine?- esclamò irritata.
-Ho scoperto una cosa sensazionale!- urlò allegra, continuando a tenere le sue mani piantante in faccia.
La mia ragazza le lanciò un'occhiata -E cosa aspetti a dirmela?-
-Prima voglio la mia ricompensa- sbirciò tra le dita e una volta constatato che non stavamo scopando, almeno non in quel momento, abbassò le braccia. -I soldi non mi interessano-
Ma di cosa diamine stavano parlando?
Guardai Isabelle ma lei continuò a tenere gli occhi fissi su Madeleine. -Che cosa vuoi allora?-
-Notorietà- non esitò a rispondere l'altra.
-Bene.- la mora inclinò la testa da un lato e la squadrò dall'alto in basso come se fosse una qualche cavia da laboratorio. -Puoi sederti a pranzo vicino a me-
-Grandioso!- la riccia sorrise euforica ma si sbrigò a ricomporsi immediatamente -È meglio se vieni con me, è difficile da spiegare a parole-
Isabelle lanciò un'occhiata alla ragazza intimandole di girarsi e mi porse una mano aiutandomi ad uscire dall'acqua.
***
Non avevo la più pallida idea di cosa stesse succedendo, l'alcol mi aveva leggermente stordito ma riuscivo comunque a pensare lucidamente. Avevo una strana sensazione, doveva sicuramente essere successo qualcosa di cui io non sapevo niente.
Seguì le due ragazze per le scale che portavano al piano superiore, e rimasi incantato a fissare il fondoschiena perfetto di Isabelle stretto nel suo aderentissimo tubino nero. I capelli ancora bagnati le arrivavano fino alla vita ed ondeggiavano ad ogni suoi passo, sembrava una dea.
Madeleine stava blaterando qualcosa a proposito di un tizio, mentre agitava furiosamente le mani. -Ho dovuto usare le maniere forti-
Mi domandai come uno scricciolo come lei avesse anche solo la forza di reggere tutto quell'ammasso di capelli. Ma smisi di chiedermelo ricordandomi di avere in famiglia tipette toste come Rose, Lily o la stessa Isabelle.
Ci fermammo davanti ad una porta chiusa a chiave in fondo al corridoio. Guardai la mia ragazza che si voltò, stirando le sue labbra perfette e dipinte di rosso in un sorriso sincero. -Penso che dovrò andarci giù pesante, non spaventarti. Solitamente sono più buona- allungò una mano e mi accarezzò una guancia, prima che la riccia la facesse entrare nella stanza.
Mi sentivo come un protagonista dei film polizieschi che nonno Arthur amava guardare essendo un patito dei babbani.
Sapevo di avere gli occhi di Madeleine fissi addosso, sperai che Isabelle non fosse una ragazza gelosa. Non ero pronto per una lotta tra gatte.
-Ho usato la bacchetta di mio fratello maggiorenne per non far rintracciare l'incantesimo insonorizzante che ho lanciato alla camera- chiuse la porta ed accese la luce.
C'era un ragazzo ammanettato alle gambe del letto, sdraiato sul pavimento e con i piedi legati da una radice.
Ok, la cosa iniziava a diventare spaventosa.
Aggrottai le sopracciglia -Juan?- esclamai incredulo provando ad avanzare, ma Isabelle mi poggiò una mano sul petto intimandomi di rimanere al mio posto.
Pregai mentalmente Merlino per far sì che quello in cui mi avevano appena coinvolto fosse almeno in parte legale. Avevo appena compiuto diciassette anni, ero troppo giovane per finire ad Azkaban.
E poi essendo un serpeverde avevo un'elevato senso di autoconservazione. In poche parole avrei fatto qualsiasi cosa pur di pararmi il culo.
-Il bastardo mi ha morso un polpaccio!- trillò Madeleine mostrando alla mora la sua gamba. -Deve pagare anche per questo-
Juan iniziò ad agitarsi ed a emettere versi gutturali che nessuno dei presenti riuscì a decifrare, a causa dello spesso strato di nastro adesivo che aveva incollato sulla bocca.
Isabelle la guardò irritata e si mise un dito davanti alle labbra zittendola. -Se vuoi la tua ricompensa non devi fiatare- si voltò di spalle e scrutò pensierosa la sua vittima, battendosi l'indice sulle labbra -Sapevo che eri tu- scosse la testa contrariata -E chi altro, se non te, ha tutto questo tempo da perdere per organizzare un teatrino del genere?-
Non riuscivo a capire di cosa stesse parlando e la cosa mi stava infastidendo parecchio.
