Un fantasma si è introdotto in camera mia

"I'm jealous of the rain
That falls upon your skin
It's closer than my hands have been
I'm jealous of the rain"

-Jealous, Labirinth

Quando mi calmai del tutto fui accompagnato in camera mia da tutti e tre i quali si sedettero sul letto insieme a me e mi rassicurarono, un po' come quando ero piccolo e avevo il terrore di ogni minima cosa. «Vuoi parlarne?» domandò mia madre, accarezzandomi dolcemente i capelli. Volevo parlarne? E cosa avrei potuto dire? Che avevo visto un demone svolazzare davanti casa nostra e che per poco non mi aveva beccato a fissarlo e chissà cosa sarebbe capitato dopo?

Scossi la testa sospirando pesantemente dalle narici. «Sto bene adesso, è passato,» e non sapevo quanto la prima affermazione potesse essere vera dal momento che quello era il secondo attacco di panico della giornata. Non capitava da tanto.

«Vuoi almeno che ti porti la cena qui? Non hai mangiato nulla, Las,» "Las" era orribile da sentire ma mio padre lo utilizzava spesso e non me la sentivo di dirgli che faceva schifo come nomignolo. Non avevo molta fame ma, di nuovo, dovevo prendere le medicine di lì a poco e avrei dovuto mangiare qualcosa.

«Un po', d'accordo,» mormorai portandomi le ginocchia al petto. Papà mi sorrise dandomi un bacio sui capelli prima di alzarsi ed uscire dalla mia stanza. Mamma mi carezzò una guancia prima di dirmi che sarebbe andata a prepararmi una camomilla. Non sarebbe servita a nulla, lo sapevamo, ma sapeva anche che ne amavo il sapore.

Rimasi in silenzio con Yoongi al mio fianco che pizzicava le lenzuola mentre mi poneva mute domande. Poggiai la fronte sulle ginocchia e mugugnai un lamento, sentendo la testa esplodere. «È stata solo una giornata pesante,» sussurrai desideroso che finisse tutto al più presto.

«È successo qualcosa da Aali che non mi hai detto?» Yoongi l'aveva sempre chiamata così a differenza mia ̶ in realtà quasi tutti la chiamavano così, io ero tra le poche persone a chiamarla Liyah ̶ e mi piaceva il fatto che nonostante tutto non avesse smesso di chiamarla così. Mi dava speranza, più o meno.

«No, no, è andato tutto bene da lei,» "è solo che ho visto persone cadere dal cielo, ho parlato con un morto e ho visto un demone." «Pensieri intrusivi, lo sai no?» Avevo tentato di buttarla lì con qualcosa che sapevo avrebbe funzionato.

L'espressione di Yoongi cambiò di nuovo diventando più cupa e si spostò sul letto in modo tale da essere di fronte a me. «Atlas, io ci sono okay? Non chiuderti nella tua gabbia, parlami.»

Lo guardai negli occhi ed un groppo in gola si creò alla velocità della luce insieme ad un peso soffocante sul petto. «È passato. Sono solo molto stanco.»

Più tardi finii la mia cena, anche se a fatica, presi le medicine e mi stesi a letto. Yoongi era tornato poco dopo con un cuscino ed un lenzuolo, sistemandosi a terra accanto al mio letto. Aveva deciso di dormire con me quella notte, senza che io gli dicessi nulla, ma ne avevo bisogno e lui lo sapeva. Avevamo visto un film leggero insieme e poi verso la fine i miei occhi si erano fatti troppo pesanti per tenerli aperti.

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Qual è il profumo che, non appena lo sentite, vi fa sentire a casa? Tutti ne abbiamo uno, è abbastanza impossibile non averne uno. Per mio fratello è l'odore del caffè, caffeinomane com'è; per Liyah so che è il profumo dei libri ̶ che io non capisco ma, detto tra noi, Liyah è una tipa strana ̶ ; per mia madre credo sia il profumo dei fiori in generale in quanto ha piante a dismisura; per mio padre, son certo, è il limone che mette ovunque nei dolci che fa e lo usa costantemente come profumatore.

