Il senso di vivere

La prima volta che la vidi pioveva.
Era un giorno ordinario, in un calendario scandito da ore monotone nelle quali cercavo il mio posto nel mondo.

Io. Un giovane ragazzo spiantato che inseguiva sogni.

Lei. Una lucente creatura capace di accendere in me desideri mai esplorati prima.

In una biblioteca che accoglieva più di 3000 ingressi al giorno, quante possibilità avrei avuto di incontrarla? Eppure, i miei occhi l'avevano scovata subito tra gli scaffali del reparto di storia americana.

Il suo sorriso spontaneo e un po' sgraziato mi travolse all'istante, come un urgano dagli esiti imprevedibili.

Fu amore e fu tormento dal momento in cui le mie labbra toccarono le sue.
Il suo corpo maturo, le sue carni morbide e sinuose sotto il palmo delle mie mani inesperte mi spinsero a credere che l'amore avesse le sue fattezze.

Venerai quel corpo come una reliquia.
Leccai il piacere sulle sue cosce tese,
assaporando quel miele così dolce sulle mie labbra ottenebrate dalla trasgressione.
Quella di una donna sposata e di un ragazzo troppo giovane per capire un sentimento così violento, intriso della sua malinconia e della mia follia.

Accolsi i suoi seni fra le mani, sfiorandone le punte turgide con le mie dita ruvide per sentirla sospirare di uno spasmo incontrollato, sussurrato come si confessano solo i peccati.

Mi mostrò quel paradiso celato tra le sue gambe, fatto di libidine e sconcezze per le quale avrei dovuto chiedere certamente perdono.
Tolsi i miei vestiti annebbiato dai suoi occhi intensi e cupi, promettendole un piacere in grado di cancellare le sue pene.
Mi ancorai ad una disperata speranza, perdendo me stesso nei suoi pozzi senza fondo.

Afferrai i suoi fianchi e affondai con foga dentro di lei. Un sussulto ci colse spezzando i nostri respiri pieni di incertezza e peccato.
Ma anima e corpo si trovarono, in un canto destinato a illuderci.

Le nostre lingue ballarono ancora quel valzer solitario. Fu danza squilibrata, assetata, sbagliata.
Fummo denti e sangue per giorni e costruimmo un equilibro di carezze, promesse e di atti lussuriosi che ci accolsero come una calda tempesta.

Eppure sapevo che quel giorno sarebbe arrivato.
Faceva freddo e una pioggia scrosciante dilagava fuori e dentro di me.

"É finita" disse soltanto.

Lo sapevo, é vero, ma non lo avrei mai accettato. Non avrei mai accettato di perdere le nostre notti fatte di guerra e amore, di risate e litigi.
Non avrei mai accettato di vederla tra le braccia di un altro uomo che avrebbe toccato il suo corpo, come avrei voluto fare per il resto dei miei giorni.

Ma le cose belle sono destinate a finire, come fiori recisi costretti a morire.

E mentre cercavo risposte nei suoi occhi, senza trovarvi più il riflesso dei miei, la strinsi a me con tutto ciò che avevo.
Amore, rabbia, rancore.

"Balla con me ancora una volta" sussurrai.

Fu un ballo senza tempo di corpi stretti per trattenere ricordi e lasciare macerie.

Poggiò la sua testa al mio petto. Respirai quell'odore inconfondibile di amore per l'ultima volta.

Poi tutto finì. Le nostre vite si divisero.

Rancore.
Questo seguì a quei giorni incantati. Odiai me stesso per aver creduto in quegli occhi di sirena e odia lei, il suo corpo e la sua dannata bellezza.

Non sapevo più chi fossi mentre la vedevo andare via.
Avevo speso i miei anni, il mio tempo, i miei sorrisi.
Avevo donato la mia giovinezza, piena di sogni e speranze, e dedicato il mio corpo al suo compiacimento credendo che sarebbe durato per sempre.

Ma l'amore ti attraversa, ti scompone e ti corrode. Ti tiene in vita, ti nutre e ti illude che tutto abbia un senso dopotutto.

Nacque solo rancore dalle macerie che costellavano il nostro tempo insieme. Eravamo cuori bucati, anime disperate che rincorrevano strade non praticabili, sentieri di spine che si ficcavano nel petto spezzando ogni cosa.

L'amore è veleno. Ti distrugge lentamente, senza pietà.


È ora sono all'angolo coi pugni chiusi.
Sulle labbra ho il sale dei miei occhi ormai disillusi,
che la vedono uscire di scena, come in un film dal finale fuori tema di visionari che sognano per una vita intera un amore che vinca.
Ma oggi so che l'amore anche se esiste é come un alluvione a primavera:
ti sradica per poi lasciare solchi in un cuore di cemento.

L'ultima lacrima brucia la mia pelle ossuta,
E spegne quella luce che sussurrava un tempo che la vita va vissuta.

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