30.Dimentichi le cose importanti
Nei giorni seguenti non successe nulla di strano, dopo la festa a casa mia Marin sembrava di nuovo sparito dalle nostre vite.
Roberta aveva ripreso a camminare e Giada stava benissimo, io ero sempre più vicina a Samuel e la cosa non mi dispiaceva, ma non volevo che si facesse illusioni.
Io e Erika siamo diventate buone amiche, si è integrata bene con il gruppo, posso finalmente dire che tutto va bene.
<<Che farai stasera?>>
Mi domandò Roberta mentre ripassavamo per l'interrogazione dell'ora successiva.
Gli esami si avvicinavano e perfino io ho iniziato a impegnarmi, poco, perché ho sempre pensato che impegnarsi a scuola fosse un perdita di tempo, sprecare le mie capacità qui è una perdita di tempo.
<<Domani? Perché cosa c'è domani?>>
Non c'era nulla di particolare.
<<Non c'è nulla, era tanto per chiedere.>>
Si intromise Samuel.
<<Mi accompagni in bagno?>>
Mi domandò Erika
<<Certo.>>
Quando passammo dal corridoio guardò l'infermeria.
<<Quella è l'infermeria?>>
Mi chiese spaesata.
<<Che strano posto dove...>>
Si fermò di colpo.
<<Dove cosa?>>
Chiesi non capendo, lei non rispose.
***
Il pomeriggio lo passai studiando.
Ultimamente l'ombra bianca era sparita...
Papà perché non sei con me?
I miei pensieri furono interrotti da mia madre che entrò in camera mia.
<<Tesoro, ecco, io vorrei... Ricordi il collega di cui ti ho parlato? Ecco...È in salotto, vorrebbe conoscerti.>>
Cercava di nascondere l'emozione, ma io la vedevo lo stesso.
<<Certo, però potevi dirmelo sono in condizioni pietose!>>
Dissi a voce bassa.
Avevo un po' di ansia, mamma stava con un altro... E se non mi fosse piaciuto?
Ma non doveva piacere a me...
Entrata in salotto tutte le mie preoccupazioni si spensero.
Un uomo dai capelli neri/grigi, stava seduto sul divano, appena mi vide si alzò e mi venne incontro.
<<Sono Rick.>>
Il suo tono di voce era imbarazzato e emozionato.
<<Tua mamma mi ha tanto parlato di te, non vedevo l'ora di conoscerti...>>
Io gli sorrisi.
<<Anche lei mi ha parlato di te.>>
Ero più imbarazzata di lui.
Sorrise e abbracciò mia mamma, lei abbracciò me.
Rick era perfetto per mamma, ne ero sicura.
Dopo una mezz'ora tornai in stanza, con Rick l'imbarazzo iniziale si era sciolto dopo cinque minuti e avevamo parlato molto tutti insieme.
Il telefono suonò.
Era Samuel.
<<Ti va di uscire stasera con tutto il gruppo, come i vecchi tempi?>>
È una bella idea.
<<Si, mi va, non esco per divertirmi da una vita!>>
Ero stranamente contenta.
<<Allora ti vengo a prendere alle 20:00, non farmi aspettare come tuo solito.>>
Disse sarcastico, la frase mi riportò a quando stavamo insieme.
Iniziai a prepararmi, non sapevo cosa mettere, non ero più abituata.
Alla fine decisi, jeans stretti neri e top bianco.
Scesi stranamente in orario e Samuel non aspettò.
<<Puntuale!>>
Mi guardò in modo strano, malizioso.
<<Perché mi guardi così?>>
Chiesi in imbarazzo.
<<Sei bella.>>
Rispose lui partendo con l'auto.
<<Sei così bella che ti dimentichi delle cose importanti...>>
Disse improvvisamente mettendomi una mano sulla coscia mentre guidava.
<<Quali cose importanti?>>
Quel gesto mi fece pensare a Richard.
Richard...
Gli spostai la mano dalla mia coscia, non l'avrei permesso più a nessun ragazzo.
Forse dopo il bacio del gioco della bottiglia si era fatto strane idee visto che nell'ultima settimana ci eravamo avvicinati molto.
<<Riguardo al bacio dell'altra volta volevo dirti...>>
Non mi fece finire.
<<Che per te non è contato nulla, lo so.>>
Non era ciò che volevo dire.
<<No, è contato, mi ha fatto capire i miei sentimenti...Sei stato importantissimo per me, non dimenticherò mai quello che abbiamo passato...>>
Mi fermai per cercare le parole giuste, era importante per me, è stato tutte le mie prime volte, tornando indietro non mi pento di nulla.
