La festa di fidanzamento

Era una mattina limpida e serena.

Casa Fortebraccio era elegantemente addobbata per la festa di fidanzamento che quella sera si sarebbe celebrata tra Angelica e Gian Giacomo.

I servi correvano da una parte all'altra della dimora per portare a termine gli ultimi preparativi sotto la supervisione della signora Fortebraccio.

«Deve essere tutto perfetto!» esclamò stanca quest'ultima.

«Non preoccuparti cara» le sorrise il marito scendendo dalle scale. «Sono sicuro che il conte non avrà nulla di che lamentarsi».

«Con i nobili non si può mai sapere».

«Dove sono Angelica e Giovanni?» cambiò argomento l'uomo.

«Sono andati a casa della duchessa Guenda».

«A fare che cosa? Dovrebbero essere qui a prepararsi! La festa è questa sera e se arrivano in ritardo...».

«Non tarderanno, non temere. Lasciali godere queste ultime ore insieme. Non si vedranno più per molto tempo».

«D'accordo» sospirò lui.

Nel frattempo, a casa del duca Guarnieri i due fratelli stavano amabilmente conversando con Guenda.

«Bene, allora io vado» sorrise quest'ultima.

«Vai?» chiese con tono interrogativo la giovane Fortebraccio.

«Oh si, ho delle faccende da sbrigare. Ma voi rimanete pure qui in questa stanza. Ho fatto sgomberare tutto questo lato del palazzo, per cui nessuno vi verrà a disturbare».

Giovanni e Angelica arrossirono vistosamente.

«Divertitevi» li salutò Guenda facendo l'occhiolino.

Un silenzio imbarazzato scese nella stanza.

Dopo un po', guardando per terra, Giovanni disse: «Allora...».

«Allora...».

Guardò sua sorella.

Lei gli sorrise timidamente.

Non era il momento di esitare. In maniera un po' impacciata le si avvicinò, le sollevò il mento e la baciò sullo zigomo destro, delicatamente, in un gesto non premeditato. Passò poi alle sue labbra, assaporando quel dolce contatto.

La adagiò sul letto e si posizionò sopra di lei, portando le mani ai lati della sua testa per non pesarle troppo. Piegò i gomiti e si avvicinò ancora di più al suo corpo, entrandoci leggermente in contatto. Con una mano prese poi a massaggiarle dolcemente una gamba, alzando pian piano il vestito.

Angelica gli sfilò lentamente la camicia e portò le mani sulla sua schiena nuda. Lo accarezzò dolcemente, aumentando di tanto in tanto l'intensità quando i suoi baci sul suo collo si facevano più intensi.

Lo sentì ansimare non appena passò ad accarezzarlo sugli addominali e a tracciare un percorso immaginario dal suo petto fino alle due linee che conducevano là dove non batteva il sole.

Con un rapido movimento, Giovanni le sfilò il vestito. Sua sorella era completamente nuda.

Il corpo di lei era un refrigerio: per la mente, per i sensi. Lui non riusciva a smettere di assaporarlo, con la lingua, con le labbra, con i denti. La sua bocca si era insinuata in ogni singola curva, ogni più delicata piega, ogni più segreta linea.

Si liberò anche lui degli ultimi indumenti che indossava.

«Giovanni...» lo chiamò lei.

Forse gli avrebbe chiesto di fermarsi. Forse avrebbe dovuto farlo, ma non poteva e soprattutto non voleva.

«Non ti fermare» sorrise lei con le guance lievemente imporporate.

La baciò con passione e poi le sussurrò: «Non lo farò».

Le accarezzò dolcemente una guancia e poi entrò in lei. Si mosse lentamente, cercando di farle il meno male possibile.

I loro corpi combaciavano perfettamente e nessuno avrebbe potuto dividerli. Quello che stavano facendo poteva essere sbagliato per gli altri, ma non per loro.

Era qualcosa di naturale. Era... Era assolutamente perfetto.

Perfetto per loro.

«Stai bene?» le chiese Giovanni dopo un po'.

Lei annuì sorridendo.

Strofinò il suo naso con il suo e la baciò con dolcezza.

«Vorrei non dovermi sposare» sussurrò tristemente.

Lui le accarezzò una guancia e le rispose: «Non sappiamo che cosa ci riserverà il futuro».

Sua sorella alzò leggermente la testa e lo guardò con attenzione.

«Che c'è?» le domandò.

«Hai in mente qualcosa».

Non era una domanda, ma un'affermazione.

«Se avessi in mente qualcosa, tu questa sera non ti fidanzeresti con Gian Giacomo».

«Hai ragione. É solo che io vorrei davvero... Ma in fondo, ormai è fatta».

Giovanni la strinse a sé.

«Io e te resteremo sempre insieme, nonostante tutto. Nemmeno uno stupido matrimonio di convenienza potrà dividerci!» le disse, baciandola poi con passione.

«Nessuno ci dividerà».


 

*


 

Quella sera, dopo aver firmato il registro dinanzi al prete, a casa Fortebraccio era in corso una allegra e spensierata festa di fidanzamento.

Era stato organizzato un ricco banchetto: c'erano grandi tranci di uri arrostiti con porri, costolette di montone in salsa di miele e chiodi di garofano, cinghiale al pepe, pane nero e tortelli e biscotti d'avena, mele cotte e paste di bacche e pere al liquore. Caraffe di vino speziato caldo e di idromele venivano fatte circolare a volontà.

Angelica e Gian Giacomo sedevano al centro di una grande tavolata.

Il conte Federico chiacchierava allegramente e pareva soddisfatto così come il signor Fortebraccio.

I musici suonavano leggiadre melodie per accompagnare i racconti dei cantastorie, i quali recitavano: «...e acciò che li nobili e gentili sono nel parlare e ne l'opere quasi com'uno specchio appo i minori, acciò che il loro parlare è più gradito, però ch'esce di più delicato stormento, facciamo qui memoria d'alquanti fiori di parlare, di belle cortesie e di belli riposi e di belle valentie, di belli donari e di belli amori, secondo che per lo tempo passato hanno fatto già molti. E chi avrà cuore nobile e intelligenzia sottile sì li potrà simigliare per lo tempo che verrà per innanzi, e argomentare e dire e raccontare in quelle parti dove avranno luogo, a prode e a piacere di coloro che non sanno e disiderano di sapere».

Al termine del banchetto i due novelli fidanzati aprirono le danze.

«Siete bellissima, Angelica» sorrise Gian Giacomo.

Lei fece un lieve inchino e disse: «Siete molto gentile».

«Dico semplicemente quello che vedo. Sono contento che presto sarete mia moglie».

Fortunatamente non ebbe il tempo di rispondere perchè dovette cambiare compagno di ballo.

Danzò con suo padre, con il duca Guarnieri e poi finalmente con Giovanni.

«Sei molto richiesta vedo» le strizzò l'occhio lui.

«Lo so. Tutti gli occhi sono puntati su di me».

«Qual modestia».

Rise.

Lui la avvicinò a sé e le diede un bacio veloce.

«Che fai? Ci possono vedere tutti!» lo rimproverò lei.

«E allora? In occasioni come queste non c'è nulla di strano dare un piccolo bacio alla propria sorella».

Lei gli diede un piccolo colpetto sul petto, sorridendo.

«Piuttosto è quello che faremo dopo che è bene che gli altri non vedano» le sussurrò all'orecchio facendola arrossire.

Mentre i due fratelli ballavano qualcuno li osservava con attenzione.

C'era qualcosa di strano nel loro modo di comportarsi, qualcosa di poco fraterno.

Sorrise.

Avrebbe scoperto il loro segreto.







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