Il posto accanto al mio
"I'm not looking for somebody
With some superhuman gifts
Some superhero
Some fairytale bliss
Just something I can turn to"
-Something just like this, Coldplay
Atlas's pov
Vi dirò la verità amici: dormire con Jeon Jeongguk nella stessa camera non è stato affatto male. Be', okay, è stato soprattutto grazie al lorazepam se non mi sono accorto della sua presenza avendo dormito come un sasso, ma anche quando il mattino successivo mi svegliai più presto del solito non fu strano saperlo nella mia stanza. Fu stranissimo.
Com'ero passato dal dormire qualche volta con mio fratello all'avere un fantasma steso sul pavimento che dormiva tranquillamente rannicchiato in posa fetale? Intontito com'ero, rimasi a fissarlo per svariati secondi cercando di connettere il tutto. Decisi che era troppo da elaborare alle otto del mattino ed afferrai il mio tablet.
Lo schermo si aprì sulla pagina delle ricerche della sera prima e decisi di proseguire per un po', almeno per azionare più velocemente il cervello. La sera prima non riuscimmo a trovare nulla in Israele, tranne qualche serial killer degli anni moderni che strangolava le sue vittime. In realtà non si trovava nessun record storico dei vari serial killer in giro per il mondo, partivano tutti dal secolo scorso. Decisi dunque di cambiare tecnica e spostarmi nei paesi ai confini di Israele e cercare qualche indizio.
Non riuscii a trovare assolutamente nulla se non vittime delle continue guerre in quella zona. Mi spostai, disperato, sull'isola di Cipro ma anche lì non trovai niente che potesse suggerirmi che era quella la pista da seguire. Stavo per perdere le speranze e buttare il tablet via quando, tra le ricerche correlate, mi apparve un serial killer in Grecia.
Cliccai sulla notizia e scoprii che l'uomo, Antonis Daglis, era stato inizialmente arrestato per aver attaccato un gruppo di ragazzi nel 1989 ad Atene con un coltello. Fu quello ad attirare finalmente la mia attenzione, convincendomi a proseguire. Tutte le ricerche che avevo effettuato fino a quel momento non avevano neanche per sbaglio citato coltelli, pugnali o lame. Solo strangolamenti o, raramente, arma da fuoco.
Le vittime di Daglis erano tutte prostitute, inquietante somiglianza con Jack lo Squartatore. Non sembrava esserci nulla di troppo fuori dal comune, poi, però, arrivai ad una dichiarazione detta da Antonis stesso dopo essere stato arrestato per i suoi molteplici omicidi: ""Odiavo tutte le prostitute e continuo a farlo. Andavo ad incontrarle solo per andarci a letto ma d'improvviso altre immagini mi saltavano in testa. Sentivo voci che mi ordinavano di uccidere. Una volta ho pensato di strangolare la mia fidanzata ma ho resistito."
Visto sotto un punto di vista prettamente umano era solo un pazzo a cui avrebbero diagnosticato la schizofrenia, ma visto sotto un altro punto di vista, quello...sovrannaturale, poteva significare decisamente altro. Non trovai nulla sulle sue vittime, sul suo modus operandi, solo che fu arrestato per l'omicidio di tre donne ed il tentato omicidio di altre sei. Come ciliegina sulla torta decise di suicidarsi in cella. Non che avessi la minima intenzione di volare fino ad Atene ed interrogarlo se fosse stato ancora vivo, chiariamoci.
Misi da parte il tablet e mi alzai dal letto, mi inginocchiai davanti a Jeongguk e lo osservai mentre dormiva. Era davvero un angelo caduto dal cielo, in senso figurato e letterale. Era davvero bello oggettivamente parlando ed aveva un'espressione molto rilassata e pacifica. Il ciuffo di capelli gli cadeva davanti agli occhi e le labbra piene erano separate leggermente e da esse uscivano piccoli sbuffi. Sembrava così in pace con se stesso.
Aggrottai la fronte e per qualche strano motivo avvicinai il dito sotto il suo naso. Forse volevo l'ennesima prova che fosse tutto reale. Trasalii e la ritirai subito. Posai una mano sul cuscino che gli avevo lasciato per comodità e glielo sfilai di colpo mettendomi in piedi.
