Thirty-One.
-Io non voglio guidare!- sbottò James sedendosi sul sedile posteriore -E siccome sono il più grande, ho io il potere decisionale!-
E anche il cervello più piccolo...
Roteai gli occhi -Come vi pare, allora lo faccio io- esclamai euforica, battendo le mani allegra e mi buttai sul posto del guidatore. Accesi la radio e cominciai a muovere le spalle a ritmo di musica.
-Evvai!- Tom alzò le braccia al cielo, mentre teneva una sigaretta tra le labbra -Si parte!-
Non avevo la più pallida idea di dove mettere le mani; quel coso che doveva essere il freno sembrava un grande vibratore.
-Birretta?- Mio cugino si sporse in avanti, ficcandoci in mano una bottiglia ciascuno.
Non sprecai neanche tempo a domandarmi dove l'avesse trovate. Mandai giù qualche sorso ed accesi il motore, sentendo Tom al mio fianco sobbalzare.
Uscì dal garage e percorsi la strada per uscire dal vialetto ad alta velocità, sfrecciando sulla neve senza problemi grazie all'incantesimo lanciato dal Potter.
Tom alzò il volume della radio iniziando a strillare -I'll tell you what i want, what i really really want!- agitò le mani credendosi una prostituta russa.
Sorrisi e scossi la testa. Più andavo veloce e più mi sentivo leggera; schiacciai il piede sull'acceleratore e James lanciò un urlo afferrando i lati del sedile con le mani.
Mi piaceva stare con loro due, potevo essere me stessa senza avere paura di essere giudicata.
-So tell me what you want, what you really really want- cantammo tutti e tre in coro. Tom mi ficcò in bocca la sua sigaretta e stappò la birra.
***
Due ore più tardi ci trovavamo in mezzo al nulla, con i vetri congelati, la macchina che sembrava un camera a gas e la musica sparata a palla. Scoppiai a ridere, tirando una gomitata a James che non la smetteva di fare l'idiota.
In testa avevo un unico pensiero: mi stavo divertendo da morire.
Inspirai il fumo e Tom spalancò lo sportello. Un ventata di aria gelata mi fece rabbrividire, scompigliandomi i capelli. Il moro si lanciò a terra alzando le braccia al cielo e urlando -Moriremo in questo posto di merda!-
Poggiai la testa sul volante ridendo, suonando per sbaglio il clacson. -Ok ragazzi ci penso io!- strillai. Mi sporsi in avanti afferrando la cartina stradale che James aveva usato come sacco della spazzatura. La girai svariate volte, senza capire in quale cavolo di verso bisognasse leggerla.
Nonostante stesse nevicando e avessimo tutti i finestrini abbassati, avvertivo una piacevole sensazione di calore al centro del petto. Sentivo gli occhi pesanti, ma non avevo nessuna voglia di dormire.
-Oh porca puttana!- James si alzò in piedi, sbattendo la testa al soffitto -L'abominevole uomo delle nevi!- puntò un dito davanti a sè.
C'era un uomo, con una torcia puntata contro la di noi. Inclinai la testa, non riuscivo a guardarlo in faccia.
Tom si sbrigò a rientrare in macchina, sbattendo lo sportello con un tonfo. -LA POLIZIA, PARTI!- mi scosse per le spalle -PARTI!-
-Merda!- imprecai, la canna che avevo tra le mani cadde sopra la cartina stradale, sgommai, alzando un nuvolone di neve e polvere. -Sono troppo giovane per finire in prigione!-
Riuscimmo a fare qualche metro, poi avvertimmo alle nostre spalle la sirena e le luci rosse e blu. Non ci vedevo una mazza, uscì di strada, riuscendo ad evitare per grazia di Merlino un albero.
Ma chi è che aveva avuto la brillante idea, di piantarne uno qui in mezzo?!
James urlò, Tom si sbrigò a nascondere tutta la roba dove meglio poteva ed io mi sporsi fuori dal finestrino per riuscire a vederci qualcosa.
La polizia ci stava inseguendo; era terribilmente eccitante!
Annusai l'aria sentendo puzza di bruciato: avevo qualcosa che andava a fuoco sulle gambe. Lanciai un urlo, lasciando andare il volante, James si sporse in avanti afferrandolo ed evitando che ci schiantassimo contro un masso. Presi la cartina stradale con le mani, buttandola fuori dalla macchina.
-Sta finendo la benzina!- urlò il Potter -Siamo nella merda!-
Azionai i tergicristalli, ma il freddo lì aveva congelati, incollandoli al vetro. Tirai giù tutti i più grandi maghi della storia e Tom addentò il suo panino al salame, preso in un bar puzzolente un'ora prima.
Tutta colpa di Molly e dalla sua organizzazione del cazzo.
