Dormire con un fantasma

Jeongguk's pov

"Don't kill me, just help me run away
From everyone, I need a place to stay
Where I can cover up my face
Don't cry, I am just a freak"
-Freaks, Surf Curse

Devo ammettere che avevo imparato a capire più del dovuto l'espressione "vagare come un'anima senza meta". Da quando ero lì sulla Terra non avevo più precisamente uno scopo e le mie giornate erano monotone e tristi. Non ero solo ma mi sentivo così. Avevo visto altre anime come me e pareva che molte si fossero radunate già in diversi gruppi per sopravvivere a questa nuova era, ma i miei amici non c'erano più e non ero mai stato bravo a fare amicizia con altri.

Cercavo di tenermi occupato come potevo durante il giorno e la notte...be' al tramonto dovevo sbrigarmi a cercare un posto protetto dove stare perché da quel momento in poi fino all'alba la Terra diventava il regno dei dannati. Avevano paura della luce, non sapevano che effetto potesse avere su di loro ed ero terrorizzato all'idea di sapere cosa sarebbe successo quando lo avrebbero scoperto. Mi rifugiavo nelle case delle persone e mi sentivo un po' un ladro ma a quanto pareva i demoni non potevano entrare nelle abitazioni delle persone. Non sapevo perché ma era così, almeno per il momento, e riuscivo a proteggermi.

Durante le ore solari tentavo di tenere d'occhio Atlas per capire cos'aveva di speciale per vedermi, ma da solo non arrivavo a nessuna conclusione. Non sapevo da dove partire ed il panico di essere rimasto completamente da solo mi impediva di motivarmi. Avevo cercato il più possibile di non pensare ai ragazzi ma dopo una settimana passata in solitudine era piuttosto inevitabile.

Mi mancava Bethel: mi si spezzava il cuore al pensiero che non ci eravamo lasciati in ottimi termini; mi mancava Jimin con la sua dolcezza che non sapevo se era stato eliminato o se stava bene da qualche parte nel mondo; mi mancava Luke e lui avrebbe continuato a mancarmi per l'eternità perché non sarebbe tornato più indietro ed il dolore che provavo era inspiegabile. Quel suo sorriso allegro, i suoi occhi splendenti ed i suoi riccioli biondi, la sua aria da finto tonto...mi mancavano anche i momenti in cui, preso dal panico perché io non stavo bene, mi prendeva a pugni. Un po' masochista da parte mia, lo riconosco. I suoi parenti si saranno dimenticati di lui così come qualsiasi altra persona lo aveva conosciuto da vivo. È questo ciò che fanno i coltelli di Athos.

Athos...mi sentivo così sporco, così tradito al solo pensiero. La rabbia montava in me ogni volta che la mente si spostava anche solo per un attimo su di lui. Avevo così tanta voglia di prenderlo a pugni e fargli pagare ogni cosa che aveva fatto.

E poi...poi più di tutti mi mancava Taehyung. Il pensiero che gli fosse successo qualcosa mi mandava in ansia. Ci eravamo protetti a vicenda il giorno della fine, ma l'avevo davvero protetto? Non sapevo cos'era capitato neanche a lui. Avevo cercato così fortemente di non pensare a lui più di qualsiasi altra cosa perché faceva male. Faceva male sapere che aveva stretto un patto con Lucifero per vendermi agli Inferi, faceva male sapere che non me ne aveva mai parlato lasciandomi con mille domande, faceva male perché nonostante questo avevo iniziato a sviluppare dei sentimenti troppo intensi per lui. Taehyung mi faceva sentire di nuovo vivo ed era andato tutto perduto.

Comunque sia, essere di nuovo sulla Terra dopo così tanto tempo ̶ avevo scoperto che dalla mia morte erano passati tre mesi ̶ era strano. Avere di nuovo un senso del tempo, vedere la vita a cui ero abituato prima, vedere altri colori oltre il bianco, riscoprire il buio...è stato tutto molto stravolgente per me. Il primo giorno, quando era calata la sera, ammetto di essermi spaventato molto. Mi ero reso conto solo allora di quanto mi fossi ormai abituato alla vita in Paradiso. Non ricordavo più cosa volesse dire la parola "buio". O per lo meno lo ricordavo grazie alla Stanza dei Cristalli e proprio a causa di quel ricordo legato alle tenebre la prima notte è stata difficile. Mi sentivo un bambino impaurito.

