⚡ Andrew e Liam, da Voglio solo te
Nello studio, sotto le luci dei riflettori, per una volta Altair è già presente quando le telecamere cominciano a riprendere. È in piedi sulla scrivania, a calciare i fogli che ci sono sopra e a farli volare ovunque. Si è rotta di stare sempre lì dentro a fare domande di cui non le frega nulla a persone che nemmeno conosce e, se proprio deve, almeno si vuole sfogare un po'. Così poi quelli dello staff saranno costretti a ripulire o, chissà, toccherà a una delle sue "colleghe" intervistatrici.
Nel frattempo, Liam e Andrew sono dietro le quinte, in attesa del loro momento. Liam trema di paura, non gli piace stare al centro dell'attenzione. È lì solo perché gliel'ha chiesto Andrew, dopotutto.
Andrew gli rivolge delle parole dolci per tranquillizzarlo, ma Billy, la sua fastidiosa voce interiore, tormenta Liam senza sosta: lo convince delle cose peggiori che potrebbe fare una volta entrato, di quante possibilità ci siano che sarà umiliato.
Altair intanto continua a calciare fogli, quando qualcuno dallo staff si schiarisce la gola, attirando la sua attenzione. Lei allora si accuccia, punta lo sguardo sulle due poltrone vuote. Non ha nessuna intenzione di scendere dalla scrivania. «Sì, sì, come vi pare, benvenuti nel solito programma di merda. Allora, a chi tocca oggi?»
In quel momento, un uomo fa cenno ai due ospiti di entrare. Andrew prende Liam per mano e lo conduce all'interno.
Altair li accoglie con un sopracciglio sollevato. Hanno un'aria giovane, sebbene non sappia dire quanto giovane. «Che bello, una coppia di marmocchi,» commenta sarcastica. E lei che ci stava sperando, in una bella rissa. Invece si rialza in piedi, senza scendere dalla scrivania, e spalanca le braccia. «Allora, marmocchi, ce l'avete un nome?»
Andrew aggrotta le sopracciglia, ma la stretta di Liam lo convince a non reagire. «Io sono Andrew Parker.» Guarda il compagno, alla ricerca di un indizio: sarà in grado di rispondere? Ma Liam è pallido e rigido, e scuote la testa, così lui sospira. «E lui e Liam. È di poche parole.»
«Sei tu che mi hai costretto a venire,» gli risponde l'altro fra i denti.
Andrew decide di ignorare questa frase e guarda Altair, in attesa di una sua reazione.
Lei scende giù con un salto. Si riaggiusta la giacca di pelle. «Nessuno vuole mai venirci, in questo programma di merda,» gli concede. E in effetti, di sicuro se potesse scegliere non sarebbe lì nemmeno lei. A farsi un bel giro in moto, o nel mezzo di qualche bella scazzottata: ecco dove le piacerebbe essere.
Scaccia il pensiero e alza il dito a indicare Liam e il suo colorito pallido. «Lo so che sono figa, ma cerca di non svenire.»
Andrew si para davanti al compagno. «Lascialo stare, okay? Ha già i suoi problemi senza che ti ci metta anche tu.»
Altair non si scompone affatto, fa solo un sorrisetto divertito. Batte un paio di colpetti sulle cosce, come a togliersi della polvere di dosso, e si appoggia contro la scrivania con la schiena. «Quindi?» chiede, ignorandolo. «Siete una coppia o fate finta di no?»
Andrew prende un respiro profondo prima di risponderle. «Sì, stiamo insieme. Ci è voluto un po' per ammettere di essere... be', gay... anche se tutt'ora non so se sono gay, o bisessuale... ma comunque, siamo una coppia.»
«Gay, bisessuale, che cazzo ti frega? Vivi come viene e basta.» Altair fa un gesto con la mano, come per scacciare la questione.
Andrew continua: «Nonostante all'inizio non ne volessi sapere, ero uno dei bulli che tormentava Liam. Ho fatto degli errori...» Si gratta la testa imbarazzato. «Ero uno stronzo, avevo troppa paura del giudizio altrui per dire la verità... che mi piaceva Liam... Insomma, a vederci tutti direbbero che quello coraggioso della coppia sia io...» Gli costa molto ammetterlo, ma continua a parlare. «La verità, però, è che Liam è stato molto più coraggioso di me... Nonostante i bulli, nonostante Billy...»
