Tutto appeso a un filo
È natale! E finalmente io e Obanai stiamo facendo il nostro viaggio, sono così felice che il cuore nel petto potrebbe scoppiare di gioia! Siamo a Nara, ho appena comprato i biscottini per darli ai daini che abitano il parco, mi volto per raggiungere Obanai che mi aspetta di spalle poco più avanti. Lo chiamo con gran voce, si volta verso di me e vedo Eri-san davanti a lui. Sorridono insieme, si tengono per mano, le mie mani tremano e i biscotti cadono sulla ghiaia.
– Mi dispiace, Mitsuri, non voglio continuare questo viaggio. Torno a Tokyo con lei, addio.
Obanai e Eri-san si allontanano, dico di aspettare ma non si fermano né si voltano.
– Aspetta, Obanai-san!
Salto dal letto, era un sogno... no, era un incubo! Mi tocco la fronte, sono tutta sudata e ho il fiatone, la mano mi scivola sulle guance e le noto bagnate, mi strofino gli occhi e mi asciugo le lacrime.
– Che ore sono...
Bisbiglio con la voce rauca, nel buio mi metto a rovistare fra le coperte, allungando le mani al comodino. Prendo il cellulare, lo sblocco: le 5 di notte. Apro le chat e controllo i messaggi, sospiro dopo essermi accertata che io e Obanai siamo ancora insieme. Mi stendo di nuovo cadendo a peso morto sul cuscino, ma cosa mi è preso? Davvero pensavo che fosse reale? Sembrava così, meno male che mi sono svegliata... ora non riesco più a chiudere occhio.
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– Mitsuri-chan! Ma che hai? Hai gli occhi tutti gonfi, hai pianto? Cos'è successo? Mi devo preoccupare?
Shinobu mi assale di domande, sento la sua voce in sottofondo senza ascoltare. Sono stanchissima.
– Cosa? Scusami, ho dormito male...
– Eh, si vede!
– Ma non ti preoccupare, più che altro ci conviene muoverci o arriviamo in ritardo!
Subito dopo la scuola ci dirigiamo al lavoro e a me parte l'ansia. Cerco di nasconderlo, ma non sono per niente brava in questo. Sono un libro aperto.
– Mitsuri?
Perdendomi fra i miei pensieri, senza rendermene conto siamo già arrivate.
– Non entri?
Shinobu mi sta di nuovo parlando con la voce preoccupata, sono davanti alla caffetteria immobile. La guardo, poi do un'occhiata intorno e noto Eri-san pulire un tavolo. Ci vede, ci saluta come se niente fosse e si mette a chiacchierare con Shinobu. Osservo la scena da qui, a un passo per entrare. Non riesco a muovermi, non riesco ad oltrepassare la porta scorrevole dell'entrata.
– Mitsuri-chan?
Poi Eri-san si rivolge a me.
– Non vai a cambiarti?
Si avvicina a me sorridendo. Chi vuoi prendere in giro, le vorrei dire! È un sorriso falso, il suo, una smorfia di convenienza, l'ho sempre reputata una persona cordiale e gentile, ma... si è sempre avvicinata a me per arrivare ad Obanai. Tutti questi pensieri mi riempiono la testa, ma capisco che non posso nemmeno stare qui ferma per tutto il pomeriggio.
– Adesso vado.
Le rispondo freddamente, senza nemmeno guardarla negli occhi.
Raggiungo Rika-chan in cucina, sta meglio oggi e sta lavorando con entrambe le mani, anche se con alcune difficoltà date dalla fasciatura.
– Mitsuri-chan?!
– Eh? Sì?
– Ti sta cadendo tutta la crema, stai attenta!
– Cosa...
Guardo il cupcake che stavo facendo con la saccapoche, ma ho messo troppa crema ed è tutta caduta sul banco di lavoro.
– Oddio... scusami.
Poso tutto e prendo uno straccio per pulire abbassando lo sguardo, sono imbarazzata.
Ma, purtroppo, combino altri pasticci: mi dimentico di accendere il forno, scambio lo zucchero con il sale e, infine, mi scotto le mani togliendo il pentolino dai fornelli senza prenderlo con le presine.
– Ahi!
– Mitsuri, attenta!
Rika-chan prende del ghiaccio dal congelatore e me lo porge sui palmi delle mani.
– Sei distratta... vuoi parlarne?
Mi chiede.
– No, meglio di no...
Rika conosce bene Eri-san, da prima di me. Non è il massimo parlarle male di lei, non so come potrebbe reagire.
– Mettiti seduta un po' dai, tanto abbiamo quasi finito per oggi. Me ne occupo io.
Mi demoralizzo tantissimo, torno a casa con Shinobu senza spiccicare una parola. Lei mi parla, ma io non l'ascolto. È incredibile quanto Eri-san sia falsa, si comporta come se fosse tutto normale ma non lo è! Non riesco a sopportare la sua doppia faccia, non so quanto ancora riuscirò a resistere. Forse dovrei smettere di lavorare lì con lei e cercare un nuovo lavoro part-time.
