•Babysitter?•

-Dimmi quando hai finito di fare la simpaticona che devo parlarti.- disse sbuffando. Ma guarda te questo che viene da me e pretende pure che gli parli. Evitai di mollargli un ceffone, giusto per non attirare l'attenzione dei passanti.

-Disse il capo dei coglioni.- sussurrai, ma evidentemente mi sentì, perché sbuffò e si avvicinò ancora di più. Rimani calma Abigail, calma e sangue freddo.

-Dobbiamo parlare, seriamente.- disse guardandomi negli occhi. Li rimasi a fissare per qualche secondo di troppo, visto che se ne accorse e sorrise. Sapeva di avere ancora un certo potere su di me.

-Noi...Io...Non...Sì, cioè...Non....- balbettai, ma che cosa mi stava prendendo? Ora non riuscivo neanche più a parlare? Fanculo lui e i suoi occhi, che ancora mi ingannavano.

-Cosa?- disse accarezzandomi una guancia. Quella parte del corpo mi bruciò come se mi avesse sfiorato il fuoco. Abigail datti una regolata. Il mio subconscio aveva ragione, per questo feci un lungo respiro, sottraendomi al suo tocco, e poi parlai.

-Cosa devi dirmi?- dissi più calma, anche se vicino a lui non riuscivo ad esserlo totalmente. Mi sorrise e poi parlò.

-Voglio iniziare tutto capo, diventando tuo amico.- disse passandosi una mano tra i capelli con fare imbarazzato. Indietreggiai di un passo giusto per rispetto, scoppiargli a ridere a due centimetri dalla faccia è poco educato. Non poteva essere neanche lontanamente serio.

-Sei serio?- dissi ridacchiando. Dopo tutto questo tempo si ripresenta davanti a me e mi chiede di essere amici? Dopo tutto quello che è successo? O si è bevuto il cervello o è fatto. Opto per la prima visto che non mi sembra che le sue pupille siano dilatate.  Mi guardò storto e sospirò alzando lo sguardo al cielo, come a chiedere aiuto a Dio.

-Abigail non sono mai stato più serio. Voglio la tua amicizia, non ti ho chiesto di sposarmi.- probabilmente non si è ancora reso conto di ciò che sta chiedendo. È difficile già parlargli, pensate dover essere sua amica. Arrossii al pensiero di noi due sposati, ma prima di subito quello sciocco pensiero.

-Matthew non hai ancora capito che non riuscirò mai più a fidarmi di te?- dissi scuotendo la testa. Si irritò ancora di più come un bambino viziato, perché è quello che è: vuole sempre tutto e subito.

-Hai intenzione di far durare ancora a lungo questa pagliacciata? No, perché a me sembra che ti sia consolata benissimo.- disse alludendo a Justin. Ma pensa di essere qualcuno per venire qui e dire ciò che vuole da me e poter decidere chi devo frequentare?

-Primo: non sei nessuno per poter dire se va bene o no Justin per me, e non dire che non intendevi quello perché ti conosco meglio di quanto io conosca me stessa. Secondo: Questa non è una pagliacciata. E terzo: non crescerai mai, sei soltanto un bambino viziato.- dissi contando con le dita della mano. La sua bocca si era socchiusa, segno che si stava arrabbiando, ma non mi interessava, anch'io ero piuttosto adirata, le sue parole mi avevano dato fastidio, anche più del dovuto.

-Pensi davvero che io sia un bimbo viziato, eh?! Andiamo Abigail, ammetto di aver sbagliato, ma cosa ti aspettavi? Che la vita fuori da casa tua, fuori dalle braccia di tua madre e tuo padre, fosse facile, eh? Che non avresti avuto delusioni? Tra i due la bimba viziata sei tu, quella che ha paura di fare qualsiasi cosa sei solamente tu. Ma che sciocco che sono stato ad innamorarmi di una bambina.- disse sbattendosi la mano sulla fronte con fare teatrale. Le sue parole mi toccarono, mi fecero male. Entrarono dentro la mia mente e rimasero lì dentro, rimbombarono per un periodo indefinito dentro la mia testa. Mi fecero riflettere e capire quanto avessi sbagliato.

-Sai che c'è? Non rimarrò qui a farmi insultare da te. Vai al diavolo, Matthew Espinosa.- dissi andandomene. Sarei potuta restare, avremmo continuato ad insultarci, a farci rimpiangere le cose dette o fatte insieme, a farci soffrire ed ero stanca di dover subire.

...

-Sei sicura? È una carica importante, lo sai?- mi ripeté mia madre per la milionesima volta, mentre mio padre mi faceva cenno di uscire dalla macchina così che l'avrebbe portata via, e avrebbe smesso di parlare. Così feci e potei udire un ultimo 'Stai attenta' di mia madre, mentre si allontanava.
Sorrisi e suonai al campanello della casa. Mi aprì una donna tutta vestita per bene, le sorrisi per essere cortese.

-Salve, sono Abigail Werley. Sono qui per il lavoro da babysitter.- dissi cercando di sembrare dolce, simpatica e tutte quelle caratteristiche che dovrebbe avere una babysitter.

-Oh ciao! Accomodati pure.— si spostò facendomi entrare e mi fece sedere su una poltrona di pelle rossa.— Io e mio marito stiamo uscendo, puoi tenere il bambino fino alle due? Mi raccomando, entro le 23 deve essere a letto.- disse la signora cominciando con le raccomandazioni. Era normale che mi dicesse tutte quelle cose, e infatti intervenì il marito che la portò fuori di casa.

-Grazie ancora.- disse uscendo e chiudendo la porta dietro di se. Okay, adesso troviamo il bimbo. Sarà nella culla. Mi girai e trovai di fronte a me un ragazzino sui tredici anni. Menomale che doveva stare nella culla...

-Ehm...Ciao, io sono Abigail e dovrò b...- mi interruppe prima che potessi finire di parlare. Rude il ragazzino.

-Sisi, spero tu non sia una che rompe le palle.- disse buttandosi sul divano che era posizionato di fianco alla poltrona, dove poco prima ero seduta io.
Se il buongiorno si vede dal mattino...

-Ehm...Okay, allora verso le 22:30 vai a letto. Ora cosa vuoi fare? Giocare a qualche gioco di società? Vedere la tv?- dissi sedendomi vicino a lui. Si girò verso di me con la testa, lentamente.

-Ma se tipo tu ti fai i cazzi tuoi?- disse sorridendomi in modo strafottente. Questa gioventù d'oggi. Dopo questa frase mi sento vecchia.

-...-
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Heiii!
Come va? Spero tutto okk, comunque spero che questo capitolo vi sia piaciuto, mi sembra che sia anche piu' lungo degli altri.
Byee💕

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