Per me, invece, è l'odore della pioggia. Non della pioggia in sé, sia chiaro: è acqua quindi inodore, ma tutto ciò che viene bagnato dalla pioggia per me ha un odore meraviglioso. L'asfalto bagnato, l'erba bagnata, la sabbia bagnata, anche i capelli bagnati per quanto fastidioso possa essere. E, ovviamente, anche il rumore della pioggia è il mio suono preferito, insieme anche allo scricchiolio delle foglie secche in autunno, il rumore del mare, il fruscio del vento e le risate.

Pioveva quel sabato ed io ero rimasto davanti alla finestra del salotto con una tazza di tisana al finocchio in mano e lo sguardo fisso sul paesaggio. Il sole non brillava poi così tanto dietro le nuvole grigie piene d'acqua e con la mente mi faceva tornare alle giornate autunnali nuvolose. L'autunno era la mia seconda stagione preferita, con i suoi colori meravigliosi. Quasi agli opposti erano i miei periodi dell'anno preferiti: la rinascita ed il cammino lento verso la morte. Una metafora che mi era sempre piaciuta fare.

Finii la tisana nel giro di pochi secondi e mi allontanai dalla finestra per andare all'attaccapanni. Afferrai l'impermeabile ed uscii fuori casa; tirai su il cappuccio e rimasi sotto la pioggia, con il volto all'insù che venne travolto a poco a poco dalle goccioline. Forse sarebbe uscito un arcobaleno dopo, forse no.

Chiusi gli occhi ed iniziai a mormorare "Jealous" di Labirinth. Era una canzone meravigliosa che avrei ascoltato quasi all'infinito. Non era la mia preferita ma aveva un bel posto nella mia classifica personale. Il modo nel quale l'avevo scoperta, a pensarci oggi, fa davvero ridere: mio fratello l'aveva inserita nella sua playlist da "cuore spezzato post-rottura" che ascoltava ogni giorno quando aveva lasciato Aaliyah. Ero rimasto incantato dalla melodia e me n'ero innamorato. Per me non aveva un significato personale dietro nonostante avessi avuto una ragazza, la mia prima ragazzina, a quattordici anni, ma era finita in modo casuale per entrambi: lei si era presa una cotta per un altro ed io avevo troppe cose nella mia vita già a quell'età che andavano avanti per cui non ci avevo dato peso. Mi era dispiaciuto, certo, ma non da reagire come Yoongi che, seppur fosse stato lui a chiudere con Liyah, aveva passato pomeriggi interi a piangere e schifare l'amore. Come vi ho detto è un coglione.

Quando li riaprii sentii una familiare sensazione avvolgermi, un ricordo che cercavo costantemente di chiudere nel cassetto del mio cervello insieme a tanti altri ma che di tanto in tanto, quando non riuscivo a fermare la mia mente, balzava fuori come tutti gli altri. Non mi voltai, strinsi i pugni lungo i fianchi e serrai la mascella. No.

Trasalii quando dall'altra parte della strada vidi una figura che mi stava fissando e capii che era Jeon Jeongguk. Era la prova che il giorno prima non era stato solo un brutto sogno.

«Atlas, tesoro, vieni dentro dai. Prenderai un malanno!» mi richiamò mia madre da dentro casa dopo essersi evidentemente accorta che ero uscito. Riuscii a muovere qualche passo indietro e tornai dentro casa senza fare storie. «Dovresti smetterla di andare sotto la pioggia da solo.»

La sentii sospirare mentre mi prendeva le scarpe e le portava in bagno. «Se qualcuno venisse con me non lo farò più da solo,» ironizzai mentre mi infilavo le ciabatte e mi dirigevo in camera mia.

