⚡James Carter, da I Flagelli: Libertà
La poltroncina per l'ospite è vuota e le luci la illuminano dall'alto. Anche alla scrivania non c'è nessuno, però, e le telecamere filmano una stanza priva di vita.
Poi la porta si apre e Altair entra con passo pesante. Si toglie il casco e scopre la chioma rossa. È in ritardo, ma non gliene frega. È già tanto se si è presentata, doveva toccare a qualcun'altra, maledizione. Invece no, sempre lei.
Questa volta lo schermo con le indicazioni proprio non lo guarda. «Dai, su,» dice, «diamoci una mossa. A chi tocca oggi?»
Lo staff fa entrare James. Lui ringhia, e gli uomini si allontanano impauriti. «So camminare da solo!» esclama. «Sì, sono qui, tocca a me.»
Tutto il contrario di quello di prima, pensa Altair. Si accomoda sulla scrivania e poggia il casco. «Com'è che ti chiami, signor Scazzo?»
Lui non si siede. «James Carter, o Red Lion, come preferisci. E tu, miss Simpatia?»
Lei fa un sorriso obliquo. «Red Lion?» ripete. Leggiucchia qualche biglietto sulla scrivania. Indicazioni sulle prossime domande da fare, dati sull'intervistato... tutte stronzate. Li straccia. «Mi chiamo Altair. Un nome di merda, ma mia madre ha gusti orribili.»
«Sì, mi chiamo Red Lion perché facevo il gladiatore, avevo i riccioli lunghi a criniera ed erano pregni di sangue, fine della storia.» Si passa una mano tra i corti riccioli biondi, poi si gratta un orecchio «Altair, eh? Non ti lamentare, ci sono nomi peggiori, tipo Xerxes.»
L'immagine di lui con i riccioli lunghi per qualche motivo la diverte. Scoppia a ridere. «Il gladiatore? Avete i gladiatori? E perché hai smesso? Ti hanno tagliato i riccioli d'oro?»
James stringe i pugni e fa scricchiolare le nocche. «No, i riccioli d'oro me li hanno tagliati dopo, pel di carota. Diciamo che ho fatto incazzare di brutto il re che mi teneva prigioniero, così tanto che ha deciso di rinunciare al suo campione e mandarlo a morire. E vabbè, almeno ora sono libero e l'ho preso per il culo.»
«Non mi sembri un granché morto, però.» Altair si alza. Un fulmine le guizza sul braccio. Se era un gladiatore, quel tipo deve saper combattere. L'idea la elettrizza, di sicuro più del suo ruolo da intervistatrice.
James guarda interessato il fulmine. «Sono vivo e vegeto, infatti. La tua vista pecca come la mia, eh? Sei una maga. In questo mondo come trattate chi non ha la magia? Curiosità puramente casuale, eh.»
Lei si passa una mano fra i capelli. «Non sono una maga, sono un'ibrida, i fulmini fanno parte di me.» Fa schioccare le nocche e prende a camminare per la stanza. «Ah, se vuoi prenderti il ruolo di intervistatore al posto mio, fai pure, tanto ho capito che è una fregatura.»
«Credevo fossimo qui per conoscerci meglio» dice lui. «Non ho proprio idea di cosa sia un ibrido, ma alla fine sai cosa? Non m'interessa.»
Altair fa per dire qualcosa, ma la porta si apre ed entra un altro soggetto. Ha gli stessi ricci di James, la stessa corporatura e, no... è proprio lui. Va in direzione dell'intervistato e gli ringhia contro. «Sono in ritardo, perché una mia copia mi ha lanciato in un cassonetto della spazzatura mentre venivo qui.»
Lei si batte una mano sulla faccia. Sa degli imprevisti decisi dallo staff, anche se a lei non viene detto di cosa si tratta in anticipo, ma non si aspettava una cazzata simile. «No, due no, dai,» si lamenta.
