CAPITOLO 10 - CONSEGUENZE
Seika non aveva praticamente dormito.
Non era stato semplice legato in quel modo. I polsi gli facevano terribilmente male e non solo quelli. Le braccia erano indolenzite, per non parlare del sedere. Quel baka ci era andato giů pesante. E adesso dormiva beatamente sul suo torace. Era arrivato al limite della pazienza, stava per urlargli contro quando sentì il biondo muoversi.
Netsu ritornò piano piano allo stato di coscienza. Aveva un terribile mal di testa che gli impediva anche solo di pensare. Figurarsi riuscire a ricordare qualcosa della sera prima, era solo certo di aver bevuto parecchio. Quelli erano i chiari sintomi di un terribile dopo sbornia.
Si mosse e si rese conto di non essere solo, c'era qualcuno con lui nel letto, o meglio sotto di lui. Prima di poter aprire gli occhi e constatare chi fosse sentì una voce inconfondibile "Baka ti vuoi decidere a spostarti e togliermi queste cazzo di manette? Non sento più le braccia"
Netsu spalancò gli occhi e guardò di soppiatto il volto del ragazzo per poi distogliere subito lo sguardo. Non c'erano dubbi: era proprio Seika.
Non gli ci volle molto per rendersi conto che erano entrambi nudi.
Cosa avevano combinato? Poi il significato della frase del moro gli fece alzare lo sguardo sulle sue braccia. Erano alzate sopra la testa, legate alla testiera del letto con delle manette e la sua maglietta era attorcigliata all'altezza dei gomiti.
"Allora ti decidi?"
Che cosa era successo? Pensò il biondo prima che le immagini della sera precedente gli piombassero addosso con la violenza di una secchiata d'acqua ghiacciata.
Sentì un forte senso di vertigine per la potenza di quei ricordi e per la consapevolezza di ciò che aveva fatto.
Si alzò in fretta e corse in bagno, appena dentro il suo stomaco si rovesciò. Non sapeva se il motivo fosse l'alcool o il peso delle proprie azioni.
Appena i conati si placarono si sciacquò la bocca e la faccia con l'acqua fredda per cercare di riprendere lucidità.
Perché l'aveva fatto?
Si ricordava la litigata con Kata e con Koan e la rabbia cieca quando aveva visto Seika allontanarsi con Shizuka.
Quel bastardo l'aveva usato solo per arrivare a lei...
Sentì nuovamente la rabbia e la tristezza assalirlo.
Poi però ricordò come il moro aveva cercato di farlo ragionare assicurandogli che con Shizuka non era successo niente perché lui l'aveva rifiutata. Come poteva dare credito alle sue parole?
Se da un lato il proprio cuore voleva ardentemente credergli, dall'altra non poteva nemmeno prenderlo in considerazione, altrimenti quello che aveva fatto assumeva un significato ancora più terribile.
L'aveva violentato senza neanche un motivo. Non che ce ne potessero essere per una simile azione, era un mostro! Non sarebbe stato neanche più capace di guardarlo in faccia.
"Cazzo imbecille! Muoviti!"
La voce di Seika lo strappò dai propri pensieri ricordandogli che il moro era ancora legato a quel dannato letto.
Si fece forza e uscì dal bagno. Cercò i suoi jeans in quel marasma di vestiti e frugando nelle tasche trovò la piccola chiave.
Si avvicinò all'altro cercando il più possibile di evitare il suo sguardo.
Gli liberò un polso e poi gli passò la chiave e senza dire niente si rifugiò nuovamente in bagno per farsi una doccia. Si sentiva ancora addosso l'odore di sudore e di sesso.
Non era certo il modo migliore per ragionare lucidamente.
Seika si tolse le manette e la maglietta che aveva ancora attorno agli avambracci con qualche difficoltà, le braccia gli facevano male e faticava a muoverle, le dita erano intorpidite. Quando ci riuscì si osservò i polsi. Ci sarebbero voluti giorni prima che quei lividi scomparissero, ma adesso la cosa più importante era far ragionare quel baka.
Non gli era certo sfuggito il fatto che da quando si erano svegliati non l'aveva mai guardato in faccia.
Quello che era successo fra loro poteva avere il potere di separarli per sempre.
Doveva fargli capire che per lui ciò che era avvenuto non era un problema.
Era stato aggressivo, ma lo aveva fatto godere come mai in vita sua.
Gli aveva dato ciò che anelava, il dolore che muta in piacere, un piacere tale che lo aveva stordito per la sua potenza.