Subito dopo sentii un forte tonfo ed un'imprecazione molto colorita seguì il suono. «Atlas che cazzo!» Aveva la voce roca ed ancora impastata dal sonno. Posai il cuscino sul letto e strinsi le labbra per trattenere una risata che stava minacciando prepotentemente di uscire.
«Buongiorno,» mormorai voltandomi verso di lui vedendolo con i capelli scompigliati, gli occhi gonfi e l'espressione vagamente irritata. Sembrava più umano di quanto non fosse.
«Buongiorno un corno. Svegli così tutti?»
«Solo i ragazzi fantasma,» feci spallucce sistemando meglio le lenzuola stropicciate. «Tu sei sempre così scontroso di prima mattina con tutti?»
«Solo con chi mi toglie il cuscino da sotto la testa,» alla fine risi non facendocela più e lo guardai alzarsi da terra e passarsi le mani nei capelli sicuramente più in ordine dei miei.
«Lo trovi divertente, ragazzino?» sbottò lanciandomi contro lo stesso cuscino e, preso alla sprovvista, mi finì in faccia fermando le mie risate.
«Stronzo,» brontolai sistemando di nuovo il cuscino. Con la coda dell'occhio lo vidi alzare l'angolo della bocca e ridacchiai di nuovo.
«Senti chi parla, il campione della gentilezza per gli ospiti.»
Stavo per ridere ma ammutolii all'ultimo. Era da tempo che non sentivo quella leggerezza sul petto e lo stavo provando scherzando con un ragazzo morto? Mi stavo rincoglionendo.
«Comunque,» mi schiarii la voce riprendendo il tablet andando in sospensione. «Prima ho fatto altre ricerche e guarda cos'ho trovato.»
Jeongguk assunse un'espressione piuttosto concentrata mentre leggeva la pagina di Wikipedia di quel tizio. Pochi minuti più tardi mi consegnò il tablet ed annuì profondamente. «Ottimo lavoro socio, direi che è una buona pista. Ma...non vorrai per caso andare fino in Grecia per vedere se è lì uno dei pugnali?» sembrava preoccupato e per un momento fui tentato di dirgli di sì solo per vedere la sua reazione.
Inarcai un sopracciglio. «Non sono così pazzo. Ovvio che no. È solo un punto di partenza, continuerò a cercare omicidi simili e vedremo di localizzarli tutti. Poi...poi vedremo come faremo per prenderli,» effettivamente avremmo dovuto pensare a qualcosa di fattibile. Non bastava solo rintracciarli, dovevamo averli. Ma avremmo fatto un passo alla volta.
Lanciai un'occhiata all'orario e sospirai pesantemente. «Devo prepararmi, ho l'appuntamento dalla psichiatra fra poco. Tu...»
«Andrò a caccia di risposte all'aperto e ti farò sapere,» annuii guardandolo mentre si dirigeva verso la finestra per uscire. Strinsi le labbra ed alzai gli occhi al cielo per quello che stavo per dire. «Jeongguk,» lo richiamai e lui si voltò interrogativo, con un piede già sul balcone. «Se hai voglia puoi tornare stasera. E fermarti a dormire di nuovo.»
Mi fissò di nuovo sbigottito senza dire nulla. Era strano, lo sapevo. Gli avevo dato l'impressione dello sfigato chiedendoglielo, ne ero sicuro. Dovevo smetterla di essere così impulsivo e darla vinta ai miei pensieri intrusivi. Dovevo pensare prima di aprire la bocca, diamine. Non sapevo comportarmi con la gente, ero un disadattato social-
«Mi prometti che domani mattina non avrò un risveglio traumatico?»
Il flusso dei miei pensieri tacque all'istante lasciandomi di sasso. Abbozzai un sorriso ed incrociai le mani al petto. «Vedremo.»
Scosse la testa ridendo e se ne andò facendo un saluto militare improvvisato.
🍂🍂🍂
Faceva davvero tanto caldo quella mattina: il sole mi bruciava la pelle e mi stavo pentendo con ogni fibra del mio corpo di aver rifiutato il passaggio di mio padre. È solo che mi permettevano di andare da solo unicamente da Liyah e francamente l'unico momento in cui potevo stare senza fiato sul collo volevo godermelo. Avevo l'impulso malsano di strapparmi la maglietta di dosso se solo non fossi morto di vergogna.