«Non intendevo quello!» Alzai l'angolo della bocca in un mezzo sorriso ed entrai in camera buttandomi subito sul letto. Dovevo tenermi occupato: cos'avrei potuto fare? Mamma si sarebbe messa a vedere i suoi programmi di cucina di lì a poco e non mi andava di vederli quella volta; papà sarebbe tornato solo all'ora di pranzo e Yoongi il pomeriggio. Mi sentivo un po' drenato di tutte le forze ma dovevo trovare qualcosa da fare. Avrei potuto continuare Stranger Things, o avrei potuto continuare a leggere il mio manga quasi terminato, o avrei potuto giocare al computer o-

Un tonfo sul pavimento mi fece alzare di scatto dalla mia posizione supina e fissai con occhi spalancati il punto sotto la mia finestra. Jeon Jeongguk il fantasma era a faccia in giù sul pavimento della mia camera.

Rimasi a fissarlo del tutto basito osservando come si alzava da terra con una smorfia dolorante. Provava dolore? Come cazzo era finito in camera mia? Dovevo chiamare la polizia? Dire a mamma che un fantasma si era appena introdotto in casa nostra? Quello aveva reso la nostra casa infestata? Queste erano solo alcune delle domande più assurde che si erano sovrapposte nella mia mente in pochi secondi.

«Hey ragazzino!» "hey ragazzino"? Non un "hey scusami per averti fatto prendere un infarto cadendo qui". Potevo essere pazzo io perché vedevo un morto ma neanche lui stava messo molto bene a quel punto. Sbattei le palpebre nel vano tentativo di convincermi che fosse solo fantasia ma lui era ancora lì e mi stava sorridendo. Sorriso che si tramutò ben presto in una smorfia imbarazzata. «Come va? Ti ho visto stare in mezzo alla pioggia prima, non è una cosa che fanno tutti,» era un modo velato per dirmi che secondo lui non stavo bene.

«Mi spieghi che cazzo ci fai in camera mia?» Sbottai improvvisamente alternando lo sguardo da lui alla finestra. Poteva volare? Però non aveva le ali. Poteva volare senza? O si era teletrasportato. Nei film i fantasmi erano più delle creature ̶ potevo definirle creature? ̶ trasparenti che attraversavano muri e cose e sembravano non essere influenzati dalla forza di gravità. Jeon Jeongguk, invece, sembrava essere fatto di carne ed ossa proprio come me. Non avevo provato a toccarlo, e non morivo dalla voglia di farlo, ma avevo la sensazione che se lo avessi fatto la mia mano non avrebbe attraversato il suo corpo. Ed era strano.

«Oh sì, giusto, scusami. Um, volevo vedere come stavi. Sai per ieri,» si grattò la testa guardandomi con due occhi così espressivi che era davvero difficile attribuirli a qualcuno di morto. Lo sguardo che gli rivolsi dopo, sono certo, avrebbe appiccato fuoco.

«E decidi di irrompere in casa mia per questo? Cosa non va in te?» sibilai gesticolando; poi strinsi gli occhi. «No, cosa non va in me! Perché ti ho fatto apparire? Cosa vuole dirmi il mio subconscio?»

Riaprii gli occhi e ritrovai il ragazzo-fantasma a guardarmi stranito e confuso. «Veramente sono qui di mia spontanea volontà.»

«Chiaro, perché sei reale,» dissi sarcasticamente, sbuffando una risata secca e priva di divertimento. Sentii i passi di mia madre avvicinarsi e mi affrettai a tirare fuori il cellulare e mettere un video casuale.

«Huh, lo sono,» allargò le braccia indicandosi con tono ovvio.

Mamma si affacciò in mezzo alla porta scrutandomi con occhi curiosi e preoccupati allo stesso tempo. Abbassai il telefono e feci finta di averla vista solo in quel momento. «Che c'è?»

Mi sorrise e scosse la testa facendo qualche passo indietro. «Nulla, credevo stessi parlando. Tutto okay?»

«Mhmh, sto vedendo un video.»