Si blocca di colpo. Ha detto qualcosa che avrebbe dovuto tralasciare. Altair alza il sopracciglio e inclina un poco la testa. Lui si schiarisce la voce. «Nonostante tutto, non ha mai esitato ad ammettere chi è davvero,» termina.
Altair tasta il pavimento con la punta del piede. «Prima eri uno stronzo, eh? Sicuro di essere guarito?» lo prende in giro. Si infila una mano fra i capelli e li squadra entrambi. «Come vi siete avvicinati, quindi? Fra una presa per il culo e l'altra avete cominciato a pomiciare?»
Liam guarda Andrew, come a chiedergli quanto manca alla fine. Andrew lo abbraccia, per rassicurarlo. Poi risponde alla domanda. «Diciamo che ho iniziato a preoccuparmi per lui... L'ho difeso da un gruppo di bulli che l'hanno picchiato, e da lì... be', siamo diventati amici. E poi Liam mi ha confessato ciò che provava per me. Dopo aver fatto lo stronzo anche in quell'occasione, ho capito di essermi preso a mia volta una cotta per lui... Ed eccoci qui.»
Lei solleva gli occhi al soffitto con un'espressione schifata. Troppo zucchero, per i suoi gusti. Meglio mettere un po' di pepe alla conversazione. «Chi è Billy?» chiede piuttosto.
Liam diventa rosso. Bingo, pensa Altair.
Andrew fa per rispondere, ma l'altro lo blocca. Liam prende un respiro, deglutisce. Si fissa le scarpe, ma raccoglie tutto il coraggio e comincia a parlare con voce flebile. «È una vocina dentro la mia testa... Mi insulta di solito. O mi rende la vita un inferno, terrorizzandomi. Mi... controllava, prima di Andrew... Insomma, sono sempre stato solo, la mia famiglia invece che aiutarmi... peggiora le cose.» Fa una pausa, corre con lo sguardo alle telecamere, lo riabbassa immediatamente. «Ora che non sono più solo va meglio, ma a volte prende ancora il sopravvento... Non è facile da gestire. Quando accade... io... perdo la concezione di me stesso e della realtà. Lei mi insulta, mi dice cosa fare, e io posso solo ascoltare e obbedire, soffrire a causa sua... Sto imparando solo ora a reagire. Non amo parlare di questa cosa...»
Andrew gli stringe di nuovo la mano e gli sorride. «Sei stato coraggioso,» gli sussurra all'orecchio. Gli scocca un bacio sulla guancia.
Altair si stacca dalla scrivania e si mette una mano sul fianco. Sbuffa un sorriso. «Hai dato un nome alla voce nella tua testa?» Di fuori di testa ne ha sentiti tanti, troppi, per stupirsene davvero. «Ma perché Billy, potevi chiamarla Stronza, Testa di cazzo, Figlia della merda...» Scrolla le spalle. «O darle il mio nome, sembriamo stronze uguali.»
Liam deglutisce per l'ennesima volta. Gli ci vuole un'altra buona dose di coraggio per risponderle. «Ero un bambino... È stata la prima cosa che mi è venuta in mente.»
«Vita da merda già da bambino,» dice lei. Purtroppo, ne sa qualcosa, anche se lei ha reagito in maniera opposta. Ma non le va di pensarci, perciò anziché continuare con quell'argomento, fa il giro della scrivania e si cala sulla sedia. «Parliamo di qualcosa di meno deprimente: che fate per divertirvi di solito?»
Andrew stringe la mano di Liam, che trema ancora. «Be', nulla di speciale solitamente... A Liam non piace uscire, specialmente perché rischia di incontrare persone... e tra le altre cose, Billy gli provoca anche ansia sociale. Ci piace giocare ai videogames, Liam mi straccia sempre.»
«Non uscite mai? Che rottura di palle,» commenta lei. Tamburella le dita sulla scrivania. «Va bene, palloso uno e palloso due. Qual è allora la stronzata più grande che avete mai fatto?» chiede, inclinando appena la testa di lato.
Andrew non esita nemmeno per un istante. «Ho insultato Liam, quando mi ha detto cosa provava. Gli ho detto insulti orribili e decisamente omofobi...»
Liam, al contrario, ci pensa su. «Probabilmente aver dato così tanto potere a Billy e alla mia famiglia, lasciando che mi maltrattassero, che i miei genitori e i miei fratelli mi picchiassero, senza mai reagire.»
