🕶️ Thomas e Sebastian, da Vivrò per te
La "Locanda" è più di un semplice bar. I membri della ribellione lo chiamano così perché offre loro un luogo dove dormire in caso di necessità, oltre a dei pasti per riempirsi le pance. Questo è tutto ciò che sa Elettra del posto in cui è diretta.
Affiancata da un membro dello staff – a quanto pare, la spilla che l'uomo porta attaccata alla giacca è in realtà una telecamera – Elettra procede in silenzio. Ha solo un paio di occhiali scuri a coprirle gli occhi ciechi. Niente visore, quel giorno, darebbe troppo nell'occhio.
Riesce comunque a immaginare il vecchio edificio che le si staglia davanti, la sua insegna in legno dalla scritta illeggibile e il disegno di un boccale di birra che l'accompagna, perché per una volta lo staff si è degnato di darle istruzioni decenti.
Entrando, sente subito i rumori tipici delle locande: voci e mormorii, bicchieri che vengono poggiati e passi. Il profumo di cibo le pizzica le narici.
Quando il tizio dello staff si ferma, lei fa altrettanto. Le voci qui sembrano attutite, ma nel dubbio dice al buio: «Salve, sto cercando un certo Thomas...» sperando di non averlo chiesto all'aria.
Qualcuno esce da una porta, masticando qualcosa. Esegue un piccolo inchino. «Ai suoi ordini, signorina.» Sorride, le fa un'occhiolino e accenna un saluto allo staff.
Elettra non lo vede, ma sa bene com'è fatto: capelli corti e scuri, occhi verdi, look sbarazzino. Ha una collana che gli pende dal collo.
Lei allunga una mano per cercargli il braccio, ma lo ritira non appena sfiora la sua giacca ruvida. «Ti ringrazio, ma puoi chiamarmi solo Elettra. Spero di non essere troppo di disturbo.» Accenna alla stanza dalla quale lui è appena uscito. «Siamo qui per l'intervista.»
«Oh, non ti preoccupare, tu sei un disturbo piacevole. Fidati, ci sono dei disturbi peggiori.» Sorride ancora, alludendo alle frequenti ispezioni. Finisce l'ultimo boccone di pane per poi tornare serio. «Meglio continuare la conversazione in un posto più sicuro, aspettami qui, torno subito.» Lei lo sente allontanarsi e attende in silenzio.
Al suo ritorno, Thomas ha una piccola chiave stretta in mano. Si dirige verso il grande specchio in fondo alla stanza e inserisce la chiave nella cornice. Quello si apre cigolando. «Prego, entrate pure, preferibilmente con una certa velocità.» Ridacchia sentendo le sue parole, tanto simili a quelle degli adulti. «Aspettatemi alla fine delle scale.» Si dondola sui talloni. È chiaramente in ansia.
«Dovete fare questa specie di rituale ogni volta?» gli chiede Elettra, passandogli a fianco.
Lui ride. «Solo quando dobbiamo discutere di cose importanti, praticamente sempre ma non c'è bisogno di specificare. Si lo so, ogni volta è un'ansia che non ti dico ma è divertendo vedere Sebastian inciampare e cadere di faccia.»
Poi, con l'aiuto dello staff, Elettra entra nel passaggio segreto e si fa guidare per le scale. «Con tutto questo bisogno di segretezza, mi sembra quasi di essere a casa,» commenta con un mezzo sorriso.
Anche Thomas si infila nel buco, passando la chiave a una cameriera a cui rivolge un veloce saluto.
«Per lo meno hai alleati che si preoccupano di non farsi beccare. Fidati, non è così scontato,» gli fa notare Elettra. Le viene da ridere al pensiero delle follie dei suoi, di alleati. Lui invece si rabbuia pensando a come sarebbe lottare da solo. «A proposito, manca molto per raggiungere il tuo amico?»
«Non manca molto non ti preoccupare. Qui sotto è un po' intricato, ma diventa più facile orientarsi con il tempo,» risponde Thomas. «Posso chiederti per quale motivo sei abituata alla segretezza? Siete ribelli anche voi?» chiede poi, con molta curiosità nella voce.