<<Tornando indietro rifarei tutto, ma ci tengo che tra noi resti un'amicizia, non voglio più rovinare nulla.>>
Non riuscì a decifrare la sua espressione.
<<Lo capisco Michelle e lo accetto.>>
La sua risposta mi sorprese e alla fine sorrise pure.
Arrivammo in un locale in stile pub, il Violet, il mio posto preferito.
Fuori ci aspettava il resto del gruppo, con Erika che ormai ne faceva parte. Una volta entrati iniziammo a bere, per puro caso incontrammo anche Roberta con Chiara, Laura e Marina.
Si aggiunse Giacomo con Kevin e Alex, perfino Daniel ci raggiunse... Che strano averli tutti lì per puro caso.
<<Chiudi gli occhi.>>
Disse Samuel serio.
<<Perché?>>
<<Fallo, tranquilla!>>
Mi incoraggiò lui.
Chiusi gli occhi e dopo un po' mi disse di riaprirli.
Intorno a me i miei compagni erano messi in cerchio e Samuel teneva una torta in mano.
Non erano qui per caso!
Ripensai alle parole di Samuel, ti dimentichi delle cose importanti, era il mio compleanno e l'avevo del tutto rimosso.
<<Buon compleanno Michelle!>>
Dissero in coro.
A fine serata arrivò una persona che forse preferivo non incontrare.
<<Perché l'avete inviata?>>
Sussurrai a Roberta.
<<Non ci crederai, ma nessuno l'ha invitata... È qui per caso, davvero.>>
Rispose turbata.
<<Tanti auguri! La reginetta fa il compleanno.>>
Nicole mi abbracciò e io avrei voluto allontanarla, voleva Richard, era stata con lui.
Infatti non ricambiai l'abbraccio.
<<Abbracciami, sono sempre la tua migliore amica delle elementari!>>
È scema?
Stavo per spingerla, ma mi ricordai ciò che avevo deciso, avrei fatto finta di niente, perché alla fine io sapevo tutto, anche se cercavano di nascondermi le cose.
Lei era finta, così diventai più finta di lei.
<<Certo che sei la mia migliore amica!>>
Dissi abbracciandola, l'abbraccio più finto del mondo.
Lei si stupì dalla mia risposta. Ormai non mi tocca più niente, posso superare tutto.
Alle tre di notte tornai a casa un po' barcollando, avevo esagerato con l'alcol, come i vecchi tempi.
Mi chiusi in camera e mi levai i vestiti, morivo di caldo.
Crollai sul letto, ma il cuore mi arrivo in gola sentendo la sua voce.
<<Ci tenevo a farti gli auguri di compleanno.>>
Disse.
Di scatto mi misi seduta e cercai di coprirmi con la coperta visto che indossavo solo l'intimo.
Lui attraversò la stanza e si mise seduto accanto a me.
Non avevo il coraggio di dirgli nulla, ero di nuovo muta davanti a lui, incapace di parlare.
<<Hai paura?>>
Mi chiese Marin.
Si, avevo troppa paura di lui.
Feci segno di si con la testa.
<<Non devi, alla fine siamo uguali noi due...>>
La sua mano toccò la mia coscia nuda e percorse il fianco, il braccio, fino ad arrivare alla mia mano che teneva il lenzuolo, lo tirò via e lo lanciò a terra per guardare il mio corpo.
Non riuscivo a fare nulla, ero impotente davanti a lui, ero attratta da lui, si è sempre attratti dal pericolo e lui era il pericolo in persona.
<<L-lasciami...>>
Fu l'unica parola che uscì dalla mia bocca.
Sorrise, come se avessi detto qualcosa di stupido.
<<Baciami.>>
Ribatte lui serio.
Non lo avrei mai fatto.
Avvicinò il suo viso al mio, non sarebbe successo un'altra volta.
Mi alzai dal letto, raccolsi la coperta da terra per coprirmi e mi misi dall'altra parte della stanza.
In pochi secondi me lo ritrovai davanti, il suo corpo toccava il mio, mi accorsi solo in quel momento di quanto fosse alto, gli arrivavo al petto.
<<Non puoi scappare da me.>>
Il suo tono di voce era arrabbiato.
<<Richard si sta divertendo con la tua amica, divertiti anche tu.>>
Mi incitò avvicinandosi ancora, indietreggiai fino ad arrivare con le spalle alla scrivania.
Guardai i suoi occhi, erano un mare in tempesta.
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