-Ho intenzione di scendere a compromessi. Dopo tutto gli amici di Rose sono anche i miei- ghignò.
In quel momento capì perché il capello parlante aveva impiegato così tanto tempo, per scegliere se fosse più opportuno smistarla in Grifondoro o in Serpeverde.
Girò attorno allo spagnolo come un leone che si prepara ad azzannare la sua preda e la osservai mentre si piegava sulle ginocchia per poter essere alla sua altezza e gli staccava l'enorme pezzo di scotch che aveva sulla bocca.
-Madeleine- richiamò la ragazza senza voltarsi -Perché adesso non te ne vai? Ah- la fermò prima che potesse eseguire il suo ordine -Porta anche Al con te, non ci metterò molto. Dobbiamo parlare a quattrocchi noi due-
***
Continuai a fare avanti ed indietro per il corridoio. Non mi era mai piaciuto Juan, quindi presupposi che per qualsiasi cazzata avesse fatto se lo dovesse essere meritato.
Isabelle sembrava pronta a giustiziarlo, non volevo che ammazzasse qualcuno e venisse rinchiusa in prigione, come avrei fatto a stare per chissà quanto tempo senza di lei?
-Ti prego smettila!- sbottò irritata Madeleine, puntandomi contro la sua lima per le unghie. Era seduta su un gradino ed era già da una mezz'ora buona che continuava a lanciarmi occhiate provocanti ed a sollevarsi la gonna. Riuscivo quasi a vedere le sue mutande.
Mi venne in mente un'idea brillante, quasi quanto quella di James quando aveva deciso di dare fuoco ad una siepe ed arrostirci sopra il suo libro di trasfigurazione per protesta.
Sfoggiai il mio migliore dei sorrisi e bastò quello a farla arrossire. Le andai in contro e mi sedetti al suo fianco, facendo scontrare di proposito le nostre ginocchia. -Non voglio essere invadente- esclamai sporgendomi verso di lei -Ma cosa sai di questa storia?-
-Oh beh, io...- boccheggiò qualcosa -Io non so quasi niente- si poggiò le mani sulle cosce in imbarazzo -Isabelle mi ha chiesto di tenere d'occhio un ragazzo che fino a qualche ora fa aveva le sembianze di Scorpius Malfoy. Ho solo fatto quello che voleva-
-Togliti dai piedi Madeleine- mi voltai di scatto ed incrociai lo sguardo duro della mia ragazza, che ci squadrava poco distante, con le mani sui fianchi e con un tono che non ammetteva obiezioni.
-Certo- la riccia annuì a testa bassa e si sbrigò a scendere le scale, sparendo presto dalla nostra vista.
-Ti lascio un attimo da solo e...- lasciò la frase in sospeso facendomi intuire quello che intendeva. Si sistemò il vestito e si sedette al mio fianco.
-Non ci stavo provando con lei- bordottai girandomi per guardarla. Lei scosse la testa divertita e un secondo sue labbra erano sulle mie.
Non riuscì a trattenermi, la presi per i fianchi e me la portai sulle ginocchia. Sentì il cuore che mi esplodeva dalla felicità. Ed in quel momento non me ne poteva fregare di meno se aveva ucciso Juan o se gli aveva staccato qualche osso.
Feci scorrere le mie mani su tutta la lunghezza della sua schiena, soffermandomi sui glutei che non esitai a stringere. Lei inarcò la schiena, spingendosi maggiormente contro di me e affondò le dita tra i miei capelli.
Ci staccammo impercettibile per riprendere fiato e con le labbra che ancora si sfioravano mi poggiò le mani sulle spalle guardandomi negli occhi. -Chiedimi quello che vuoi sapere, sarò sincera- esclamò.
Quella sera non ne volevo sapere di problemi, drammi adolescenziali o quant'altro.
-Mi ami?- le parole mi uscirono da sole.
Ero terrorizzato dalla sua risposta; il grande e figo Albus Severus poteva essere spavaldo quanto voleva con le altre ragazze, perché non gliene poteva fregare di meno se le feriva. Con Isabelle la situazione era diversa, era lei che con qualche parola avrebbe potuto stracciarmi il cuore.
-Non era esattamente il tipo di domanda che mi aspettavo- rise senza interrompere il contatto visivo. -Comunque si, ti amo-
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