39. ricordi (parte 1.)

Voleva scomparire. La voce nella sua testa; la bambina interiore era tornata e  scalciava più che mai alimentata dalla tristezza e dal vuoto che in quel momento provava. Aveva ceduto di nuovo, di nuovo aveva trovato pace in qualcosa che le faceva più male che altro. Ancora aveva trovato pace in una lama di ferro.
Aveva trovato pace nel vedere la sua pelle diafana sfigurata.

-allora ripetiamo Arianna ti va?- li nello studio della dottoressa anderson. Ormai psicologa della ragazza da qualche mese, aveva deciso finalmente di parlare e svuotare tutto quello che si teneva dentro.
Arianna la guardò assente, per lei si stava avvicinando una delle date più dolore in assoluto.
-tra poco è il 23 maggio- disse cauta osservandola. Arianna Annui debolmente.
-ti manca?-
-ci sono tante persone che mi mancano- disse sospirando.
-parlami di Jason...- quel nome quel nome riusciva a farle cambiare subito lo sguardo gli occhi ceruleri si spegnevano e uno sguardo spento e assente prendeva il suo posto.
- non ne voglio parlare ale- disse con voce baritonale, odiava parlare di lui il solo ricordo le facevano tornare in mente odori e sapori che voleva cancellare dalla sua memoria.
-so che ti fa male parlarne, però nell'ultima seduta ti avevo chiesto di nominare nomi di persone che ti hanno ferito o in qualche modo turbata in modo che nelle prossime sedute avremmo potuto analizzare il tutto.- Alessandra Anderson aveva trovato il suo nominativo online e ne aveva preso i contatti per poter andare nel suo studio. Donna giovane, carismatica ed elegante.
-cosa vuoi che ti dica?- Disse nervosa la ragazza. Si stava spazientendo.
-quello che vuoi...sono qui apposta per te- Disse sistemandosi gli occhiali sul naso.
-mi ha...- stava per dire di getto quando venne scossa da un singhiozzo che la fece interrompere.
-oh...- seppe solo dire.
Una delle enormi verità che non aveva osato mai dire a nessuno dei tanti psicologi che i suoi genitori le avevano fatto frequentare in tutti quei anni.
Forse non l'aveva mai detto per paura che potessero dirlo a loro.
Per paura del giudizio, la vergogna, l'imbarazzo e il disgusto che gli altri avrebbero provato per lei.
C'aveva già provato da piccola a raccontarlo a qualcuno.
Aveva anche provato a farlo capire alla madre in tutti i modi, ma lei sembrava cieca e sorda. Non vedeva o forse non voleva vedere o meglio faceva finta di non vedere. Perché Arianna lo aveva scoperto; sua madre sapeva tutto fin dal principio e quando dopo anni era riuscita finalmente a prendere coraggio e confidarsi con lei la risposta che le diede fu: lo so.
Come? Come faceva a saperlo?
Perché non aveva mai fatto nulla?
Flashback:
Si trovavano nella loro vecchia casa in un paesino sperduto nella campagna. Arianna e sua madre stavano litigando per l'ennesima volta. Tutto era partito perché Arianna era scappata di nascosto da Logan il suo ragazzo, la madre l'aveva scoperta e la stava sgridando perché aveva tradito la sua fiducia. Perché da quando aveva conosciuto lui; lei era cambiata. Era diventata fredda, distaccata in casa.
-Quel ragazzo ti porta su una cattiva strada e a me non piace!- urlo sua madre seduta sulla sedia in sala.
-Ma tu neanche lo conosci!- ringhio di ricambio lei.
-Mi basta quel che vedo! Sei indisponente! Menefreghista!- Arianna si alza di colpo sbattendo con forza il pugno sul tavolo.
-SIETE VOI CHE MI AVETE PORTATO A QUESTO! VOI. NON SONO DIVENTATA COSI DALL'OGGI AL DOMANI- sbraita verso il viso di sua madre.
-perché non puoi essere come tua sorella Gaia o tuo cugino Jason...- Disse esasperata portandosi una mano sulla fronte.
Arianna presa dall'ira nel sentire solo pronunciare il nome di quello che è suo cugino prese un bicchiere e lo lancio contro un muro. Il rumore di vetri rotti fece saltare sulla sedia sua madre che prese a guarda come se fosse una pazza.