Doveva ammettere che farsi scopare non era previsto nel suo piano di conquista, ma l'importante era il risultato finale e poi si poteva rimediare con un bello scambio di ruoli.
Lui, però, non era mai stato bravo ad esprimere i propri sentimenti e non voleva sembrare sdolcinato né tanto meno innamorato.
Netsu nella doccia aveva cercato di pensare a una soluzione o semplicemente a come avrebbe dovuto comportarsi, ma le uniche cose che continuavano a tornargli in mente erano le immagini di quello che aveva fatto.
La cosa però che più lo sconvolgeva era che si sentiva eccitato e non dispiaciuto, e anche se la sua mente gli diceva che era sbagliato il suo corpo avrebbe voluto rifarlo altre dieci, cento, mille volte.
Man mano che l'acqua scacciava via la nebbia dell'alcool le sensazioni della notte diventavano via via più chiare e sconvolgenti.
All'inizio era stata la rabbia, la delusione e la gelosia a spingerlo ad aggredire Seika, per il momento era meglio non soffermarsi a pensare a chi fosse rivolto quest'ultimo sentimento, poi però il piacere e il desiderio avevano preso il sopravvento e guidato interamente le sue azioni.
Come gli aveva ricordato il moro non si faceva una pompa ad un altro ragazzo per un motivo diverso dal volerlo far godere.
E il piacere che aveva provato nel possederlo era qualcosa che andava al di là di ogni immaginazione.
Aveva fatto sesso parecchie volte, ma mai aveva provato delle sensazioni così forti e travolgenti.
E il motivo non poteva solo essere il fatto che si fosse lasciato completamente andare, aveva dato libero sfogo ai propri istinti, non si era trattenuto, non si era preoccupato di essere violento, o di quello che la sua partner avrebbe pensato di lui, come gli succedeva spesso con Shizuka.
Si era sentito libero di essere se stesso senza preoccuparsi di nascondere il proprio lato più perverso.
No, era sicuro che tra lui e Seika c'era qualcosa di indecifrabile, qualcosa che lo toccava in modo profondo per ogni sua piccola azione o comportamento e che lo faceva reagire seguendo l'istinto e non la ragione.
Seika lo attirava come un frutto proibito. Era una calamita per i suoi istinti e le sue pulsioni, e lui non era mai stato bravo a contrastarli.
Seika era pericoloso.
No! Lui era pericoloso!
Non era sicuro di riuscire a resistere e non assalirlo nuovamente. Doveva cercare di evitarlo in tutti i modi. Adesso che aveva assaggiato delle sensazioni così travolgenti ne avrebbe voluto ancora.
L'adrenalina che cercava sempre non era niente a confronto ... e sapeva bene come finiva ogni volta che ne sentiva il bisogno.
Comunque non pensava che Seika gli avrebbe permesso di avvicinarsi nuovamente.
Anche se quella mattina ancora non gli aveva urlato contro, sicuramente adesso lo odiava.
Quella notte lui lo aveva attaccato accusandolo, non ascoltando minimamente cosa aveva da dire, poi era passato ai fatti, aggredendolo e infierendo in modo violento su di lui. Il corpo di Seika pieno di lividi ne era la prova.
Sentì una forte morsa al petto e un'infinita tristezza davanti a quella prospettiva.
Sicuramente aveva abbandonato il suo proposito di farlo suo. Gli aveva fatto passare la voglia di stare con lui. Adesso non l'avrebbe più guardato in faccia.
Non poteva dargli torto se avesse chiesto di cambiare compagno di stanza.
Seika aveva giocato con lui, ma non si era mai spinto a tanto. Solo adesso si rendeva conto che aveva sempre avuto la possibilità di opporsi. Seika non l'aveva avuta.
Netsu finì di lavarsi e prima di uscire dal bagno si ricordò che doveva andare a trovare i suoi genitori. Non era certo dell'umore adatto, ma ormai non poteva tirarsi indietro.
Inoltre sua madre era sempre stata molto attenta a tutto ciò che lo riguardava, per lei lui era un libro aperto e sicuramente avrebbe notato che qualcosa lo turbava.
L'unica cosa positiva era allontanarsi dal moro per diverse ore e magari riuscire a non pensare a lui. Anche se ne dubitava fortemente.
Come Seika vide Netsu uscire dal bagno cercò di alzarsi, ma dovette fare un grande sforzo per non lasciarsi sfuggire un gemito di dolore.
