Il ritorno di un'anima del sud
"Parlerò di un uomo ucciso
Non da una coltellata bensì da un sorriso
Dovrebbero studiarlo bene nei licei
Discuterne tra gli scienziati"
-Abissale, Tananai
Mi spostai leggermente per vedere oltre la spalla di Jeongguk e riuscii a vedere un ragazzo biondo con il fiatone. Sembrava aver appena corso una maratona. Il ragazzo fantasma si voltò con una lentezza disarmante e rimase immobile per qualche secondo. L'espressione dello sconosciuto, seppur stanca, brillava di un sentimento puro. Aveva gli occhi lucidi ed un sorriso enorme.
«Tae?» la voce di Jeongguk era ridotta ad un misero sussurro incredulo. Mi sembrava di star assistendo ad una scena di qualche serie tv adolescenziale. Solo con un ragazzo morto e l'altro...be' se lo poteva vedere le possibilità erano due per quel che sapevo: o era come me ̶ il che non spiegava molto poiché non sapevo neanche io perché potevo vedere il sovrannaturale ̶ o era morto anche lui.
Solo in quel momento Jeongguk si sbloccò ed iniziò a camminare a passo spedito verso di lui. Il ragazzo, se possibile, sembrò ancora più contento ed allargò le braccia come per accoglierlo in un abbraccio. «Taehyung!»
Qualcosa non andava. La voce di Jeongguk da un mero sussurro divenne un ruggito di rabbia. L'espressione del ragazzo, Taehyung supponevo, cambiò drasticamente: spalancò gli occhi, il sorriso svanì e fece cadere le braccia lungo i fianchi. Ora sembrava spaventato. Jeongguk lo raggiunse con pochi passi e gli mollò uno schiaffo in faccia.
Oh be', era davvero felice di vederlo, non trovate?
«Ahia?!» strillò il biondo tenendosi la guancia con una mano. «E quello per cos'era? Mi aspettavo un bacio!»
«Quello, mio caro, era per avermi venduto a Lucifero e non avermelo mai detto!» gli urlò in faccia spintonandolo. Oh, quindi era il suo non-ex dell'Inferno. Cristo, cosa stava succedendo?
Taecoso strabuzzò nuovamente gli occhi e parve congelarsi sul posto all'affermazione di Jeongguk. «Gguk...»
«Cos'altro mi hai nascosto?» il tono di Jeongguk si abbassò ma era ancora pregno di rabbia e tristezza. Non ero un master nel leggere le emozioni altrui ̶ Aaliyah mi aiutava anche in quello ̶ ma si poteva capire perfettamente quanto fosse ferito.
«Niente, te lo giuro. Era una cosa più grande di noi e...mi dispiace, posso spiegarmi,» tentò il biondo facendo qualche passo verso Jeongguk. Vidi quest'ultimo scuotere la testa e a dire il vero non lo biasimavo. Sentendo le cose come lui me le aveva spiegate al suo posto neanche io avrei voluto più sapere niente. Ma era anche vero che bisognava sempre conoscere anche la seconda versione dei fatti per dare un giudizio completo. Ma a me questo interessava? No.
Mi schiarii la voce tossendo leggermente. «Um, Jeongguk?» lo richiamai per ricordargli che c'ero ancora. Il ragazzo biondo spostò lo sguardo su di me completamente stupito e sorpreso. Evidentemente non aveva notato la mia presenza o, se l'aveva fatto, non immaginava fossi in grado di vederli.
«Lui può vederci?» mormorò con gli occhi azzurri spalancati, puntandomi un dito contro. Il suo aspetto era davvero...insolito. Aveva chiaramente i lineamenti coreani ma i suoi capelli erano biondo naturale, si vedeva, e gli occhi...be' un'anima non poteva indossare lenti a contatto.
«Sì, non so ancora perché ma riesce a vedere il sovrannaturale. Taehyung, lui è Atlas,» si voltò verso di me con un piccolo sorriso. «Il mio socio per le ricerche. Atlas, lui è-»
«Il tizio che non è il tuo ragazzo ma che hai baciato più volte e che ti ha venduto al diavolo. Piacere!» la mia impulsività un giorno mi avrebbe dato una bastonata sui denti, ne ero certo.
