Le cicatrici del passato

In gennaio oltre il primo dell'anno, ricorre il compleanno di Genya! Ci stiamo preparando tutti per fargli una festa bellissima. I 15 anni sono importanti, eh! Vogliamo rendergli quel giorno speciale ora che abbiamo tutti i nostri ricordi, anche se lui però non riesce ancora a ricordare. Genya è sempre stato un bambino molto riservato, alle volte capriccioso, che non riesce ad esprimere le sue emozioni. Infatti, anche quando lavoro al negozio della sua famiglia, non è mai venuto ad aiutare, né a salutarmi. Oggi, fra l'altro, sto facendo su e giù dalle scale che dividono la macelleria dalla casa e sembra ci non sia nemmeno.

– Dov'è Genya?

Chiedo alla madre, prendendo e posando scatole da catalogare.

– Non lo sai? Fa volontariato in ospedale una volta a settimana, è un progetto della scuola!
– Ah, ma dai... che bella cosa.
– Sì, infatti, ha fatto amicizia con un uomo di nome Michikatsu, è ricoverato.
– Oh...
– Ormai sono diventati buoni amici! Parla sempre di lui ogni volta che torna a casa!

Mi dice la signora Rengoku, indaffarata nelle faccende casalinghe. A quanto pare Genya riesce ad aprirsi solo con lei.

A proposito di ospedali, mia madre ha preso appuntamento con la dottoressa per una visita ginecologica. Io non ci volevo andare, ma ha insistito. Che imbarazzo, ma almeno è una donna dai. Ci andremo domani, avviso il padre di Kyojuro. Inizialmente si preoccupa, ma per non sentirmi a disagio e dirgli che si tratta di vedere la ginecologa ho ripiegato su una bugia inventando che devo fare un esame del sangue.

🌸🐍🌸🐍🌸

L'ospedale è davvero enorme e infatti mia madre mi tiene la mano per non rischiare di perdermi, conoscendomi. Saliamo al ventunesimo piano con l'ascensore e arriviamo al reparto di ginecologia e ostetricia. I muri del piano sono colorati di rosa, sembra di stare nelle carrozze delle metro adibite alle donne, e ci sono adesivi di pupazzi ovunque. Io sono nata qui, anche tutti gli altri miei amici penso. Dirigendoci verso l'ambulatorio delle dottoressa passiamo davanti alla vetrina delle nascite, ci sono tutti i neonati nei loro lettini, che carini! Chi dorme beato e chi piange, con le tutine rosa e azzurre, chi ha tanti capelli e chi non ne ha ancora. È impossibile trattenere un sorriso davanti a ciò.
Comunque, arriviamo in sala d'attesa, ci sono tantissime altre donne che aspettano e noi siamo le ultime.

– La dottoressa è un po' in ritardo con le visite.

Mi dice mia madre, sedendosi e prendendo fuori dalla borsa una rivista.

– E quanto c'è da aspettare?

Le chiedo.

– Non lo so, ma aspettiamo. Prendere un appuntamento con lei in tempi brevi è molto difficile e a te serve adesso.
– Ma io ho fame! Fra poco è l'ora della merenda!
– Mitsuri, dai, non fare la bambina! Ecco, tieni.

Mamma mi porge delle monetine, prese dalla tasca del suo cappotto.

– Vai a prendere qualcosa alle macchinette. Devi solo scendere di un piano, pensi di farcela senza perderti?

La guardo leggermente infastidita senza risponderle, ma certo che ci riesco.
Decido di prendere le scale, non mi piacciono tanto gli ascensori. Arrivata alle macchinette, trovo solo delle bibite calde in lattina, niente cibo. Sbuffo.
Ma in che reparto sono, adesso? Ematologia, lo leggo alzando il naso verso i cartelloni sopra di me. Ah... non è questa la specializzazione che vuole prendere Obanai? Faccio un giretto, sperando di trovare macchinette con cibo, svolto l'angolo del corridoio e trovo un'altra sala d'attesa. Qui, a differenza del reparto di sopra, ci sono poche persone, fra cui...

– Genya!

Esclamo con gioia.

– Non puoi stare qui senza la mascherina, ci sono pazienti molto malati.

Poi mi dice, sgridandomi.

– Oh, non lo sapevo...

Genya rovista fra le tasche dei suoi pantaloni e mi porge una mascherina imbustata.

– Grazie!