Lei abbassa la testa. «Sì, siamo ribelli, ma prima ancora di questo, quelli come me non sono accettati dalla società. Per via dei nostri poteri.» Alza una mano e lascia che un paio di scintille le guizzino fra le dita per un attimo.
Lui ascolta stupito, e sobbalzare alla vista dei fulmini. «Figo! Sarebbe tutto più facile se potessimo friggere per bene quei palloni gonfiati.» Si lascia andare a una risata.
Elettra si tira la manica della maglia per nascondere la mano. «Parli come qualcuno che conosco.» Sorride. «Se vi serve una mano per friggere qualcuno, ho un paio di persone che potrebbero fare al caso vostro.»
Thomas ride in silenzio alla proposta, abbassando la testa. Ride così tanto che deve fermarsi per poi prendere un respiro e riprendere a camminare. «Che proposta allettante.»
«Tu invece? Cosa ti ha spinto a diventare un ribelle?» chiede Elettra.
«Io invece sono qui perché... beh mi piacerebbe vivere libero, capisci? Avere la libertà di scegliere come vivere. Tutti questo controllo... soffoca. Devo ringraziare il mio insegnante se sono qui oggi, mi ha notato e me ne ha parlato. È sempre pericoloso cercare nuovi membri, ma con me ha fatto centro.» Sorride fiero. «Da quando sono qui ho notato per la prima volta tutte le brutalità del nuovo governo e questo mi ha solo convinto di più. E loro che pensano di spaventarci!»
Lei annuisce mentre lo ascolta parlare. «Il tuo insegnante sembra una persona eccezionale. Il tuo governo un po' meno.» Fa una risatina, poi cerca la sua spalla con la mano. «Sarà sicuramente una battaglia difficile, ma combattere è la scelta giusta. L'ho imparato a mie spese.»
Thomas la guarda con la coda dell'occhio e sorride alla sua approvazione. «Mi dispiace per ciò che state passando voi, se avrete bisogno di qualsiasi cosa basterà chiedere.» Parla sinceramente, lo sguardo serio.
«Ti ringrazio, davvero, ma ce la stiamo cavando.»
«Thomas? Siete voi?» Una voce, non proviene da lontano. Deve essere Sebastian. Elettra si irrigidisce per un attimo.
«Certo che siamo noi, puoi metter giù la pistola» gli risponde Thomas.
Sebastian li raggiunge appena fuori dalla stanza. «Ah ah molto divertente, Thomas.» Lo guarda male.
Elettra alza le sopracciglia e sorride con fare divertito. Solleva le mani in bella vista come per prenderlo in giro. «Vengo in pace,» gli assicura. «Sono qui solo per farti qualche domanda.» Frase che forse ha copiato alla polizia, e potrebbe suonare minacciosa, ma le viene da ridere e quindi non aggiunge altro.
Sebastian rimane di sasso nel sentire le parole di Elettra. Guarda malissimo Thomas per poi tenderle la mano. «Spero non ti abbia parlato troppo male di me... Elettra giusto?» Se lo immagina come glielo hanno descritto, con i capelli più lunghi rispetto a Thomas, e un po' più chiari, e un paio di occhi castani.
Lei gli stringe la mano. «Esatto. È un piacere conoscerti, Sebastian. Tranquillo, l'ho costretto a parlare di sé per la maggior parte del tempo.»
«Immagino che non sia stato un grande sforzo farlo parlare di lui,» scherza, per poi scambiarsi uno sguardo divertito con Thomas.
«Beh non è colpa mia se sono divertente, carismatico, bellissimo...»
«Modesto...» aggiunge Sebastian ridacchiando.
Elettra intanto si dà un paio di colpetti sul maglione, come per togliersi della polvere di dosso. «Per caso c'è un posto dove sedersi? Così possiamo cominciare ufficialmente l'intervista.»
«Oh, certo, seguici!»