Nelle orecchie avevo sparata quasi a tutto volume "Tissues" di Yungblud che amavo e speravo mi desse quella carica necessaria per affrontare un'altra giornata di merda dove rischiavo di diventare una pozzanghera d'acqua. Non fu così ma per lo meno ascoltai della buona musica.
Quella volta, per qualche strana grazia divina, ero seduto da solo sull'autobus ed i nuovi arrivati sceglievano di sedersi altrove. Forse dovevo ringraziare la mia espressione scontrosa che mettevo su ogni qualvolta uscissi. Effettivamente non dovevo neanche farmi troppe domande sulla mia incapacità sociale.
Ad ogni modo, il mio momento divino giunse al capolinea quando vidi salire sul bus una testa rosa. Spalancai gli occhi e scivolai di più sul sedile, abbassando la testa. Pensai che se mi fossi fuso con il sedile, diventando un tutt'uno, non mi avrebbe notato e si sarebbe seduta accanto al vecchietto che parlava da solo in terza fila. Ti prego non guardare qui, ti prego ti prego, ti prego.
«Atlas!» magnifico.
Sospirai affranto e mi sedetti in modo più comodo sul sedile mentre osservavo la ragazza affrettarsi verso di me con il suo solito gran sorriso ad illuminarle il volto dolce. Le rivolsi un piccolo sorriso ed alzai la mano, togliendomi riluttante le cuffiette. «Ciao.»
Non avevo dimenticato il suo nome: come si poteva dimenticare un nome che somigliava così tanto a quello di un cartone animato Disney? Si sedette accanto a me lasciando sulle gambe scoperte la sua borsetta ovviamente rosa confetto. Qualcosa mi diceva che era il suo colore preferito. «Come stai?»
Era una semplice domanda di circostanza, nessuno voleva la vera risposta. Per questo avrei dovuto rispondere in modo normale ed esaustivo come avrebbe fatto qualsiasi altra persona. «Sto andando al solito appuntamento settimanale dalla mia psichiatra. Direi che va alla grande,» ma ero una persona qualsiasi io?
Evidentemente non lo era neanche Molan perché alla mia affermazione scoppiò in una risata genuina. Di solito quando nominavo anche solo per sbaglio Aaliyah come psichiatra ognuno mi guardava in modo diverso ma mai positivamente parlando. Rimasi di stucco. «Posso dire la stessa cosa ma sto andando da un semplice strizza-cervelli io. Il venerdì si prospetta sempre come una magnifica giornata, vero?»
«Decisamente,» brontolai alzando l'angolo della bocca, inclinando di poco la testa. Molan era una ragazza che metteva curiosità per il suo modo di essere. Era interessante.
«Ti piace l'indie rock?» Inarcai un sopracciglio confuso dalla sua domanda improvvisa. Lei indicò con un cenno del mento il mio cellulare e mi resi conto che lo schermo era rimasto acceso sulla riproduzione di "Tissues".
«Oh! Um, sì diciamo che il rock ed i suoi sottogeneri sono la mia musica preferita. La musica aggressiva fa più per me,» ammisi bloccando il cellulare. «Conosci Yungblud?» Non mi aspettavo una risposta positiva a dire il vero. Sapevo perfettamente di non dover giudicare un libro dalla copertina, ma Molan aveva l'aspetto così delicato e innocente che non ce la vedevo affatto ad ascoltare la mia stessa musica.
Lei annuì portandosi una ciocca, sfuggita alla piccola coda, dietro l'orecchio. «Sì, conosco qualche sua canzone e devo dire che è proprio bravo e fa sentire capite le persone come me e te, ma non è il mio genere.»
Per una volta l'apparenza non aveva ingannato. Mi ritrovai ad essere curioso di sapere quale fosse il suo genere prediletto e se magari conoscevo anche io qualcosa. «E cosa preferisci?»
«Ed Sheeran,» rispose senza pensarci due volte. «Faccio schifo in inglese ma lui è la ragione principale per cui sono così decisa a migliorare,» la sua voce era così sognante che non era difficile immaginare fosse il suo cantante preferito in assoluto. «E sì insomma tutte quelle canzoni dolci, rilassanti con in sottofondo uno strumento melodioso.»