Gli sorrido, ma Genya si guarda intorno e  sembra cercare qualcosa o qualcuno con gli occhi.

– Michikatsu-san!

Esclama, per poi raggiungere un uomo alto e ingobbito appena uscito da un ambulatorio. Deve essere la persona con cui ha fatto amicizia di cui mi ha parlato sua madre, infatti sembrano in confidenza.

– Mitsuri! Vieni qui.

Genya mi chiama e mi invita a raggiungerlo muovendo la mano.

– Ti voglio presentare la mia amica Mitsuri.

Appena arrivo davanti a Genya, l'uomo si volta verso di me e, incontrando il suo sguardo, il mio cuore perde un battito. Porto una mano al petto e mi scosto di qualche passo. Cosa ci fa qui... e perché doveva incontrare proprio Genya e fare amicizia con lui? Michikatsu-san nota il mio spavento e abbassa lo sguardo, lui sa? Meglio fare finta di niente davanti a Genya, devo riprendermi.

– Piacere!

Michikatsu rialza gli occhi verso di me e mi porge un piccolo sorriso.

– Genya, sono molto stanco dopo la chemioterapia. Vado a riposare, ci vediamo domani, va bene?

Poi si risolge al mio amico, noto solo ora che si sta aggrappando ad una flebo.

– Certo, non affaticarti troppo!
– Grazie. Ciao Mitsuri, è stato un piacere vederti.
– A-Arrivederci.

Ci lascia, io e Genya rimaniamo nella sala. Lo prendo dal braccio e lo trascino nel corridoio delle macchinette delle bibite. Genya si dimena per liberarsi, ma io dopo quello che ho visto non posso starmene zitta e buona.

– Genya! Tu non sai chi è quell'uomo, ma io sì! Devi stargli lontano!

Gli dico, sgridandolo con preoccupazione.

– Cos'ha che non va? Lo voglio solo aiutare!
– Tu non...

Sospiro, trattenendo le parole.

– Tu non sai, stavi per dire questo? Guarda che lo so, invece.

Lo guardo con gli occhi spalancati, forse ho sentito male.

– Cosa?

Genya alza lo sguardo al soffitto e sospira profondamente.

– Io so chi è.

Mi dice guardandomi negli occhi, con un'espressione molto seria.

– C-Come... cioè, fammi capire, tu sai che era la prima luna crescente?
– Sì.
– E che ti ha ucciso?
– Sì.
– E... da quanto lo sai?
– Da quando l'ho visto per la prima volta, in ottobre.
– E ce l'hai tenuto nascosto per tutto questo tempo?
– Ma cosa dovevo dire? Hey, ho trovato il mio assassino?
– E... E lui?
– Sì, anche lui sa chi siamo.

Io sono basita, letteralmente. Mi volto appoggiandomi al muro con il palmo della mano, tutte queste informazioni scioccanti sono troppe da gestire in una volta sola.

– Che cos'hai adesso?

Mi chiede, vedendomi in queste condizioni.

– Sono un po' sotto shock.
– Perché?
– Come perché? Genya! Io ci ho messo un po' a metabolizzare il fatto che sto vivendo una seconda vita e tu ne parli come se fosse una cosa normale!
– Siamo fatti diversamente.
– Ma Kyojuro lo sa?
– No, sei la prima con cui ne parlo.

La mia preoccupazione aumenta.

– Perché non l'hai detto nemmeno a lui? Siete fratelli, diamine!
– Non siamo fratelli.

Mi dice, con freddezza.

– Genya...

Mi squilla il telefono, è un messaggio di mia madre che mi ordina di tornare.

– Devo tornare su, ma dobbiamo riparlarne...

Gli dico, rimettendo il cellulare nella borsa.

– Non c'è niente da dire.

Mi risponde e se na va, lasciandomi qui da sola a rimuginare. Questo ragazzino mi lascia sempre più spiazzata. Sento di doverne parlare con i miei amici, ma... lui sarà d'accordo se lo faccio?

🌸🐍🌸🐍🌸

Appena uscite dall'ospedale, io e mamma ci incamminiamo verso la stazione della metro, però prima di tornare a casa devo assolutamente togliermi questo peso dalle spalle e parlarne con qualcuno.

– Mamma, ti dispiace tornare a casa da sola? Devo fare una cosa.
– Cosa?
– Devo riportare un libro a Shinobu.