Altair poggia il mento sul palmo, un po' delusa. Sperava in qualche cazzata divertente, ma non commenta. Piuttosto, prende una penna e inizia a cliccare il pulsante in cima a un ritmo incostante. «Va bene, prossima domanda. Cade un meteorite. Venite esposti alle radiazioni o a quello che cazzo è, ma non diventate mutanti con tre teste, e anzi vi ritrovate con il superpotere dei vostri sogni. Qual è?»
Andrew diventa pensieroso. «Mmm... bella domanda! Credo la super forza! Così batterei chiunque sul campo da basket.»
Lei ammicca. «Una risposta decente, finalmente. Giochi a basket?»
Lui ridacchia fiero e mostra i suoi muscoli. «Si vede, eh? Sono il capitano della squadra.»
Liam invece torna ad arrossire e risponde anche lui. «L'invisibilità... Così mi potrei nascondere dai bulli.»
Una risposta comprensibile, ma da pappamolla. Altair lo osserva e spalanca le braccia. «Ti conviene più una cosa tipo, che cazzo ne so, controllare il fuoco. Almeno li arrostisci, quegli stronzi.»
In un sorriso appena accennato, Liam non sembra scioccato. Un punto per lui. «Non sarebbe male, in effetti... Potrei cambiare la mia risposta in quello che dici tu...»
Altair lancia la penna sulla scrivania – quella rotola sul bordo e cade giù – e si rialza in piedi. Mostra il pugno chiuso e lascia che un paio di fulmini le guizzino fra le nocche. «Fidati,» dice, «prenderli a calci in culo è molto più divertente che nascondersi.» Poi ritira i fulmini e si massaggia il collo. «Va bene, ditemi un pregio che ammirate e un difetto che non sopportate l'uno dell'altro.»
Liam la guarda un po' ammirato. «Uhm...» dice poi, «Andrew è capace di socializzare con chiunque, una cosa che in un certo senso gli invidio... ma non lo sopporto quando si vanta, specialmente se è sul basket.»
L'altro si finge offeso. «Allora, Liam ha molto più coraggio di quanto voglia ammettere per affrontare le situazioni e il parere altrui. È una cosa che ammiro. Ma se c'è una cosa che odio di lui... è quando mi corregge! Su verbi, o espressioni del parlato.»
Dallo staff fanno un cenno ad Altair. Il tempo sta per scadere. Meglio così. Solo qualche minuto ancora e può tornare a farsi gli affari propri.
Alza comunque il medio in direzione dello staff, poi si rivolge agli ospiti. «Bene, coppia sfigata, ultima domanda, poi questa pagliacciata sarà finita. Che progetti avete per il futuro? Se ce li avete. Cosa sperate di diventare, cosa sperate di fare?»
Andrew e Liam si guardano, arrossiscono entrambi. A parlare è Liam. «Ehm... sì, noi ne abbiamo parlato un paio di volte... dopo il college, ci piacerebbe avere una famiglia... insomma, adottare un bambino.» Arrossisce ancora di più.
Altair alza il sopracciglio. «Vi volete proprio male, ad adottare un marmocchio.» Sbuffa un sorriso, poi batte le mani. «Be', direi che abbiamo finito. A meno che volete rimanere a discutere del nome del marmocchio, e nel caso, non contatemi, nel gruppo delle mammine pancine.»
Andrew ridacchia. «Mi stai più simpatica di quanto avrei immaginato, sai?» Si alza, prende di nuovo Liam per mano, che sorride esitante verso Altair.
«È perché sono troppo figa per starti antipatica,» dice lei con una mezza scrollata di spalle. Dà una pacca sulla spalla di Liam. «Divertitevi, a fare i papà.»
Ridono entrambi.
«Sai, potresti insegnarci come ci si diverte fuori,» propone ridacchiando Andrew.
«Quando vuoi, asso del basket. Vi faccio fare un giro in moto e vi insegno a fare a pugni.» Strizza l'occhio.
«Bene, allora.»
E con queste parole, Liam e Andrew se ne vanno, più sereni di quando sono arrivati.
Eccoci qui, dopo un secolo. Purtroppo ultimamente ho veramente poco tempo da dedicare a wattpad in generale, ma ce l'ho fatta a portare quest'intervista.
Che dire? Contro ogni aspettativa, Altair è andata d'accordo perfino con Liam. Se anche a voi sono piaciuti lui ed Andrew, correte sul profilo di dreams_in_letters e leggete la sua storia "Voglio solo te".
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