Eravamo praticamente l'uno l'opposto dell'altro ed era anche chiaro alla vista: lei un confetto vivente ed io un ero quasi più vicino ad un emo. Aaliyah diceva che dall'aspetto potevo pur sembrare un teppistello rockettaro, ma che dentro avevo un mondo intero a colori. E magari Molan era uguale a me: era sempre così colorata perché dentro aveva un mondo in bianco e nero.
Oppure mi sbagliavo ed erano solamente una mia ipotesi filosofica, come sempre. Non che m'interessasse sul serio scoprire che tipo di mondo aveva Molan.
«Scommetto che la tua canzone preferita è "Perfect"» non so da dove fosse uscito quel tono canzonatorio e, peggio ancora, quel sorrisetto ironico che le dedicai dopo ma mi sentivo libero, dovevo ammetterlo.
Molan arrossì violentemente ed incrociò le braccia al petto, guardando davanti a sé. «Pft, no,» arricciò il labbro inferiore. «È la mia seconda preferita,» brontolò accavallando le gambe. «Scommetto che la tua invece è Can you feel my heart dei Bring me the horizon.»
«Neanche lontanamente,» sbuffai una risata. Lei si voltò verso di me genuinamente sorpresa, forse si aspettava che i Bring me the horizon fosse la mia band preferita in assoluto, ma la verità era che le loro canzoni non mi piacevano minimamente. «Quando ho detto che amo la musica aggressiva non intendevo così aggressiva.»
«E allora qual è la canzone che porti su un piedistallo, ragazzo aggressivo?» mi rivolse un sorriso di sfida, inarcando un sopracciglio.
«Qualcosa che non ascolteresti neanche sotto tortura,» mi strinsi nelle spalle sperando che demordesse. Parlare della mia canzone preferita era un po' come parlare di me e non amavo particolarmente farlo.
«Mettimi alla prova.»
Mi porse il suo telefono già aperto su spotify. Sospirai rassegnato e digitai velocemente il titolo della canzone trovandola quasi subito. Gliela misi in coda e le riconsegnai il cellulare. «Non è per niente il tuo genere, ma ti ricordo che hai insistito tu.»
Pochi istanti dopo ci fu la nostra fermata e scendemmo in fretta dirigendoci verso il solito edificio. «Da quanto tempo sei in cura dalla dottoressa Kantao?» oh, quindi eravamo già passati alle domande serie. Mi aspettavo che certe domande si facessero solo ad un determinato punto di un'amicizia, ma avrei imparato ben volentieri che Molan rompeva ogni schema comune.
«Un anno, ma ci conosciamo da molto di più,» feci spallucce non aggiungendo troppi dettagli a mio parere inutili. Non se ne sarebbe fatta nulla di sapere quanti anni totali di terapia avevo sulle spalle. Probabilmente l'avrei anche spaventata.
«Oh, ecco. Io Ho iniziato con il dottor Kim solo da cinque mesi.»
«Lo so,» mi feci scappare strizzando subito dopo gli occhi. «Cioè, non che ti stalkeri o cose del genere sia chiaro. È solo che ho iniziato a notare da quanto tempo ti vedo uscire alla mia stessa-»
«Atlas,» mi fermò ridendo e mi posò una mano sul braccio. «Lo so, non devi spiegarti. Non avrei comunque pensato questo di te.»
Salimmo le scale insieme quando mi resi conto di una cosa. «Però non ti ho mai visto entrare,» aggrottai la fronte, lei si strinse nelle spalle sporgendo il labbro inferiore lucido grazie ad un rossetto, dedussi.
«Per la maggior parte delle volte mi accompagna mio padre, ma la settimana scorsa i miei hanno iniziato le pratiche della separazione e mamma è andata a stare altrove e andando da lei ho dovuto prendere la coincidenza,» rimasi davvero sorpreso di quanto fosse aperta. Io quelle cose non le avrei dette neanche sotto tortura solo dopo venti minuti di conversazione.
Ci fermammo sul nostro pianerottolo, lei davanti alla porta del suo psicologo ed io davanti alla porta della mia psichiatra. Stavo per salutarla quando lei mi precedette dicendo: «Dopo la seduta vado a prendere qualcosa da bere al centro commerciale.»
