Vite intrecciate
"If you look into the distance, there's a house upon the hill
Guiding like a lighthouse
It's a place where you'll be safe to feel our grace
'Cause we've all made mistakes
If you've lost your way
I will leave the light on"
-Leave a light on, Tom Walker
Ma che cazzo?! Fu la prima cosa che pensai non appena il mio cervello elaborò l'accaduto. Afferrai saldamente Jeongguk intenzionato a trascinarlo via di lì ma una forza ci scaraventò via, buttandoci dietro ad un tavolo che usammo come scudo. «Che cazzo sta succedendo?» Jeongguk aveva gli occhi grandi come due palline da golf e mi guardava tremante.
Sentivo urla rabbiose e rumori violenti ma non ebbi il coraggio di affacciarmi per controllare cosa stesse accadendo. Qualsiasi cosa fosse appena entrata speravo fosse convinta ci avesse ammazzati. Eliminati. Oh insomma, sapete cosa intendo. «Non...ne ho idea. Tu hai visto qualcosa?»
Lui scosse la testa accucciandosi meglio dietro al tavolo. Le mani non riuscivano a stare ferme, neanche le mie in realtà ma provai a tranquillizzarlo prendendo le sue nelle mie. «Non ho fatto in tempo. Stavo cercando di salvare la mia sanità mentale e te. Ti hanno fatto rivedere Andrea.»
Non era una domanda, per cui non risposi. Sapeva che era l'unica cosa al mondo a paralizzarmi. Poi ricordai ciò che avevo visto per una frazione di secondo. «Tu cos'hai visto?»
Distolse immediatamente lo sguardo dal mio e lo puntò ovunque intorno a sé. «Me stesso,» tagliò corto lasciandomi le mani. Allora non era stata la confusione del momento: la più grande paura di Jeongguk, ciò che era capace di rinchiuderlo nella sua mente, era lui stesso. Intuii che non voleva parlarne, non era il momento più adatto a dirla tutta, ma ne avrei parlato con lui sicuramente.
Tentai di affacciarmi lievemente dal tavolo ma non feci in tempo poiché sentii qualcuno urlare da lontano: «Prendeteli!»
Sgranai gli occhi e d'istinto mi sporsi in avanti per correre via ma qualcuno mi afferrò da sotto le braccia e sentii di essere trascinato in volo. Passai attraverso una finestra rotta e sibilai dal dolore quando un vetro mi tagliò il braccio. Tenni gli occhi serrati: sentivo che stavamo andando troppo velocemente. Sentivo urla intorno a me e mi concentrai per trovare la voce di Jeongguk. La trovai pochi istanti dopo. Stava urlando a squarciagola di lasciarci stare, perché non avevamo fatto niente. L'unica ipotesi che riuscii a formulare in un momento di lucidità fu che a prenderci erano stati gli angeli neri, mai esistiti dell'Inferno, qualcuno che lavorava a stretto contatto con Lucifero. Lui voleva Jeongguk e non lo aveva avuto per cui ci stavano dando la caccia. Eravamo diventati pressocché inutili in realtà senza i nostri poteri, senza le nostre ali, ma questo loro non lo sapevano e avrebbero anche potuto decidere di eliminarci come avevano fatto con i demoni. Erano in possesso dei coltelli di Athos...porca tro-
Venni scaraventato al suolo e rotolai a terra facendomi male alla spalla. Gemetti di dolore e per qualche istante rimasi fermo. Il suolo era duro e freddo. Non era asfalto, eravamo dentro un altro edificio. Vidi tre paia di gambe davanti a me ed indietreggiai immediatamente alzando di scatto lo sguardo.
Si trattava di una ragazza e due ragazzi: uno di loro era asiatico, coreano anche lui, l'altro aveva tratti occidentali ed un paio di nei intorno alla bocca, la ragazza invece aveva la pelle scura. Ma non erano angeli infernali.