È una bugia, ma non posso mica dirle la verità. Uffa, continuare a nascondere le cose a causa della mia doppia vita sta diventando frequente ultimamente e non mi piace mentire alle persone che amo. Però... è l'unico modo per non essere presa per pazza.

– Ah, ma certo, vai! Da come me l'hai chiesto sembrava tutt'altro.

Mia madre tira un sospiro di sollievo.

– Allora ci vediamo dopo, ok? Salutami Shinobu!

Mi dice, per poi scendere le scale dell'entrata sotterranea. Scusami mamma.
Pensa, Mitsuri, con chi sarebbe meglio parlarne? Seguendo la logica, come prima persona mi verrebbe da dirlo a Kyojuro, ma non so come prenderebbe il fatto che Genya non lo accetti come suo fratello. Perché, va bene, ha ragione, non sono fratelli di sangue e, a dirla proprio tutta, nella sua vita passata anche il rapporto che aveva con il suo vero fratello non era proprio uno dei migliori, però nonostante ciò Genya e Sanemi hanno sempre avuto una grande stima l'uno per l'altro. Shinobu non capirebbe, pettegola com'è lo direbbe a Kanae e lei recapiterebbe subito il messaggio a Kyojuro. Anche questa soluzione non è corretta. Chi resta? I gemelli? Cosa potrei dire e cosa potrebbero consigliarmi a loro volta? Non lo so. Obanai? Vorrei davvero parlarne con lui, ma non mi aiuterebbe. Non conosce tutti i dettagli, in realtà nemmeno io. Servirebbe una persona che non c'è e non può esserci: Sanemi. Solo lui saprebbe darmi una soluzione al problema. Genya sostiene che non ci sia nulla da dire, ma non è così! È una cosa che mi preoccupa e, essendo anche l'unica a saperlo, sento il dovere di risolverla.
Dopo aver pensato accuratamente a tutte le migliori soluzioni, prendo dalla borsa il cellulare e scrivo una mail a Gyomei, chiedendogli se possiamo incontrarci adesso. Per ora, mi sembra l'unica cosa sensata da fare.

🌸🐍🌸🐍🌸

Ci vediamo per un caffè, che gli offro io per essersi scomodato. Giro lo zucchero con il cucchiaino e fisso il vortice che ho creato nella tazzina, cercando nella mia testa le parole giuste da dire.

– Mitsuri?

Sollevo la testa verso Gyomei che mi sta guardando in apprensione.

– Se continui a girarlo così, quel caffè si raffredderà prima che tu riesca a berlo!
– Ah...

Appoggio il cucchiaino sul piattino e prendo la tazzina fra le dita, sorseggiando il caffè, ormai tiepido.

– Problemi con Obanai? Ti serve un consiglio?
– No, con lui va bene, è per Genya...

Racconto a Gyomei l'episodio di prima per filo e per segno. Sono così preoccupata che il discorso non è fluente, ma pieno di incisi, cose che aggiungo in riferimento al passato, domande senza risposte, considerazioni sulla sua amicizia con quell'uomo che definisco pericolosa, Michikatsu, il fastidio che sento nel nascondere questo fatto a Kyojuro. Gyomei resta ad ascoltarmi in silenzio.

– Spero che tu mi abbia capito, almeno un po'. Scusami, ma non sapevo a chi dirlo. Però mi sono ricordata che tu e Genya avete passato tanto tempo insieme in passato, perciò ho pensato che parlarne con te sarebbe stato più adatto. Voglio aiutarlo, anche se lui non me lo ha chiesto.

Sospiro profondamente, ho buttato fuori tutto quello che mi appesantiva e ora mi sento già meglio.

– Hai fatto bene. Lo conosco, o almeno conoscevo Genya. Non penso sia cambiato tantissimo, soprattutto dopo aver sentito da te la sua reazione alle cicatrici del passato.
– Sì, ma cosa possiamo fare? Non è possibile tornare indietro, non possiamo recuperare Sanemi e farli incontrare di nuovo.
– No... ma forse Michikatsu può aiutarci.
– Perché?

Sono contraria a questa cosa e Gyomei lo capisce subito dal mio tono di voce e dal mio sguardo che, dopo aver sentito il nome di quell'uomo uscire dalla sua bocca, da preoccupati sono passati a feroci.

