Fratelli
Aspettò che le nuvole rispedissero in esilio quello spudorato raggio di luna che aveva osato farsi spazio tra le nubi annerite della notte. Aprì la porta che era stata forzata dalla polizia e che ora non si chiudeva più e si fece spazio in casa. Le sue scarpe lasciarono orme di sangue sul parquet già intriso di cremisi mentre i suoi occhi chiari brillavano come quelli di una belva nel buio della casa. C'erano tracce rosse fino alla porta. Salì lentamente le scale ed entrò nella camera dei genitori. Il letto era sfatto e sporco, le urla ancora rinchiuse nei muri come l'umidità che ne aveva fatto muffa. Si prese un momento, poi cambiò stanza. Trascinò i piedi fino alla camera che gli era appartenuta, dove il sangue riluceva ancora come se fosse fresco e le piume del cuscino squarciato vi si attaccavano formando un pasticcio. Ingoiò a vuoto, desiderando di avere le palpebre per ricacciare indietro le penose lacrime che si affacciavano ignobili sull'orlo dell'occhio. Irrigidì la mascella e scese al piano di sotto, decidendo di uscire dall'abitazione. I suoi passi erano diretti alla foresta, ma un luccichio indistinto nel buio attrasse la sua attenzione. Il cimitero era lì vicino. Si fece spazio tra le tombe e gli parve di sentire le grida di chi prima di essere seppellito aveva sofferto, di chi aveva desiderato di morire i cui corpi erano ora tormentati dai vermi. Sorpassò senza troppi complimenti le tombe dei genitori che mai nella vita lo avevamo supportato, ma erano stati fieri, mai lo avevano neanche abbracciato, e si lasciò cadere in ginocchio davanti a un'altra lapide col nome di Liu Woods. La sua catena con la croce brillava inspiegabilmente anche senza la presenza di una luce esterna che potesse riflettervisi. Le lacrime si rifiutarono di dimostrare un grado di insensibilità inesistente e scivolarono lungo la pelle cadaverica mentre i singhiozzi diventavano l'unico rumore presente nella notte. Non un solo alito di vento disturbava la punizione di Jeff Woods, costretto a piangere davanti alla tomba del fratello da lui amato, da lui ucciso, col desiderio di tornare indietro e mettere freno alla follia che lo aveva portato ad uccidere l'unica persona che aveva amato. Ora la luna, crudele nel suo egocentrismo, si affacciò illuminando i caratteri del nome inciso nella pietra e facendo brillare ancora di più la catenina, che lo accecò senza che lui potesse chiudere gli occhi per mettere fine a quella tortura. Perché in fondo la meritava. Alzò il coltello e con un urlo cercò di imprimere nella pietra fredda e muta le sue scuse, di cercare un perdono che il mondo non gli avrebbe concesso e senza il quale sarebbe stato costretto a vivere e vagare sperando che tutto potesse essere diverso. In quel momento, l'abbraccio di un fratello sarebbe forse stato l'ideale, se lui non l'avesse ucciso.
A quel punto, nessun rumore poteva passare inosservato. Il fruscio delle foglie secche degli Olmi, calpestate da passi incauti, lo fecero saltare in piedi e puntare il coltello contro una gola che credeva di aver già martoriato. Sgranò gli occhi davanti al corpo che tanto aveva compianto e che ora lo guardava con rimprovero.
<<Smetti di piangere.>> disse. <<Lo sai cosa direbbe papà se ti vedesse? Che sei un pappamolle senza spina dorsale, una femminuccia in grado solo di piagnucolare.>>
Jeff boccheggiò, incapace di far uscire una sola parola.
Liu gli tolse il coltello dalla mano.
Se egli l'avesse puntato contro il suo petto, Jeff non avrebbe fatto altro che aspettare, sperando che quello stesso pugnale si decidesse a mettere fine ai suoi errori. E il fatto che fosse il fratello a farlo, a punirlo di un male che egli stesso aveva commesso, lo avrebbe accettato di buon grado. Ma Liu non era così. Tirò a sé il minore e lo abbracciò, lasciando che continuasse a piangere e disperdere le sue lacrime sulla sua sciarpa bianca e nera. Lo accarezzò, gli mormorò che andava tutto bene, che era tutto finito. Gli cantò una melodia come faceva quando da piccolo Jeff non si decideva a chiudere il becco e lasciarlo dormire. Lo lasciò piangere come un bambino e mai lo giudicò se non con una nota scherzosa, tentando di imitare il padre e finendo poi in una grossa risata.
A nulla servirono le scuse farfugliate di Jeff, perché Liu lo aveva già perdonato. Non lo lasciò cadere. Fu per lui tutto quello che un fratello deve essere. E da allora non furono che quello. Fratelli.
^ANGOLO AUTRICE^
Salveeee come vedete sono di nuovo attiva! Informatevi su questo fandom, perché stanno per arrivare molte altre storie!
Alla prossima.
Mezzosangue_Mudblood❤️
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