Rimasi a fissarla. E me lo stava dicendo perché...? La scena stava diventando davvero imbarazzante: ci stavamo fissando a vicenda ed il sorriso di Molan si stava congelando. Forse le stava venendo una paralisi facciale. Il mio cellulare vibrò e lo tirai fuori per controllare la notifica. Sullo schermo spuntò un messaggio da parte di Aaliyah che recitava in modo molto informale: "Atlas, ti parlo come amica e non psichiatra: sei una testa di cazzo! Ti sta invitando indirettamente a bere qualcosa insieme, rispondi che la raggiungerai, idiota!"
Oh. Sì, poteva avere senso. Non mi sorpresi neanche del fatto che quell'impicciona stesse origliando la nostra conversazione. Mi schiarii la voce e sentii il viso andare a fuoco. «Sì uhm, penso che verrò anche io a prendere qualcosa di fresco.»
Il sorriso di Molan tornò ad essere più naturale e solare e potei giurare di sentirla reprimere un urletto. «A dopo allora!» e suonò alla porta. Nel momento in cui mi girai per bussare trovai la porta già spalancata ed Aaliyah con un sorriso inquietante stampato in faccia.
«Devi dirmi qualcosa, Min?»
«Oh piantala,» alzai gli occhi al cielo entrando nello studio e buttandomi a peso morto sul divanetto. Liyah chiuse la porta e mi porse una tazza di tè bianco fumante. Ed ecco come, miei cari, una seduta psichiatrica si trasforma in un incontro di due vecchiette che sorseggiano tè e spettegolano tra di loro. Lo dicevo sempre ad Aaliyah che da vecchia sarebbe diventata la pettegola del quartiere. Lei non mi ha mai dato torto.
«Piantarla? Ti ho sentito parlare con lei per tutto il tragitto su per le scale e ti ha invitato a bere qualcosa insieme dopo! Come si chiama? Ha la tua età? So che va da Namjoon,» parlò a raffica ed io feci davvero tanta fatica a seguirla. Namjoon doveva essere il dottor Kim, sapevo che lui e Aaliyah erano amici oltre che colleghi.
«Liyah, non facciamone un affare di stato per favore,» ero tremendamente in imbarazzo e, per accentuare il mio stato d'animo, mi rannicchiai sul divanetto guardando la mia psichiatra di traverso. Lei mi sorrise amabilmente mentre bevevo qualche sorso del tè.
«Non lo faccio per metterti a disagio, lo sai Atlas. Conosco le tue insicurezze e vederti scambiare frasi intere con qualcuno che non rientra nella tua comfort zone è un successo sia per me che per te.»
«Si chiama Molan, credo abbia la mia età o così pare,» iniziai dopo pochi secondi, picchiettando le dita sulla tazza bianca e azzurra. «Inizialmente non volevo che si sedesse vicino a me in autobus perché non avevo voglia di parlare e, sì insomma sai che credo di stare sempre meglio da solo per non essere giudicato ed evitare di dire sempre la cosa sbagliata eccetera. Poi abbiamo iniziato a parlare di cose totalmente a caso e...è simpatica, tutto qui.»
«Non farai nulla di sbagliato, Atlas. Passa un po' del tuo tempo con lei più tardi e cerca di liberare la mente da tutto il resto. Credo che sarà un'ottima distrazione, potrebbe esserlo per entrambi,» mi scoccò un occhiolino prendendo la sua tazza in cui sapevo già ci fosse latte e caffè. L'odore riempiva tutta la stanza.
Un'ottima distrazione, sì, come se ci fosse davvero una buona distrazione per ciò che stavo passando in quel periodo. Mi mossi a disagio sul divano quando l'immagine di Jeon Jeongguk mi passò nella mente. Volevo raccontare di lui e tutto il resto a Liyah per la remota possibilità che ci fosse davvero qualcosa che non andava nel mio cervello.
«Tu che mi dici, invece? Sei uscita di nuovo con quel ragazzo dopo la settimana scorsa?»
Giurai di vederla arrossire, cosa che accadeva raramente. Si leccò le labbra ed annuì sorridendo. «Sì, solo come amici però. Almeno per il momento, spero. Sooho è un ragazzo fantastico e-» smisi di ascoltare immediatamente. Perché quel nome mi era così familiare?
Cercai di fare velocemente mente locale ed il mio cervello lavorò ad una velocità assurda, come un bambino iperattivo. Spalancai gli occhi drizzandomi così d'improvviso che quasi rovesciai il tè a terra. «Aspetta, è...»