– Mitsuri, tu hai accettato Kibutsuji in questa nuova vita, no? Non penso possa essere diverso anche per quell'uomo. Forse Genya e Michikatsu si stanno curando le ferite del passato a vicenda, come per sentire meno l'amaro del rimorso.
– Perché Genya dovrebbe avere dei rimorsi?
– È stato assassinato prima di poter chiedere il perdono di Sanemi. Io me lo ricordo, ero lì. Dovremmo dare una seconda possibilità a Michikatsu, come tu l'hai data a Kibutsuji.
– Ok, ho capito... per quanto non mi piaccia questa cosa, hai ragione tu.
– Nemmeno io muoio dalla voglia di conoscerlo, ma sono già soddisfatto. A quanto hai detto, al momento è malato. Sta scontando la sua pena.
– Potremmo... spostare la festa in ospedale. Genya sembra davvero attaccato a Michikatsu.
– Non è una cattiva idea, ma prima dovremmo parlare con Michikatsu e gli altri.

Rimaniamo seduti al tavolo a parlare dei dettagli del piano, restano pochi giorni prima del compleanno di Genya e dobbiamo fare in modo di risolvere velocemente questa situazione.
Restando a parlare si è fatto tardi e devo tornare a casa, o mia madre si preoccuperà e capirà che le ho detto una bugia e non voglio arrivare a tradire la fiducia che ha nei miei confronti. Io e Gyomei ci salutiamo, poi mi dirigo verso casa.

🌸🐍🌸🐍🌸

Meno male oggi è sabato e ho più tempo per organizzarmi, prima di tutto preparo lo zaino da portarmi a casa di Obanai, dato che oggi è quel giorno della settimana in cui i miei mi lasciano andare a dormire da lui. E domani è il 7 gennaio, il compleanno di Genya! Ho tante cose da fare oggi, ma ce la devo fare per il bene del mio amichetto.
Esco di casa e raggiungo subito il primo obiettivo del giorno: casa di Kyojuro. Gyomei ha pensato bene che potevo essere io l'unica a parlarne con lui, perché siamo uniti come se fossimo fratelli e "saprai trovare le parole giuste", mi torna in mente la mia chiacchierata con Gyomei in merito. Lui penserà agli altri e con i gemelli si recherà in ospedale per parlare con Michikatsu. Nel mentre, io e Kyojuro penseremo alla festa. Questo è il piano, è ora di metterlo in atto.
Arrivo davanti alla macelleria, mi accoglie il signor Rengoku.

– Mitsuri! Come sono andati gli esami del sangue?

Mi chiede, felice di vedermi.

– Avrò i risultati fra qualche giorno!
– Mi raccomando, mangia tanta buona carne rossa per il ferro!
– Certo certo! C'è Kyojuro?

Gli chiedo, tagliando corto.

– È di sopra, sali pure!
– Con permesso...

Salgo le scale che mi portano all'appartamento comunicante con il negozio e mi preparo psicologicamente alla lunga chiacchierata che dovrò sostenere a breve con il mio amico più caro. Percorro il salotto con la convinzione che avrei trovato sua madre, ma non c'è nessuno. Forse è meglio, potremo parlare con più tranquillità. Attraverso anche la cucina e trovo Kyojuro alle prese con i fornelli, non è già ora di pranzo!

– Mitsuri!

Voltandosi mi nota e mi sorride sorpreso.

– Che fai qui? Durante il weekend non lavori!
– No, no, infatti. Sono venuta per te.
– Oh, ma dai! Che bello! Allora ti faccio assaggiare i miei esperimenti!
– Ah, capisco, ti stai esercitando?

Gli chiedo, mettendomi seduta sullo sgabello alto del tavolo della cucina.

– Esatto, oggi per te sgombro con salsa ai frutti rossi!
– Sgombro a quest'ora? Non sono nemmeno le 11!

Soffio una risata fra le labbra.

– Ah... lo so. Mia madre non ne può più di me, infatti è scappata al supermercato. Ma io devo esercitarmi e imparare! Almeno tu sei una gran mangiona e non mi dirai di no, vero?

Mi chiede, per poi impietosirmi con i suoi occhioni.

– Non mi piace essere chiamata mangiona, però hai ragione... lo sono. E ovviamente ti dico di sì, se posso aiutarti!
– Evviva!

Kyojuro salta di gioia e io scuoto la testa sorridendo, è proprio un bambinone.
Lo osservo mente cucina e sembra davvero un cuoco professionista nei suoi movimenti, da come maneggia le pentole a come cura i dettagli nell'impiattamento. Mi porge il piatto sul tavolo, portando anche coltello e forchetta.
Lo sgombro è morbidissimo, si taglia inforchettando la carne, raccolgo anche il sugo ai frutti rossi e assaggio questo boccone.