«D'accordo, io sono in sala se vuoi,» mi lanciò un'ultima occhiata ed andò via lasciando la porta aperta come sempre. Buttai il cellulare accanto a me lasciando il volume piuttosto alto così da coprire la mia voce.

«Lo sei?» ripresi il discorso girandomi di scatto verso il ragazzo che annuì con forza facendo qualche passo avanti. Guardò incerto il mio letto come se volesse sedersi anche lui ma rimase fermo.

«Mettimi alla prova: chiedimi qualcosa che tu non potresti sapere.»

Non aveva poi così torto: se fosse stata la proiezione malsana del mio subconscio malfunzionante non avrebbe saputo rispondere, ma se mi avesse dato un'informazione che avrei potuto verificare... D'un tratto la possibilità che fosse tutto reale mi terrorizzò a morte. Mi ritrovai a pensare che forse era meglio se c'era qualcosa che non andava con il mio cervello.

«Va bene, Jeon Jeongguk. Conosco la tua storia e la tua famiglia a grandi linee grazie ai giornali, ma...hai qualche animale domestico?» Era una domanda idiota, stupida, senza senso. Non ero riuscito a farmi venire in mente altro di più sensato.

«Non ne ho mai avuto uno, ma poco dopo essere morto ho mandato un gattino davanti casa mentre mio fratello mi stava parlando e...credo lo abbia tenuto, non so, non sono più riuscito a vederli dopo quella volta,» assottigliai lo sguardo ed afferrai il cellulare per andare sul profilo instagram di uno dei suoi fratelli. Ricordavo i loro nomi per quante volte li avevo letti sugli articoli.

«Che intendi con "ho mandato un gattino"? Tipo glielo hai spedito e impacchettato o cosa?» Non avevo idea di che faccia avesse fatto Jeongguk in quel momento ma potevo scommettere mi stesse guardando come se avessi qualche deficit mentale. Non brillavo di particolare intelligenza logica, okay?

«Avevo dei poteri prima che mi succedesse qualcosa e, insomma sì, noi angeli potevamo palesare la nostra presenza a qualcuno di umano mandando loro un qualsiasi essere vivente che sapevamo gli avrebbe fatto capire che eravamo noi. Avevamo questo posto chiamato "pozzo delle rimembranze" dove potevamo osservare la nostra famiglia o gli amici quando preferivamo. L'ho provato solo una volta e ha fatto così male che non ho avuto il coraggio di vederci dentro di nuovo.»

Raccontò tutto con una voce impregnata di nostalgia che quasi mi fece stringere lo stomaco. Be' a quanto diceva il Paradiso era praticamente casa sua e immagino che se avessero distrutto casa mia anche io sarei così.

Riuscii, scorrendo tra le foto di uno dei due gemelli, a trovare effettivamente una foto di lui ed un gatto calico. Okay, era vero, ma non significava assolutamente niente. Potevo averlo visto per sbaglio e la mia mente aveva registrato involontariamente l'informazione. «Non prova nulla.»

Il ragazzo-fantasma mi guardò come affranto ed iniziò a guardarsi intorno freneticamente come alla ricerca di qualcosa a me non nota. «I miei fratelli erano soliti chiamarmi con nomi delle principesse Disney per irritarmi. Scommetto che hanno chiamato il gatto Biancaneve»

La confessione era stata così improvvisa che mi aveva lasciato contropiede. Non sapevo se ridere per l'assurdità della cosa o provare compassione per lui a causa dell'espressione sofferente che aveva in volto. Non feci nessuna delle due cose ma andai a controllare sotto post più recenti magari se c'era qualche indizio che rimandasse al nome del gatto. Non trovai nulla inizialmente, ma sotto un commento il fratello Eunji aveva chiaramente risposto con: "Quando avrà sette cuccioli sarà così divertente dar loro i nomi dei sette nani. Biancaneve approva". Okay...

«Diciamo che ho scoperto che si chiama Biancaneve. Perché quel nome?» Non ero in vena di risate ma se mi avesse risposto con un "era la mia principessa preferita" sarei scoppiato a ridere come non mai.

