Mancanze

Genere: malinconico, triste
Parole: 361
Pov: Simone






Simone crede che non riuscirà più a riprendere a respirare, che quella mancanza gli si radicherà sotto pelle, come è successo con Jacopo.
Solo che la morte del suo gemello, per quanto traumatica, è stata gestita dal suo cervello in modo diverso.

L'ha dimenticato, come si dimenticano le chiavi di casa. Per anni. Ha dimenticato la sua stessa esistenza, non solo la sua morte. E quando tutto è tornato a galla quella mancanza l'ha provata.

Sì, ci ha anche sofferto, ma era la mancanza di qualcuno che avrebbe potuto avere, ma che non ha avuto, che non ha vissuto.

Invece, sua nonna, l'ha vissuta.
Ha vissuto ogni singolo giorno. L'ha vissuta quando era l'unico legame con suo padre e l'ha vissuta anche in quegli ultimi anni che ha abitato con loro.

Ha vissuto i suoi sorrisi, il suo profumo, i suoi consigli quando il mondo faceva paura, ha vissuto i suoi insegnamenti. Poi tutto questo vissuto, una mattina di giugno, gli era stato portato via bruscamente.

Senza permesso.

Senza preavviso.

Ricorda ancora quel dolore, anzi probabilmente lo prova ancora. Forse è anestetizzato, ma si risveglia spesso.

Come in quel momento. Ha la tazza di sua nonna tra le mani, quello che ne è rimasto, e il dolore ha ripreso a farsi strada dentro di lui.

È tutta colpa sua.
Se non si fosse messo a lavare la vetrina, quella tazza non  sarebbe caduta e non si sarebbe rotta.

Se avesse stretto più forte sua nonna, quando l'ha salutata per l'ultima volta.

Se non fosse rimasto a dormire da Manuel, quella notte di quattro anni prima, forse sua nonna sarebbe ancora lì.
Con lui.
A sorridergli e dirgli che son cose che capitano e che la tazza si ricompra.

Se avesse fatto di più per lei, se non si fosse concentrato sui suoi problemi, forse sua nonna sarebbe ancora lì.

Se...

Se...

Se...

Il problema è che con i se, Simone, non sarebbe riuscito a colmare quella mancanza che lo logorava ogni volta che guardava qualche angolo della casa, né quel dolore che provava mentre raccoglieva  tra le mani quei pezzi di ceramica rotti.

Come se, anche una volta, le avesse fatto un torto.

























"Alcuni dicono che il tempo sani tutte le ferite. Io non sono d'accordo. Le ferite rimangono. Col tempo, la mente, per proteggere se stessa, le cicatrizza, e il dolore diminuisce, ma non se ne vanno mai."
Rose Kennedy

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