«Bethel?» Era stato Jeongguk a parlare. Spostai la mia attenzione su di lui e vidi che era totalmente sconvolto. Al contrario mio non era ferito e non sembrava comunque provare dolore. Lo guardai confuso e provai a formulare un pensiero telepatico ma mi bloccai immediatamente quando vidi il ragazzo aprirsi in un enorme sorriso, balzare in piedi e correre ad abbracciare la ragazza per poi passare agli altri due.
Oh. Be' forse non moriremo.
«Oh mio dio, Jimin! E Dylan! Come...siete qui! State bene!» urlò lui guardandoli uno ad uno. Sembrava quasi un bambino iperattivo.
«Possiamo dire di star diventando dei bravi sopravvissuti. Anche se abbiamo rischiato molte volte,» parlò il ragazzo con i nei in faccia abbozzando un sorriso. Sembrava molto composto e rigido.
Rilassai i muscoli del corpo una volta che compresi che non c'erano più minacce e mi tirai su dolorante. Immediatamente gli occhi di tutti e tre si fissarono su di me, facendomi irrigidire di nuovo. Il ragazzo coreano mi scrutò curioso, l'altro sembrava si stesse trattenendo dal dire qualcosa, ma la ragazza mi riservò quello che credo fosse il suo sguardo più severo. «Tu.»
Deglutii agitato e, incerto, feci un passo avanti stando dietro Jeongguk. Doveva essere la sua migliore amica quella e doveva odiarmi profondamente. «Uhm, ciao,» mi schiarii la gola facendo un lieve cenno con la mano. Ero scampato ai demoni ma mi aspettava forse qualcosa di peggio?
«Avevamo concordato che avremmo salvato solo Jeongguk. Lui non rientra nei nostri piani,» sbraitò quella che immaginai fosse Bethel. Non avevo idea di cosa Jeongguk le avesse raccontato nel corso dei mesi in cui ci eravamo conosciuti, ma era chiaro che mi odiasse.
«El, non potevamo mica lasciarlo in pasto ai demoni. Ti ricordo che almeno noi siamo anime giuste.» Il ragazzo dai tratti occidentali si voltò verso di me, scrutandomi impassibile. «Jeongguk ha rischiato molto per lui, immagino che possa tenerci in qualche modo.»
«Siamo i suoi amici del Paradiso. Io sono Jimin,» l'altro ragazzo dai capelli biondi mi si avvicinò sorridendo ampiamente, porgendomi la mano. Aveva gli occhi leggermente lucidi ma capii il perché solo quando qualche secondo dopo aggiunse: «Somigli tantissimo a mio cugino quando aveva la tua età. Tranne per gli occhi. Anche lui una volta si era fatto biondo.»
Gli strinsi la mano abbozzando un sorriso imbarazzato. Come avrei dovuto rispondere ad una constatazione simile? "Okay"? "Spero che le somiglianze terminino qui perché io sono morto, che ridere!"? Optai per il silenzio che parve la scelta migliore.
«Loro invece sono Dylan e Bethel. L'ultima volta che li ho visti è stato quando è crollato tutto.» Jeongguk indicò gli altri due e sorrise affettuosamente ai suoi amici, facendosi poi più vicino a me. Non seppi se fu totalmente casuale o intenzionale ma lo ringraziai: mi sentivo leggermente più al sicuro con lui accanto a me e meno...buttato all'angolo. Non è una bella sensazione essere odiati profondamente da qualcuno che neanche conosco.
«Sorvolando sulle inutili presentazioni, che ci facevate lì dentro?» Intervenne Bethel incrociando le braccia al petto. Lanciai uno sguardo a Jeongguk che aveva già aperto bocca per parlare ma lo precedetti.
«Stavo cercando il demone che mi torturava all'Inferno. Avevo bisogno di capire delle cose.» Il ragazzo accanto a me mi lanciò un'occhiata esasperata ma io allungai una mano verso la sua gamba dandogli un leggero pizzicotto, come a dire che andava tutto bene. Già mi odiava, o odiavano, sicuramente non avrei potuto peggiorare la situazione. Almeno avrei detto la verità
Dylan spalancò gli occhi così tanto che per un momento ebbi paura potessero rotolargli fuori dalle orbite e cadere sul pavimento. «Siete andati di proposito lì dentro per parlare ad un demone?! Ma ce l'avete un cervello funzionante o è morto con voi?!»
