⚡Eliàn e Ares, da Xàoç
Dalla direzione si dà il via alle riprese.
La donna dai capelli rossi che dovrebbe intervistare è seduta su una delle poltroncine degli ospiti e ha lasciato vuota la sua scrivania. L'ultima volta che è stata qui, ha distrutto l'attrezzatura e fatto un danno di svariate migliaia di dollari, perciò adesso o fa attenzione o le dimezzano la paga.
Lo staff le fa cenno di dire qualcosa. Altair scrolla le spalle. «Sì, sì, ho capito.» Fa un gesto scocciato con la mano. «Fate entrare gli sfigati di oggi!»
I due fanno il loro ingresso. Eliàn ha un braccio attorno alle spalle del fratello, Ares, e gli dà brevi colpi amichevoli sulla spalla. Procede sicuro di sè, gli piace stare al centro dell'attenzione.
Ares, invece, lo detesta, ma essendo l'Erede al trono ha imparato a mascherarlo abbastanza bene per chi non ha un occhio attento.
Sembrano quasi gemelli: entrambi con i capelli biondi e ricci, anche se quelli di Ares sono di un tono più scuri, gli occhi castani e i tratti del viso netti con la mascella squadrata. Una grossa cicatrice obliqua sulla guancia destra però caratterizza il viso di Eliàn.
«Forse sfigata ci sarai tu. Ricorda che stai parlando con i principi di Megalos,» dice Eliàn.
Ares gli rivolge un'occhiataccia. «Eliàn!» Rivolge un sorriso di scuse all'intervistatrice. «Non ci faccia caso, tende a dire tutto quello che gli passa per la testa.»
Altair però non bada alle sue scuse. Si alza in piedi e fa un sorrisetto strafottente. «Principi? Ma da dove uscite, dalla fiaba di Biancaneve?» Punta un dito contro il fratello con la cicatrice. «Senti un po', fighetta, al massimo siete i principi degli sfigati.»
Eliàn stringe i pugni per un attimo, poi li rilassa con un ghigno. Subito dopo, estrae la spada dal fodero. «Nella fiaba di Biancaneve c'era una spada sanguinaria come questa? Vuoi vedertela con arco?»
Altair fa guizzare un paio di fulmini lungo i pugni sollevati. «Ehi, fighetta, guarda che quella è una spada, non un arco!»
Ares si frappone fra i due. «Ehi! Ehi, voi due! Smettetela! Eliàn che stai facendo? Siamo qui per un'intervista non per un duello a morte!»
Dallo staff si notano dei cenni esagerati: un tizio di cui Altair non ricorda il nome si sta sbracciando per attirare la sua attenzione. Le fa cenno di guardare lo schermo con le istruzioni. Lei sbuffa e va dietro la scrivania. «Va bene, Fighetta e Sfigato, facciamo quest'intervista. Se inizio il programma con una rissa mi tolgono la paga, perciò dobbiamo aspettare un po'...» Ha fatto già troppi danni l'ultima volta, le hanno detto.
Bella rottura di palle.
Anche Eliàn sbuffa, ma rinfodera la spada. «Ti aspetto all'uscita.» Stringe gli occhi in due fessure.
«Non vedo l'ora,» gli risponde Altair.
Ares invece tira un sospiro di sollievo. «Grazie al cielo.» Trascina suo fratello su una delle poltrone ed entrambi prendono posto.
«Per la cronaca, "arco" è il nome della spada.» Eliàn digrigna i denti. Il fratello gli dà una gomitata nelle coste, e lui risponde sussurrando: «Okay, la smetto.»
Lei appoggia entrambe le mani alla scrivania e si sporge verso di loro. «Hai chiamato la tua spada arco?» Fa spallucce. «La devo smettere di cercare un senso nelle stronzate della gente,» borbotta. «Allora, da che razza di posto venite? Vivete in un castello lussuoso, immagino...»
Eliàn la guarda male, ma non risponde alla provocazione: l'ha promesso al fratello.
Con un ampio sorriso, Ares gli scompiglia i ricci. «L'ha chiamata arco perché gliel'ho regalata io e la mia arma preferita è l'arco.»
Eliàn lancia un'occhiataccia prima a lui e poi ad Altair.
Il fratello fa una smorfia. «Veniamo da Megalos, nostro padre ne è il Re. Si, è lussuoso, ma abitarci non è questo granché.» Sospira tristemente. «Se la gente avesse un po' di umanità in corpo forse sarebbe un luogo migliore.»
«La gente ha già un po' di umanità in corpo,» ribatte Eliàn, «sei tu che vorresti cambiare le leggi del mondo senza alcun motivo. Sei un principe, prenditi i tuoi privilegi e basta, ti farai uccidere con questa storia, te lo dico da quando sono nato.»