Le fitte alla zona lombare e al sedere, insieme alle gambe indolenzite, gli ricordarono che il biondo non era stato minimamente delicato fottendolo con il suo grosso cazzo. Era stata la sua prima volta con un uomo e quel deficiente l'aveva letteralmente spaccato in due!
A Netsu non sfuggì quel tentativo mal riuscito di alzarsi dal letto come se niente fosse e nemmeno la sua smorfia di dolore. Aveva avuto la tentazione di andare ad aiutarlo, ma sapeva che Seika non l'avrebbe presa bene. Non voleva sembrare debole e lui non voleva farsi odiare ancora di più.
Con qualche difficoltà Seika riuscì ad arrivare al bagno, era ancora completamente sporco di sperma. Prima di chiudere la porta, vedendo Netsu pronto per uscire, lo guardò e gli disse "Pentito?"
Netsu abbassò gli occhi e non rispose.
Cosa poteva dire? Che si sentiva terribilmente in colpa, ma che l'avrebbe rifatto anche in quel preciso momento?
Seika vedendo che non rispondeva aggiunse "Non esserlo"
Netsu sgranò gli occhi e lo guardò per la prima volta quella mattina. Che cosa significa?
Seika riprese "Tanto per fartelo sapere, ho detto a Shizuka che sono stato io a morderti sul collo."
Netsu rimase un attimo immobile ripensando a quelle due frasi, poi uscì con la testa ancora più in subbuglio. Come poteva dirgli di non pentirsi? Perché non gli aveva urlato contro per quello che gli aveva fatto?
Uscendo dal dormitorio maschile Netsu incontrò Shizuka nel cortile. Chiaramente la ragazza lo stava aspettando, perché appena lo vide gli corse incontro.
"Ciao Netsu, hai un minuto?"
Shizuka era l'ultima persona che avrebbe voluto incontrare in quel momento.
"Ho un po' di fretta, i miei mi stanno aspettando"
"Ci vorrà solo un attimo..."
Sapeva che Shizuka non era il tipo da demordere tanto facilmente, meglio sentire subito cosa aveva da dirgli.
"D'accordo. Dimmi."
Shizuka si guardò intorno "Non qui. Vieni un attimo nella mia camera?"
Netsu la guardò storto, chissà se anche a Seika aveva fatto la stessa proposta e se lui aveva veramente rifiutato?
Effettivamente lo aveva trovato addormentato nel suo letto e non in quello della ragazza.
Sentiva uno strano senso di vittoria ricordando che aveva dormito lui sul petto del moro, sentimento che però non riusciva a spiegarsi o forse non voleva.
Si guardò attorno e vedendo diverse coppie passeggiare per il giardino acconsentì a seguirla, valutando che forse era meglio non far sapere a tutti il motivo della loro lite.
Come arrivarono, Shizuka si sedette sul letto e gli chiese di fare altrettanto. Netsu si accomodò e si guardò attorno.
La ragazza notando il suo sguardo volle rassicurarlo "Misako è andata a casa. Ritornerà solo questa sera. Abbiamo tutto il tempo che vogliamo."
Netsu fece un sorriso tirato. "Mi dispiace, ma i miei mi stanno veramente aspettando. Cosa volevi dirmi?"
Shizuka sospirò, non si aspettava questo atteggiamento freddo da parte di Netsu.
Dopo che Seika l'aveva rifiutata ci aveva pensato tutta la notte ed era arrivata alla conclusione di concedere una seconda possibilità al biondo. In fondo era un bellissimo ragazzo con un fisico mozzafiato, l'idolo della squadra di basket. Tutte le ragazze della scuola avrebbero fatto carte false per essere al suo posto.
Inoltre passare del tempo con lui era estremamente piacevole e, prima dell'arrivo di Seika, pensava anche di esserne perdutamente innamorata.
Erano una bella coppia e Netsu era una sicurezza, non poteva buttare tutto all'aria per un colpo di testa.
"Ascolta Netsu, mi dispiace per l'altro giorno. Se vuoi possiamo lasciarci tutto alle spalle... noi stiamo molto bene insieme... mi sei mancato..."
Netsu fece una smorfia "Ti sono mancato? Alla festa non sembrava... non mi hai nemmeno fatto gli auguri..."
Shizuka cercò di difendersi, non credeva che Netsu fosse tanto arrabbiato. "Mi dispiace. Ero furiosa con te. Credevo avessi un'altra"
Netsu era sì arrabbiato, ma non per il motivo che credeva la ragazza.