«Avevano attaccato un nostro amico! Volevamo solo sapere perché proprio lui,» intervenne Jeongguk passandosi una mano nei capelli scuri. «Non siamo dei pazzi suicidi.» Dylan emise un verso acuto e strozzato agitando le braccia in modo sconnesso. Lo guardai un po' sconcertato ma anche divertito. Se Jeongguk aveva avuto a che fare con questi soggetti da quando era morto, be', neanche mi sorprendeva che avesse iniziato a preferire la mia compagnia ad un certo punto.
«Scommetto che è stata una sua idea.» Ovviamente Bethel mi accusò, giustamente, linciandomi con lo sguardo. Non credevo, a dire il vero, che gli angeli del Paradiso fossero in grado di provare emozioni così negative verso qualcuno ma evidentemente c'è sempre una prima volta.
«Bethel, ti prego! Non ci siamo parlati per giorni a causa dello stesso litigio, vogliamo fare lo stesso anche adesso?» La ragazza guardò indispettita il ragazzo accanto a me, ma alla fine sbuffò lasciando perdere. Non negherò, ragazzi, che in quella situazione mi sentii un pesce fuor d'acqua intimorito. Non riuscivo neanche ad aprire bocca per paura che qualsiasi cosa avessi detto mi sarei beccato delle urla in faccia.
«Ora possiamo sapere perché voi invece eravate lì?» Già, effettivamente ero curioso anche io. Non credevo fosse un caso, ma se lo fosse stato ne ero davvero grato. Non so come saremmo usciti di lì io e Jeongguk. Se fossimo riusciti a sopravvivere probabilmente la nostra mente non sarebbe stata poi così tanto intatta, vedendo ciò che ci stava accadendo.
«Vi stavamo cercando, a dire il vero. Tuo padre» Jimin guardò me con un luccichio felice nello sguardo, sembrava l'unico a non avercela con me e non sapevo se era perché gli ricordavo suo cugino o semplicemente era buono. «è riuscito a mettere in contatto tutti gli angeli per cercare i coltelli di Athos e distruggere i demoni. Ma ci è giunta voce che voi due ne avete bisogno per arrivare al vertice di tutto questo quindi...» Rovistò nella sacca che portava dietro le spalle e ci porse due pugnali di Athos lucidi. Rimasi a bocca aperta mentre ne prendevo uno in mano. Credevo fosse impossibile trovarli!
«Come avete fatto a trovarci?» domandò Jeongguk curioso e sorpreso allo stesso tempo mentre si rigirava tra le dita il pugnale, con estrema attenzione. Non sapevamo se anche solo un taglio con quel coso potesse eliminarci per sempre.
«Questa è stata la parte più complicata. Oltre al trovarci a vicenda, chiaro,» borbottò Dylan spalancando gli occhi per un attimo. «Inizialmente non avevamo idea da dove cominciare, avevamo solo questo compito che sapevamo fosse partito dal padre di Taehyung insieme ad altri angeli, ma non sapevamo niente. Poi Taemoo è riuscito a trovarci, spiegandoci tutto il necessario per proseguire da soli. Sta facendo il giro del mondo quell'uomo, è una forza! Comunque, ci ha spiegato che le anime erano tornate nella città dov'erano state sepolte così siamo riusciti a trovarci a vicenda e successivamente siamo arrivati qui. Busan è enorme, santo cielo, ci abbiamo messo giorni prima di riuscire ad individuarvi! Vagavamo alla cieca, praticamente.»