-MA SEI IMPAZZITA!?!- le urla sua madre.
-JASON. JASON SOLO JASON SENTO USCIRE DALLA TUA BOCCA MI SONO STUFATA- disse lei iniziando a camminare avanti e indietro sul posto come una che stava veramente dando di matto.
-Io ti chiamo i carabinieri come hai osato fare una cosa del genere- Arianna rise, rise in una risata amara e leggermente isterica.
-chiamali mamma. CHIAMALI! ho proprio una bella storia da raccontargli.- Disse lei ridendo più che mai.
-cosa stai dicendo...?- prese in mano il suo telefono per comporre il numero dei carabinieri ma Arianna gli e lo strappo di mano e lo sbatte sul tavolo.
-cosa sto dicendo mamma?? Sai il tuo caro nipotino Jason non è poi così santo come vuole farti credere.- la guardo sbarrando gli occhi.
-che intendi dire?- la guardo confusa ma non sorpresa cosa che fece insospettire Arianna.
-ti ricordi che da piccola ti imploravo di non farlo venire a casa? Che inventavo qualsiasi scusa pur di non farlo dormire di notte con noi. Nella mia camera insieme a me.- sembro sviare lo sguardo colpevole.
Arianna capii subito.
-tu lo sapevi...- Disse lei guardando sua madre spiazzata. Il suo cuore prese a frantumarsi.
-TU SAPEVI! SAPEVI! E NON HAI DETTO NULLA!- urlo lei ormai con le  lacrime ai occhi.
la madre guardo da un altra parte.
Arianna risbatte il pugno sul tavolo.
-TU SAPEVI COSA MI FACEVA E NON HAI MAI FATTO NULLA!?! MA CHE MADRE DI MERDA PUOI MAI ESSERE!?- Sua madre si alzo dalla sedia di colpo facendola cadere atterra tanto che Arianna pensava che da lì a poco l'avrebbe colpita. Voleva indietreggiare per la paura. Ma non lo fece sua madre le andò a muso duro.
-come potevo dire qualsiasi cosa??? Pensi che io non lo sapessi?? Certo che sapevo tutto. Vi ho sentiti, a momenti vi ho anche visti.- piangeva.
-perché non hai fatto nulla...- lacrime cadevano.
-perché non potevo non volevo rovinare il rapporto in famiglia...cerca di capirmi l'ho fatto per tenerla unita- cerca di consolare sua figlia ma ricevette solo una spinta.
-E HAI PREFERITO SACRIFICARE L'INTERA INNOCENZA DI TUA FIGLIA PER MANTENERE IN SALDO QUESTA FAMIGLIA!- urlo esasperata lei.
-AVEVI SOLO UN COMPITO. PROTEGGERE ME E GAIA DA LUI...- lei ti guardo sorpresa.
-anche gaia...?- rise Arianna.
-ti preoccupi più per lei che per me...comunque non ti preoccupare...gaia...è normale c'ho pensato io a sacrificarmi e proteggerla se aspettavamo te...- sali le scale per andare in camera sua.
-Arianna tesoro aspetta parliamone-
-Mamma ho 16 anni. Ti voglio rendere partecipe di una cosa. Appena avrò diciotto anni io da questa casa me ne andrò non voglio più avere a che fare con nessuno di voi.- cerco di recuperarla.
-ti prego non fare così...ho dovuto pensa se lo avesse saputo tuo padre che vergogna avrebbe provato...-
-già...che schifo- Disse sarcastica.
Una volta arrivata in camera sua la chiuse a chiave e ci scivolo contro.
Prese in mano il cellulare e scrisse a Logan
"Ho raccontato tutto a mia madre..." dopo due minuti arrivò un suo messaggio.
"Brava amore ti senti meglio ora che lo sa?" "No...sapeva già tutto" "..." scoppiò in un pianto silenzioso.
Prendendo in mano l'unica cosa che le faceva sentire meno quella voragine nel petto.
"Fine flashback"
-Arianna?- una mano sventolava davanti al viso della ragazza che si riprese dal suo stato di trance
-scusami stavo pensando...- Rispose lasciva. La dottoressa prese appunti.