«Quando sarò Re...» inizia Ares, ma l'altro lo interrompe.
«Morirai il giorno dopo l'incoronazione per mano di uno dei nobili del Quenterrach, tu e i tuoi beceri principi!»
Ares sospira, senza rispondergli.
Altair ascolta con un sopracciglio sollevato. Prende una penna dalla scrivania, solo per rigirarsela fra le dita. «Il mondo è una totale merda,» concorda. «Ha ragione tuo fratello però, dovresti adagiarti e goderti la vita, tu che puoi.» Rimette a posto la penna. «Avete la magia o qualche potere o qualcosa di simile?»
Eliàn si decide finalmente a risponderle Altair con una smorfia di disappunto. «Noi no. Gli aima avevano la magia, ma nostro padre li ha uccisi tutti radendo al suolo il Reginato degli aima. Ha fatto bene.» Si sfiora distrattamente la cicatrice.
«Ha fatto bene.» Ares riprende le parole del fratello con tono evidentemente contrariato, poi sbuffa.
A questo punto, Altair stringe i pugni e aggrotta la fronte. Sempre la solita storia. «Li ha uccisi tutti, eh?» Lo sa, che gli umani sono degli stronzi in qualsiasi dimensione parallela, non ne è nemmeno stupita. Questo però non significa che la cosa non la faccia incazzare. «C'è anche un motivo, o l'ha fatto tanto perché poteva?» Alcune scintille le si accendono sulle braccia.
«Aveva paura di loro e delle loro magia,» dice Ares, «ha paura di qualsiasi cosa sia diversa da lui. Gli aima non sono gli unici ad aver subito i suoi soprusi.»
Eliàn si alza in piedi adirato. «Parli di nostro padre come se fosse un mostro!»
Ares gli scocca un'occhiata. «Beh, lo è.»
«Questa è una menzogna! Nostro padre ha ucciso gli aima perché erano pericolosi con tutti quei terremoti che potevano causare a piacimento e chissà cos'altro!»
«Gli aima erano un popolo pacifico! Li ho studiati sui libri per tutta la vita e non ci avrebbero mai, e dico mai, fatto del male!» Ares si rivolge ad Altair. «Almeno tu sei d'accordo con me?»
«Se sono d'accordo?» Altair batte un palmo sulla scrivania, così forte che la roba sopra sobbaza e una penna cade a terra. Si rivolge all'altro fratello. «Quindi, secondo te, è giusto ammazzare un popolo intero perché potrebbe farvi del male? Ora ti dico una cosa, fighetta.» Si avvicina a Eliàn e lo guarda dall'alto in basso. «Tuo padre è uno schifoso cagasotto, e mi piacerebbe da impazzire farlo friggere.» Chiude il pugno davanti a sé, con i fulmini che guizzano fra le dita.
Lui è confuso. «Erano pericolosi...» borbotta. «Ma...» Fissa i fulmini fra le dita di lei. Finora non ci aveva fatto caso. «Tu sei un'aima?»
Altair fa un sorriso sprezzante. «No, sono un'ibrida. Nata umana, ma la Tempesta mi ha cambiata e dato questo potere.» Riabbassa la mano e fa schioccare la lingua. «Diciamo che nemmeno noi ce la passiamo tanto bene perché voi umani ve la fate sotto per tutto.»
«Noi non ce la facciamo sotto!» Eliàn le lancia un'occhiata rabbiosa. «Abbiamo fatto guerra a un popolo più potente del nostro pur di salvaguardare i nostri sudditi. Mio padre ha agito per il bene di Megalos! Credi che se la sia fatta sotto attaccando un popolo dotato di magia quando dalla sua parte aveva solo spade e pistole!?» Stringe il pugno attorno alla sua spada.
Ares tira il fratello per un braccio e lo fa sedere di nuovo sulla poltrona «Basta, Eliàn.» Quindi si rivolge ad Altair. «La tua è una causa persa. È stato educato così, conosce il mondo solo in questo modo e non può vederla diversamente. Non è questione di VOLERLO, non PUÒ proprio.» Sospira amareggiato.
Eliàn stringe ancora i pugni. «Non parlare di me come se fossi un bambino, io POSSO fare e dire quello che voglio!»
Altair lascia perdere e torna a sedersi alla scrivania. «Forse è proprio colpa dei soggetti che non riescono a vedere oltre il proprio naso che il mondo va a puttane.» Intreccia le dita dietro la testa e accomoda i piedi sulla scrivania. Meglio lasciar perdere l'argomento o quello lo ammazza sul set. Cambiamo argomento, pensa. «Siete agli opposti, voi due, però andate fin troppo d'accordo. È sempre stato così?»