James – quello o vero, o il primo – sospira. «Mi ero detto che era stato un brutto sogno.» Si gira e si mette in posizione. «Beh, non è una cosa che si vede tutti i giorni. Io stesso ammetto che due me sarebbero troppi. Ehi, bel faccino, ce ne può stare solo uno! Senti un po', pel di carota, lo posso ammazzare?» Si porta una benda sugli occhi.
«Sono io quello originale,» ciancia il secondo James.
Altair si preme le dita sul dorso del naso. Le stanno facendo venire il mal di testa. Si rivolge all'originale, o al primo... insomma, a quello bendato. «Non so nemmeno chi è quello vero, ma non mi interessa.» I fulmini le guizzano liberi sul corpo. «Fai come vuoi, ma mi unisco alla rissa.»
James – quello vero – annusa l'aria e si lecca i denti seghettati. «Come vuoi,» le concede, e si lancia sul clone. Lo atterra e inizia a prenderlo a pugni sul viso e sul petto. L'altro però se lo toglie di dosso e si rialza.
Altair interviene e gli sferra un calcio elettrico sullo stomaco. Lo scaglia fuori dalla porta, rimasta aperta. Ma, un attimo? Ha colpito l'impostore o quello vero? Nella furia non ci pensa più di tanto, e rifila un calcio anche in faccia all'altro James.
Lui poi la afferra per le spalle e la sbatte a terra. Si asciuga il sangue dal naso, poi annusa ancora l'aria. È un segugio. «Senti, Altair, io non voglio farti del male, ma o sei con me o contro di me. E poi quel tizio neanche combatte con la benda sugli occhi! Ora lascialo a me, è un mio problema.» Si avvia verso la porta.
«Farmi del male?» Altair si rialza con un balzo e schiocca la lingua. È fortunato se non lo fa volare fuori orbita dopo una sbruffonata del genere. «Con chi credi di avere a che fare?» Fa una pausa. «E poi non è colpa mia se siete uguali.» Gli va dietro, con lo staff che la segue con le telecamere. «Ma poi perché la benda? Che senso ha togliersi la vista per combattere?»
«In realtà io la tengo sempre per combattere. Dato che non ci vedo bene, tengo la benda sugli occhi per sfruttare meglio olfatto e udito.» Annusa ancora. «Lo sento, quel merdoso impostore. Vieni qui! Ti spacci per me e ti fai battere tanto facilmente? COME OSI?!»
Fuori c'è solo un grosso cassonetto della spazzatura, da cui proviene un odore che Altair preferirebbe non dover sopportare.
«Combatti annusando? Com'è che ho a che fare solo con cani qui dentro?» Alza le mani come in segno di resa. Sempre meglio del dover fare da balia al gatto di Elettra. A proposito, le viene in mente il suo visore e le viene quasi da ridere a pensare alla benda di James. «Conosco qualcuno che potrebbe creare qualcosa di più utile di quella,» aggiunge.
La replica di James copre le sue ultime parole uscendo dal cassonetto e lanciando un baratolo di vetro vuoto e sporco sulla faccia dell'originale, con un grido.
Quello vero ringhia e si strofina la faccia. «Non sono un cane. Sono un LEONE!» Detto questo, ferma la sua copia contro il bidone e gli sbatte il coperchio sulla testa. «Fortuna che non posso vederti!»
Altair agita una mano, come per scacciare una mosca. Ci sta mettendo davvero troppo per far fuori una scartina come quella. Non ne vale nemmeno la pena di intervenire. «Sì, sì, un leone, va bene. Come preferisci, Riccioli d'Oro. Ma non ci vedi dalla nascita o è colpa di qualche rissa andata male?»
La pelle della faccia della replica intanto si è raschiata, e ha scoperto dei fili elettrici e un corpo di metallo. Altair reprime a stento una risata. «A quanto pare lo sfigato è un robot. Se ti togli dai piedi lo faccio saltare in aria in un secondo.»
