Brillano nel vuoto

Acqua. Secondo Talete, è l'origine di tutto. Ma per Gaia e Iulius, il tutto è l'origine e l'acqua il velo sottile che li separava da esso. E' complice anche lei, dissero. Si è alleata con il suo peggior nemico, il fuoco, e ci ha sottratto la terra in cui siamo nati.

E' così ambigua, pensarono, osservando il vasto, placido mare che si presentava di fronte a loro. Trasparente ma brava a nascondere; un forziere cristallino che teneva per sé il tesoro più bello di tutti. Ma alla luce del sole si può ritrovare qualunque cosa, giusto? E invece no, perché quel sole crepuscolare era di fuoco; e il fuoco era il demonio, l'antagonista assoluto. Di certo però non si sarebbero mossi da lì senza alleati sicuri. Quali? Alzarono gli sguardi: massì, le stelle notturne! Li avevano accompagnati per tutta l'infanzia, ascoltando il pater mentre discorreva della loro origine, della loro natura, di quanto fossero distanti da madre Gea, sparse nell'Universo infinito; e fantasticando sulle forme che esse creavano nel firmamento, e affiancando il pater nei suoi calcoli minuziosi con la squadra e il sesto e nei suoi esperimenti all'aperto: su per la collina rocciosa dell'ulivo, oppure al chiuso: dentro il suo studio umidiccio, pieno di marchingegni di vario uso, diversificati per forme e colori come gli astri nel cielo opaco.

«Non troppo infuocate, sufficientemente luminose: proprio ciò che fa al nostro caso», riflettevano. Pareva a loro che fornissero istruzioni: un codice che aspettava di essere decodificato. Era loro compito, sussurravano in cuor proprio. «Il pater ci ha insegnato tutto ciò che dovevamo sapere»; il linguaggio sidereo, bene o male lo conoscevano. Sarebbero stati all'altezza, ci sarebbero certamente riusciti; s-! Quel sì entusiasta venne bruscamente troncato da un dubbio quasi esistenziale.

Per Giove, si misero ad esclamare; per Giove! E si sfidarono a lanciare sassi per vedere fin dove arrivava la frustrazione dell'altro. Come può un'intera città sprofondare negli abissi marini, senza lasciare alcuna traccia di sé, senza muovere il mondo in tutta la sua grandezza, dimenticata da tutti? Per Giove! Gaia e Iulius non l'avrebbero mai dimenticata.

Ma loro, loro come potevano essere sopravvissuti ad un simile scempio? Le grandi braccia di Efesto si diramavano in tutta l'isola e, forgiando la propria ira, egli la faceva vibrare, richiamando a sé le onde di un irrequieto mare; questo era pronto all'assalto dopo che la testa calda ebbe spazzato via interi quartieri, emanando alti fumi in cielo, sbuffando scintille rosso fuoco e facendo piombare una grave pioggia di ceneri che, presto, avrebbero sigillato la bara del cadavere: un cadavere che viveva ancora negli animi dei due ragazzi.

O Santo Nume! Come hanno potuto scampare a una simile apocalisse, anzi, l'Apocalisse!

«La risposta la troveremo lassù», concluse Gaia. Era convinta di poter superare se stessa, e lo era anche Iulius, che nel frattempo se ne stava a lucidare la propria arma. «Deve brillare come una vera stella!», continuò a mormorarsi. E tese il braccio come per alzare la lama verso un vuoto, profondo blu.

16/12/2017

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top