Capitolo 22: Le paure di Andrew







Un soffio d'aria leggera sfiorò la schiena di Andrew. Era così piacevole questa brezza mattutina che Andrew, mentre si stiracchiava, abbozzò un sorriso. Era ancora nudo, era ancora sconvolto da tutto quello che era successo qualche ora fa. Rammentava tutto alla perfezione, ricordava i baci di Justin, la sua lingua, le mani che sfioravano il suo corpo, il modo in cui lo possedeva. Tutto era nitido e sicuramente il ricordo di quella notte di fuoco non sarebbe svanito poi così tanto presto. Justin era un amante formidabile, Andrew lo ammise a se stesso.

Nell'ultimo periodo ebbe solo storie fugaci, avventure di una notte che gli lasciavano l'amaro in bocca, ma questa volta tutto era diverso, Justin era riuscito a giocare con il suo corpo toccando i fili giusti: fu veemente ma dolce, egoista ma allo stesso tempo era stato attento al piacere di Andrew. Justin è stato il migliore. Fino ad ora Andrew aveva come metro di paragone un ragazzo del college con cui ha avuto una breve relazione, pensava che niente e nessuno potesse essere migliore di Nick, ma si sbagliava. Justin gli ha regalato una notte intensa, romantica e focosa. Mentre si girava nel letto, ormai vuoto, Andrew poteva sentire su di se e sulle lenzuola, l'odore di Justin. Era un profumo da vero uomo, fresco ed allo stesso tempo dolce.

Andrew si passò una mano fra i capelli, guardò l'orologio sul comodino, erano le 7, era giovedì. Il ragazzo sentiva dentro di se che questo sarebbe stato un giorno diverso, aveva la sensazione che sarebbe successo qualcosa che avrebbe sconvolto la quiete apparente. Sarebbe stato qualcosa di buono oppure no? Questo Andrew non lo poteva sapere ma, la sensazione era forte ed immanente.

La casa era avvolta in un silenzio tombale, non vedeva più i vestiti di Justin sparsi sul pavimento della stanza, Andrew trovò solamente il suo boxer. Lo prese e lo infilò svogliatamente. Aveva il viso ancora stanco, il capello era sconvolto e aveva la schiena dolorante. Ma Andrew non voleva rovinare il momento, voleva godersi quest'attimo senza pensare a nulla. Si era fatto scopare da un uomo più grande, più esperto di lui, si è portato a letto un poliziotto, un detective super sexy che neanche a dirlo, stava indagando sulla scomparsa di Enrik.

Come colto da un improvviso colpo al cuore, Andrew fece una corsa in veranda, voleva controllare che la tomba del fratello fosse intatta. E così fu. Evidentemente Justin si era rivestito ed era tornato a casa. Tirò un sospiro di sollievo, il suo segreto per ora era ancora al sicuro. Anche se sapeva che a breve l'odore di morte avrebbe invaso tutto il vicinato – Andrew avrebbe dovuto spostare il corpo – l'unico pensiero che lo attanagliava era quello di Justin. Così gentile, così bello ma si è dileguato come un ladro dal suo letto.

Forse Andrew aveva idealizzato fin troppo il buon detective, forse voleva solo farsi una scopata e nulla di più, anche se Andrew aveva percepito qualcosa, come se Justin fosse coinvolto emotivamente da quello che faceva. Si avvicinò al pc e lo accese, solo allora Andrew notò sul tavolo della cucina un biglietto, un piccolo pezzo di carta scritto con una calligrafia furtiva, smossa, quasi incomprensibile. Fece fatica a capire cosa ci fosse scritto

"Sono andato a prenderti la colazione. Torno subito. Baci. J"

Andrew abbozzò un sorriso e si passò una mano fra i capelli. La sua intuizione era giusta. Justin non era il tipo da una botta e via, era una persona vecchio stampo, gentile e premurosa. Sorrise di nuovo al solo pensiero di Justin, con gli stessi vestiti della sera prima, andare al bar a prendere cornetto e cappuccino. Un gesto gentile, meraviglioso, un gesto del tutto nuovo per Andrew, un gesto di complicità che nessuno gli aveva mai regalato.

Forse a causa della sua situazione con Enrik o forse principalmente perché evitava di trovare la persona giusta, fino ad ora aveva incontrato sul suo cammino persone che si sono approfittate di lui, di uomini che dopo una birra ed una frase carina, subito volevano approfittare di lui e farsi spazio fra i suoi pantaloni. Justin era un uomo diverso da tutti quelli conosciuti fino ad ora. Non c'è stato fra di loro solo del buon sesso, anche qualcosa di più ed Andrew, dopo aver letto quel post it, ne ha avuto la conferma.