«Ci vedo sfocato da sempre, più cresco più la vista degrada.» Poi si ferma, confuso. Si accorge del suono dei cavi elettrici che esplodono. «Ma... che cosa? Cos'è questa roba? Cos'ha alla faccia??»
«Anch'io conosco una ragazza che ci vede poco. Anzi, lei è praticamente cieca. Una bella rottura di palle.» Anche se lei ha una tecnica migliore per combattere del bendarsi, ma questo non lo dice. Non ha nessuna intenzione di vantarla. Si avvicina a lui e gli dà una pacca sulla spalla. «Non sai cos'è un robot? Diciamo che è un pezzo di latta costruito dagli umani perché volevano giocare a fare le divinità. Se vuoi finirlo sbrigati, altrimenti lo faccio io.»
«No no, faccio io.» James sbatte ancora il coperchio sulla testa del robot, fino a che quello smette di muoversi. «Ecco... fatto! Un pezzo di latta? E si è fatto battere così facilmente? Chi lo ha costruito tanto male? Voglio conoscere l'inventore, voglio fare una chiacchierata con lui.» Batte il pugno sul palmo dell'altra mano. «Se mi avesse conosciuto meglio magari...»
Lei scrolla le spalle. «Credo sia uno di questi rincoglioniti dello staff.» I rincoglioniti in questione arretrano con dei colpi di tosse. «Comunque, qui comincia a puzzare di immondizia e bruciato. Io torno dentro, tu se vuoi uccidili pure.» Sparisce oltre la porta.
«No... Non uccido i rincoglioniti, dopotutto non mi volevano davvero morto... mi auguro.» James ringhia passando loro accanto mentre segue Altair.
«No, volevano solo fare un po' di spettacolo.» Loro e le loro idee del cazzo. Altair si lascia la divisa da motociclista e torna accanto alla scrivania. Quanto manca ancora alla fine?, si chiede. «Quindi, Riccioli d'oro, che ne pensa il mondo di un ex gladiatore finto morto?»
James si siede davanti a lei. «In realtà il mondo crede che io sia morto davvero, ed è un bene, anche perché altrimenti mi darebbero la caccia. Ecco perché ti ho chiesto cosa ne pensate voi di chi non ha poteri magici.» Posa le mani sulla scrivania e si sporge con fare minaccioso. «Dalla tua risposta valuterò se continuare questo discorso o cambiare argomento.»
Lei sbuffa. Ma sì, può anche dirglielo, almeno passano il tempo aspettando la fine dell'episodio. «Chi non ha poteri da noi è la maggioranza, e noi non siamo visti di buon occhio. Dobbiamo nasconderci o ci spediscono nel nulla. Ti basta, come risposta?»
«Oh... Allora va bene,» dice lui. «Beh, ecco, da noi è tutto il contrario. Ecco perché devo rimanere nascosto. Io non ho poteri, vengo definito "bestia" e sono considerato un appestato, un demone in forma umana.»
Altair ci pensa un po' su, poi si siede e giocherella con il casco. «Alla fine, non è tanto una questione di poteri, ma di maggioranza.» L'ha già sentita da qualcuno questa frase, ma non ricorda chi. Forse Elettra o forse Eve. «Conosci altri come te, o sei completamente solo?»
«In tutto siamo cinque "bestia". Ho conosciuto gli altri durante una serie di eventi particolari. Io ovviamente rimango il migliore anche senza poteri, ma ammetto che anche loro se la cavano, un po'.»
«Certo, certo.» Altair si concede una risatina. «E andate d'accordo fra di voi?» Aveva odiato questa domanda quando l'avevano rivolta a lei, chissà che effetto farà a James.