Per colpa del suo comportamento aveva compiuto un'azione imperdonabile, aveva violentato Seika e rovinato per sempre il loro rapporto.
Lo sapeva non era una scusa accettabile, non poteva discolparsi incolpando lei, però lei aveva contribuito, innescando la sua furia.
Il ragazzo parlò con una nota di sarcasmo nella voce "E adesso non lo credi più?"
Shizuka non voleva tirare in ballo Seika meglio essere vaghe ed evitare l'argomento.
"Dopo averci pensato ho deciso di crederti"
Netsu sorrise, "Sì, come no ... e Seika?"
Shizuka si agitò "Cosa?"
Netsu indurì lo sguardo "Vi ho visti andare via insieme..."
"Non è successo niente, te lo assicuro. Mi ha solo accompagnata. Ero stanca e volevo tornare e visto che anche lui rientrava abbiamo fatto la strada insieme."
"E hai approfittato per chiedergli del morso. Non mi credevi."
Shizuka arrossì, Seika doveva avergli raccontato della serata. Sperava si fosse limitato a quello.
"Hai ragione. Mi dispiace non averti creduto e soprattutto di non averti subito detto che avevo parlato con lui. Ma avevo paura fraintendessi..."
Netsu sospirò forse fino a ieri sarebbe stato disposto a ritornare indietro, ma ormai era troppo tardi.
Quello che era successo era incancellabile.
Adesso aveva altro per la testa e non c'era posto anche per lei.
Prima doveva sistemare il casino che aveva combinato. Sempre se ci fosse un modo...
"Mi dispiace Shizuka, ma..."
La ragazza non gli diede il tempo di terminare la frase e lo baciò, gli salì a cavalcioni e iniziò a strusciarsi a lui.
Netsu rimase sorpreso e, in un primo momento, rispose al bacio facendosi trasportare, portando le mani ad afferrare il sedere della ragazza, ma poi l'immagine di Seika nudo e soprattutto la sensazione dei suoi baci lo destarono.
Si staccò e facendola scendere si alzò "Mi dispiace Shizuka, ma ho bisogno di pensare... sono successe troppe cose..."
E senza aggiungere altro uscì lasciando la ragazza a bocca aperta, era la prima volta che Netsu la rifiutava, che rifiutava di fare sesso. Qualcosa era cambiato e non poteva essere solo a causa del loro litigio.
Quando uscì dalla porta Netsu incontrò Koan che stava aiutando Hiroko a portare fuori dalla sua camera una pesante valigia. La ragazza era imbarazzata e continuava a dire che non c'era bisogno, che poteva farcela da sola.
Koan sembrava un cagnolino scodinzolante con un sorriso ebete stampato in faccia.
Netsu si irrigidì pensando a come si era comportato la sera prima, però decise di provare a farsi perdonare.
Un passo alla volta doveva provare a sistemare tutto quel casino.
"Ciao Koan, ciao Hiroko"
La ragazza divenne completamente rossa e riuscì a malapena a farfugliare un "Ciao Netsu-kun"
Koan sorrise "Netsu". Non era nel carattere del ragazzo portare rancore e poi era pienamente consapevole che l'amico si era comportato in quel modo per via dell'alcool e di qualche altro motivo che lui ignorava.
E poi quella mattina era troppo felice. La sera prima grazie alla paura che Netsu potesse portargli via Hiroko si era fatto coraggio e, riaccompagnandola al dormitorio dopo la festa, si era dichiarato.
La ragazza era rimasta sorpresa e arrossendo gli aveva dato un bacio ed era corsa in camera.
Koan non sapeva ancora come interpretare quel gesto, però la cosa certa era che non era stato un rifiuto, aveva qualche speranza.
Netsu si fece coraggio "Volevo chiedere scusa ad entrambi per come mi sono comportato..."
Hiroko trattenne il respiro ripensando al bacio e Netsu ebbe paura che sarebbe svenuta da un momento all'altro.
Koan invece ampliò il suo sorriso e abbracciandolo gli disse "Non preoccuparti. Acqua passata. Lo so quanto puoi essere idiota. Potevi dirmelo che sei ancora un moccioso che non regge l'alcool..."
Netsu fece il finto offeso "Koan ti faccio vedere io chi è il moccioso" e gli diede un pugno in testa.
Entrambi scoppiarono in una fragorosa risata sotto gli occhi divertiti di Hiroko che aveva ripreso a respirare.
Poi Koan notando da che porta era uscito Netsu immaginò che avesse passato con lei la notte "Vedo che avete fatto pace..."