«Mio padre sta facendo tutto questo per...noi?» Fu il sussurro che uscì dalle mie labbra mentre impugnavo quel coltello maledetto. Sentii gli occhi bruciare ma mi imposi di non piangere, di non fare assolutamente nulla. Mio padre stava smuovendo cielo e terra solo per radunare tutte le forze affinché si sconfiggessero i demoni e questo solo per spianare la strada a me, a noi. Mi ero dimenticato cosa volesse dire essere amati.
Jimin sorrise ampiamente annuendo. L'angolo della mia bocca si alzò lievemente ed abbassai lo sguardo. Mi mancava, avrei voluto averlo di nuovo accanto a me. Avevamo passato troppo poco tempo insieme prima di separarci, non era giusto. Avevo passato più di trent'anni, a conti fatti, senza di lui. Ma ero felice di sapere che fosse un ottimo capitano. Se alla fine tutto questo sarebbe andato per il verso giusto, avremmo dovuto ringraziare solamente mio padre.
«Ha parlato molto bene di te, Taehyung. Speriamo solo di non dovergli dare torto,» sentii parlare Dylan. Mi trattenni dall'alzare gli occhi al cielo: se Jeongguk era riuscito a vedere del buono in me nonostante il mio luogo di provenienza, perché non potevano farlo anche loro?
«Può essere davvero difficile per voi pensarlo ma non sono una cattiva anima, okay? Non farei mai niente di proposito per far del male a Jeongguk. Permettetemi solo di dimostrarvelo.» Non so esattamente con quale coraggio pronunciai quelle parole, ma erano necessarie. Sentivo di dover dimostrare che non ero chi credevano io fossi.
Con la coda dell'occhio notai Jeongguk raddrizzare la schiena, le labbra ebbero un lieve guizzo e sorrise ma si affrettò a nasconderlo. Mi morsi il labbro inferiore ed il mio sguardo finì spontaneamente su Bethel. Era la migliore amica di Jeongguk e per qualche strano motivo avevo bisogno della sua approvazione. Mi squadrò da capo a piedi ed arricciò il labbro superiore in una smorfia.
«Non staremo qui a lungo purtroppo quindi ti conviene iniziare da subito. E che sia chiaro: lo faccio solo perché tuo padre è un angelo ben rispettato tra noi e perché Jeongguk è il mio migliore amico.» Fece qualche passo verso di me puntandomi un dito contro, io cercai con tutto me stesso di non indietreggiare e mostrarmi intimidito da lei. «Ti tengo d'occhio, Kim Taehyung, sappilo. Jeongguk merita il meglio.»
Aprii bocca per parlare ma il ragazzo accanto a me tossì come se gli fosse andata di traverso la saliva. «Comunque, dov'è che siamo?» Cambiò radicalmente argomento, guardandosi attorno. Tirai un sospiro di sollievo e lo ringraziai telepaticamente per avermi aiutato ancora una volta. Quella situazione stava diventando alquanto stressante.
Osservai anche io l'ambiente circostante sperando di captare qualche indizio sul proprietario dell'appartamento ma non capii. L'arredamento era molto moderno: qualche piccola pianta grassa era disposta sui mobili bianchi; c'erano delle foto incorniciate posate su di essi ma erano troppo lontane per capire di chi si trattasse; il divano era basso e ad elle sempre bianco; poco distante c'era un tavolino in vetro con un set da tè poggiato sopra; dietro si apriva una vetrata-da dove eravamo entrati noi- che dava sulla città meravigliosa; sulla sinistra, quasi vicino all'ingresso c'era una tv fin troppo grande per i miei gusti ma sembrava pazzesca. Un appartamento così doveva essere sicuramente di qualcuno che non mancava di soldi.
«Oh sì, giusto! Scusate, vi ho guidati qui senza neanche dirvi niente,» disse Bethel che aveva improvvisamente assunto un'espressione raggiante. Era decisamente più bella senza quel costante broncio da "sono un angelo bianco ma ti ucciderei seduta stante". Aveva il viso più rilassato e luminoso. «Questo è l'appartamento di mia sorella maggiore.»