Lui fa una leggera smorfia e la guarda. «Beh, diciamo... Yan è apposto. Skye è fuori di testa, ma a parte questo è forte. Nathan è un po' noioso, ma certe volte simpatico. E Xerxes... beh, non sopporto molto la sua faccia, ma è un buon leader.» Stringe i pugni.
«Ah, Xerxes è il vostro leader quindi? Non poteva essere un nome di merda casuale.» Altair accarezza la superficie della scrivania e accavalla le gambe. «E tu e la vostra gang cosa fate, fingete di essere morti e basta?»
«Cerchiamo il nostro posto,» sbuffa James, «un luogo da poter definire casa e dove possiamo essere liberi, là dove nessun mago possa romperci i coglioni. Perché, tu cosa fai?» La sfida con lo sguardo. «Sei da sola o hai qualche altro ibrido con te?»
Rotea gli occhi a ripensare al suo gruppetto. «No, ho questi due ibridi con cui collaboro. Diciamo che sono due palle al piede, ma abbiamo un obiettivo in comune. Poi ci sono Eve e Keira, sono umane, ma sono apposto, anche se completamente pazze.»
James sbuffa una risata. «A volte la pazzia torna utile.»
«Concordo.» Altair guarda lo schermo con le istruzioni che non segue mai. Il tempo è quasi finito, per fortuna. Ancora pochi minuti. Riprende il casco. «Hai avuto qualche relazione con qualcuno del gruppo?»
James scuote la mano. «No. L'unica ragazza presente è Skye. A parte il fatto che piace a Nathan e non gli farei mai uno spregio simile. E poi Skye è come una sorella: la adoro e non la sopporto.»
«Quindi sei etero convinto.» Si era aspettata che nascondesse qualche tipo di rapporto con questo Xerxes – che a proposito, è davvero un nome di merda – ma forse passava solo troppo tempo con le sue amiche umane, che amano formare coppie assurde. Come Eve. «Capisco la sensazione, sì,» ammette poi, pensando alla biondina rompipalle.
James si gratta l'orecchio. «In che senso?»
«La sorella che adori e non sopporti.»
«Oh, anche tu hai un'amica così?»
Altair sbuffa. «Sì, una di quelle pazze di cui ti parlavo.»
«Ottimo, buon per te. In realtà io una sorella l'avevo di sangue.» James distoglie lo sguardo, e lei deglutisce. «Ma è morta di malattia.»
Sono rari, i momenti in cui Altair rimane perfettamente immobile. Eppure questo è uno di quelli. «Preferisco non entrare nell'argomento,» dice. Per lui o per lei? Che importanza ha?
Il jingle che annuncia la fine del programma risuona proprio adesso, e la salva dalla piega presa dall'argomento. Si alza e batte la mano sulla scrivania, con un nuovo sorriso strafottente. «Riccioli d'oro, la trasmissione finisce qui. Torna pure dai tuoi amichetti e dai un pugno a Xerxes per conto mio. Con un nome così di merda se lo merita.» E poi è un leader, pensa, se lo merita a prescindere.
James si alza e si stiracchia. «Beh, grazie, pel di carota. Sì, lo picchio volentieri, quello sempre, e considerando che ha i capelli del tuo stesso colore... beh, sarà molto più soddisfacente.» Sogghigna e alza la mano. «Ci si vede!»
Altair indossa il casco mentre si alza. «A saperlo mi dà ancora di più sui nervi.»
Il programma si chiude e inizia la sigla.
Ed eccoci qui, alla fine della seconda intervista (diventata doppia a un certo punto), ancora una volta gestita dalla nostra sfolgorante Altair. Cosa ne avete pensato di James? E' un tipetto interessante, di sicuro. Se volete scoprire di più su di lui, fate un giro sul profilo di isabel-giacomelli e leggete "I Flagelli: Libertà".
Nella prossima intervista - che tocca sempre ad Altair, anche se ho paura di dirglielo xD - avremo ben due ospiti! Restate sintonizzati, sono sicura che ne vedremo delle belle!
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