Ares sospira di sollievo dopo aver scampato la seconda rissa della giornata. L'intervista si prospetta davvero più luuuunga di quanto avesse pensato. Soprattutto se quei due continuano a dare in escandescenze a ogni domanda. «È sempre stato così. In realtà siamo molto più simili di quanto si possa pensare. Eliàn mi ha sempre seguito ovunque e ha sempre cercato di imitarmi, ma quello che ha davvero fatto la differenza, secondo il mio personale parere, è stata la nostra educazione, quella cicatrice...» Indica la guancia destra di Eliàn.
Il fratello scatta di nuovo in piedi. «Non parlare della mia cicatrice!» Stringe i denti.
L'altro lo guarda solo per un attimo. «Va bene,» gli concede, poi si volta verso Altair. «Io ho sempre potuto studiare liberamente e ho fatto un po' quel che volevo. Ho potuto ampliare la mia conoscenza in biblioteca, che è un po' la mia seconda casa, ma la stessa possibilità non è stata data a Eliàn. È il figlio preferito di nostro padre, Re Ishaan, e lui voleva che gli somigliasse il più possibile, presumo.»
«Quindi è una testa di cazzo per colpa di vostro padre. Tipico.» Altair rimette giù i piedi e fa tamburellare le dita sulla scrivania. «Vi siete mai presi a pugni per una ragazza?» Fa una pausa. «O per un ragazzo.»
«Io non sono una testa di...» esclama Eliàn.
«Per il cielo, Eliàn, basta!» lo interrompe l'altro, urlando per la prima volta.
I due si guardano per un attimo, poi scoppiano a ridere perché Ares non urla mai. Dimenticano subito di aver quasi litigato.
Eliàn si siede per l'ennesima volta. Adesso è molto più tranquillo. «Una ragazza o un ragazzo?» ride. «E chi ne ha mai avuto uno? Ci verrà data in sposa qualcuna prima o poi, penso. Sciocco litigare per una cosa del genere, vero Ares?» Continua a ridere, dando pacche sulle spalle del fratello, che abbassa gli occhi estremamente a disagio e arrossisce.
Ares non risponde. Vorrebbe sprofondare nella poltrona.
Altair fa una smorfia. «Non ci credo, non avete nemmeno, che ne so, delle concubine? Aspettate che vi appioppino una donna a caso e basta? Che palle di vita.» Piuttosto lei si impiccherebbe.
Eliàn però la guarda scettico e un po' confuso. «E a che servirebbe? Che domanda stupida.»
A che servirebbe una concubina? Vuole un disegnigno?, pensa Altair, ma non fa in tempo a dirlo perché Ares si alza in piedi.
«Non ... non è una domanda stupida,» dice, e poi risiede, se possibile diventa ancora più rosso. Dondola un piede a disagio.
Il fratello è ancora più confuso. «Vuoi dirmi che hai avuto una concubina?»
Il viso di Ares diventa viola. «No! Io...» Tossisce a disagio e non continua la frase. Si gira verso Altair. «Possiamo cambiare domanda?»
Lei sbotta a ridere. «Va bene, verginelli, passiamo avanti.» Si rialza e passeggia in giro. «C'è qualcuno che prendereste volentieri a calci nel culo?»
A questo punto, Eliàn si alza in piedi di scatto, gioioso. «Deanne! Quell'arpia di mia sorella, se lo meriterebbe proprio. Già mi immagino la sua faccia.» Ha lo sguardo sognante.
«Eliàn, ti pare il caso di dire queste cose in un programma televisivo?» lo riprende Ares, però ride.
«Avete anche una sorella?» Altair torna alla scrivania e legge delle indicazioni sullo schermo. Cazzate inutili, decide di ignorarle. «E tu, pacifista?» dice ad Ares. «Ci vai d'accordo, o è proprio una stronza?»
«Ne abbiamo due in realtà,» risponde Ares. «Deanne ha undici anni, Clarol quattro. Il mio rapporto con loro è...»
«Lui va d'accordo con tutti, è una tale noia.» Eliàn alza gli occhi al cielo.
Ares fa finta che l'altro non l'abbia mai interrotto, «... buono, voglio molto bene a entrambe. Però si, Deanne è un po' una stronza viziata.» Cerca gli occhi di Altair e abbassa la voce. «Non dirle che te l'ho detto.»
Lei alza le mani. «Non glielo dirò.» Più che altro, dubita che si ricorderà della conversazione a lungo.
Manco a farlo apposta, però, dalla porta entra una ragazzina dagli abiti sontuosi.
«E adesso questa chi sarebbe?» Le indicazioni sullo schermo suggeriscono ad Altair che la nuova arrivata è proprio Deanne... o qualcuno che si spaccia per lei. «No, dai, un'altra di queste puttanate no. Cos'è, un altro robot?» sbotta.Inizio modulo
«Qualcuno ha fatto il mio nome?» dice Deanne. «Oh per il cielo, sono in televisione! Come sono i capelli?» Si sistema i boccoli biondi già perfetti. Si siede sulla poltrona e appoggia la schiena. Guarda i suoi fratelli. «Allora? Mi avete nominata?»
