La profezia del re d'argento

Dopo aver consumato una modesta, seppur nutriente zuppa vegetale preparata da Alex, essi si distesero sul prato umido, a scrutare lo splendido panorama fissato sopra le loro teste.

«Edward»

«Eh?» si voltò verso di lei.

«Ecco, riguardo a quello che è successo...»

Lui la interruppe immediatamente: aveva già intuito.

«Vedi tutte quelle stelle lassù?» disse, puntando gli occhi neri verso galassie lontane «un giorno, e te lo prometto, brilleranno qui sulla terra. Quel giorno arriverà quando tutti, ricchi e poveri, luminosi e illuminati dalla gioia, s'inchineranno dinnanzi alla stella più bella del firmamento e, come astri in cielo, le danzeranno intorno mentre lei siede leggiadra su un magnifico trono d'argento.»

«Rivelami il nome di questa stella, mio signore.» Aveva bisogno di una conferma a quello che aveva appena udito, una conferma che cercò nei profondi occhi del suo vero amore.

«Ti basta sapere che è caduta dal cielo e che ora giace proprio accanto a me.»

Si sentì fortunata a udire una simile promessa. Lei, che per tutta la sua vita passata si disinteressò all'amore, trovò in maniera del tutto arbitraria il proprio compagno di vita. Quella casualità mostrava però di avere una natura alquanto causale, frutto della volontà di una forza superiore che sembrava aver tracciato per loro dei sentieri necessariamente incidenti; tuttavia faticava a convincersi di un tale futuro coniugale, essendo lei, contadina, infatuata del figlio del re. Sentirlo pronunciare lui stesso quelle parole, le diede un conforto e una nuova speranza, ma i suoi occhi si fecero seri e cupi come un rimprovero.

«E dimmi, sei così crudele da vedermi in solitudine su quel trono? Rinuncerei al cielo intero pur di brillare accanto a una stella ancora più bella...» e in quel momento le sorse un presagio che fece oscillare il suo esile corpo e dilatare le pupille «No, per amor di Dio! Non dirmi che svanirà per sempre nel buio della notte; sai bene che non sopporterei un simile dolore!»

A quelle parole, Edward volle inizialmente rimproverarla per la scarsa fiducia mostrata nei suoi confronti, perché lui avrebbe fatto di tutto per guarire al più presto e sarebbe stato prudente in ogni propria decisione; non l'avrebbe lasciata per sempre e lei lo doveva già sapere. Invece sorrise a quell'affermazione e ritornò a fissare quella stella che illuminava le sue pupille.

«Oh no, puoi star serena. Vedi, a occhio quello sembra un unico punto, ma sappi che dietro a tale splendore si celano due astri che si muovono assieme. E poiché la luna non rifulge senza l'energia del suo sole, io rimarrò lì a sorvegliarti, e tu a sorvegliare me, e insieme fluttueremo verso un futuro più radioso ed un cosmo...» e a quel punto cominciò ad arrendersi di fronte al richiamo del sonno «senza fine.»

«Riposa, o astro che non tramonta» sussurrò al ragazzo quasi dormiente, accarezzandogli la chioma col dorso della mano «è il mio turno a sorvegliarti.»

25/12/2017

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