Ho camminato per i vecchi quartieri, visitato di nuovo i luoghi dov'ero solito andare ed ero rimasto felice di vedere che non era cambiato nulla. Non avevo avuto, però, il coraggio di tornare nel punto in cui era successo tutto, ma soprattutto a casa mia.

Più di una volta mi ero fermato davanti casa fissandola incerto ed impaurito, ma non avevo avuto il coraggio neanche di guardare attraverso le finestre. Rimanevo un minuto intero lì fermo senza muovere un muscolo e poi scappavo via come un codardo.

Era quello che avevo fatto anche cinque minuti prima e, come da rito, ero scappato nel mio posto preferito a Busan per trovare un po' di pace. Era un'area pic nic quasi sempre deserta, piena di pini che creavano ombre piacevoli un po' per tutto il prato. L'unica cosa irritante di quel posto erano gli insetti, ma immagino che una volta morto gli insetti non fossero più un problema. Ero disteso a terra con le braccia dietro la nuca a fissare ciò che le fronde dei pini facevano intravedere del cielo. Era strano anche fissare il sole senza sentire il bisogno impellente di chiudere gli occhi. Era strano non sentire più il calore sulla pelle.

Inconsciamente la prima volta che ero tornato in quel posto, a causa della vastità di verde presente, avevo cercato il platano orientale dove sotto avrei trovato Taehyung steso esattamente com'ero steso io in quel momento. Ma non c'erano e avrei dovuto iniziare ad accettarlo.

«Sembri triste.»

Sobbalzai girandomi di scatto alla mia sinistra. Sapevo chi era ma non mi aspettavo di trovarlo lì. «Merda, se non fossi morto avrei il battito di un coniglio adesso.»

Atlas alzò l'angolo della bocca in un movimento impercettibile del muscolo facciale. «Fai spesso battute così autoironiche?» Lo vidi mettersi in una posizione strana, dando le spalle a tutte le altre persone, ma poi capii che era per non far comprendere che stesse parlando dato che agli occhi degli altri avrebbe parlato da solo.

Accennai una risata mettendomi seduto davanti a lui. «No, non sempre a dire il vero. Ma aiuta ad affrontare il tutto.»

«Rende meno reale la tua situazione,» mormorò lui spostandosi delle ciocche lunghe di capelli mossi da davanti agli occhi. Sembravano davvero soffici alla vista.

Strinsi le labbra ed annuii in assenso. «Già,» poi mi schiarii la gola guardandomi intorno. «Sei da solo?»

«Oh no, figurati. Sono uscito con mio fratello Yoongi e la sua orribile ragazza. Ho detto loro che volevo stare un po' solo ma so che mi stanno tenendo d'occhio,» alzò gli occhi al cielo. Guardai oltre le sue spalle e vidi in lontananza una ragazza dai capelli a caschetto con le punte più chiare ed un ragazzo non troppo alto dai capelli lunghi come quelli di Atlas ma meno mossi. Rimasi colpito dalla sua fisionomia: era identico all'uomo che tempo fa avevo visto nel pozzo delle rimembranze con Jimin, quello che doveva essere stato il suo fidanzato fino alla fine. Era solo più giovane di una ventina d'anni forse.

«Come mai è la prima volta che vieni tu da me, ragazzino?» Inarcai un sopracciglio mentre le mie labbra si incurvavano in un sorrisetto furbo.

Atlas scrollò le spalle dopo avermi rivolto un'occhiata poco gentile. «Non chiamarmi così, abbiamo solo due anni di differenza, ragazzo fantasma,» borbottò lanciandomi contro dei fili d'erba che mi colpirono ma non sentii nulla. «E anche per approfittarne e sapere la tua storia. Non ne abbiamo ancora parlato e se vogliamo collaborare per venirne a capo dobbiamo iniziare.»