Presi un bel respiro, sventolandomi il viso con le mani -Stiamo calmi, stiamo calmi, va tutto bene-
Un enorme lago ghiacciato era neanche dieci metri da noi; lanciammo un urlo collettivo, vidi gli occhi sbarrati di Tom nello specchietto ed i capelli tutti sparati all'insù di James.
In preda al panico, tirai uno schiaffo a mio cugino e sterzai bruscamente riuscendo a non farci morire annegati in acqua. Tom frugò un nel cassettino davanti alle sue gambe e tirò fuori un paio di occhiali da sole scuri. Me li ficcò i faccia prima che la macchina si fermasse.
-Comportatevi in modo naturale- esclamai accavallando le gambe e poggiando un gomito sul finestrino con aria seducente, mentre James chiudeva gli occhi e faceva finta di dormire e Tom agitava ritmicamente la testa.
Due poliziotti in divisa, raggiunsero la nostra macchina, accecandomi con quella fottuta torcia.
Sentivo il cuore che mi martellava forte nel petto e l'adrenalina che mi scorreva nelle vene. Non mi ero mai sentita così viva, prima.
-Scendete e mette le mani in un punto visibile- disse meccanicamente uno dei due.
Tossì cercando di darmi un contegno -Io ed i mei amici, ci siamo persi...- esclamai ignorando palesemente il loro ordine.
Il più alto dei due, si sistemò il berretto sulla testa, poggiandosi le mani sulla cintura -Clandestini- borbottò -Tirate fuori i documenti- il suo accento era molto forte, non riuscì a trattenermi e scoppiai a ridere.
Tom mi tirò una gomitata.
-Scendete!- ordinò di nuovo l'altro, più duramente.
Sospirai e feci come mi avevano chiesto. Appena spalancai lo sportello, una decina di cicce di sigaretta e una lattina di birra, caddero ai miei piedi. Imprecai.
James si battè una mano sulla fronte e si sbrigò a prendere la sua bacchetta, ficcandosela nell'elastico delle mutande.
-Documenti-
Mi grattai la nuca in imbarazzo e il poliziotto ciccione e sudato nonostante la temperatura da pinguini, poggiò le dita sul manico della pistola.
-Non ce li abbiamo- borbottò Tom.
Quello alto ci fissò impassibile -Nomi di riconoscimento-
-Veronica Weat- esclamai subito dopo -Vengo dall'Arizona, sapete mia madre è il primo ministro-
Non sapevo neanche in che continente si trovasse l'Arizona.
-Lee Jordan- disse James ricordandosi di aver letto quel nome nella rubrica di zio Harry.
-E tu?- il grassone puntò la torcia su Tom.
-Andrew Kyles-
Il poliziotto alto roteò gli occhi e con un gesto secco della mano, mi sfilò gli occhiali da sole, facendomi prendere un colpo. Sobbalzai e indietreggiai ma il tizio mi afferrò per un braccio, facendomi andare a sbattere contro il suo petto. -Drogati- sbottò ovvio, guardando i mei occhi rossi.
-Mi sono fatta di origano, lo giuro agente!-
James aka Jordan Lee annuì alzando un dito con aria da professore -Non c'è niente di illegale in quello che abbiamo fatto-
-Certo- annuì il grasso tamponandosi la fronte e illuminando con la torcia il blocchetto che teneva in mano -Oltre alla guida in stato di ebrezza, supero dei limiti della velocità, uso di stupefacenti, inseguimento per mano della polizia, e mancanza di patente e documenti-
Provai a sorridere, cercando di ammaliare i due uomini, ma senza riuscirci. Ci ritrovammo sbattuti dentro la loro macchina, due secondi dopo.
Stupidi babbani.
***
-NO!- gridai -NON DIVIDETEMI DAI MIEI AMICI- mi agitai furiosamente tra le braccia del poliziotto.
-ROSE!- urlò James tirando una testata sui denti all'agente che lo stava trascinando via. -TRANQUILLA, VENIAMO A PRENDERTI!-
Metà centrale si girò a guardarci ed io approfittai dalla distrazione dei presenti per tirare un calcio sui gioielli di famiglia del poliziotto e sgattaiolare via, nonostante avessi le mani legate dietro la schiena.
-NON VOGLIO ESSERE STUPRATA DA DELLE LESBICHE MUSCOLOSE!- mi lanciai addosso a Tom, che era il più vicino dei due, ed una poliziotta si alzò, ordinando agli altri di buttarci nella stessa cella, in fondo al corridoio.
Sospirai sollevata.
Ci liberarono delle manette e sentì la serratura elettronica scattare, mentre i tre uomini si allontanavano, lasciandoci soli.
