I Vi

Viaggia nell'aria Specchio Vagante. E raggiungi una foresta buia. Quali storie si nascondono nelle sue foglie?

Notte. Un bosco talmente silenzioso che il Vi poteva sentire gli alberi crescere, respirare. Insieme a tutti gli animali rintanati e addormentati. L'aria non aveva nessun odore. Per un essere umano, ma i Vi non sono umani.
Il tappetto di foglie secche sembrava abbandonato. Nient'altro, solo abbandonato.
Il Vi lo leggeva come un libro aperto, e avrebbe potuto nominare tutti i singoli individui animali che avevano calpestato le foglie, senza esitare.
Il Vi si mosse nella foresta, le membra esili che nascondevano una forza sufficiente a terminare una vita usando un ago. Gli occhi felini spezzavano il buio più profondo. Sembrava quasi che il vento gli passasse attraverso, che il buio e la luce non lo sfiorassero.
Un Vi non si ferma mai. Un Vi sa succhiare tutto il vantaggio possibile al suo oppositore, rendersi alleato qualsiasi nemico, sfruttare al massimo ogni granello di polvere.
Gli alberi non potevano nemmeno accorgersene, che il Vi stava scalando i loro rami. Il controllo che il Vi vantava sul proprio corpo gli permetteva di muoversi celermente quasi annullando gli effetti della gravità.
Non stava semplicemente allungando le braccia e le gambe portandosi ogni volta su un ramo diverso. La sua pelle stava tagliando l'aria con scioltezza e persino il muscolo più insignificante era impegnato in modo da rendere al massimo. I polpastrelli nudi si abbrancavano ferocemente trovando appoggio persino nei rami meno incavati. L'albero -o qualsiasi altro essere vivente- non avrebbe nemmeno percepito quel tocco, un tocco da Vi.
Adesso si muoveva più veloce. Non doveva perdere tempo.
Ogni respiro di aria dentro il suo corpo era un'esplosione di energia che il Vi immagazzinava e distribuiva meticolosamente. Basta un respiro ad un Vi per mantenersi attivo il tempo di tre minuti.
Il fogliame appuntito di aghi non lo punse nemmeno una volta. Il Vi, volendo, avrebbe potuto anche attraversare una distesa sabbiosa senza spostare un singolo granello.
Arrivò all'albero che cercava. La corteccia sembrava identica a tutte le altre ma il Vi ritrovò le incisioni che si era segnato. Una formica le avrebbe a malapena scorte.
Era qui, il luogo dell'appuntamento. I suoi muscoli si adattarono e il Vi diventò parte dell'ombra dell'albero.
Aspettò. Il ramo si inclinò leggermente sotto il suo peso. Una foglia staccò il suo gambo dal ramo e il Vi la afferrò, senza neanche darle tempo di fluttuare. Tra il gambo e il ramo c'era solo un capello d'aria.
Vide l'ombra di una nuvola sul terreno assumere una colorazione più scura. Solo un Vi può scorgere un'altro Vi nel buio.
-Vi.
Nella lingua Vi, esiste solo una parola, un nome, un grido di battaglia, un motto. VI.
Un vocabolo, centomila sfumature, centomila significati. Vi, sii acuto, sii pronto a racimolare la più piccola opportunità. Vi. I Vi... siamo noi. Detto con il tono più neutro del mondo, ma i Vi sanno leggerci dentro i loro messaggi sottili.
-Vi.- fu la risposta che uscì dall'ombra. Sono arrivato. Per il Vi sull'albero quella parola trapelava di odori, suoni e echi di un viaggio. Un'esemplare della sua stessa specie, più anziano. Quest'ultimo scalò un tronco, salendo e arrivando a trovarsi accanto al primo. La sua esperienza e abilità rendevano quella scalata terrificante a vedersi, persino per il giovane Vi.
L'anziano lo guardò. C'era del rimprovero, del disprezzo. Stava parlando del ramo che il giovane Vi non era stato abbastanza abile a mantenere inalterato.
Il giovane Vi fece un movimento impercettibile e il ramo tornò in su, in posizione originaria. Lasciò la foglia, che scese verso terra. I Vi percepivano così lenta quella sua scivolata verso il basso che per loro quella foglia era eternamente immobile.