Sul viso di Taehyung seguirono diverse emozioni nel giro di pochi secondi: stupore, imbarazzo, fastidio e di nuovo stupore. «Ciao,» mi salutò con un cenno della mano lanciando varie occhiate a Jeongguk.
Il mio socio mi guardò divertito ma mi lanciò un'occhiata di rimprovero ugualmente. «Io dovrei rientrare, voi...continuate a discutere tranquillamente qui. Ne riparliamo stasera.»
Tagliai corto il discorso voltando le spalle e tornando dentro il centro commerciale. Non volevo che Yoongi pensasse avessi passato tutto quel tempo con Molan. Da lontano mi arrivavano le voci di Jeongguk e l'altro ragazzo che forse avevano ripreso a discutere ma non riuscii a capire di cosa stessero parlando.
Nel momento in cui raggiunsi mio fratello al negozio, quasi mi corse incontro con un sorriso furbo e le labbra separate in procinto di dire qualcosa. Alzai l'indice in aria. «Non ci provare,» lo fermai seduta stante superandolo e andando a sedermi al solito posto. Tirai fuori il tablet e continuai con le mie ricerche.
🍂🍂🍂
Taehyung's pov
Non voglio fare la parte di quello poetico e romantico ma non appena avevo posato gli occhi su Jeongguk, il tempo si era fermato. Dopo tutto quel tempo lo avevo finalmente davanti a me e non potevo quasi crederci. Una minuscola parte di me aveva paura non fosse lui ma, anche se voltato di schiena, potevo giurare fosse lui. Quando si era girato per guardarmi avevo sentito un tuffo al cuore e una stretta allo stomaco. Avevo sognato e desiderato così tanto di tuffarmi di nuovo in quegli occhi nocciola, di rivedere il suo sguardo dolce...mi sembrava irreale.
Poi quando si era diretto verso di me con il fuoco dell'Inferno nelle iridi avevo iniziato ad avere seriamente paura.
«Gguk, voglio che tu sappia che non ho mai accettato quel patto. Ma non aveva importanza perché per lui ero marchiato e dal momento in cui ero uscito dal suo palazzo era come se avessi stretto quell'accordo,» iniziai a spiegare non appena quel ragazzo vivo, di cui non ricordavo ancora il nome, ci aveva dato le spalle. Chi era? Come lo aveva conosciuto? Perché aveva voluto finire in questo casino? Avevo tante domande, ma al momento non avrei dato loro voce. Jeongguk aveva detto che non voleva sentire le mie spiegazioni, tuttavia non mi stava fermando e sapevo che voleva sentire ciò che avevo da dire. «Mi aveva minacciato di strapparmi via le ali il che ora non fa più differenza perché in qualche modo le ho perse lo stesso. Ma aveva minacciato anche di torturarti. Io non ho comunque proferito parola, ma sapevo che ciò che Lucifero desiderava lo otteneva in un modo o nell'altro.»
«Perché non mi hai mai detto niente? Avremmo...»
«Cosa? Non avremmo potuto fare nulla ed io stupidamente credevo che, invece, nascondendoti la verità avrei potuto proteggerti. Perché sapevo perfettamente che avresti accettato pur di salvarmi,» lo interruppi lanciandogli un'occhiata torva che, però, nascondeva l'affetto che provavo per lui.
Jeongguk sbuffò e si passò una mano nei capelli, uguali a com'erano prima, forse solo un po' più spettinati. «Cosa te lo fa pensare?» Inarcai un sopracciglio per dirgli silenziosamente che non avrebbe funzionato con me il giochetto del "faccio finta che non m'importa". Mi guardò male e distolse subito dopo lo sguardo. «Ti ha detto perché voleva proprio me? Immagino non fosse per farti un dispetto e basta.»
«Più o meno lo stesso motivo di Calum. Eri un angelo molto potente, più potente di Lucifero stesso da come ho capito e...non so volevano trascinarti all'Inferno per usarti come arma, circa. Unendoti a loro li avresti resi inarrestabili e avrebbero conquistato gli altri due regni dell'aldilà più facilmente. Hanno cercato di venire a prenderti con la forza ma...non so cos'è successo. Ricordo di essere caduto nel vuoto e di essermi risvegliato a Daegu.»
