23.Lo scatolone
Andai in infermeria, da sola, avevo bisogno di tranquillità e ultimamente la solitudine non mi dispiaceva affatto, quando aprì la porta ripensai all'episodio dell'armadio e qualche brivido mi invase la schiena, entrai ugualmente, avevo superato di peggio.
Roberta entrò dopo un paio di minuti.
<<Che fai sola?>>
Domandò.
<<Penso...>>
Mormorai tristemente.
<<A cosa?>>
Lei prese posto accanto a me e mi guardò preoccupata.
<<Richard...>>
<<Che è successo? A me puoi dire tutto lo sai.>>
<<Ci siamo baciati, siamo stati benissimo!>>
Scoppiai in un pianto isterico.
<<Poi ho guardato il suo cellulare... C'era un messaggio di una ragazza che gli domandava quando si sarebbero visti!>>
Sbraitai, ero arrabbiatissima con lui.
Roberta mi abbracciò.
<<Potrebbe essere una parente, un'amica, una cugina, una zia!>>
Cercava di tirarmi su il morale.
<<No...Ho letto il nome.>>
<<La conosciamo?>>
Chiese aggrottando la fronte.
<<Si.>>
Gli occhi mi si riempirono di lacrime di nuovo.
<<Chi è?>>
***
Era mattina presto e mi stavo sistemando, guardai la collana a forma di cuore, non sentivo Richard da un giorno ormai ,ma le mie priorità al momento erano altre, non gli sarei corsa dietro per nessun motivo.
Avevamo fatto un piano per entrare nell'ufficio del professore Costan, durante la sua lezione io e Marta saremo andate in bagno e mentre lei distraeva la bidella chiedendo delle fotocopie, io avrei rubato le chiavi del suo ufficio.
Il prof Costan era a prima ora, il piano si sarebbe messo in atto tra molto poco.
Entrai in classe, stranamente in orario.
<<Prof possiamo andare in bagno?>>
Chiese Marta indicandomi, anche lui sapeva della mia situazione con quel gruppo e rimase stupito nel vedere me e Marta assieme.
<<Certo.>>
Disse lui.
Chiusi la porta alle spalle e guardai la mia compagna.
<<Pronta?>>
Mi chiese lei.
<<Quando vuoi!>>
Risposi.
Sembrava di tornare indietro nel tempo a quando facevamo cazzate e tutto andava bene, a quando eravamo unite e dove c'ero io, c'era lei.
Ma sono ricordi che ora come ora è meglio eliminare.
Marin voleva il suo corpo o quello che ne rimaneva e noi dovevamo trovarlo.
Marta mi schiacciò l'occhio e andò verso la bidella, mi avvicinai verso il cassetto che conteneva tutte le chiavi.
Ma quella che cercavo non si trovava lì.
Guardai Marta preoccupata e lei capì subito, mi conosceva bene.
<<Non c'è?>>
Chiese.
<<No, ma so dov'è!>>
Affermai.
<<Dove?>>
La risposta arrivo subito appena entrate in classe, le chiavi erano sulla cattedra in bella vista.
<<Cazzo...>>
Sussurrò lei.
Eravamo tutti in infermeria stavamo discutendo su un piano alternativo.
<<Dobbiamo rimandare la cosa a domani.>>
Stava dicendo Giada.
<<Si, domani cercherò di nuovo la chiave.>>
Dissi.
Ma mentre mi avviavo verso il bagno per stare un po' sola, proprio davanti a me la porta dell'ufficio del prof Costan era aperta.
Non persi altro tempo, entrai e mi chiusi la porta alle spalle, c'era un unico quadro nella stanza, rappresentava la notte stellata di Van Gogh, un quadro che ho sempre apprezzato, esattamente come l'artista, totalmente incompreso da tutti.
Dietro di esso c'era uno sportellino in legno, un posto insolito per delle ossa, all'interno c'era il famoso scatolone.
Stavo per concludere il puzzle che ci tormentava da mesi, tutto sarebbe tornato al suo posto.
Ma me lo impedì.
Non Marin.
Non qualcuno.
Ma la terra.
Per una volta non eravamo noi a essere arrabbiati, ma la terra sotto i nostri piedi decise di tremare violentemente.
Forse per ricordarci che anche se sta in silenzio e resta a guardare, è sempre lì e noi siamo niente davanti a lei. Non siamo noi a decidere, ma il mondo, e quando si incazza è lui a decidere per te, per tutti.
S.A
Ciao a tutti!
Ho deciso di pubblicare questo capitolo oggi, visto che è il mio compleanno e mi sento buona🔥
Questo capito è corto, lo so, ma mi farò perdonare, perché nei prossimi capitoli ci saranno molti colpi di scena, quindi preparatevi al peggio 😏
Al prossimo capitolo 🖤
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