Forgotten
Come immortalare qualcuno che è già morto? Come tenerli vicini a te quando non esistono più? Alcune persone dicono che i defunti albergano nei cuori di chi amano, ma lo vogliono? Desiderano guardarti vivere, percepire il battito del tuo cuore ed il calore del tuo corpo quando sono loro stessi a non vivere più? Vogliono che tu sia felice senza di loro, vivendo la vita al doppio delle tue possibilità per loro, o vogliono che tu pianga la loro morte? Vogliono che tu ricordi, o dimentichi - e vada avanti?
Io non voglio dimenticare. Non voglio andare avanti.
Forse lui è nel mio cuore, forse lui è la ragione per la quale il mio petto è sempre così rigido e pesante. Forse lui è felice lì, guardando tramite i miei occhi mentre vago attraverso una vita distrutta, o forse no. Forse ogni volta che il mio cuore sembra si stia frantumando in pezzi ancora più piccoli Eren è davvero lì, incoraggiandomi a vivere. A dimenticare, andare avanti.
Moccioso di merda. Lo conosco troppo bene. Vorrebbe che io proseguissi e fossi felice. Se sta guardando la mia vita adesso, non è felice. Odio questa cosa. La detesto. Ma... Non voglio dimenticare comunque. Non voglio andare avanti.
Allora, come faccio a ricordare? Come posso immortalarlo in modo che quando il mio cuore cesserà il suo battito sofferente, lui possa continuare a sorridere e ridere e vivere? C'erano altri modi, ne sono certo, ma quando ho trovato i suoi colori in soffitta ed una tela bianca, scelsi quello. Non ero bravo in principio, ma dopo giorni, settimane, mesi, ero pronto a ricordarlo sulla tela. La posizionai nella nostra - non è più nostra, non è così? La posizionai nella mia camera, proprio al centro in modo che non potessi ignorarla.
Ho ricordato prima le sue mani, così iniziai da quelle. Ore ed anni trascorsi a stringerle, sentire le sue dita calde accarezzarmi il viso e il corpo e farmi sorridere. Non credo di ricordare più come si faccia, a sorridere... È qualcosa che ho dimenticato, di mia spontanea volontà. I sorrisi sono inutili se non vi sono morbide, confortanti mani a cullarmi il capo, attaccate a polsi sottili e braccia forti ed un petto perfetto su cui poggiare sempre la testa. Potevo sempre sentire il battito del suo cuore, allora, un ritmo martellante che accelerava ed aumentava di volume quando gli sorridevo.
Dipinsi e dipinsi, man mano che ricordavo qualcosa lo gettavo su tela in modo da non dimenticare, da non andare avanti. Mentre dipingevo potevo percepire la mano di Eren guidarmi, il suo corpo allineato col mio mentre mi protendevo per catturare alcune delle bellissime parti di colui a cui avevo donato il mio cuore. Pensavo; esisteva un cuore, per lui, in cui abitare? Lo aveva? Oppure lo avevo ancora io, forse batteva come faceva il suo, ma era troppo distrutto per lui da usare e sopravvivere.
Non potevo sopportare il pensiero che lui non fosse ricordato, non sopportavo il pensiero che sarebbe stato dimenticato e che noi saremmo andati avanti. Dovevo fermarmi quando la mia visuale si faceva sfocata, fare una pausa per asciugarmi gli occhi e singhiozzare e poi asciugarli ancora e ancora, per avere una visione chiara in modo che il risultato fosse perfetto. Doveva esserlo, doveva ricordarmi di colui che una volta mi aveva condotto alla felicità e la luce e le risate e l'amore.
Poi venne il suo collo, un posto in cui avevo trascorso così tante ore ad incastrarvi la mia testa e bloccare fuori il mondo intero eccezion fatta per lo stupido moccioso che mi avvolgeva tra le sue braccia e mi stringeva forte, senza lasciarmi andare. E poi la forma delle sue gote, che conducevano ad una zazzera di capelli color cioccolato che erano oh -così- soffici e perfetti sotto il mio tocco, ed improvvisamente venivo colpito da una sensazione di rimorso perché i dipinti non potevano ricordarmi quanto eccezionale e fresco era il profumo di Eren.