«Sì» mormorò quasi affranta, Aaliyah. «Il fratello del ragazzo morto qualche mese fa, lo so. Giuro che non sto facendo la psicologa con lui e non me ne voglio approfittare. Stiamo solo istaurando un rapporto. Sono molto paziente io.»
Poteva andare peggio di così? Come potevo dirle che vedevo il fantasma del fratello del ragazzo a cui era interessata? Sembrava felice ed era la prima persona che frequentava da molto tempo. Non avrei potuto metterci lo zampino e rovinare tutto quello.
«I dieci minuti di chiacchiera sono finiti,» annunciò guardando l'orario sul cellulare. Afferrò il registratore, la sedia e si posizionò davanti a me assumendo la sua solita espressione professionale, ma senza togliersi quel sorriso caldo dalle labbra. «Allora, riassunto della settimana?»
🍂🍂🍂
Dopo la mia seduta attesi qualche minuto in più per uscire, solo per non incontrare Molan per le scale. Ero ancora molto titubante ed imbarazzato per il suo invito. E se avessi fatto danno come mio solito? Se fossi stato troppo...me? Alla gente non piaceva mai quando ero troppo me stesso. E non li biasimavo onestamente.
Ero entrato a passo insicuro nel centro commerciale ed ero fermo come un palo davanti l'entrata del bar. Vedevo attraverso le vetrate Molan già seduta al suo tavolo mentre stava al cellulare senza ancora toccare il suo frappè alla fragola. Anche io avevo il mio cellulare in mano, lo schermo aperto sulla chat tra me e Yoongi indeciso se scrivergli "sto arrivando" oppure "mi fermo a bere qualcosa al bar e arrivo".
Con la coda dell'occhio catturai un movimento furtivo: riconobbi immediatamente Jeon Jeongguk che, nonostante la sua chiara forma fantasma, camminava verso di me evitando tutti per non sbatterci contro.
«Che fai fermo impalato?» mi domandò una volta al mio fianco. Notando che la mia espressione non era mutata si imbronciò. «Non ti ho spaventato?»
«Ti avevo visto arrivare,» ammisi mordendomi le pellicine intorno all'indice destro. Sospirai e spostai il peso da una gamba all'altra. «E per rispondere alla tua domanda sono qui indeciso se entrare o meno. Quella ragazza lì, quella con i capelli rosa, mi ha invitato a prendere qualcosa da bere con lei e...non lo so, forse faccio meglio ad andarmene.»
«Secondo te i fantasmi possono ferire i vivi?» domandò di punto in bianco confondendomi del tutto.
«Non lo so, però io ti ho fatto male lanciandoti il cuscino i-» non terminai la frase perché Jeongguk allungò la mano e mi diede un pizzicotto sulla spalla. «Ahi!» protestai sentendo abbastanza dolore sul punto colpito.
«Sei scemo o cosa? Se una ragazza ti invita a bere qualcosa insieme tu ci vai e basta! O un ragazzo, insomma dipende dalle tue preferenze. Il punto è: vuole conoscerti e tu hai bisogno di fare amicizia dal momento che il tuo unico amico sono io! E ti ricordo che sono morto.»
«Non ho mai detto che siamo amici,» risposi imbarazzato, massaggiandomi la spalla. Jeongguk sembrò imbarazzarsi quanto me, ma durò poco perché nascose il sentimento dietro un'espressione sconvolta.
«Peggio! Non hai nessun amico! Muoviti Min!» mi spronò spintonandomi verso l'entrata. «Ti aspetto qui fuori.»
Esitai e mi passai una mano nei capelli, cercando di sistemarli. Mi voltai verso di lui sperando che nessuno mi vedesse parlare al vuoto. «Ti...andrebbe di farmi compagnia? Sostegno morale. Ma non interferire! Solo se, um, se vedi che mi blocco o cose così. Sembri molto più esperto nella socializzazione.»
Jeongguk non si preoccupò di trattenere la felicità ed annuì continuando a spingermi finché non entrai.
Molan rimase sorpresa e felice della mia presenza, ammettendo che era sicura le avrei dato buca. Dato che era stata onesta, avevo detto anche io la mia verità dicendo che ne ero stato tentato. Jeongguk mi aveva dato uno schiaffo dietro la testa.