🌸🐍🌸🐍🌸
È arrivato giovedì, non vedo l'ora che suoni la campanella per vedere Obanai e passare il pomeriggio con lui. Anche se il mio senso di angoscia non mi abbandona, almeno stanotte ho dormito profondamente e mi sento più in forma di ieri!
– Eccolo, allora io vado!
– Va bene, ci vediamo domani!
Saluto la mia amica Shinobu e mi dirigo verso Obanai, mi sta aspettando davanti al cancello del cortile. Gli corro incontro e lo abbraccio, lo stringo forte e rimango attaccata a lui per un po'.
– Mitsuri! Qui, davanti a tutti?!
Non l'ho mai fatto, è vero. Ma dopo l'incubo dell'altra notte, ne sento il bisogno.
– Solo un pochino...
Gli rispondo così, allo stesso modo che mi aveva risposto lui la notte di halloween. Obanai non aggiunge altro e appoggia il mento sulla mia spalla, ricambiando il mio abbraccio.
– Allora, andiamo al cinema?
Ci incamminiamo tenendoci per mano.
Durante tutto il film non perdo d'occhio l'ora dall'orologio che tengo al polso, non mi godo per niente lo spettacolo nonostante sia una saga che adoro e non vedevo l'ora di guardare il continuo. Sorseggio la mia coca-cola tentando di calmarmi, ma nulla, mi va anche di traverso. Obanai mi dà qualche pacca sulla schiena per aiutarmi.
Usciamo dal cinema e facciamo una passeggiata, sempre mano nella mano, ma oggi sono io che non mi voglio staccare dalla sua. Arriviamo in piazza e l'orologio scocca le 18 in punto, sento il suono provenire dal mio polso e mi fermo sull'asfalto.
– Mitsuri? Cosa c'è, ti vuoi sedere?
Il cuore mi batte all'impazzata, ma non riesco a trattenermi.
– Devi andare.
– Dove?
– Sai benissimo dove...
Obanai sbuffa.
– Vai, senti cos'ha da dire almeno.
– Perché? Ho detto che sarei stato con te oggi e sto con te.
– Stai scappando da lei!
– Io? Cosa dici?
– So che non puoi dirle come sono andate le cose tra di noi, perciò stai scappando... ma non è giusto! Lei deve sapere!
– Ma sei pazza? Se glielo dicessi passerei io per pazzo! E dopo sì che scapperei, ma ora non sto scappando.
– Allora vai.
– Smettila, dai...
– Obanai... dirti di andare da lei mi sta costando tantissimo. È da due giorni che ho l'ansia, dormi male e ieri non riuscivo a guardarla negli occhi. Dobbiamo risolvere questa cosa una volta per tutte, per quanto la odi al momento non voglio nemmeno che stia lì ad aspettare per ore. Sono troppo buona, lo so... ma per quanto io abbia conosciuto una Eri-san falsa, mi sono affezionata a lei e non voglio che soffra. Devi darle una risposta, stavolta definitiva.
Obanai mi guarda per qualche istante per poi non dire nulla, poi prende dalla tasca la carta straccia della lettera. Ha cambiato giacca dall'altra sera, eppure ha preso comunque quel foglio... perché? Mi preoccupa, ma... è importante che vada da Eri-san.
– Quindi mi stai dicendo di andare comunque e che sei disposta ad accettare le possibili conseguenze?
Una possibile conseguenza potrebbe essere la realizzazione del mio incubo, considerando questa opzione abbasso lo sguardo e accenno un "sì" sottovoce. Non lo sto facendo per Eri-san, ma per Obanai. Deve chiudere i conti in sospeso del passato e se ciò dovesse significare perderlo, accetterò questa conseguenza. Il suo bene viene prima del mio, sono giunta a questa conclusione.
– Va bene, ci vado.
Sento la sua mano sfiorare la mia per liberarsen, rialzo gli occhi per vederlo allontanarsi da me a passo veloce e sono più in ansia di prima, adesso. Subito dopo averlo perso di vista, mi sento improvvisamente una stupida e provo a inseguirlo ma dopo pochi passi mi fermo. Non posso dirgli una cosa e poi rimangiarmi tutto solo perché ho paura, devo essere forte e credere di più in lui. Non mi lascerà sola, me l'ha promesso. Non succederà... vero?
🌸🐍🌸🐍🌸
Camminando fra i negozi del centro perdo lo sguardo fra le vetrine, le persone mi passando accanto e non le vedo, le luci della città iniziano ad accendersi al crepuscolo e non riesco a notarlo, mi rianimo sentendomi chiamare alle mie spalle. Mi volto di scatto pensando possa essere Obanai, ma si tratta di Kanae accompagnata da Shinobu. Non riesco a vedermi in faccia, ma sento di assumere un'espressione demoralizzata. Le mie amiche la notano dopo avermi raggiunta e mi guardano preoccupate.