Non mi aspettavo me lo chiedesse nel bel mezzo di un parco ma avrei imparato ben presto che quel ragazzo sapeva come sorprendermi sempre, oltre che spaventarmi. Non aveva tutto il tempo del mondo per cui cercai di spiegargli velocemente tutto: gli raccontai dei miei sogni premonitori, delle cose che non andavano in me, della profezia, del tradimento di Seokjin, delle mie ali, dei miei poteri, di Taehyung e di Lucifero. Alla fine del racconto Atlas mi guardava come se avessi appena fatto crescere tre teste accanto alla mia.

Sospirò pesantemente e si sfregò le mani contro il viso. «Quindi, eri un angelo problematico protagonista di una profezia distruttiva che, insieme al tuo ragazzo-»

Lo bloccai subito con una morsa allo stomaco. «Non era il mio ragazzo.»

Mi lanciò un'occhiata annoiata e continuò il suo discorso. «Che, insieme ad un tizio che hai baciato più volte, hai provato a fermare e cambiare ma non è servito ad un cazzo perché eccoti che sei una semplice anima in fuga da Lucifero ed il suo compagno sociopatico che volevano trascinarti all'Inferno,» disse tutto d'un fiato.

Dalle mie labbra uscì una risata spontanea e mi sbilanciai leggermente all'indietro. «Sì, be' spiegazione molto più efficace della mia. Ottimo riassunto.»

«Cristo, che mal di testa,» sussurrò massaggiandosi le tempie.

Mi morsi il labbro inferiore avvicinandomi un po' di più a lui. «Lo so, scusami, è davvero tanto da processare. Posso iniziare da solo le ricerche per vedere come sistemare tutto e-»

«No, no,» scosse la testa riaprendo gli occhi nocciola e puntandoli nei miei. «Ho bisogno di tenermi occupato e questa dovrebbe essere un'ottima occupazione. Stasera torna a casa mia, cercheremo di iniziare da qualche parte.»

Non potevo vedermi ma ero certo che la mia espressione si fosse completamente illuminata di gioia. Sorrisi a trentadue denti e mi diedi uno slancio in avanti per abbracciare Atlas ma mi bloccai prima di poterlo sfiorare e probabilmente oltrepassarlo. Sorrisi imbarazzato e battei le mani. «Grazie, grazie davvero. Io...um...grazie, Atlas.»

«Nulla. Ora vado a sorbirmi di nuovo la ragazza stronza di mio fratello. A più tardi,» e si alzò spolverandosi i pantaloncini, dirigendosi verso la coppia di ragazzi che avevo adocchiato prima. Non cercai neanche di trattenere il sorriso e mi buttai di nuovo sul prato. Non ero più solo in tutto quello.

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La famiglia che avevo scelto che mi avrebbe ospitato, senza saperlo, quella sera sembrava molto...disfunzionale. I due ragazzi a tavola non parlavano e preferivano stare al cellulare mentre i genitori avevano appena iniziato una lite partendo dal ketchup finito fino ad arrivare a cose come "per te non valgo niente". Decisi di fuggire da quella situazione prima che qualcuno avesse iniziato a lanciare piatti in aria.

Uscii dalla finestra aperta della sala e guardai il cielo: il tramonto stava iniziando ad avvicinarsi. Ero un po' in anticipo all'appuntamento con Atlas ma non potevo rischiare di essere preso. Molti ragazzi avevano iniziato ad uscire proprio in quel momento e non sarebbero rientrati fino a notte tarda. Avrei voluto avvisare tutti di stare attenti e di mettersi al sicuro dai demoni ma, anche se avessero potuto vedermi, sarebbe suonato assurdo. Suonava assurdo anche alle mie orecchie.

Arrivato a destinazione trovai le luci della cucina accese segno che stavano cenando anche loro. Mi sembrava invadente intrufolarmi in casa nel bel mezzo di una cena ma se avessero finito quando fuori era ormai buio? «Scusa Atlas,» sussurrai tra me e me prima di mettere un piede sul davanzale ed issarmi per entrare nel salotto.

Dovete sapere, cari lettori, che non ero mai stato molto aggraziato neanche quando ero ancora in vita ed avrei dovuto studiare bene prima l'ambiente e poi entrare per evitare danni. Ma non lo feci e quando entrai in sala goffamente sbattei contro la poltrona accanto alla finestra e sibilai tra i denti un'imprecazione.

Quando alzai lo sguardo trovai Atlas a fissarmi con gli occhi sgranati mentre tossiva. «Tesoro stai bene?» gli domandò quella che doveva essere la sua madre adottiva.