– È buono!

Esclamo sorpresa, non avrei mai pensato che l'accostamento pesce-frutta potesse essere così azzeccato. Kyojuro sorride, per poi annotarsi qualcosa su un taccuino e ripulendo il piano della cucina.

– Kyojuro, devo dirti una cosa importante.

Gli dico poi, portando il piatto nel lavello con lo sguardo basso. Lui smette di pulire, si toglie il grembiule e si avvicina con un'espressione molto seria sul volto.

– Sei incinta?

Mi chiede, preoccupato. Allora io alzo gli occhi verso di lui e lo guardo senza rispondere per poi scoppiare a ridere non riuscendo a sopportare il contatto visivo con lui.

– Ma no, sei scemo?

Mi copro la bocca con le mani ridendo a crepapelle e Kyojuro tira un sospiro di sollievo. Mi riprendo cercando di contenermi e tornare un minimo seria per affrontare il discorso.

– Si tratta di tuo fratello, hai notato dei cambiamenti in Genya ultimamente?

Kyojuro si mette a pensare prendendo il mento fra le dita e rimpicciolendo gli occhi nelle palpebre.

– Sì, ora che ci penso. A parte che ormai lo vedo raramente, si è chiuso ancora di più in se stesso.
– Immaginavo...

Sospiro profondamente, per poi raccontargli di ieri. Stavolta, riesco a parlarne chiaramente, senza farne un discorso complesso e confuso come ho fatto ieri con Gyomei.

– Io ho paura che, così facendo, senta troppo il senso di colpa e si allontani ancora di più da tutti passando tanto tempo con Michikatsu.
– E così sembra che le dobbiamo proprio rincontrare, le lune crescenti.
– Sì... poi quando gli ho chiesto se ne avesse parlato con te, mi ha spiazzato.
– Cioè?
– Lui... ha detto che non siete fratelli.
– Ah... non mi riconosce come suo fratello.
– Già...

Io e Kyojuro restiamo in silenzio per un po', lo vedo che pensa senza aggiungere una parola. A cosa sta pensando? Non voglio che soffra.

– Senti, Kyojuro...
– Be', non ha tutti i torti comunque.
– Eh?
– Sia nella vita precedente che in questa, io e lui non siamo stati fratelli. Quindi è comprensibile che si senta così.
– Sì, ma... non sei preoccupato?
– No.

Rimango spiazzata dalla sua risposta e io che credevo che avrebbe sofferto.

– Stai bene?!
– Mitsuri, ci vorrà forse un po' di tempo, ma non vedo perché dovrei preoccuparmi. Se poi Michikatsu non è più un pericolo, magari quest'amiciza che ha stretto con lui potrà aiutarlo. Perché non dargli una seconda possibilità? Tu l'hai fatto con Kibutsuji.
– Lo so... è che mi ha spaventato.
– Comunque, spostare la festa in ospedale è una bella idea!

Kyojuro cambia discorso e parliamo dei preparativi di domani, ma nella mia testa provo ancora un senso d'inquietudine. Chissà com'è andata la chiacchierata di Gyomei e Muichiro con Michikatsu...

🌸🐍🌸🐍🌸

Dopo una bella dormita nelle braccia della persona che si ama reduce da una notte d'amore, sembra tutto molto migliore rispetto al giorno prima! Mi sento rinata e con meno preoccupazioni, Obanai ha questo potete misterioso di tranquillizzarmi e rasserenarmi riempendomi di piccole cose che mi fanno sorridere. Ha saputo tutto anche lui da Gyomei, ieri. Mi ha un po' preso in giro facendo finta di essersela presa perché non glielo avessi detto direttamente io, ma poi è bastato coccolarlo con dei grattini mentre era steso sul divano appoggiando la testa sulle mie gambe per scoprire che mi stava fingendo una scena di gelosia per avere le mie attenzioni.

– Vedrai che sarà una bellissima festa!

Poi mi dice, mentre facciamo colazione insieme.

– Sì... ci siamo impegnati tanto!