– Non dovresti essere con Iguro-san? Dov'è?
Mi chiede Shinobu.
La guardo dritta negli occhi e non riesco più a trattenermi, le lacrime iniziano a scendere dai miei occhi rigando le guance. Shinobu e Kanae rimangono sorprese e, prendendomi per mano, mi accompagnano in un caffè. Mi offrono un cappuccino e mi chiedono cos'è successo. Racconto tutto.
– Ma sei pazza davvero... non hai paura che Obanai possa scegliere lei? Caspita, da Eri-san non me lo sarei mai aspettato...
– Be'... lo avrei fatto anch'io con Kyojuro, per il suo bene... è per questo che lo hai fatto, vero, Mitsuri-chan?
Annuisco con il mento, guardando lo zucchero affondare nella schiuma del cappuccino.
– Voi non siete a posto... io non lo avrei fatto.
– Comunque... adesso stiamo qui con te finché non sappiamo qualcosa da Iguro-san.
– Sì, non ti lasciamo tutta sola.
– Grazie... credo che, comunque, dovrei cercarmi un nuovo lavoro part-time.
– Se tu te ne vai dalla caffetteria, allora ti seguo.
– Ma no, Shinobu... a te piace lavorare lì.
– Mitsuri, sei la mia migliore amica. Non lavoro a fianco di chi ti fa soffrire.
Le sorrido dolcemente e lei mi prende la mano, sorridendomi a sua volta.
Restiamo a chiacchierare ancora un po', per poi venire interrotte dal mio cellulare che inizia a vibrare sul tavolo. Sono quasi le 8 di sera, guardo lo schermo ed è Obanai, mi sta chiamando. Prima di decidere cosa fare, guardo le mie amiche: mi danno coraggio e riesco a rispondere.
– Pronto?
Dove sei?
– In un caffè a Omotesando.
Ok, arrivo.
– Aspetta, tu dove sei? Veniamoci incontro.
Vediamoci alla metro.
– Ok.
Metto il telefono nella borsa e mi affretto a mettermi il cappotto.
– Ragazze, vado.
– Veniamo con te!
Esclama Shinobu.
– No, vado a sola! Dopo ti chiamo!
Esco dal caffè e mi metto a correre sul marciapiedi, schivando tutti i passanti. Ho paura, le mie gambe tremano, ma non posso fermarmi. Devo sapere, voglio sapere!
Arrivata alla stazione della metro mi guardo intorno, ma Obanai ancora non c'è, allora entro. Avrà preso la linea Ginza o la Chiyoda? Cosa faccio? Lo aspetto qui? Ho il fiatone e non riesco a stare ferma, penso che se Obanai dovesse darmi brutte notizie potrei rischiare un infarto.
– Mitsuri!
Ma poi, il cuore mi balza nel petto. Riconosco la voce di Obanai dietro di me, mi volto lentamente e mi raggiunge di corsa. Lo guardo per un po', cerco di indagare la risposta nel suoi occhi, ma Obanai non è come me, riesce a controllare le sue emozioni. Resto in silenzio, non so cosa dire. Quindi per favore, dimmi qualcosa tu!
Mi prende entrambe le mani, mi guarda dritta negli occhi e mi sorride con gioia.
– Ti amo, sceglierò sempre te!
A quelle parole mi abbandono fra le sue braccia, affondando su di lui come lo zucchero nella schiuma di latte del cappuccino e lo stringo a me con la poca forza che mi è rimasta dopo la lunga corsa.
– Avevo così paura!
Esclamo, cercando di trattenere le lacrime negli occhi.
– Sei scema, come hai potuto pensare che sarebbe andata diversamente?
– Hai ragione, sono scema. Ti amo anch'io.
Tentativo fallito: piango come una bambina e rimaniamo abbracciati così, nella stazione della metro.
Ora lo so, non ho più dubbi e la paura è scomparsa. Siamo destinati, non c'è nulla che può separarci e la giornata di oggi ne è la prova.
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Ciao!
Prima di tutto mi scuso, mi inchino, mi tiro ceffoni da sola, eccetera... spero che possiate perdonarmi, non volevo sparire così!
Avevo pronto il capitolo da tempo, ma mi faceva schifo e non l'ho mai pubblicato fino a stasera.
Non vuole essere una giustificazione perché non ne ho, ma non me la sto passando bene... con questa seconda quarantena sono letteralmente crollata e vi sto scrivendo dall'ospedale in cui sono ricoverata per disturbi del comportamento alimentare. Ho toccato il fondo e adesso la situazione può solo migliorare. Credo, spero.
Non vi prometto che non sparirò nuovamente, non me la sento di fare una promessa fondata sul nulla, ma stavolta cercherò di non pubblicare il prossimo a distanza di settimane com'è appena successo. Mi dispiace, davvero.
Con la speranza che almeno voi stiate bene, vi saluto e ci risentiamo con il capitolo 18!
– komorebi
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