«Avete sentito anche voi?» aveva domandato invece suo fratello con la fronte aggrottata.

«Era fuori, sicuramente,» rispose velocemente Atlas passandosi il tovagliolo sulle labbra. Mi grattai la testa sorridendo imbarazzato.

«Scusa, credevo avessi la strada libera,» mi lanciò una delle sue occhiate fulminanti che, lo ammetto, mi intimidivano parecchio. Era più piccolo di me ma era più alto e forse era quello che intimidiva maggiormente. Anche se non sembrava un tipo violento.

Senza dire altro mi diressi velocemente in camera sua mentre le chiacchiere al piano di sotto ricominciavano. Ne approfittai per osservare meglio la camera di Atlas immergendomi nel suo mondo. Di fronte a me c'era una scrivania arancione e bianca ̶che ricordo fino alla volta scorsa era posizionata a sinistra ̶ attrezzata con un monitor bianco, tastiera del medesimo colore e sotto la console di una playstation. C'erano davvero tanti cavi aggrovigliati e non persi troppo tempo a studiarli. A sinistra, poggiata contro il muro, c'era una piccola libreria in legno bianco riempita per un quarto da libri scolastici e per il resto da manga e manhwa ma la maggior parte degli scaffali era ancora vuota. Accanto vi erano due mensole normali dove vi erano posati vari funko pop ̶ riuscii a riconoscere alcuni personaggi de "Il signore degli anelli" e serie tv varie ̶ , sotto un'altra mensola ma era chiusa a sportello. A destra c'era il suo letto a muro con sopra l'armadio ed accanto il comodino con sopra qualche dvd. Andai proprio verso il comodino ed allungai una mano per vedere qualche titolo ma mi bloccai. Potevo camminare su superfici solide, potevo aggrapparmi ad alberi e ai bordi delle finestre e balconi per arrampicarmi ma potevo tenere in mano le cose? Feci un respiro profondo sentendo le narici solleticare e lentamente continuai ad allungare la mano.

Riuscii a sfiorare le superfici di quei DVD e spalancai gli occhi vedendo che le mie mani non li attraversavano. Sorrisi e, con decisione, provai ad afferrarne uno riuscendoci. «Cazzo,» sussurrai lasciando sfuggire una piccola risata incredula. Non sentivo assolutamente nulla, il mio tatto era inutile, ma riuscivo a tenere in mano un oggetto! Hotel Transilvania. Risi di gusto mettendolo a posto e tirandone fuori un altro. Shrek. Era un appassionato di cartoni animati a quanto sembrava. Interessante. Oh mio dio. Aveva anche Shark Tale! Era uno dei miei cartoni animati preferiti quando ero bambino! Non facevo altro che costringere i miei fratelli a vederlo insieme almeno una volta a settimana e ripetevo a memoria tutte le battute. Adoravo il-

«Hai finito di sbirciare tra le mie cose, ragazzo fantasma?»

Per lo spavento improvviso lasciai cadere a terra il DVD. Mi girai di scatto passandomi nervosamente le mani sul petto. «E tu la finisci di spaventarmi? Sei più silenzioso di un ninja!»

Atlas socchiuse la porta lasciando una buona metà aperta; si buttò sul letto e mi fissò con occhi grandi. «Non mi abituerò mai al fatto che riesco a spaventare un fantasma. È una barzelletta,» assottigliai lo sguardo facendogli la linguaccia. Mi abbassai e misi al suo posto il contenitore di parte della mia infanzia. «Quindi puoi toccare le cose. Dici che gli altri vedrebbero gli oggetti fluttuare?»

Ridacchiai avvicinandomi al letto, sfiorando con i polpastrelli le lenzuola. «Potrebbe essere. Un giorno lo testeremo,» annuì tirandosi ancora più indietro fino a toccare con la schiena il cuscino alzato. Con un cenno del capo mi indicò di sedermi ed io ci provai. Avevo onestamente paura di finire con il culo a terra o di combinare qualche guaio ma ora mi rendo conto che fu un pensiero davvero idiota, dettato dall'ignoranza delle mie abilità. Mi sedetti a gambe incrociate sul letto posizionandomi davanti ad Atlas e sorrisi sollevato. Non riuscivo comunque a sentire nulla ma quelle piccole cose mi facevano sentire più normale e meno...morto, insomma.