Presi un succo alla pesca e parlammo di nuovo di tutto ciò che ci passava per la mente, senza mantenere un filo logico a volte. Ovviamente la prima a rompere il ghiaccio era stata Molan che per tutto il tempo, quando vedeva che ero a corto di parole, prendeva la sua parlantina e mi spronava a parlare a modo suo. Non era una cattiva compagnia, potevo confermarlo.
Quando mi disse che doveva andarsene perché era arrivato suo padre mi resi conto che eravamo stati insieme per un'altra ora. E avevo completamente dimenticato di avvisare Yoongi. Cazzo. Quando tirai fuori il cellulare per dirgli che stavo bene e scusarmi mille volte trovai già un suo messaggio. Era una foto scattata da lontano che ritraeva me e Molan a parlare con leggerezza. Sotto un suo messaggio con un'emoji del pollice in su, l'emoji dell'occhiolino, l'emoji del bruco e quella della farfalla. Auto-esplicativo.
Uscii con Molan per accompagnarla al punto in cui suo padre la stava aspettando e la salutai con un cenno della mano.
«Non sei andato male, sai? Potresti migliorare, ma come prima volta non è stata male,» mi disse Jeongguk mentre guardavamo la macchina andar via.
Abbassai le spalle ed infilai le mani in tasca. «È strano. Non so riconoscere se in positivo o in negativo. È solo una sensazione strana.»
«Immagino sia così perché è qualcosa di nuovo. Ma sembra una brava ragazza.»
«Non iniziate a farvi strane idee tutti adesso,» sbuffai già sapendo cos'avrebbero pensato i miei genitori e mio fratello.
«Non lo farò, promesso. So che può anche solo essere amicizia. Vedrai tu stesso come si evolverà il vostro rapporto. Rimane il fatto che ti ho visto sereno prima,» mi sorrise dandomi un leggero colpetto alla mano. Scrollai le spalle ed inclinai la testa.
«Può darsi,» mi voltai a guardarlo aggrottando la fronte. «Perché eri venuto da me prima?»
«Oh, um,» sembrò agitarsi all'improvviso, guardando ovunque tranne che dalla mia parte. «Dovevo dirti una cosa. Riguarda me. C'è qualcosa che non va in me, Atlas.»
Feci un passo verso di lui cercando di esaminarlo e capire se parlava a livello fisico, ma...era morto, cosa poteva andare più storto di così? «Cosa?»
Separò le labbra per dirmi qualcosa ma una voce profonda e dal tono incredulo lo fece bloccare totalmente. «Jeongguk!»
OHAYOO
Buon venerdì mie anime!
La ragazza ad inizio capitolo è la perfetta prestavolto di Aaliyah, amo quella donna 🤧 vi svelo una piccola cosa per chi sta leggendo ciò: c'è uno spoiler nella gif stessa 👀
Parlando del capitolo: Jeongguk e Atlas hanno iniziato ad avvicinarsi un pochetto ma Atlas ha sempre paura che non sia reale; Atlas ha finalmente parlato con Molan più di quanto pensasse; Aaliyah è una ficcanaso di prima categoria.
Ammettiamolo, tutti vorremmo avere una Aaliyah nella nostra vita. O essere l'Aaliyah di qualcuno.
È un capitolo piuttosto leggero che fa sorridere ed è già abbastanza lungo di suo per cui non mi dilungo troppo.
Fun fact: ho passato ore a fare ricerche su serial killer (se qualcuno vedesse la mia cronologia senza sapere niente di me mi sbatterebbe direttamente in carcere) e la storia su Daglis è vera.
So già che sapete chi è a fine capitolo ehehe. A volte sono imprevedibile, a volte anche troppo prevedibile.
Btw come avete potuto notare ho tenuto la prima copertina come qualcuno mi ha suggerito! Entrambe le copertine raffigurano due scene importanti della storia: la seconda copertina raffigura qualcosa che già conoscete mentre la prima (questa attuale) no. Ed è anche per questo che ho deciso di tenerla u.u
Cosa non andrà in Jeongguk? Avete ipotesi? 👀
Ora smammo, alla prossima settimana splendori. Grazie per essere qui a dedicarmi del tempo. Torno a guardare Enola Holmes 2 in pausa da due ore solo perché volevo terminare il capitolo oggi (e perché nel mentre la tastiera del pc ha deciso di morire momentaneamente senza dare alcun segno di vita).
Alla settimana prossima🕛🍂
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