L'ex angelo bianco si voltò verso di me con uno sguardo confuso, la fronte aggrottata e le labbra leggermente arricciate. «Dylan ha conficcato un coltello di Athos nel terreno per impedire a Lucifero e Athos di prendermi e ha distrutto tutto. In che senso ti sei risvegliato a Daegu?»
Scrollai le spalle non sapendo esattamente come rispondere a quella domanda. «Sono precipitato nel giardino di casa di una vecchietta, inizialmente non capivo dov'ero e urlavo a squarciagola il tuo nome. Poi ho cominciato a riconoscere qualcosa e ad un certo punto mi ero ritrovato davanti alla mia vecchia casa che era passata a qualcun altro. Il giorno dopo ho incontrato mio padre e qualche altro angelo, nascondendoci dai demoni e dalle anime dannate.»
Jeongguk si voltò completamente verso di me, si leccò le labbra e mantenne quel piccolo cipiglio sul viso che indicava che il suo cervello stava elaborando qualcosa alla velocità della luce. «E come hai fatto a trovarmi?»
Ecco la domanda che stavo aspettando da quando mi aveva visto. Sorrisi immediatamente e girai le gambe verso di lui, facendo sfiorare le nostre ginocchia. In un primo momento nessuno dei due si mosse, poi Jeongguk si ritrasse leggermente con visibile riluttanza. Cercai di non far caso a quanto quel misero gesto mi avesse ferito. «All'inizio gli altri angeli non si fidavano di me, ma si fidavano di mio padre e quando hanno capito che ormai non ero né anima dannata né demone abbiamo iniziato a collaborare per venire a capo da questa situazione. Abbiamo scoperto che eravamo tutti originari di Daegu e che di conseguenza le nostre tombe erano lì. Andando al cimitero abbiamo trovato nomi di un paio di anime dannate che avevo intravisto all'Inferno e da cui scappavo la notte. Quindi siamo arrivati ad una conclusione.»
Lui mi guardò con gli occhi sgranati e le labbra separate a formare una piccola "o". «Ogni anima è caduta nella città in cui è sepolta!»
Annuii con forza, felice che lo avesse capito. Più informazioni si diffondevano e più facile sarebbe stato risolvere il tutto. «Ho fatto un po' di ricerche e ho scoperto la tua città natale. Sapevo fosse una grande città come Daegu ma non mi aspettavo ci mettessi letteralmente giorni per trovarti finalmente. Mi fermavo solo di notte per nascondermi nelle case dei vivi.»
Strinse le labbra e lo vidi combattere contro un sorriso che spingeva prepotente per manifestarsi sulle sue labbra. Si schiarì la voce e si passò nervosamente le mani sui pantaloni bianchi. «E tuo padre?»
Feci una lieve smorfia, piegando gli angoli della bocca verso il basso per un attimo. «È partito insieme agli altri angeli per cercare i coltelli di Athos. Sappiamo che dobbiamo distruggerli e che ci servono per fermare finalmente Lucifero e quel pezzo di merda del suo compagno.»
Sul viso di Jeongguk calò un'ombra; si alzò dal muretto dove ci eravamo precedentemente seduti e si passò le mani sul viso come se volesse lavare via qualcosa. «Devo andare, devo...è tanto da elaborare. Ne riparleremo questa sera da Atlas. Ci vediamo qui prima del tramonto.»
Lo guardai andar via in tutta fretta ed ignorai nuovamente la morsa allo stomaco. Sospirai e mi alzai guardandomi intorno. Forse era arrivato il momento di esplorare la città e vedere le modernizzazioni dopo quasi vent'anni dalla mia morte.
🍂🍂🍂
Busan non era troppo differente da Daegu alla fine, forse era leggermente più colorata ma non avevo trovato nulla che non avesse Daegu. Avevo visto molti grattacieli in più da quando me n'ero andato, più monumenti e certamente molti più stranieri. Anche a Daegu ne avevo incontrati alcuni quando giravo, ma qui a Busan ne vedevo in continuazione e mi aveva reso stranamente felice.
Non avevo idea di cosa significasse per Jeongguk "prima del tramonto" ma, sbirciando l'orologio di un passante, vidi che erano le sette per cui mi avviai nel punto d'incontro senza sapere se avrei dovuto aspettare per molto.