Il vecchio fece un cenno, che significava: meglio. Ma si capiva da come teneva le labbra che ancora era scontento.
Il giovane Vi espirò l'aria più lentamente. Adesso non è importante, anziano a cui porto rispetto, ora è importante il motivo per cui io ho viaggiato notte e giorno tra le case degli uomini, per cui tu sei andato lontano, per cui tutti e due abbiamo rischiato di esporci alla vista umana.
Questo significava il comportamento del giovane.
Un fremito interiore, talmente profondo che sull'aspetto esteriore del Vi anziano non era manifesto. Ma il giovane Vi lo percepì comunque, e diceva: Ti do ragione, mio giovane simile che incontro oggi per la prima volta, di cui molti mi hanno parlato, che ha ancora tanta strada da fare per arrivare ad accumulare la mia esperienza. Sono contento di appagare la mia curiosità di conoscerti, finalmente. Talmente tanto i Vi possono fare con talmente poco.
-Vi.- l'intonazione della voce del giovane Vi era rimasta identica. Ma l'anziano percepì la sfumatura interrogativa, e dei volti a cui l'altro stava pensando.
-Vi.- rispose, con un tono piatto. Il vento trasmise con indifferenza quella parola al giovane, che sentì subito un ghiaccio accendersi dentro di lui. Non era una buona notizia. I Vi che lui cercava erano morti. Annegati nelle cose grandi, avevano perso il controllo, si erano esposti poi erano morti. Uccisi. Il Vi anziano gli comunicava anche il suo dispiacere, e lui aveva visto con i suoi occhi i corpi non più Vi, non più attivi. In quella povera sillaba il Vi anziano aveva comunicato con tale vividezza cosa aveva visto, che il giovane Vi sentì come se lui fosse stato lì, il fuoco che bruciava le facce che lui ricordava, gli uomini che gridavano uccidendogli i timpani. Poi la cenere, la tristezza. Vi...
Si accorse che l'immobilità del vecchio era mutata. Non si era mosso, era solo diventato diversamente immobile. Da questo si capiva che aveva sentito le emozioni del giovane Vi, come falene dietro un vetro. Compassione.
Il giovane spostò una parte del proprio peso da un lato all'altro del corpo. Il peso che avrebbe avuto una foglia.
Era una domanda e trapelava di paura. Oscurità da cui emergevano mostri, braccia brancolanti e occhi che inseguivano famelici. Siamo inseguiti?
L'anziano intuì e rispose spostando un millimetro di pelle sopra le labbra dello spazio di un capello. Era una risposta affermativa. Il vecchio però ci aggiunse qualcosa di più: tu stesso dovresti accorgertene, sei un Vi. E noi Vi vediamo tutto.
Ma in sostanza, sì, erano inseguiti. Non importa se da esseri lenti e maldestri come gli uomini. Erano comunque persecutori da non sottovalutare. Nessuna trascrizione avrebbe potuto trasmettere le atrocità velate dietro quel messaggio.
I capelli corti sulla fronte del giovane si rizzarono alla radice e il cuore pompò un battito più intenso degli altri. Il vecchio strinse i denti, infastidito che la paura del ragazzo fosse così manifesta. Ma lo fece in maniera così nascosto che il giovane stentò ad accorgersene.
Il giovane indagò inquieto negli occhi dell'altro. Aveva un'ultima domanda. E nello sguardo come un lago del Vi anziano trovò l'ennesima conferma.
La nostra razza è destinata a estinguersi?
Sì...
Una luce si spense negli occhi del Vi, per riaccendersi lentamente.
Il vento portò al giovane Vi un odore che sapeva di paura di disperazione, un odore che nessuno oltre a un Vi avrebbe mai sentito. Veniva dal vecchio Vi.
Sta succedendo. Non abbiamo nessun altro modo di sopravvivere e gli umani se ne accorgeranno... un Vi può vivere anche cento anni dopo essere morto. Continuiamo a muoverci. Verso chissà dove...
Tutto questo detto solo con gli occhi.
Tutto questo in un solo istante.
Si voltarono e lasciarono. Il loro saluto era stato un veloce e invisibile movimento dei polpastrelli.
La rapidità del loro colloquio non avrebbe nemmeno lasciato il tempo a un essere umano di battere due volta le ciglia. La foglia era ancora in aria.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top