Poi la sua bocca, labbra rosa e tenere e piccole, eternamente curvate all'insù in un sorrisetto insolente. Sorrideva sempre, sorrideva a me. Fu un ghigno, un ghigno a dirmi quanto compiaciuto fosse di sé stesso per essere l'unica persona in grado di leggermi nella mente. Era stato un sorriso nervoso, tremolante ed umido mentre faceva respiri profondi guardandosi i piedi prima di dirmi che per puro caso si era innamorato di me. Era stato un sorriso gioioso, che andava da un orecchio all'altro quando lo avevo abbracciato e catturato le sue labbra con le mie e detto - oops. Credo di essermi innamorato di te anche io.
Ricordai il suo naso, un piccolo naso a patatina che era bersaglio di piccoli baci e pungolatine. Un naso che aveva trascorso notti affondato tra i miei capelli, ore arrossato dal freddo mentre aspettava che io ritornassi a casa perchè aveva perso le chiavi. E poi i suoi occhi-
Non riuscivo a ricordare i suoi occhi. Erano grandi, non è così? Il loro colore mozzafiato non era diventato il mio preferito dal primo momento che lo avevo visto? Non avevo trascorso anni a fissare i suoi occhi, perdermici dentro, guardarli chiudersi lentamente il giorno in cui era morto lasciandomi per sempre? Maledizione, Eren, perché mi hai lasciato? Ti amo così tanto... Ed ora non riesco a ricordare i tuoi occhi, quegli occhi che so fossero maledettamente meravigliosi. Non riesco a ricordare. Ho dimenticato...
Non voglio dimenticare. Non voglio andare avanti.
Perciò ricominciai da capo. Nuova tela, la vecchia alla rovescia contro il muro in modo che non potessi vederla, non potessi ricordare che avevo dimenticato qualcosa di così favoloso come i suoi occhi. Vennero di nuovo le sue mani per prime, le sue braccia, il suo petto. Dipingi velocemente, ricorda tutto, non dimenticare mai, mai andare avanti. Il suo collo, le sue guance, i suoi capelli, le sue labbra, il suo...
Non riesco a ricordare il suo naso. Non era piccolo ed adorabile pregandomi affinché lo baciassi? Non era diventato rosso al freddo mentre rideva lì in piedi e mi chiedeva perché ci avessi impiegato così tanto, accogliendomi con un bacio che ci scaldò entrambi lì nella neve fino a quando il nostro vicino non ci aveva fischiato ed eravamo corsi dentro? Non lo avevo visto tornare al suo solito colore sollevato dal fatto che non avesse preso il raffreddore mentre ci toglievamo gli abiti invernali rannicchiandoci sul divano per scaldarci con tazze di cioccolata calda? Ma non riesco a ricordare. Ho dimenticato...
Non voglio dimenticare. Non voglio andare avanti.
Nuova tela, la vecchia a far compagnia a quella che l'aveva preceduta contro il muro. Ogni dipinto aveva richiesto giorni e notti, eppure non riuscivo ad abbandonare la speranza. Se Eren stava guardando, se continua a vivere nel mio cuore, allora stava assistendo a come lentamente lo sto dimenticando. Come posso essere così crudele? Come posso permettere all'unico che io abbia mai amato di scivolare via anche alla più piccola delle distanze? Non potevo, a qualunque costo, non potevo... Perciò continuai a dipingere. Mani, braccia, petto. Collo, guance, capelli-
Non riesco a ricordare la sua bocca. Era piccola e rosa ed invitate, non è così? Non era sempre curvata all'insù, che sorrideva e sogghignava e ridacchiava e rideva? Ma allora da dove veniva la sua immagine corrucciata? Da dove veniva il ricordo del mio amato raggomitolato sul divano, mentre le lacrime scorrevano sul suo viso ma non mi rivolgeva una parola? Era stato un sogno? Avevo sognato il fatto che avesse pianto e lo avessi confortato e che mi avesse detto che ero l'unico e solo, l'unica cazzo di persona che lo facesse sentire in quel modo perché senza volerlo si era innamorato di me? Ma... Credevo che stesse sorridendo in quel momento... Era stato un sorriso tremulo, ma pur sempre un sorriso, e l'avevo considerato prezioso, vero? Non riesco a ricordare. Ho dimenticato...
Non voglio dimenticare. Non voglio andare avanti.