-capisco...jason è un nervo ancora troppo scoperto per te non ti preoccupare quando ti andrà ne parleremo meglio- disse sorridendo la signorina anderson.

-allora parlami di Luke- anche quel nome, il fischio di uno sparo rimbombava nelle sue orecchie al solo nominarlo, sangue..
-..ah- sospira la donna affranta sapendo che anche in quella seduta non poteva ricavarne un ragno dal buco. Sapeva che era una paziente difficile, di poche parole. Spesso doveva tirargli le informazioni con le pinze. 
-Cameron?- l'unico moro a cui si era attaccata che era diverso dai altri.
-lei si sente tanto superiore dietro quella scrivania del cazzo a farmi la paternale e psicanalizzarmi il cervello come se fossi una malata del cazzo- annota qualcosa sul suo taccuino.
-mi hanno detto che hai perso ancora spesso il controllo e che lei torna ancora...le nostre sedute servono  appunto a questo a fermare la subentrata di altre  personalita come wisp...tipo adesso vero?- spiega la dottoressa non scomponendosi difronte a quell'attacco d'ira.
Si risiede cauta sulla sedia pacata. Non aveva voglia di passare per malata mentale.
-cosa vuole sapere...-
-parlami di Cameron...come lo hai conosciuto?-  la ragazza sospira sapeva che doveva essere collaborativa se voleva guarire. Ogni settimama da due mesi diceva un pezzo in più tremendamente doloroso.
-avevo quindici anni...e Jason..lui...ha smesso di tormentarmi da poco, stavo andando in biblioteca uno dei miei angoli che preferivo del paese per restarmene per conto mio...- la dottoressa prendeva appunti minuziosi.
-come ti faceva sentire la sua presenza nella tua vita?- chiese nel mentre girava tra le mani la sua fede nuziale.
- bene...era l'unico abbastanza strano da capirmi...abbiamo avuto passati simili.-
-gli hai raccontato di Jason?-
-si...non la prese affatto bene, litigammo pesantemente per quello...- Disse ricordando vagamente  il pugno che tirò contro la vetrata del bagno dove Arianna si era rinchiusa per paura. Ricordò le urla dei suoi amici per tirarlo indietro per farla uscire. Ricordò quando lo vide con le nocche aperte e il sangue che colava da esse. Provò ad avvicinarsi. Lo schiaffo che le diede dopo davanti ai suoi amici. Le lacrime.
-perchè ha fatto quello secondo te?-
-suicidarsi...?- la guarda con un cipiglio in viso come contraria alla parola usata da lei.
-credo che non sopportasse più l'inferno che c'è qui- disse la ragazza osservando i gigli dipinti sul muro della stanza.
-capisco tu credi ci sia un modo per uscirne da questo inferno?-
-un modo? Per uscirne?- rise amaramente
-mio cara strizzacervelli non esiste un modo per uscirne...le persone come me...come Cameron siamo anime morte...viviamo tanto per farlo ma siamo consumati.-
Annotò tutto segno di non miglioramento.
-Logan?-
-Logan...un grandissimo pezzo di merda-
-ci sono tanti uomini nella tua vita che è meglio non nominare e per cui tu non riesci a superare e che hanno creato in te problematiche serie.-
-di Logan e Jason non mi interessa nulla...ma Luke e Cameron...non ci sono giorni quando sento la bambina che è in me scalciare sentirli al mio fianco, vederli di sfuggita anche in luoghi che non hanno mai visto è che sono sicura che non ci siano mai stati. Mi guardano mi osservano stanno lì immobili. Anche mentre lavoro mi sento la loro mano lì pronti per stare lì con me...a sostenermi...-
-beh è normale hanno comunque partecipato a creare in te per quanto possibile dei ricordi positivi è normale che tu li ricordi con nostalgia.-
Guardò l'orario dell'orologio appeso al muro.
-credo che per oggi abbiamo finito, abbiamo trattato tanti argomenti mia cara abbastanza dolorosi e tutto sommato sono comunque contenta che tu riesca a venire e parlarne, per me vuol dire già qualcosa. Settimana prossima ne riparleremo meglio ti va?- Annuisce debolmente.
Prese le sue cose e uscì dalla stanza. Mise le cuffie all'orecchie e si diresse verso la fermata del pullman con un grande peso nel cuore.

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