Capitolo 6

Prendo dall'armadio la mia felpa preferita dell'Adidas nera e mi metto dei jeans strappati sul ginocchio. Cinque minuti prima dell'arrivo di Austin sono già nel pianerottolo ad aspettarlo. Odio arrivare tardi o farmi attendere a lungo ed odio le persone ritardatarie, sebbene mia madre ne faccia parte. Poco dopo, alzando la testa dal cellulare, lo vedo camminare in strada. È proprio bello: ha un portamento sicuro ed elegante come se fosse il re del marciapiede. Si è aggiustato i capelli neri perfetti con il gel raggruppandoli in un ciuffo. Sta ascoltando la musica dalle cuffiette che ha nelle orecchie ed accenna un movimento di danza. Siamo così simili che non riesco a capire cosa abbiamo di diverso, apparte il portamento. Entrambi adoriamo vestirsi con abiti eleganti, guardare film strappalacrime e leggere sino a perdere la cognizione del tempo. Quando lo vedo fuori dal portone esco e lo abbraccio, stringendo con le mani sulla sua muscolosa schiena. La maglietta bianca che indossa lascia intravedere i suoi pettorali sviluppati ma quasi meccanicamente distolgo lo sguardo.
"Vuoi andare da qualche parte, prima del parco? " mi domanda Austin
"Ho un languorino allo stomaco, possiamo passare in una gelateria? " gli rispondo
"Ce n'è una al Boston Public Garden, ti ci porto molto volentieri."
Durante il tragitto mi illustra tutte le strade e mi spiega dove portano e in quali occasioni avrei potuto utilizzarle, come una vera guida turistica. L'ingresso del boston Public Garden è costituito da una cancellata di metallo accompagnata ai lati da quattro colonne di media grandezza, ma a tempo stesso imponenti. Austin mi propone un bar gelateria con tanti gusti di gelato da poterne provare uno nuovo al giorno per tantissimo tempo. Da buon gentiluomo, quando il barista annuncia il prezzo del gelato, si offre di pagarmelo, nonostante le mie ripetute  rinnegazioni. È un gesto che mi scalda il cuore, ma non riesco a capire per quale motivo, tenendo conto del suo innegabile fascino e del suo nobile animo, il mio cuore non palpiti di qualcosa di più di semplice  amicizia per lui. Mi piacerebbe poter comandare il mio cuore, ma non ci riesco, purtroppo.
"Non pagavo qualcosa ad una ragazza da un bel po' di tempo.. non mi dispiace farlo ancora qualche volta" mi dice Austin abbozzando un sorriso.
"Chi è stata l'ultima?" gli chiedo
"Una ragazza del primo anno, non credo che tu la conosca, si chiama Eva. Purtroppo però mi ha mollato tre mesi e 13 giorni fa...evidentemente non ero abbastanza per lei."
"Non dire così, insomma guardati. Magari non si trovava più bene come prima con te e allora ha preferito chiudere la vostra relazione"
"Maddi, non sono sempre così semplici le cose. Lei mi ha lasciato per un altro."
" Mi spiace Austin, evidentemente lei non era abbastanza per te, non il contrario"
Delle grida di sottofondo distolgono la mia attenzione: provengono da una ragazza bionda, apparentemente perfetta, che sorseggia una cola : "O ti presenti qui in meno di tre minuti o abbiamo chiuso, Isaac!"
È possibile che in ogni posto in cui vada c'è sempre di mezzo lui? Pur non essendo l'unico ragazzo al mondo con quel nome ,  il mio istinto mi fa intuire che, di nuovo, al centro dell'attenzione ci sia lui.
"Ti sei dimenticato dell'appuntamento?" disse la ragazza. Le mie orecchie ebbero un attimo di tregua, dal frastuono che emetteva, ma durò poco.
" Non è la prima volta, Isaac! Non mi puoi piantare qui da sola come una deficiente!" dice
ancora gridando"Come non puoi venire? Aspetta, c'è una ragazza da te? Sento la sua voce.... Mi fai schifo Isaac, abbiamo chiuso!" e riappende il telefono. Noto delle piccole e quasi graziose lacrime che scendono sotto i grandi e costosi occhiali. Quando vedo che si sta alzando dal bancone, dopo aver lasciato i soldi e la mancia al cameriere, la prendo delicatamente per un polso e le dico :"Non voglio farmi gli affari tuoi, ma ho inevitabilmente sentito la tua telefonata, se ti fa piacere puoi sederti al tavolo con noi... per una chiacchierata" noto lo stupore sul suo volto. Mi piace essere gentile, e mi piace pensare che il mio gesto verrà contraccambiato, prima o poi.
Accennando un sorriso risponde "Sì".

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