Jeongguk si passò una mano nei capelli sospirando lievemente. «Eunji mi aveva chiamato così la mattina della mia morte,» disse semplicemente senza aggiungere altro. Rimasi a fissarlo con le labbra strette ed un piccolo peso sul petto. Poteva essere vero? io quelle cose non potevo saperle, erano fin troppo personali. Ma come avrei potuto confermarle? Non potevo andare a casa della sua famiglia e mettermi a chiedere cose così delicate.

«Facciamo finta che ti creda,» vidi il suo volto illuminarsi immediatamente e fece qualche passo verso di me. «Cosa vorresti da me?»

Lo spiazzai con quella domanda, ne ero certo. Rimase a guardarmi interdetto per un paio di secondi senza sapere cosa dire, boccheggiando più volte. Abbassò le spalle e si morse le labbra. «Sei l'unico che mi vede e...vorrei capire perché, come immagino voglia capirlo anche tu. E poi...»

«Ti senti solo,» non era difficile da immaginare. Era un'anima completamente sola che fuggiva dal pericolo. Jeongguk accennò un piccolo sorriso triste e scrollò le spalle.

«Credo sia ora di lasciarti in pace, ragazzo. Grazie per avermi creduto, o almeno per provarci,» mi sorrise dirigendosi verso la finestra.

«Puoi chiamarmi Atlas.»

Mi guardò stupito ma subito dopo si aprì in un sorriso brillante facendo un cenno d'assenso. «Va bene, Atlas. Ci vediamo presto, se vorrai. Mi troverai a vagare per le strade di Busan.»

Alzai l'angolo della bocca mettendomi in piedi e facendo qualche passo verso di lui, senza avvicinarmi troppo. «Voglio conoscere la tua storia. Quella intera. Ci vedremo presto immagino; sono una persona curiosa.»

Jeon Jeongguk ridacchiò e mi salutò nuovamente prima di arrampicarsi sulla ringhiera e successivamente arrampicarsi su un ramo sporgente dell'albero in giardino. Ah, ecco come aveva fatto. Ci avevo provato anche io a dieci anni, ma ero caduto rompendomi una gamba. Non ero neanche molto atletico, no.

Lo guardai andare via e grugnii passandomi le mani sul viso. Avevo appena accettato di credere a quella storia assurda. E non sapevo che da quel momento in poi sarebbe iniziata la mia avventura più grande e spaventosa. 

OHAYOO
Capitolo un po' più corto del solito e appena sfornato ma va bene così. Vi prometto, però, che dal prossimo le cose non saranno poi così monotone. Pian piano arriviamo anche all'azione totale ;)

Non c'è poi così tanto da dire su questo capitolo tranne: quanto mi mancava mettere gif di Jk aaaa, guardate che carino.

E poi la canzone del capitolo non è stupenda? Io la adoro. Per il momento non ha nessun particolare significato legato alla storia. Per il momento👀

Allora piccole bellissime anime, come passerete questo Halloween?

Per me è ancora un gran punto interrogativo ed è triste perché ho già preso tutto il necessario per fare un costume figo anche quest'anno. Se rimango a casa non me ne frega io quel costume lo metto lo stesso perché è troppo bello e mi sentirò una persona strafiga in quei panni✊️

Condivido con voi anche la mia piccola gioia di aver comprato una nuova pianta, aver cucinato il mio primo dolce (super buono ma fa cagare da vedere) e aver finalmente ricevuto un pacco tanto atteso da vinted.

Quali sono le vostre gioie di oggi?

Ricordate che potete fare di qualsiasi mia storia il vostro safeplace e condividere qualsiasi cosa voi vogliate. Nessuno vi giudichera perché i miei lettori sono solo amabilissime persone🤍 (vero????🤨)

Torno a leggere il mio libro horror bellissimo di cui mi sono innamoratə.

Per qualsiasi cosa sapete dove trovarmi! Love you xx

Alla prossima settimana! 🍂🕛

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