In quello stesso istante si sentì lo sciacquone del bagno venir tirato e subito dopo una porta che veniva chiusa. Sentimmo dei passi lenti venire verso di noi mentre la ragazza in questione canticchiava tra sé e sé una canzone mai udita prima. Quando raggiunse il salotto permettendoci di farsi vedere, rimasi letteralmente a bocca aperta. Ma che cazzo...!
Davanti a noi, con i capelli umidi ed un pigiama di cotone verde e grigio, Aaliyah si aggirava felice nel suo appartamento, all'oscuro che cinque anime fossero al centro del salotto a fissarla. Aaliyah la psichiatra di Atlas! Perché tutti questi intrecci? Busan è enorme, non dovemmo ritrovare così tante vite intrecciate tra loro!
Oh mio Satana...ecco perché la prima volta nello studio della dottoressa Jeongguk era rimasto pietrificato! Aveva letto il suo cognome! Kantao. Porca troia, la testa sta per esplodermi.
«È la terapista di Atlas! È...è tua sorella!» esplosi gesticolando come un matto. Mi fermai non appena mi resi conto di avere in mano un'arma piuttosto pericolosa per tutti noi. Jeongguk mi lanciò uno sguardo di rimprovero ma si addolcì subito, poi di nuovo tornò ad indossare un'espressione dura. Sentii un piccolo tuffo al cuore nel vedere quei cambiamenti repentini sul suo volto ma cercai di ignorare il tutto.
«Chi è Atlas?» Sentii domandare da Bethel, aveva la fronte aggrottata mentre ci lanciava occhiate curiose.
«Vorremmo capirlo anche noi,» sospirò pesantemente Jeongguk passandosi una mano nei capelli. «È un ragazzo che è in grado di vederci e sta cercando di aiutarci in tutto questo.»
«Qualcuno può vederci?!» Jimin aveva spalancato gli occhi che si erano illuminati di felicità pura. Sapevo quanto fosse brutto e difficile vagare sulla Terra senza che nessun umano potesse vederci. Mi stropicciai gli occhi e mi morsi nervosamente il labbro inferiore. «Sì ma non sappiamo perché, non sappiamo cos'abbia di speciale per vederci.»
«Non mi sembra una cosa buona riuscire a vedere i morti. Soprattutto gli umani.» borbottò Dylan grattandosi la testa. Lo fissai mordendomi la lingua per non sbottare una risposta sarcastica. Ovvio che non era un buon segno! Nessuno gli rispose e sperai che si fosse reso conto dell'ovvietà che aveva appena detto.
«Se c'è una cosa che sto imparando da quando sono morto è che niente succede per caso. Tutto converge contro un punto per designare il fato. Quindi ora dobbiamo capire perché.» Jeongguk si mordicchiò le pellicine ai lati del dito medio mantenendo lo sguardo fisso sul divano dove si era da poco seduta Aaliyah a guardare la tv mentre canticchiava tra sé e sé. Mi veniva quasi da ridere al pensiero che dietro di lei si stava tenendo una mini riunione tra non-vivi.
«Perché cosa?» fu il turno di Bethel di parlare. Sfiorava delicatamente con le dita i capelli umidi della sorella senza mai davvero toccarli. Doveva mancarle molto. Chissà com'era avere una sorella. O un fratello. Io, a dire il vero, non ne ho mai desiderato uno: non avrei lasciato vivere il mio inferno personale ad un'altra creatura innocente. E se invece Andrea avesse amato un secondo figlio? Strizzai gli occhi scacciando via quel pensiero intrusivo, distogliendo lo sguardo dalla scena. Jeongguk mi stava guardando preoccupato ma si affrettò a prestare attenzione alla sua amica non appena incrociai il suo sguardo.
«Perché è stata messa sulla nostra strada. Deve avere un ruolo in tutto questo, tutti hanno un ruolo. Bisogna solo indagare.» Il ragazzo accanto a me scrollò le spalle continuando a torturarsi le dita con i denti. Gli altri concordarono poi Bethel guardò con profondo amore Aaliyah mentre una lacrima color argento le scivolava lungo la guancia. La asciugò in fretta e spiegò le ali.