Il ragazzo mi regalò un flebile sorriso che scomparve alla velocità della luce, poi prese il suo tablet e si spostò di lato per farmi sedere accanto a lui. «Allora,» iniziò nell'attesa che il dispositivo si accendesse. «Il tuo ragazzo ti ha davvero venduto a Satana?»

Sbuffai e gattonai al suo fianco con una visibile smorfia. «Uno, non è il mio ragazzo e, due, credo? Non lo so. Quando l'ho scoperto lui non c'era e non abbiamo mai avuto il modo di chiarire perché be', sono qui e lui...non lo so.» Improvvisamente sentii un ronzio nella testa, poi il mio nome venne sussurrato velocemente ed il ronzio sparì. Spalancai gli occhi e trasalii guardandomi intorno allarmato. Che cazzo...

«Non hai mai pensato al fatto che magari Lucifero ti avesse mentito per separarvi e rendervi più vulnerabili?» Atlas non si era reso conto di nulla. Avrei dovuto dirglielo? Meglio di no, aveva già assorbito troppe informazioni.

Scossi la testa con decisione. «No, Lucifero è tutto ma non è un bugiardo, è l'unica cosa certa che tutti sanno su di lui. E credo sia la parte peggiore di tutto questo. Ha detto che ero speciale e non immaginavo quanto fossi potente ed immagino che avermi con loro come angelo nero o demone li avrebbe aiutati molto in qualsiasi cosa debbano fare.»

«È una situazione di merda, lasciatelo dire ragazzo fantasma,» borbottò legandosi velocemente i capelli in un codino sfatto. Che tra l'altro non gli stava affatto male. Lo rendeva anche più maturo della sua età.

«Non l'avrei mai detto,» ero morto ma il mio sarcasmo sembrava essere rinato con Atlas. Quest'ultimo scrollò le spalle sbloccando il tablet e aspettando che si caricasse il tutto. Doveva essere davvero vecchio perché era lentissimo. Io non avevo così tanta pazienza.

«Mi hai detto che esistono dei pugnali in grado di uccidere i demoni e che sono sparsi chissà dove, giusto? Proporrei di iniziare con loro. Rintracciarli, scovare dove sono e-»

«E poi cosa? Prendere un aereo ed andare a prenderli uno ad uno?» mi grattai la fronte strizzando gli occhi. Potevano essere seriamente ovunque nel mondo, come avremmo potuto prenderli?

«Se c'è una cosa che la terapia mi insegna è fare sempre un passo alla volta, focalizzandosi sul presente. Iniziamo a fare ricerche e vediamo dove ci portano.»

Sospirai profondamente passandomi le mani sul viso. Sentivo il cervello andare in fiamme ed in teoria il cervello neanche dovevo averlo. «D'accordo, va bene. Um...noi...okay, pensiamo. I coltelli di Athos sono stati gettati sulla terra ed il primo a farne uso è stato Caino. Iniziamo da lì. Ripercorriamo la storia e...»

«Cerchiamo gli omicidi simili tra loro, come se fossero stati effettuati da un solo serial killer,» continuò Atlas come se avesse avuto un'illuminazione. Sorrisi ampiamente ed annuii dandogli una leggera spallata scherzosa. Entrambi spostammo lo sguardo sulle nostre spalle ed immaginai che stavamo pensando la stessa identica cosa: era così strano non sentire nulla. Come se toccassi aria solida.

«Sei sveglio, mi piaci,» ridacchiai spostando l'attenzione su altro. Atlas accennò un lieve sorriso che non durò molto e si mise subito all'opera.

«Abbiamo trenta minuti, poi dovrò prendere le medicine e sarò fuori uso entro una ventina di minuti,» disse velocemente aprendo una scheda google. Non avevo idea di come avrebbe effettuato la ricerca ma qualcosa avremmo trovato. Poi si fermò di colpo e si voltò verso di me scrutandomi. «Puoi dormire qui stanotte se ti va. Immagino che uscire e cercare un posto dove stare per la notte sia pericoloso.»