Gli rispondo, entusiasta del lavoro di tutti per rendere questo giorno speciale a Genya.
Ci prepariamo per uscire e raggiungere il punto di ritrovo con gli altri, faremo proprio una bella sorpresa a Genya! La domenica mattina si reca sempre in ospedale, sempre per il progetto della scuola, ma ormai lo fa anche per puro piacere personale. Ci ha detto così la signora Rengoku, soddisfatta e orgogliosa dei pregi di suo figlio minore.
Arrivati al reparto di ematologia, troviamo già tutti quanti ad aspettarci nella sala d'attesa tutta arredata ed adibita per la festa. Anche i pazienti ed i medici sono entusiasti di questa iniziativa, ci aiutano raccontandoci di quanto siano grati a Genya per averli assistiti nei momenti di sconforto. Sono presenti anche gli altri compagni di classe di Genya che hanno preso parte al progetto di volontariato, siamo tantissimi e stiamo tutti aspettando lui. Yuichiro fa da guardia davanti all'entrata del reparto, per avvisarci nel caso notasse arrivare il nostro amico.

– Eccolo!

Esclama, arrivando da noi in sala. Spegniamo le luci e chiudiamo la porta, in modo che Genya riaprendola si trovi il buio più totale finché...

– Sorpresa!

Urliamo tutti insieme, riaccendendo le luci e buttando in aria coriandoli. Genya resta spiazzato nel vederci tutti qui: i suoi amici, i pazienti e i medici. Andiamo tutti incontro a lui, che ci sorride imbarazzato. Non vedevo un sorriso di Genya da un po', sono contenta!

– Una sorpresa... avrei dovuto immaginarlo! Ecco dov'eravate tutti...

Poi ci dice.

– Siamo bravi a non farci scoprire!

Gli risponde Kanae con una trombetta in bocca, soffia al suo interno suonandola nell'orecchio di Genya.

– Ah! Mi spacchi i timpani così!

Genya si copre le orecchie e tutti noi ridacchiamo.
Arrivano anche Gyomei e Muichiro, quest'ultimo spinge la sedia a rotelle su cui vi è seduto Michikatsu che porta sulle gambe un pacchetto ben incartato.

– Tanti auguri, Genya.

Genya prende il pacchetto tra le mani sorridendo al suo amico, lo scarta con delicatezza trovando al suo interno un piccolo flauto intagliaglio in legno. Poi guarda Michikatsu e lo ringrazia.

– Ho prodotto questo flauto con le mie mani in questi giorni, avevo fatto lo stesso con mio fratello Yoriichi ormai nell'era Sengoku. I secoli passano, ma la mia memoria resta fissa a quel giorno. So cosa si prova a perdere un fratello, perciò sono qui a chiedertelo, dato che non l'ho ancora fatto: puoi perdonarmi?

Ascoltiamo le parole di Michikatsu e mi rendo conto di aver davvero frainteso tutto. Dopo aver sentito cosa ha appena detto a Genya, non lo vedo più come una minaccia, ma come una persona da accogliere. Guardo Gyomei e mi sorride, lo avrà capito anche lui dopo la loro lunga chiacchierata.
Noto un piccolo tremolio nelle mani di Genya e lo sguardo basso nascosto dal suo ciuffo di capelli mori, poi apre le sue braccia e vi accoglie Michikatsu, sussurrandogli all'orecchio qualcosa che non riusciamo a sentire.
La festa prosegue con i festeggiamenti, fino ad arrivare il momento della torta. Accendiamo le candeline e cantiamo la canzone tutti insieme.

– Genya, esprimi un desiderio!

Esclamo, prima che soffi sulle candeline strizzando gli occhi.
Ognuno prende la sua fetta, notiamo tutti Genya felice e sorridente per il resto della giornata.
Ha ragione Kyojuro, non devo preoccuparmi per lui. Ora, vedendolo così, ho capito che l'unica terapia alle sue cicatrici del passato è il tempo. Solo questo potrà aiutarlo a consolidare la sua identità, ricordando chi ha perso e trovando la felicità nelle persone che gli stanno accanto nella sua crescita. Genya oggi ha 15 anni, è un'età difficile, quella dell'adolescenza: costruire le proprie certezze su una base confusa come la sua è complesso, ma noi saremo tutti pronti ad aiutarlo.

🌸🐍🌸🐍🌸

Ciao a tutti!
Come va? Com'è iniziata la vostra settimana? La mia... non nel migliore dei modi. Ma vabbè, oh, i giorni no li hanno tutti.
Vi è piaciuto il capitolo? Fatemelo sapere nei commenti! ❤️

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