2 - L'Ordine


Città Imperiale,

Oltre Il Velo.


La pioggia continuava a cadere. Piccole e fastidiose gocce che si infrangevano senza sosta contro il lastricato di sanpietrini del cortile interno, sorvegliato dall'imponenza delle mura del palazzo imperiale che lo circondavano.

Nonostante non ci fosse nessuno ad accoglierlo, sapeva che centinaia di occhi lo stavano spiando dalle finestre chiuse mentre attraversava a testa alta lo spiazzo. Non emise alcun rumore. Solo il ticchettio convulso dei tacchi di metallo degli stivali che si infrangevano contro il terreno e sollevavano schizzi dalle pozzanghere formatesi lungo il piazzale. Una volta giunto al centro, si fermò.

Fissò dritto davanti a sé, e assunse una posizione marziale in attesa di un cenno che gli permettesse di proseguire. Rimase immobile come una statua, rifuggendo anche il desiderio di scostare le ciocche di capelli corvini che gli aderivano contro il viso e ostacolavano la vista. Perché era quello che ci si aspettava da lui.

«Riposo.»

La voce giunse da ogni dove e, al contempo, non riecheggiò in alcun altro luogo se non nella sua mente. Caleb obbedì e con un movimento fluido, accompagnato da un colpo di tacco, si mise a riposo, afferrando il polso sinistro con la mano opposta, mentre continuava a fissare il vuoto di fronte a sé. La pioggia gli si addensò sulle ciglia scure e ricadde sulle sue guance nell'attimo in cui le batté, simile a lacrime che non era in grado di versare.

«Identificati.»

L'ordine arrivò chiaro, come ogni volta prima di allora. Come se quei maledetti occhi che lo stavano spiando non fossero già a conoscenza non solo della sua identità, ma anche del motivo per cui si trovava lì.

«Caleb» gridò il suo nome, il suo odiato nome. «Membro de La Mano Sinistra di Sua Maestà l'Imperatore, da cui sono stato convocato.»

Percepì il brusio leggero che si levò oltre le finestre come un pizzicore fastidioso sulla pelle, simile al brivido che non riusciva a provare. Lo osservavano, lo odiavano e lo giudicavano, proprio come accadeva a ogni altro membro de La Mano Sinistra.

«Bentornato, Reaper.» La voce divenne concreta. Risuonò nel piazzale, oltre che dentro la mente di Caleb, prima di dare al suono anche un viso. Dal porticato di fronte a lui, emerse la figura longilinea di un militare d'alto grado, vestito dell'uniforme imperiale. Uno dei prediletti dell'imperatore, nonché uno degli antichi. «Sei stato rapido.»

«Come l'Imperatore ha comandato» sibilò e una goccia di pioggia gli scivolò via dal labbro sin sopra , richiamando in Caleb il bisogno di tornare a sentire un sapore che non riusciva a ricordare. «Posso chiedere il motivo del richiamo?»

«Non hai qualche ipotesi in merito?» L'ufficiale lo osservò.

Era difficile comprendere cosa passasse per la testa degli antichi, soprattutto per il fatto che molti di loro avevano dimenticato come esprimere le emozioni. Il messaggio che aveva ricevuto, però, era criptico quasi quanto il soldato che lo studiava e non presagiva niente di buono.

«No» ammise alla fine. «La Mano Sinistra non ha compiuto nessun atto che possa destare la preoccupazione di Sua Maestà» concluse.
«Esatto. Di fatti, non è stato convocato l'intero gruppo, ma solo tu.»
«Dunque sarei io il problema?»
«In questo caso, direi più la soluzione.»

Caleb sollevò un sopracciglio. Fu un gesto sconsiderato e fin troppo emotivo che non tardò a destare in risposta un'occhiataccia critica nell'antico. Voleva che sapesse del suo errore.

«Temo di non capire.»
«Ascolta.» L'antico accennò un sorriso e si esibì in un gesto accomodante con cui invitò Caleb ad avvicinarsi. «Chiudi gli occhi.»

Il Reaper non obbedì. Mosse solo un passo ma non abbassò la guardia, neanche di fronte all'autorità di un antico. Rispondeva solo e soltanto all'Imperatore, non agli emissari che gli piazzava davanti. «Non ho tempo di giocare. Arriva al dunque.»

«È un fremito oltre al velo, appena percepibile. Forse non saremmo mai stati neanche in grado di rilevarlo se non avessimo sfiorato così tante volte le linee di sangue.»
«Ne avete trovata un'altra?»
«Sì, Caleb. È questo il tuo compito, adesso. Hai un'anima da proteggere e da frammentare.»
«Perché io, tra tutti i Reaper?»

L'antico socchiuse le palpebre e le orbite scure, apparentemente vuote, rilucerono delle fiamme vermiglie che le alimentavano. «Perché l'hai già colpita. Innumerevoli volte. Perché nessuno è in grado di corrompere come te.» Si voltò, segno che la conversazione era destinata a volgere al termine. «Perché solo il Re di tutti i Reaper può recuperare ciò che l'Imperatore desidera.»


Eccolo il nostro Re dei Reaper, il nostro Caleb.

Che cosa ne pensate? Io, personalmente, lo adoro. Ma... ditemi la vostra!

E se il libro vi sta piacendo, che ne dite di lasciare una stellina? 

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