Rimasi sbigottito dalla sua proposta e lo diedi sicuramente a vedere balbettando qualcosa di sconnesso. Era maleducazione non accettare ma...non sarebbe stato strano? Non eravamo amici e sarebbe stato invasione della privacy. So cosa state pensando: "ma Jeongguk, ti intrufoli nelle case delle persone da una settimana dormendo nella loro soffitta!" Non avete torto ma qui è diverso! Atlas mi vede, quelle persone no.

«Um...sì va bene, credo che per questa notte possa andar bene,» mormorai infine spostandomi i capelli dalla fronte. Non sarebbe stato strano. Avrei fatto il possibile per non farlo sembrare strano.

«Non ho mai invitato nessuno a dormire quindi non so cosa bisognerebbe fare o...» Atlas sembrò iniziarsi ad agitare, gesticolando e diventando sempre più rosso. Sorrisi divertito e lo fermai subito.

«Sono morto, Atlas, non ho bisogno di nulla. Dormirò sul pavimento e sarà come se non ci fossi, non preoccuparti. Non sarà strano per te dormire con un fantasma nella camera?»

«Moltissimo, la sola idea mi fa venire un po' i brividi, ma...se il fantasma sei tu immagino non sarà male. E poi, credimi, non riuscirò neanche a pensare alla tua presenza. Gli psicofarmaci sono stroncanti,» si mordicchiò il labbro inferiore sovrappensiero mentre continuava a digitare e cancellare frasi sulla barra di ricerca.

Storsi leggermente le labbra ma cercai di cancellare immediatamente la mia espressione. Atlas non aveva bisogno di vedere il dispiacere sul mio viso o la pena. Mi mossi a disagio e rimasi in silenzio, concentrandomi su quella che da quel momento in poi sarebbe stata la nostra missione.

Non fu facile cercare informazioni su Caino poiché qualsiasi pagina andava in contrasto con la precedente che visitavamo, per cui nessuna informazione poteva essere considerata buona. Ad un certo punto, però, trovammo un'informazione essenziale che tornava in molte altre ricerche: a Caino venne attribuita la tribù dei Keniti, situata a sud di Israele. Saremmo partiti da lì.

Più tardi Atlas scese in cucina per prendere le sue medicine ed io rimasi in camera. Mi guardai attorno ancora una volta perso nei miei pensieri quando lo sguardo cadde fuori dalla finestra proprio quando quella che inizialmente mi parve un'ombra passò lì davanti.

Mi drizzai a sedere e, lentamente, mi diressi alla finestra per capire cos'era stato. Le strade erano illuminate dagli alti lampioni e pullulavano di persone e macchine. Un forte brivido mi percorse la spina dorsale e quando alzai lo sguardo puntandolo dall'altro lato della strada, trovai un orribile demone a fissarmi dritto negli occhi.

Sentii il cuore saltarmi dal petto e con uno scatto chiusi le tende. Indietreggiai e caddi di nuovo sul letto con il respiro pesante e gli occhi fuori dalle orbite. Mi aveva visto.

OHAYOO
Devo chiedervi scusa per il mancato aggiornamento della scorsa settimana ma erano tornati i miei amici dall'università e siamo stati un paio di giorni insieme + chi mi segue su instagram sa che ad un certo punto ho scoperto Locke & Key (la mia rovina) che ho finito in tre giorni rimbambendomi.

Ma ora sono qui e spero che il nuovo capitolo possa piacervi!!

Abbiamo il primo pov di Jeongguk che neanche in AWAS avevamo. Personalmente mi era mancato scrivere dal suo punto di vista, a voi era mancato entrare nella sua testa?

E che ne pensate dell'accoppiata Atlas Jeongguk?
A me piacciono molto, il loro rapporto non può ancora essere definito "amicizia" ma chissà se magari pian piano diventeranno best buddies hehe.

Abbiamo comunque un finale un po' da brividi, mh? Io me la farei sotto a trovare un demone sotto casa che mi fissa💀

Nell'immagine ad inizio capitolo trovate un altro prestavolto che vedo benissimo per Atlas. Potrebbe essere Ezra Miller il prescelto?👀

Ora svanisco e vi mando un abbraccio per scaldarvi che in questi giorni ne abbiamo bisogno tutti. Buonanotte piccole anime!🍂🕛

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