Con mia sorpresa Jeongguk era già lì che si guardava intorno probabilmente cercandomi. Mi avvicinai con un sorriso che lui non ricambiò e si voltò facendomi cenno di seguirlo. Non parlammo neanche per sbaglio durante il tragitto che forse era durato una mezz'oretta ma che con quel silenzio tra di noi era sembrato durare il triplo.
Diverse volte avevo aperta bocca per dire qualcosa ma l'avevo richiusa immediatamente perché sapevo avrei detto qualcosa di stupido e che in qualsiasi caso Jeongguk non mi avrebbe risposto. Era arrabbiato con me e se da una parte lo capivo e lo rispettavo, dall'altra mi faceva star male ed incazzare allo stesso tempo sapere che eravamo passati dal baciarci al non rivolgerci la parola. Forse era meglio se fossi rimasto a Daegu.
Casa di quel ragazzo da fuori non sembrava male: era di un giallo chiaro con un piccolo giardino sul davanti decorato da siepi e alberelli ancora in crescita. Confinava con un'altra casa dove sentivo abbaiare un cane. Mi ritrovai a sorridere: avevo sempre desiderato un cane e mi dispiaceva non aver vissuto abbastanza a lungo da poter vivere da solo e adottarne uno.
Jeongguk mi risvegliò dai miei pensieri chiamandomi e dicendomi di arrampicarmi su un albero che dava direttamente sulla camera del ragazzo. Lo guardai mentre saliva con attenzione ma anche con una leggera agilità. Provai fastidio al pensiero che quella era un'azione che magari faceva tutti i giorni.
Trattenni uno sbuffo e lo seguii con non poche difficoltà. Non avevo mai avuto una casa sull'albero e ad educazione fisica erano più le volte in cui evitavo di farla che quelle in cui combinavo qualcosa.
Quando mi catapultai nella stanza vidi il ragazzo guardarmi sbigottito, lanciando varie occhiate a Jeongguk. Sicuramente non si aspettava la mia presenza ed io non mi aspettavo di finire nella casa di un vivo che poteva vedermi.
«Hey,» salutai in imbarazzo quando mi tirai su dal pavimento lucido. La cameretta era piccola ma accogliente e mi sembrava carina.
«Ciao. Non credevo avessi organizzato un pigiama party con i morti,» il suo sarcasmo era tagliente e mirato ma non sembrava neanche intenzionato a gettarmi giù dalla finestra. Ora che lo guardavo meglio il cipiglio era sparito e mi guardava solamente in modo curioso. E con forse un pizzico di diffidenza. Be' immaginavo che avere già un fantasma in camera era molto, figuriamoci due. E poi sicuramente Jeongguk non gli aveva rivolto molte belle parole in mio proposito considerando quanto fosse incazzato.
«Ti dispiace inserirlo nel nostro duo? Credo abbia delle informazioni che potrebbero esserci utili,» parlò l'ex angelo bianco sedendosi accanto al padrone della stanza da letto. Oppressi il bruciore allo stomaco dettato dal fastidio —e sì dalla gelosia, lo ammetto okay? Non c'è bisogno che sorridiate in quel modo — e feci qualche passo avanti guardando il ragazzo più alto di me ma dal viso decisamente più giovane del mio.
Abbozzai il miglior sorriso innocente che riuscii a fare mentre mi esaminava con attenzione. Poi sospirò e scrollò le spalle. «Solo perché ti piace.»
Non sapevo com'era possibile ma mi sentii andare a fuoco, Jeongguk aveva le guance di due tonalità più scure e continuava a fare versi incomprensibili. Mi morsi il labbro inferiore per soffocare una risata.
Vidi l'altro ragazzo guardarlo divertito con il mento poggiato sul palmo della mano. «Hai finito?»
«Non mi piace,» sibilò quasi come un ringhio lanciandomi un'occhiata breve. Non ci rimasi male per la prima volta da quando l'avevo rivisto quel giorno perché sapevo che stava mentendo.
«Hai una bella camera...» non ricordavo affatto il suo nome, forse un po' perché il mio cervello geloso si rifiutava di memorizzare informazioni insignificanti come quelle, forse perché non avevo prestato attenzione. Il motivo era sempre lo stesso.