Netsu fece un sorriso tirato. Koan provò a stuzzicarlo "Hai usato il mio regalo?"
Netsu sobbalzò e lo guardò male "Koan vai a cagare!" E se ne andò lasciando il suo amico basito.
Arrivato a casa, i suoi genitori lo accolsero come fosse via da anni. Sua madre non smetteva di abbracciarlo e di dirgli quanto fosse cresciuto. Suo padre gli aveva scompigliato i capelli come faceva fin da bambino.
Mangiarono e parlarono di quelle prime settimane di scuola.
Netsu cercò di essere allegro come al solito, ma non fu abbastanza convincente, perché finito il pranzo, mentre aiutava a riordinare, sua madre gli chiese se qualcosa lo preoccupava. Se per caso avesse litigato con la sua ragazza.
Netsu glielo lasciò credere valutando fosse meglio quello a doverle raccontarle tutta la storia con Seika.
Non perché fosse un ragazzo, sapeva con certezza che i suoi non avrebbero avuto niente in contrario.
Quando andava alle medie sua madre credeva che lui avesse una storia con Kata e un giorno gli aveva fatto un discorso sull'importanza dell'amore verso chiunque.
Lui aveva riso e le aveva assicurato che preferiva le ragazze e le aveva parlato della sua cotta per Shizuka.
Però non poteva assolutamente raccontarle dell'aggressione, quella non gliel'avrebbe mai perdonata.
Una cosa positiva però alla fine ci fu.
Sua madre per tirargli su il morale convinse suo padre a ridargli la moto. Così poteva rientrare a scuola senza bisogno di prendere l'autobus o la metro che tanto odiava.
Finivano sempre tutti per fissarlo, troppo alto, troppo biondo, troppo abbronzato per passare inosservato. C'era chi pensava semplicemente fosse uno straniero, altri, e lo poteva capire dagli sguardi, fosse un delinquente tinto.
Quando si lamentava con sua madre, lei gli diceva che era semplicemente troppo bello.
Seika aveva passato la mattinata nel letto a poltrire, non era da lui, ma aveva bisogno di recuperare un po' di forze e di lucidità, doveva essere pronto ad affrontare Netsu per mettere ben in chiaro le cose fra loro.
Quando ricevette la telefonata della madre che gli chiedeva il motivo della sua inaspettata disdetta al loro pranzo di famiglia, lui aveva semplicemente risposto che doveva studiare.
Non era nelle condizioni per affrontare suo padre, avrebbe finito per sbottare e litigare con lui pesantemente. La mancanza di sonno gli abbassava in modo drastico il già basso livello di sopportazione. E poi se avesse visto i suoi lividi avrebbe pensato all'ennesima lite e rischiava veramente di essere spedito all'accademia militare. Era un rischio troppo alto adesso che aveva trovato qualcuno in grado di stuzzicare il suo interesse.
Verso l'una Seika decise che era arrivato il momento di uscire dalla camera e rimediare qualcosa da mangiare; prima di farlo si premunì di nascondere i lividi con dei polsini.
Fortunatamente era sicuro di non incontrare nessuno perché nessuna maglietta riusciva a nascondere adeguatamente i segni sul collo.
Erano ritornati tutti dalle rispettive famiglie, quello era il primo giorno di libera uscita da quando erano iniziate le lezioni.
Anche la sua camminata non era delle migliori il fondoschiena ancora gli faceva un male cane. Quel dannato biondino! Gli avrebbe fatto capire a sue spese la differenza fra scopare il buco davanti e quello dietro...
Si sentiva stanco, aveva bisogno di recuperare energie, anche se la mensa era chiusa avrebbe trovato qualcosa di commestibile al bar. A lui bastava poco, non era mai stato una buona forchetta.
Arrivato al locale si sedette ad un tavolino, ordinò un caffè e qualcosa da mangiare purché non fosse dolce.
Mentre beveva il liquido caldo e attendeva il pranzo qualcuno si sedette al suo tavolo.
"Kimura che sorpresa. Non pensavo di trovare qualcun altro in giro per il campus"
"Ci conosciamo?"
Seika sapeva esattamente chi fosse: era il senpai Takeji Hyuga. Però non aveva nessuna voglia di parlare con lui e sperava di indispettirlo così da convincerlo a lasciarlo perdere.
Takeji fece finta di non averlo sentito. "Volevo ringraziarti per avermi tolto dai piedi quel rompicoglioni biondo."
Seika rimase interdetto da quella dichiarazione "Come scusa?" Cosa c'entrava lui con Netsu?
