Bubishi


Nota anche come la "Bibbia del Karate", questo importantissimo testo è stato custodito per secoli dai più importanti maestri di Karate. Essa non è solo un'opera marziale, ma al suo interno tratta di filosofia, strategia, medicina.

Per centinaia di anni è stato un testo segreto e anonimo, tramandato in Cina da maestro ad allievo e più tardi giunto in Okinawa, grazie agli scambi commerciali e culturali tra il Celeste Impero e le isole Ryukyu.

Il Bubishi non riporta né  il nome dell'autore, né la data o il luogo della sua creazione. Pertanto le sue origini risultano essere nebulose e si perdono nella notte dei tempi. Si presume che sia stato scritto a Fuzhou, nel sud della Cina, in un periodo compreso tra la metà e la fine del XIX secolo. L'unico dato che può essere confermato è il seguente: il Bubishi è un'antologia del kung fu cinese, della sua storia, della sua filosofia, della sua medicina e della sua astrologia, basata sullo stile della Gru Bianca del villaggio di Yongchun, nella provincia del Fujian, e sul kung fu del Pugno del Monaco. 

Entrambi gli stili hanno dato un gran contributo allo sviluppo del Karate-do.

Tuttavia, esso non è un manoscritto di facile comprensione, anzi, non lo è nemmeno per i cinesi o i giapponesi, poiché il testo, proprio perché doveva restare incomprensibile ai profani o agli esterni della scuola di riferimento, risulta in parte oscuro, ambiguo, astratto.

Come abbiamo scritto, il Bubishi è in primo luogo un testo di arti marziali, in quanto tale esso riporta una considerevole quantità di tecniche di autodifesa, figure e strategie di combattimento. I quan (kata, in giapponese) del kung fu cinese e poi, di rimando, del Karate, costituiscono l'usuale metodo di addestramento del guerriero, attraverso i quali l'allievo impara i princìpi dell'arte. Ogni quan/kata è concepito come un'enciclopedia motoria dell'arte, nel quale, in esso, lo studioso può trovare una miriade di situazioni immaginabili per l'autodifesa, con princìpi, strategie, ed applicazioni. Oltre a ciò, importante anche è l'uso terapeutico di ogni esercizio, al fine di migliorare la propria condizione psicofisica, fortificare la propria efficienza respiratoria, la circolazione sanguigna, rafforzare i muscoli e rendere più elastici i tendini, massaggiare gli organi interni e sviluppare il proprio qi o ki (energia interna), migliorare la propria coordinazione e permettendo di raggiungerei massimi risultati con il minimo sforzo.

Insomma, una pratica di lunga vita le cui radici sono intrecciate con le pratiche alchimistiche degli antichi monaci eremiti.


Gli otto precetti del quanfa (arti marziali):

1. La mente umana è una con cielo e terra

2. La nostra circolazione sanguigna è simile ai cicli quotidiani del sole e della luna.

3. L'inspirazione rappresenta la morbidezza, mentre l'espirazione caratterizza la durezza.

4. Adattatevi alle condizioni in continuo mutamento.

5. La risposta deve partire senza un pensiero cosciente.

6. La distanza e la postura determinano il risultato dell'incontro.

7. Guardate l'invisibile.

8. Siate sempre in attesa dell'inaspettato.

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