Capitolo 7
"Allora come ti chiami?" chiese gentilmente Austin
"Sono Ellen, ma chiamatemi pure Ell" rispose lei
"Un tempo ero suo amico, prima che cambiasse" disse lui. Non so perché tocchi un argomento così delicato, soprattutto tenendo conto che si sono lasciati meno di 10 minuti prima.
"È un bastardo, non riesce a prendersi un impegno serio, la nostra storia è durata meno di un mese... e per di più mi aveva giurato, dopo avermi portato a letto, che sarei stata l'ultima!"
Essendosi accorta delle nostre facce imbarazzate controbattè :"Dimenticatevi tutti quello che ho detto, non dovevo dirlo. "
Credo nell'amore a prima vista e credo anche che una persona riesca ad innamorarsi e a sposare l' uomo che frequenta al liceo, sebbene sia molto raro. Ma non credo in un rapporto dove una ragazza sia pronta a concedersi in quel modo al suo uomo prima che sia sicura che sia quello giusto. E per affermare una cosa così grande ed importante un mese non basta sicuramente. Non mi piace giudicare le persone per i loro comportamenti, soprattutto senza conoscerli accuratamente: non si sa mai la ragione di fondo per cui uno compie una azione, a meno che non sia la persona interessata a dirtelo. Io non mi sto pronunciando su di lei, e meno che meno la sto classificano come poco di buono. L'amore porta a fare scemenze. Come io non penso che ci siano ragazzi poco di buono e altri bravi ed intelligenti. io penso semplicemente che i secondi hanno trovato la giusta strada precedentemente ai primi. alcuni non la trovano e sono trascinati da brutte abitudini tali droghe e alcool. altri non capiscono come andrebbe trattata una donna e la usano come se fosse un oggetto, sostituibile. nessun uomo è un coglione come nessuna ragazza è una grande donna. esistono semplicemente tanti gradi di maturità e problemi, talvolta a noi sconosciuti, che portano persone a fare ciò che fanno.
A riscuotermi dai miei pensieri è Ellen che dice
"Scusa non volevo sconvolgervi né crearvi disagio. Ora me ne vado" disse prendendo la sua nera ed elegante borsetta e mettendosela al braccio.
"Ellen ti prego resta. Tranne Austin non conosco nessuno in questa città... qualche amico non mi darà fastidio. Ti prego resta" la supplicai
Dopo essersi seduta nuovamente, il pomeriggio passò talmente in fretta, su quelle panchine affollate, che, quando mi resi nuovamente conto dell'orario, erano già le sette e un quarto. Mandai un messaggio a mia madre dicendo che sarei tornata presto anche se avrei preferito che quel stupendo pomeriggio non passasse più. Abbiamo chiacchierato del mio trasferimento, della separazione dei genitori di Ell e del nuovo cane di Austin, Pluto. Ho anche scoperto che Ellen frequenta la nostra stessa scuola ed alcuni corsi facoltativi con me. Austin mi riporta a casa e dopo un abbraccio sotto il porticato salgo velocemente le scale, quasi correndo, entusiasta di raccontare tutto a mia madre... O forse non proprio tutto.
Spalanco la porta di casa e grido "Boston sta iniziando a piacermi!" ma subito dopo Phil mi appoggia una mano sulla spalla dicendo " Mi dispiace tanto".
Non credo ci possa essere un limite alla mia sofferenza, è troppo grande. ogni volta che sembra andare meglio, ricasco qualche minuto dopo in un pianto più disperato del precedente. mi aggrappo ai muri ma non mi danno conforto :sembrano volermi opprimere e schicciare privandomi di ogni genere di sensazione positiva. Una voragine nel petto si fa sempre più grande e profonda ogni secondo che passa, prosciugandomi fino all'ultimo millimetro. La mia testa è come una centrale nucleare durante un blackout, mentre il mio cuore, invece, è stato rapito dopo che mia madre mi disse in lacrime "La nonna Mimsey è finita lassù" indicando lo sconfinato cielo.
Mimsey è stata la mia ancora di salvezza quando tutto crollava, mi aiutava come nessuno faceva. Lei mi capiva meglio di chiunque altro e con un solo sguardo esaudiva i miei più reconditi desideri. Più che una nonna per me era una migliore amica. Le raccontavo tutto della mia vita e lei mi deliziava con i racconti della sua gioventù, anni e anni orsono. Mi narrava come era severa sua madre e del suo incontro con Omar, mio nonno. Lei mi amava più di qualsiasi persona al mondo: quando mi vedeva le si illuminavano gli occhi e sorrideva molto più del solito. Mi ha cucito i primi vestitini e i più importanti abiti per i balli di fine anno, soddisfacendomi ogni anno più del precedente. Mi ha tagliato i miei difficili capelli biondi dai primi anni di vita, quando ero ancora un fagotto piccolo e tenero. Mi portava ovunque con la sua macchina celeste, in pandan con la collana di pietre esotiche, dove si trovava il ciondolo con la mia iniziale. Tiro un pugno al muro, poi un altro, ed infine un ultimo fortissimo. Sento le nocche in fiamme e per la prima volta provo piacere nel dolore fisico, in modo che mi distolga da quello mentale. Scalcio la testata nuova del letto con tanta potenza da creare una crepa. Vedendo il danno mi metto a imprecare contro dio, non solo per il letto, ma perché mi ha portato via la mia Mimsey, in un momento già complicato della mia vita. Se fossi rimasta a Somerville lo avrei potuto evitare forse. Le sarei stata accanto per monitorarla, in modo che non si spegnesse nel sonno, per sempre. Credo nella vita ultraterrena e sono convita che sia andata in parsdiso, con tutte le opere buone che ha compiuto. Abbozzo un sorriso ripensando a quei momenti, ma i miei occhi non riescono a trattenere i fiumi che ho negli occhi che sgorgano più di quanto umanamente potessi immaginare.
Sento bussare alla porta di camera mia ma non mi muovo, rimango inerte sul letto, bagnata dalle mie stesse infinite lacrime. Entra comunque mia mamma e con un fazzoletto ancora bagnato in mano e gli occhi rossi mi abbraccia, come mai avesse fatto prima. Sento la vita nel suo abbraccio, una vitalità soppressa dalla tristezza di un lutto ma che, senza ogni aspettativa mi incoraggia a lottare di nuovo , più forte di prima. Restammo abbracciate per quel che sembrava un'eternità e dopodiché lei mi disse :" Sei la persona più forte che conosca, non farti abbattere, mai" con gli occhi ancora lucidi dal pianto. "Ci proverò, te lo prometto" le risposi, anche se avrei preferito annegare in un oceano sconfinato. Ovviamente non ho mai pensato a farmi del male, perché non è la soluzione per nessuna difficoltà, ma per ora preferirei sparire. Rimanere lontana da tutti e tutto per un bel po', almeno finché non mi sarei ripresa, coi miei tempi.
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