Eliàn è sospettoso: sua sorella non appoggia mai la schiena, perché una brava principessa deve stare sempre dritta.
Ares comincia a sudare freddo. «Dicevamo che abbiamo una splendida sorella come te, non è vero Altair?»
Lei non sa se ridere o disperarsi, ora dopotutto ha tre soggetti in sala da sopportare. «Sì, certo.» Fa un cenno per indicare Eliàn e Ares. «Stavano giusto dicendo che ti adorano così tanto che un bello e affettuoso calcio nel culo non te lo toglierebbe nessuno.» Si ricorda della promessa che ha fatto ad Ares. «Ops, mi sa che non lo dovevo dire. Va bè, ormai è fatta.» Scrolla le spalle.
Lui la guarda sconvolto, ma è Eliàn a parlare: «Lo sapevo che questa donna è antipatica proprio come sembra.»
Deanne non si scompone, come sempre. Il disprezzo che prova per i fratelli si rispecchia nei suoi occhi. «Spero che la vostra vita possa appassire nell'esatto modo in cui l'ha fatto quell'organo morto che vi ritrovate al posto del cervello.»
Eliàn socchiude gli occhi, pronto a svelare l'inganno. «Avanti, non te la prendere troppo, lo sai anche tu che l'unica che ti sopporta è Cora.»
«Questo perché i cani sono meglio degli uomini.»
Ares la fissa basito, poi, con la stessa espressione guarda prima Altair poi Eliàn, poi di nuovo Deanne. «I cani!? Cora è la tua migliore amica!»
Eliàn scoppia a ridere. «Lo sapevo che era tutto un trucco! Però brava, hai recitato bene la parte del cervello, è proprio una delle cose che direbbe nostra sorella, anche se lei l'avrebbe resa più poetica.»
Il fratello intanto si sporge verso Altair. «Che razza di scherzo è questo? Mi è preso un infarto, a casa Deanne mi avrebbe ucciso.»
«Ma che nome è Cora?» dice la finta Deanne. Ormai non finge più, tanto è stata scoperta. «Povera bambina, sembra un nome per cani!»
Altair sghignazza, rigirandosi una matita fra le dita. «Non chiederlo a me, è lo staff a decidere queste stronzate. E Cora è un nome di merda pure per un cane, figurati.» Sullo schermo nota che il tempo è quasi scaduto. Ancora poco e può andare fuori a riempire Eliàn di pugni. «Ultima domanda per voi fratelli verginelli: avete un buon rapporto con la vostra autrice?»
Ares rimane visibilmente spiazzato dalla domanda. «Beh, so che mi vuole bene e anch'io gliene voglio ma... dei genitori un po' meno crudeli che non hanno sterminato il popolo magico? Un padre che ama il suo Erede al trono anziché disprezzarlo e preferirgli il fratello? Una maggiore abilità nei combattimenti? Era chiedere tanto?»
Eliàn ha un sorriso enorme stampato in faccia. «Stai scherzando!? È fantastica! Cioè sono il figlio preferito del Re che ha più privilegi di quanti dovrebbe averne, scappo all'avventura ogni notte e sono idolatrato da tutti i sudditi, cosa chiedere di più? Chiara non mi fare brutti scherzi in futuro, la mia vita mi piace esattamente com'è.» Rivolge lo sguardo verso l'alto.
«Io ... io non lo so, non sono neanche Deanne!»
Altair fa un sospiro e poi fa un gesto come per scacciare una mosca verso la finta Deanne. «Ma che cazzo fai ancora qui, tu?» Torna a concentrarsi su Eliàn. «Fossi in te non mi fiderei, le autrici sono creature diaboliche. Quasi quanto i gatti.»
Il solito jingle di tre note segna la fine del programma.
Altair si passa una mano fra i capelli. «Bene, Fighetta, il programma è finito. Se vuoi possiamo continuare la nostra lite fuori di qui. Tuo fratello può fare il giudice.»
Eliàn fa un ghigno. «Con piacere!» Estrae la spada dal fodero e la segue fuori.
Il povero Ares li segue in preda al panico. «Ragazzi! Ragazzi! Non farete mica sul serio!?»
Due interviste in soli due giorni, mi sono superata xD
Comunque, è tornata la nostra amica Altair e ovviamente non poteva che finire con tremila litigi. Se il tranquillo Ares e l'irascibile Eliàn hanno suscitato il vostro interesse, andate a spulciare la storia Xàoç, di chiara_rizzo.
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