Prologo
XIV secolo.
Pioveva a dirotto a Casale Monferrato.
La notte avvolgeva tutto nelle tenebre.
Non si udiva alcun rumore, a parte lo scrosciare della pioggia.
A quell'ora tutti si erano, ormai, ritirati nelle stanze da letto.
Tuttavia, da una casa proveniva un bagliore.
Si trattava della casa di Ambrogio Moriale, noto predone pronto a compiere qualsiasi impresa per denaro o bottino.
L'uomo teneva in mano una lettera.
Se la rigirò tra le mani e poi, con estrema precisione, la aprì.
Un ghigno si delineò sul suo volto leggendo, a lume di candela, la "commissione" che aveva ricevuto.
Era un lavoro difficile quello che gli veniva commissionato, ma non impossibile.
E poi la ricompensa era ottima. Già solo per quello valeva la pena accettare.
Amedeo VIII di Savoia lo avrebbe pagato profumatamente.
Doveva solo eliminare uno dei suoi più acerrimi rivali, Teodoro II, marchese del Monferrato.
Ci voleva un buon piano.
Tum.
Un rumore sordo risuonò per la stanza.
La fiamma della candela si spense.
Un lampo illuminò la casa di Moriale, rivelando il suo cadavere riverso sulla sedia.
Dalla sua gola squarciata continuavano ad uscire fiotti di sangue.
Una figura, avvolta dalle tenebre, sorrise ripulendo l'arma del delitto.
Fuori pioveva ancora.
Si udì il rombo di un tuono.
Poi silenzio.
La lettera era scomparsa.
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