«Puoi chiamarmi Atlas,» rispose il ragazzo invitandomi poi a sedermi da qualche parte. Non volevo invadere il suo spazio personale per cui presi la sedia della scrivania e la trascinai vicino al letto dalla parte di Jeongguk. Gli sorrisi pimpante e lui distolse lo sguardo con ancora il rossore sulle guance. Mi rassicurava sapere che nonostante tutto continuavo a fargli lo stesso effetto. Mi sarei fatto perdonare, mi promisi. «Allora, quali sono queste importanti informazioni che hai, Tae...» chiuse un occhio in una piccola smorfia che mi fece intuire neanche lui ricordasse il mio nome.
Sospetto. Gli rivolsi un sorriso tirato infilandomi le mani nelle tasche dei pantaloni a tuta. «Taehyung. E...non so esattamente cosa vogliate sapere.»
«Racconta quello che hai raccontato a me,» mi suggerì Jeongguk ed annuii. Raccontai ad Atlas degli angeli di Daegu e di come avevamo compreso il motivo per cui eravamo precipitati lì, di come ogni giorno al calar del sole dovevamo correre al primo riparo ed io e mio padre ci intrufolavamo sempre negli hotel perché non ci piaceva andare nelle case altrui; raccontai di quando ci confrontammo tra di noi capendo che l'unico modo per tornare alla normalità era rintracciare tutti i coltelli di Athos e distruggerli salvandone alcuni solo per uccidere Lucifero, il suo compagno ed i loro fedeli demoni.
«Oh be', felice di sapere che almeno siamo sulla pista giusta,» Atlas abbozzò un sorrisetto furbo tirando fuori quello che inizialmente sembrava solo uno specchio scuro ma che poi si rivelò essere un tablet super tecnologico che non avevo mai visto. Nella mia epoca c'erano pochi computer buoni in giro, i tablet stavano iniziando a spopolare nel mercato ma erano semplici scatole di latta che facevano furore. Quello che aveva in mano Atlas era fantascienza per me.
«Non ne hai mai visto uno?» mi domandò Atlas guardandomi con un pizzico di divertimento. Dovevo sicuramente avere un'espressione esilarante.
Cercai di ricompormi e sorrisi imbarazzando scuotendo la testa in senso di diniego. «Sono morto prima di vedere la maggior parte delle invenzioni che ci sono oggi in giro. Jeongguk me ne ha mostrate alcune ma c'è un intero mondo sconosciuto a me qui fuori.»
«Oh sì, giusto. Mi ha raccontato che sei morto lo stesso giorno in cui è nato lui, strano ma figo devo dire,» rispose iniziando a smanettare velocemente sul dispositivo come mai avrei saputo fare.
Sulle mie labbra nacque spontaneamente un ghigno e mi voltai verso Jeongguk che cercava in tutti i modi di evitare il mio sguardo. «Ti ha parlato di me?»
«Oh molto, oltre al tradimento mi ha raccontato dei mille ba-» Jeongguk si avventò su di lui con uno slancio tappandogli la bocca e stendendolo sul materasso. Atlas aggrottò la fronte e mugugnò di protesta davanti alla mano di Jeongguk cercando di liberarsi.
Non avevo mai provato così tanta gelosia in un giorno solo, per Satana. Però Jeongguk gli aveva parlato di me. Direi che è una mezza vittoria!
«Comunque,» esordì Atlas dopo che Jeongguk si fu allontanato lasciandolo libero. «Stiamo risalendo anche noi a dove potrebbero essere i pugnali, cercando omicidi del passato che possano collegarsi ad altri per costruire una linea temporale e bam, giungere a destinazione.»
Jeongguk sorrise fiero passandosi una mano nei capelli. «Siamo una bella squadra.»
Arricciai il naso ed aggrottai la fronte. «State facendo un lavoro piuttosto inutile.»
Girarono entrambi di scatto la testa verso di me e per un attimo ebbi paura che Atlas potesse slogarsi qualche osso del collo, se una cosa del genere era possibile. Mi guardarono come se avessi appena bestemmiato davanti ad una massa di credenti — cosa che tra parentesi avevo fatto per davvero con gli angeli di Daegu —.