Si dirigono verso la stanza dalla quale era uscito Sebastian, e quest'ultimo batte con la mano una poltroncina dalla quale esce un po' di polvere.
«Prego accomodati,» dice Thomas.
Elettra segue il suono della mano e si siede sulla poltroncina. Tossisce un pochino per via della polvere, che scaccia con una mano. «Grazie,» dice a entrambi. La luce delle lampade a neon la illuminano dall'alto. «Mi sembra che andiate molto d'accordo. Vi conoscete da tanto?»
I due si scambiano un'occhiata e Thomas fa segno a Sebastian di parlare. «Ci conosciamo da circa un anno e mezzo, da quando mi... sono unito alla ribellione.» Sebastian si rabbuia un po' verso la fine della frase, e Thomas gli mette una mano sulla spalla.
Lei si sporge in avanti con il busto. «Ti chiedo scusa, non volevo toccare un tasto dolente. Non sei obbligato a parlarne, se preferisci, cambio argomento.»
Sebastian prende un respiro profondo. «No, non è colpa tua. Questa è un intervista, è giusto che tu sappia.» Sorride in modo un po' forzato. «Mi sono unito dopo che... hanno ucciso Christopher, mio fratello. Sono entrati in casa e io mi sono nascosto». Abbassa la testa e una lacrima gli bagna la guancia. Si sente un colpa per quello che è successo. «Almeno era insieme al suo ragazzo. Erano mano nella mano.» Inizia a singhiozzare nascondendo la faccia nelle mani, mentre Thomas cerca di rassicurarlo.
Elettra si poggia contro lo schienale. Oltre gli occhiali che le coprono, chiude le palpebre. «Mi dispiace.» Qualsiasi altra cosa possa dire sembra forzata, perciò sospira e si morde il labbro. Questa è la parte brutta di questo lavoro. «Hai un coraggio incredibile, per aver scelto di lottare,» aggiunge alla fine.
Con un sorriso, lui si passa una mano sugli occhi per asciugarli. «All'inizio non volevo entrarci, ma dopo... ciò che è successo mi è sembrata la cosa più giusta da fare. Per vendicarlo.»
Elettra annuisce, ma poi cambia argomento, per permettergli di distrarsi un minimo. «Com'è stato entrare nella ribellione? Avete incontrato altre persone di cui fidarvi? Siete subito andati d'accordo fra di voi?»
Sebastian guarda Thomas, chiedendogli in silenzio di continuare. «Non tutti i ribelli lavorano insieme. Per la sicurezza di tutti, lavoriamo in gruppi separati. Nel nostro gruppo siamo uniti, anche se a volte capitano degli scontri. Quando Sebastian arrivò, me lo affidarono per insegnarli le basi ad esempio come difendersi. All'inizio ero contrariato, lo vedevo come un peso, ma diciamo che si è guadagnato la mia fiducia». Gli rivolge un sorriso. «Non so come, ma mi ha salvato la vita. È un ragazzo intelligente».
«Immagino ne abbiate passate tante,» dice lei, più rilassata. «Nei gruppi c'è sempre qualche scontro. Alcuni sono più facili da tenere uniti di altri.» Pensa al suo, di gruppo, e per un attimo le viene da ridere, ma si trattiene. «Ditemi, avete mai pensato a cosa farete, se vincerete? Una volta ottenuta la libertà, come vorreste vivere?»
I due si scambiano uno sguardo, e Thomas prende parola. «Davvero una bella domanda, non ci abbiamo mai pensato. Comunque quel "se" me lo lego al dito. In certe occasioni o si è ottimisti o si diventa come lui». Ride, indicando Sebastian che gli tira uno schiaffo dietro alla testa.
Elettra scrolla le spalle. «Non sono abituata a essere ottimista. Preferisco prepararmi a ogni eventualità, almeno saprei come agire.»
«Comunque mi piacerebbe vedere Roma. A scuola ci hanno parlato dell'antico impero. Una delle poche cose buone che ci hanno insegnato,» continua lui.