Nuova tela, nuova tela, nuova tela, così tanti fallimenti appoggiati al muro. Non potevo sopportare di guardare nessuno di loro, non riuscivo ad affrontare il fatto che avevo dimenticato il suo viso. Il suo bellissimo, felice, perfetto viso era fuggito dalla mia mente com'era giusto, eppure non potevo arrendermi ancora.
Stavo terminando i colori, ma non potevo comprarne di nuovi, perchè sarebbero stati miei e non di Eren e non potevo fargli questo. Dovevano essere i suoi, perciò feci del mio meglio con ciò che mi era rimasto. La mia stanza era gremita ora, quella che una volta percepivo come vuota e solitaria era stata sostituita da una sensazione di assordante silenzio e fallimento e vergogna.
Perciò li portai in soffitta. Tutti quanti, dal primo all'ultimo finirono in soffitta all'inizio del terzo anno del mio fiasco, e la mia stanza tornò ad essere granda e fredda per me soltanto. Continuavo a dipingere, senza arrendermi nonostante sentissi il mio cuore meno pesante e più vuoto. Significava che mi aveva lasciato? Si vergognava della mia disfatta? Oppure era ancora triste che non riuscissi ad essere felice senza di lui, fuggendo dal mio cuore in modo da non vedermi nello sconforto?
Gli anni continuarono a scorrere, ogni mio momento libero consacrato nell'immortalarlo e mentre il tempo mi oltrepassava strisciando, allo stesso modo anche i dettagli mi lasciavano. Le sue dita diventavano più spigolose, i suoi capelli perdevano di colore. Alcune volte fissavo la botola che conduceva in soffitta, chiedendomi se dovessi salire per cercare il mio primo fallimento così da poter ricordare gran parte di lui, ma non potevo accettare di vederlo senza occhi più di quanto non potevo accettare di vederlo senza viso.
Mi sentivo così vecchio ora, esausto e consumato ma non mi arrendevo. Forse ero vecchio. Forse lo avrei rivisto presto, forse avrei potuto unirmi a lui... Ci avevo provato in precedenza. Avevo provato così tante volte ed altrettante non avevo perso sangue a sufficienza prima che Hanji o Erwin mi trovassero, così tante volte che quel dannato ospedale mi aveva impedito di ricongiungermi a lui...
'Lui'. Quando avevo smesso di chiamare il suo nome? Quando era sfumato dalla mia mente insieme a tante altre cose, come la sua voce e la sensazione del suo tocco? Quando avevo dimenticato perché lo amassi? Sapevo di averlo amato, di averlo amato così dannatamente tanto che aveva consumato la mia vita, di averlo amato così maledettamente tanto da diventare l'unica cosa che portasse sollievo alla mia anima tormentata. E lui mi aveva lasciato, e tutto ciò che riuscivo a fare era piangere e tentare e tentare di unirmi a lui, tutto ciò che riuscivo a fare era odiare quel dannato ospedale e Hanji e Erwin per svegliarmi. Questa volta, per favore, per favore, non svegliatemi...
Non ne posso più. Non sono mai stato forte abbastanza. I dipinti, dipinti di qualcuno che era divenuto un estraneo, i ricordi, quasi tutto svanito adesso. Se potessi ricongiungermi a lui, lo riconoscerei? O gli passerei accanto spezzandogli il cuore. Forse dovrei restare, stare qui e non rischiare di spezzargli il cuore quando il cuore di quella persona così preziosa anche se ridotto al silenzio è confortante e palpitante.
Non posso neanche restare qui. Mi ferisco ovunque in ogni momento, alcune ferite sono autoinflitte ed altre incidenti causati da svenimenti e cadute. Il dottore dice che sono denutrito, che non smetterò di cadere e svenire fino a che non mi prenderò miglior cura di me stesso. Gli ho detto di andare a farsi fottere e di smettere di risvegliarmi. Hanji ed Erwin hanno iniziato a cucinare per me, ma non riesco a mangiare nulla.
Mi manca così profondamente, mi manca da così tanto tempo. Non dipingo più. L'ultima delle sue tempere è finita la settimana scorsa. Non guardo nessuno dei miei fallimenti. Non posso. Non ho più lacrime da versare, e se non piangessi mentre li guardo che razza di persona orribile sarei? Lui era l'unico a non vedermi come un mostro...
Ho dimenticato. Ma non sono andato avanti.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top