-Wow- esclamai euforica -Dobbiamo assolutamente rifarlo!-
James si sedette su una specie di panca scricchiolante, rigirandosi la bacchetta tra le mani. -Se solo avessi prestato ascolto durante le lezioni di incantesimi...- borbottò.
-Lesbiche muscolose- Tom scoppiò a ridere, prendendomi in giro. Gli tirai un pugno su una spalla, sbuffando indignata.
-Rose Weasley?- una voce rauca e da donna, pronunciò il mio nome come se fosse un insulto. Mi sporsi per guardare oltre le sbarre; una vecchia con addosso una mantello da vagabonda, fece scorrere i suoi occhi circondati da rughe su di me.
-Salve!- sorrisi ed agitai una mano in segno di saluto.
Era normale che ci riconoscessero anche nel mondo babbano, le streghe ed i maghi erano ovunque.
-Dov'è il figlio del prescelto?- domandò in un sussurro. Mi stupì di riuscire a capirla.
Mi girai e guardai mio cugino, intento a grattarsi la schiena con la bacchetta -Ehi J, ce una tua fan che ti cerca-
Lui si alò con un balzo e mi raggiunse. -Buongiorno!- urlò troppo forte e Tom lo colpì dietro la nuca.
La vecchia guardò James compiaciuta, poi posò lo sguardo sul mio amico tatuato -E l'altro chi è?-
Tom non esitò a rispondere -Thomas Rodolfus Amadeus Kennedy Timoti Franch, per gli amici Tom, ma tu puoi chiamarmi papino, o signor papino, se preferisci-
La sentì borbottare qualcosa come "questi giovani di oggi..." prima che si girasse e poggiasse la testa al muro.
La serratura elettronica scattò di nuovo e ci apparve davanti un gran bel pezzo di poliziotto. -Avete diritto ad una telefonata-
Mio cugino mi battè una mano sulla spalla, nascondendo con nonchalance la bacchetta dietro la schiena -Vai tu Rose, sei la più esperta di aggeggi babbani-
-Io non so neanche cos'è una telefonata- aggiunse Tom e l'agente ci guardò come se avesse davanti tre matti pronti per essere spediti nel reparto di casi disperati, al San Mungo.
***
Il poliziotto figo e muscoloso, con un taglio di capelli davvero arrapante, mi condusse fino ad una specie di cabina, in cui era posizionato un telefono con dei tasti colorati.
-Le telefonate sono registrate- disse prima di sbattermi la porta in faccia.
Un tipo davvero molto loquace.
Cercai di ricordami quale fosse il numero della casa in Canada di Isabelle, lo avevo imparato a memoria. Ma in quel momento nel mio cervello c'erano un centinaio di neuroni in meno.
Mi sedetti sulla sedia e presi la cornetta tra le mani, portandomela all'orecchio.
Provai otto diverse combinazioni di numeri, tutti ed otto inesistenti. Dopo la dodicesima fui sul punto di rinunciare, ma un consiglio divino mi fece provare ancora.
-COME FUNZIONA QUESTO COSO AL?- la voce di Scorpius mi sfondò un timpano. Saltai sulla sedia, contenta, mettendo da parte la voglia che avevo di spaccargli il muso.
-Sono Rose- esclamai.
-ROSE? PORCA PUTTANA MA SI PUÒ SAPERE DOVE SIETE FINITI?-
-NON URLARE!- gridai
-Scusa- me lo immaginai, mentre si passava una mano tra i capelli -Questo strano filo mi si stava attorcigliando attorno al collo...-
-Ascolta- lo fermai -Ci hanno arrestati-
-CHE COSA?!- sentì un tonfo, evidente segno che gli era appena caduto il telefono dalle mani. -ALBUS BRUTTO COGLIONE, VIENI QUI!-
-È una lunga storia: stavamo guidando strafatti, la polizia ci ha beccati e ci hanno portato in questo posto, credo che si chiami "centrale" dovete venire a prenderci-
-dove siete?-
-Non ne ho idea, usa la bacchetta e non quella che hai tra le gambe- ci tenni a specificare -Quella la utilizzi fin troppo. Fai qualche incantesimo, ammazza qualcuno o trasformalo in un topo; non mi interessa, basta che ci tiri fuori di qui!-
-Rose davvero lasciami spiegare, quello che hai visto ieri notte...-
Sbuffai -Non è il momento.- tagliai corto -Ah, un'ultima cosa, quando vieni chiedi di Veronica Weat, o West non mi ricordo, di Jordan Lee e Andrew Kyles. E non dire niente a mia madre-
-D'accordo ma...-
-ROSE, ROSE SEI TU?- gridò Albus -DIMMI CHE NON HAI FATTO NIENTE DI STUPIDO! DOVEVATE SOLO FARE LA SPESA!-
Sentì un botto e poi la linea che si interrompeva.
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