Poi è il turno di Sebastian. «Io penso di voler entrare in politica. Mi piacerebbe partecipare attivamente alla creazione di un governo migliore, alla luce di ciò che tutti noi abbiamo passato.»
«Sappi che se farai lo stronzo, non avrò problemi ad infilarti la pistola-»
«Ok ok ho capito!»
Elettra alza una mano per intervenire. «Per quello che vale, hai il mio voto,» dice a Sebastian.
Entrambi scoppiano a ridere, poi Thomas la guarda e zittisce l'amico. «Tu invece? Cosa vorresti fare quando vincerete?»
Lei si fa seria. Non è una possibilità a cui pensa da molto tempo. «Non sono sicura. Credo di voler aiutare tutte le persone come me, che si sentono in difficoltà ad accettare i loro poteri. Pensavo di gestire delle sedute, una sorta di versione alternativa degli alcolisti anonimi.» Sorride. «Però l'intervista è vostra, non dovrei rispondere io,» scherza.
Sebastian ricambia il sorriso.
Thomas, invece, dice: «Non capisco se sono io l'egoista o siete voi troppo gentili.» Subito dopo, si scusa. «Hai ragione Elettra, mi dispiace averti distratto.»
«Nessun problema,» lo rassicura. Dà qualche colpetto sulla gonna per rimetterla in ordine. «Per cambiare argomento, quale credete che sia il vostro miglior talento? E quale il vostro peggior difetto?»
Sebastian alza gli occhi al cielo. «Ce la farai a rispondere senza vantarti come un cretino?» dice, rivolto all'amico.
L'altro sbuffa. «Certo, mamma. Comunque penso che il mio talento sia... non lo so, sdrammatizzare è un talento?» Ride, imbarazzato. «Mentre un mio difetto... possiamo dire che sono fin troppo impulsivo» Si porta la mano dietro al collo.
«Io invece mi reputo bravo nelle strategie. Non sono particolarmente forte nel combattimento, preferisco ragionare di logica. Direi che uno dei miei difetti è l'ansia, il problema è che sul campo a volte mi impedisce di ragionare lucidamente. Ci sto lavorando»
Sebastian guarda Elettra, aspettandosi una prossima domanda, ma Thomas alza la mano come per chiederle di aspettare e prende la parola. «Non è sempre una difetto sai? Ad esempio sei molto protettivo e non mi sembra una cosa negativa. Mi verrebbe da dire che il tuo difetto è il senso di colpa. E ti sottovaluti». Si rivolge ad Elettra. «Ora puoi continuare.»
Lei poggia il mento sulla mano, interessata. Sono un duo in cui si rivede facilmente, dopotutto il loro rapporto non è così lontano da quello che lei ha con quella pazza di Altair. Con la differenza che Thomas ha un'aria molto più equilibrata.
«Sono d'accordo,» gli dice poi. «Ma aggiungo che anche l'impulsività non è sempre un difetto. La capacità di agire subito a volte può essere fondamentale.» Ed è vero. Da maniaca del controllo qual è, sa fin troppo bene quante volte l'impulsività dei suoi compagni si è rivelata salvifica.
«Concordo con te, Elettra,» dice Sebastian.
Lei si prende qualche istante per riflettere. Il tizio dello staff le batte un dito sulla spalla – si era dimenticata anche che fosse lì. Il tempo scarseggia, ha poche domande da fare. «Quanto sareste disposti a sacrificare, per raggiungere l'obiettivo in cui credete?»
Gli altri due si guardano. Un paio di secondi, e annuiscono insieme con convinzione. «Tutto,» rispondono all'unisono.
Lei fa un sorrisetto. «Spero non dobbiate mai scoprire il significato di quel "tutto",» *dice soltanto.
«Lo speriamo anche noi.»
Elettra si alza, e sistema gli occhiali scuri sul naso. «Vi ringrazio per le vostre risposte, temo che il tempo a disposizione sia finito. Ma prima di andarmene, devo farvi un'ultima domanda.» Le riesce difficile non ridere, ma in qualche modo rimane seria.