«Meglio andare, abbiamo del lavoro da sbrigare,» pronunciò quelle parole duramente ma con malinconia. Probabilmente non voleva allontanarsi dalla sorella ma era costretta a farlo.
«Vi accompagniamo nel luogo in cui alloggiate.» Jimin sorrise gentilmente spiegando a sua volta le sue ali e così fece anche Dylan. Già, dovevamo tornare da Atlas.
Mi imbarazzava dover volare trasportato da qualcun altro. Ero sempre stato in grado di farlo da solo, diamine avevo insegnato io a Jeongguk a volare! Quest'ultimo mi affiancò avvicinandosi alla sua migliore amica, ma qualcosa di rosso nella sua mano mi fece bloccare. Spalancai gli occhi e strinsi le labbra in una linea.
Con delicatezza gli sfiorai la mano attirando la sua attenzione. «Gguk...ti sta sanguinando il dito,» sussurrai per non essere sentito. Lì dove fino a qualche attimo prima si stava tirando nervosamente le pellicine, c'era una gocciolina di sangue. Jeon Jeongguk stava sanguinando. Era successo solo una volta da quando ci conoscevamo ed era successo quando lui era ancora un angelo. Quando lo eravamo entrambi.
Mi guardò confuso ma la sua espressione cambiò presto in inorridita quando si accorse che avevo ragione. Si portò il dito alle labbra e tolse via il sangue prima che gli altri potessero accorgersene. Ci scambiammo un ultimo sguardo prima di essere richiamati dai tre per andar via.
Cosa ci stava accadendo?
OHAYOO
Buon martedì piccole bellissime anime!! Come state? Come avete passato questi giorni? <3
Per rendervi partecipi della mia vita, vi dico solo che ieri sera, seppur nel mio paesino non c'era assolutamente nessuno, sono statx benissimo. Motivo? Visto che insistete tanto...oltre ad essere uscitx con le solite persone, ieri c'era anche un nostro caro amico tornato dall'università a cui muoio dietro da, tenetevi forte, quattro e lunghissimi anni!! Una vera e propria sbandata, insomma. Non avete anche voi quella persona che non importa quante cotte avrete, non importa quante persone potete trovare esteticamente o caratterialmente attraenti, lei sarà sempre lì presente a ricordarvi che esiste e che le avete donato il vostro cuore senza neanche accorgervene? Ecco, lui per me è questo. Ed è così palese che ne sia innamoratx che oggi quando l'ho finalmente ammesso (sì, per quattro anni ho continuato a ribadire fosse una semplice cotta ma a chi volevo prendere in giro raga), il mio migliore amico mi ha solo detto "HALLELUIA" perché a quanto pare è sempre stato palese. Non mi stupirei lo sappia anche il diretto interessato. PAZIENZA.
Ma ora lasciamo stare la mia vita privata che ottiene qualche svolta una volta ogni morte di papa, parliamo del capitolo! Come vi avevo già anticipato sarebbe stato un capitolo molto tranquillo ma con diverse rivelazioni e, come al solito, piccoli indizi velati spazzati qua e là in attesa di essere messi tutti insieme. Avete qualche congettura? hehehe
Ve lo aspettavate che Aaliyah fosse la sorella più grande di Bethel? Vi aspettavate il ritorno del trio che scoppia? Mi ricordo che qualcuno di voi nei commenti dei primissimi capitoli mi scriveva sempre "guarda che io non ho dimenticato Jimin. Voglio sapere come sta" WELL ECCO QUI.
Gli intrecci si fanno sempre più fitti, i nodi sempre più forti, riusciranno a sciogliersi? 👀
Grazie a tutti quelli che sono ancora qui con me a seguire questa mia bambina speciale, mi siete mancati tanto anche voi. Passate una bella giornata/serata (spero non nottata, A DORMIRE!!!). Al prossimo capitolo! 🍂🕒
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