Mi schiarii la voce cercando di spiegarmi al meglio. «Sì, insomma allungate la strada e perdete molto tempo. Vi basta cercare l'ultimo omicidio per accoltellata ed il gioco è fatto. Non so come i demoni e le anime dannate si siano appropriate dei coltelli ben nascosti ma fatto sta che quando è crollato tutto ogni cosa si è dispersa. So che mio padre con il suo gruppo è diretto in Italia. Hanno rilevato davvero troppi accoltellamenti soprattutto nella zona nord. Sono angeli quindi grazie ai loro poteri riescono in qualche modo a mettersi in contatto con gli altri angeli sparsi per il mondo e credo che così riescano a coordinarsi. E hanno le ali per cui è più facile viaggiare.»
«Quindi...stai dicendo che noi dovremmo cercare rimanendo nelle vicinanze? E che, in qualche modo assurdo, gli altri angeli ci porteranno i pugnali?» Jeongguk inarcò un sopracciglio. Era scombussolato e gli leggevo sul viso che trovava assurda tutta quella storia. Era stata la mia prima reazione quando mio padre mi aveva spiegato il loro piano e avevo etichettato il tutto come una stronzata. Ma mi fidavo di lui e se ce l'avessero davvero fatta ci avrebbero aiutato a salvare...be' il mondo.
«Sì, una cosa del genere. Sentite, sono molto scettico anche io ma il mondo sta cadendo lentamente in rovina e dobbiamo salvarlo. La profezia continuava, non mostrava solo la fine dell'aldilà, c'era altro,» guardai l'ex angelo bianco con la mascella serrata sperando che non avesse dimenticato la profezia perché io non l'avevo mai fatto.
«Già...quelle immagini le ho impresse a fuoco nella mente,» borbottò poco dopo portandosi il capo tra le mani.
«Aspettate, una cosa alla volta. Cosa intendi dire con "il mondo sta cadendo lentamente in rovina"?» Atlas era il più confuso di tutti ed era comprensibile in fin dei conti: era entrato in contatto con il nostro mondo da non molto tempo immaginavo e per qualsiasi essere umano vivo tutto quello poteva essere o frutto di una mente malata o un semplice film fantasy in uscita al cinema. A mio avviso stava reagendo anche fin troppo bene a tutte quelle informazioni.
Ma la sua espressione era troppo confusa, troppo ingenua. Le mie spalle si abbassarono e la mia espressione si contorse sorpresa e dispiaciuta allo stesso tempo. «Merda...quindi voi non sapete?»
«Non sappiamo cosa?» la domanda del castano fu repentina e sentii la paura e l'urgenza farsi strada nelle mie vene. Ma non erano mie sensazioni, non interamente. Erano di Jeongguk. Volevo urlare dalla gioia: da quando era crollato tutto sembrava che la nostra connessione telepatica fosse stata distrutta insieme a tutto il resto ed invece eccola lì. Ma non era il momento di pensarci, non era il momento di dirlo perché quello che avrei detto di lì a poco avrebbe cambiato tutto e portato una nuova terribile consapevolezza.
«I...i demoni e le anime dell'Inferno possono camminare alla luce del sole.»
OHAYOO
CIAO RAGHY CE L'ABBIAMO FATTA. Finalmente è uscito questo benedetto capitolooo.
Immagino che tutti voi, o almeno la maggioranza, vi aspettavate che quello alla fine dello scorso capitolo fosse Taehyung. Ma vi aspettavate che Jeongguk reagisse così? HAHAHAHA
In parte non possiamo neanche dirgli male, poveretto. Insomma lui sapeva che Tae lo aveva venduto a Lucifero il che non è una bugia ma neanche tutta la verità.
Atlas continua ad essere il mio preferito, scusate ma è stupendo e mi fa morire. Sono proprio fierə di cosa ha partorito la mia mente per lui.
Comunque, insomma Taehyung arriva, si becca uno schiaffo in faccia, un'accoglienza non del tutto calorosa a casa di uno sconosciuto e poi sgancia la bomba: i demoni possono stare alla luce. Tan tan tan TAAAAN.
Ora con il suo ritorno le cose si fanno più interessanti. Teorie? 👀
Ora corro via, vi amo e grazie per essere qui a sostenermi. Inoltre non vi ringrazio mai abbastanza per tutti i messaggi e i commenti carini che mi lasciate. Non vi merito.
Passate una buona notte/giornata/serata insomma dipende quando leggerete il tutto. Alla prossima settimana mie anime! 🕛🍂
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