«Certo, chiedi pure,» le dice Sebastian, alzandosi a sua volta. Thomas fa altrettanto.
«Cosa fareste, se vi dicessi che in realtà non c'è nessun programma e nessuna intervista, e sono solo un'infiltrata che voleva scoprire il vostro nascondiglio segreto?»
I due si pietrificano. La tensione all'improvviso diventa opprimente, tanto che Elettra si chiede se non ha esagerato.
Thomas scatta verso l'uscita. Le punta la pistola contro, ma gli tremano le mani. «Dimmi che stai scherzando.» La guarda, quasi supplicante.
Anche Sebastian recupera la pistola aveva precedentemente poggiato sul tavolo – si tengono sempre preparati, a quanto pare, un'ottima cosa – e la fissa con gli occhi sgranati.
Elettra preme le labbra l'una contro l'altra per non scoppiare a ridere. Sì, ha decisamente esagerato. Ma non credeva l'avrebbero presa sul serio. Alza le mani bene in vista. «Scherzavo. Volevo mettervi alla prova, scusatemi. Ottima strategia, però, bloccarmi l'uscita.»
La tensione si scioglie alla velocità della luce.
Sebastian si accascia sul divanetto, passandosi una mano tra i capelli.
Thomas abbassa la pistola. «Cristo, ragazza! Ti sembra una scherzo da fare! Ringrazia che non ho avuto cuore di spararti in faccia,» le urla. Sebastian invece ancora non dà segni di vita. «E mi hai anche rotto Sebastian!» Impreca in silenzio per poi avvicinarsi a lui e scuoterlo.
Elettra nasconde le mani dietro la schiena. «Anche se mi avessi sparato non avrei rischiato nulla in realtà,» ammette. Tende a dimenticarsi che negli altri mondi non sanno fino a che punto i suoi poteri possono essere utile.
«Thom, penso che il mio cuore non possa reggere ancora tanti infarti come questo». Scocca un'occhiataccia a Elettra, per poi rialzarsi in piedi, prendendo un profondo respiro. «Ok, facciamo finta che non sia successo niente.» Una nuova occhiataccia.
«In effetti non era molto credibile, se fosse stato vero non ti saresti rivelata in un momento del genere,» riflette Thomas. «Ora, Sebastian, mi spieghi che ci facevi bloccato lì in mezzo?»
«Oh stavo solo calcolando tutti i modi possibili per salvarti la vita se avesse avuto intenzione di friggerti il sedere!» si difende lui.
«Ok ok, ti credo. Grazie amico. Ora calmati e saluta la nostra ospite.» Si rivolge a Elettra. «Vuoi che ti accompagni?»
«Vi chiedo scusa.» Lei china il busto in un mezzo inchino. «Lo apprezzerei,» risponde subito dopo. «A meno che non vogliate lasciarmi a vagare per quel labirinto per vendicarvi.»
Thomas ghigna. «Non sarebbe una brutta idea in effetti.»
Sebastian le si avvicina. «È stato un piacere conoscerti. Ti auguro buona fortuna per la tua causa.» Le fa un piccolo inchino e le sorride. «Grazie di tutto. Tranne per l'infarto ovviamente,» ridacchia poi. Non ce l'ha troppo con lei, a quanto pare. Meglio così.
«Grazie a voi, e buona fortuna per tutto quanto.»
Thomas va da lei e le porge il braccio. «Vogliamo andare?»
Lei gli afferra il braccio e si lascia condurre di nuovo nei corridoi labirintici della Locanda.
A questo giro Elettra si è divertita a far prendere un infarto a questi due poveretti xD Se vi sono piaciuti Thomas e Sebastian di GiuliaBertuletti08, allora passate a leggere la sua one shot "Vivrò per te", oppure seguitela e aspettate che arrivi la long con loro due come protagonisti!
Io ne approfitto anche per dire che le mie intervistatrici nel frattempo hanno fatto un servizio fotografico qui in studio xD Ora c'è un banner per ognuna di loro inserito nel capitolo a loro dedicato. Se vi va, fate un salto a vederle.
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