"Il mio compagno di stanza ha finalmente aperto gli occhi."
Seika iniziava a capire: Takeji era palesemente innamorato di Kata; così decise di stuzzicarlo un po'
"Pensi di essere in grado adesso di farlo tuo?"
Takeji sorrise "Tu non preoccuparti, pensa solo a non farti sfuggire quel deficiente."
Seika si limitò a un semplice "tze".
Takeji si alzò per andare a ritirare la sua ordinazione al bancone e prima di andarsene notando i segni sul suo collo sorrise "A quanto vedo è un animale selvaggio. Mi domando se sei riuscito a domarlo o se ti sei fatto sottomettere... da come sei conciato direi la seconda..."
Seika digrignò i denti "Io almeno non sono un rimpiazzo"
Takeji si sentì colpito nel vivo "Vaffanculo Kimura" e facendogli un gestaccio se ne andò.
Anche se quella notte aveva finalmente avuto Kata fra le sue braccia, sapeva benissimo che Seika aveva centrato il punto dolente.
Dopo che il rosso aveva litigato con Netsu, era di umore nero, aveva bevuto parecchio e Takeji gli aveva fatto compagnia. Poi ad un tratto Kata aveva deciso di rientrare in dormitorio, anche questa volta il suo compagno di stanza l'aveva seguito con la scusa che l'amico era troppo ubriaco per andare da solo.
Una volta in camera, complice l'alcool Kata si era sfogato parlando della sua cotta per Netsu e di come si sentisse tradito. Era la prima volta che Takeji lo sentiva parlare dei suoi sentimenti ed era la seconda volta che lo vedeva così vulnerabile.
Quando vide i suoi bellissimi occhi riempirsi di lacrime fu preso dalla voglia irrefrenabile di abbracciarlo e di baciarlo.
Kata rimase molto sorpreso, ma poi ricambiò il bacio che divenne subito profondo.
Takeji sentendo che l'altro non lo respingeva lo fece distendere sul letto e salendogli sopra iniziò a spogliarlo.
Kata non aveva voglia di pensare a ciò che stava succedendo, aveva solo voglia di sentirsi amato. Così si lasciò andare alle carezze e ai baci di Takeji.
Quest'ultimo esplorò quel corpo tanto desiderato, sembrava esile e delicato, ma lui sapeva quanta forza nascondeva, se avesse voluto l'avrebbe respinto senza problemi.
Dopo averlo ricoperto di baci si spostò a dare le sue attenzioni all'asta di Kata che si stava indurendo.
La prese in bocca e quando iniziò a pompare sentì i gemiti uscire dalle labbra del rosso. Quei suoni erano musica per le sue orecchie.
Poco prima di raggiungere l'orgasmo Kata lo fermò e gli disse "Ti voglio dentro."
Takeji non se lo fece ripetere lo preparò velocemente utilizzando il lubrificante che aveva comprato giorni prima in attesa di quel momento.
Aveva come obiettivo di dichiararsi e farlo suo entro la fine dell'anno, era da quando erano diventati compagni di stanza, il primo anno, che lo desiderava, anche se non credeva veramente di riuscire ad essere ricambiato.
Quando lo penetrò la sensazione fu travolgente, lo amava in silenzio da anni e finalmente era dentro di lui.
Non si illudeva che anche il suo cuore fosse suo, ma per il momento doveva accontentarsi.
Kata gli andò incontro con il bacino dandogli il permesso di muoversi.
Takeji affondò in lui cercando il modo di far godere il compagno, e quando ci riuscì gli strappò un forte gemito.
Takeji si sentiva in paradiso, stava godendo come mai in vita sua e riusciva a far provare piacere alla persona che amava.
I loro gemiti si mischiarono mentre le spinte diventavano sempre più forti e veloci.
Quando Takeji si sentì vicino all'apice con la mano andò a stimolare il membro teso e pulsante di Kata per portarlo all'orgasmo. Dopo poco vennero insieme.
Takeji uscì dal rosso e lo tenne stretto a sé, non voleva che quell'intimità fra loro finisse.
Aveva paura che il giorno dopo tutto sarebbe tornato come sempre.
Kata però, senza dire niente, si alzò dal letto sciogliendo quel abbraccio e andò a farsi la doccia.
Takeji lo guardò con un grande senso di tristezza.
Doveva avere pazienza, doveva dargli il tempo per dimenticare Netsu.
Doveva aiutarlo a rimettere insieme i pezzi del suo cuore infranto.
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