Narciso alle sei del mattino
Immagina la scena alle sei di mattina,
Persiana abbassata e anima che vibra. Il letto sfatto. Finto matrimoniale. Narciso guardava la sua immagine d'amore non ricambiata nello specchio d'acqua. Affoga dentro. Gli occhi fissi, una camera accesa. Una camera di proiezione invisibile, dove solo la mente all'interno, vede chiara l'immagine della disperazione. Era panico quello. Sai quello che gonfia il petto secondo dopo secondo e sospende il fiato. Voce non spezzata. Assente. Incessante delirio. Delirio manovra la sua mano verso la fine. Si accascia sul finto letto matrimoniale Narciso. E di sangue è la sua mente tale e uguale al suo corpo. Non è favola. Narciso non muore questa volta. E forse non insegna niente come la mitologia. È semplice scorrere. Proiettarsi in avanti, quasi senza volerlo. Quasi per il caso. Il giorno dopo Narciso viene svegliato. Nessuno può capire o intravedere veramente il dolore di quegli occhi gonfi. Perché è un narciso. Stessa legge come uno scorpione. Insegue un ideale, o meglio, segue la sua natura. Dio apprezza quel Narciso. Il dolore è apprezzato quando esso è accaduto davvero. Lascia il segno. La vita strana da un compenso dell'altra medaglia, quella che è sole e acqua e ti sorride. Sul prato cresceva il primo fiore primaverile e già l'ape le ronzava attorno. Narciso con quel tuo profumo così forte e bello. Intensa vita sembra.
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