Gli batteva forse il cuore, aveva l'aria stranita, ora Andrew doveva capire come gestire il suo segreto, come fare in modo che Justin non scoprisse nulla, perché altrimenti sarebbe stata la fine. Justin era pur sempre un poliziotto e, nonostante tutto, anche se provava dei sentimenti nei suoi riguardi, sicuramente avrebbe messo la giustizia al primo posto. E se invece avrebbe agito diversamente? Se avrebbe aiutato Andrew a far sparire il cadere?

Era un'ipotesi alquanto strana, quasi utopistica, ma anche questa si poteva aggiungere all'equazione. Forse Andrew stava correndo troppo, forse questo gesto gentile da parte di Justin era semplicemente un atto dovuto, come per dire "Si, sono un detective, sono andato contro la mia etica personale, ma almeno mi sono fatto una bella scopata"

Andrew rabbrividì al solo pensiero. Non voleva pensare al risvolto negativo della questione, per una volta voleva credere che tutto sarebbe andato bene, che sarebbe uscito indenne da questa situazione e che, fra qualche tempo, avrebbe sorriso pensando all'atrocità che aveva fatto. Si, perché vivere con Enrik era un vero inferno. Avere un fratello costantemente furioso, che lo sbeffeggiava a tutte le ore del giorno e della notte e che, soprattutto, gli rinfacciava anche la morte dei genitori, è come venir uccisi ogni volta. "è stata legittima difesa" si ripeteva Andrew. Le vessazioni, i litigi erano troppi, era una violenza verbale senza fine. Quel gesto è stato pur sempre un atto criminale, ma è stato un atto liberatorio.

Fu riportato alla realtà quando sentì la porta aprirsi. Il cuore di Andrew fece un balzo. La testa fece capolino dal soggiorno, curioso di conoscere chi potesse entrare in casa così liberamente. Era Justin che, con indosso gli stessi vestiti della sera prima, stava portando la colazione ad Andrew. Aveva in mano due caffè ed una busta arrotolata che sicuramente conteneva qualche qualcosa di dolce. Andrew fece un sorriso. Justin colpito sul fatto rimase immobile all'ingresso per qualche minuto.

"Aiuto! Un ladro sexy ha fatto incursione in casa mia " disse Andrew sorridendo

"Diamine, volevo portarti la colazione a letto" esclamò Justin

"Dai che ti aiuto" gli corse incontro Andrew. Il solo sfiorare la mano di Justin, il ragazzo sentì un brivido lungo la schiena

"Hai dormito bene?" domandò Justin  mentre seguiva Andrew in cucina

"Benissimo. I tuoi abbracci sono stati terapeutici"

"Solo gli abbracci?" sorrise Justin

"Anche tutto il resto" ammiccò Andrew "Cosa hai preso per colazione? Non dovevi, però"

"Ma se non c'era neanche un po' di caffè solubile" rise Justin "Niente di che. Caffè macchiato lungo ed una ciambella con la glassa"

"Slurp" disse Andrew e bevve un sorso di caffè. Tutto era perfetto in quel momento. Il sorriso di Justin era la cosa più bella che avesse mai visto.

"Beh, allora è successo" disse mentre posò una mano sulla coscia di Andrew "Ora so cazzi!"

"In che senso? Ti penti di quello che abbiamo fatto?"

"Assolutamente no, sarei un cretino a dire il contrario. È solo che io sto indagando sulla scomparsa di tuo fratello, cioè in questo modo potrei non essere obbiettivo nelle indagini" sospirò

"Allora se sapevi che era una cosa sbagliata, perché sei entrato in casa con me ieri. Potevi dire di no"

"Era impossibile dirti di no. Appena ho incrociato il tuo sguardo ho sentito un brivido lungo la schiena. Non accadeva da molto tempo di avere una strana empatia con un ragazzo"

"Io non ho mai avuto un amante così gentile nella mia vita" ed Andrew addentò la ciambella. Notò che la mano di Justin toccava ancora la sua gamba

"Me ne sono accorto. Ti ho visto felice"

"Si, è così" affermò Andrew "Ma se vuoi chiudere qui, se non vuoi vedermi più per rispettare l'etica, posso capire. Me ne farò una ragione"

"E se ti dicessi che voglio rivederti? Che voglio conoscerti meglio e non solo dal punto di vista sessuale?"

"Direi che potrebbe essere una cosa interessante" ammiccò Andrew

"Dovremo fare le cose un po' di nascosto per evitare che il mio capo non scopra di noi, ma ti prometto che ti sarà vicino, ti aiuterò a superare questo momento, sarò un detective giusto ed un amante generoso" sorrise e fece salire la mano verso l'interno coscia di Andrew. "Sei speciale, sei più adulto nonostante l'età anagrafica, poi hai questo sguardo così dolce che non riesco a resistere" e lo baciò. Andrew aveva la bocca sporca di glassa ma questo non fermò Justin ad assaporare la sua bocca in profondità

"Non stai correndo troppo? In fin dei conti mi conosci appena"

" Se sto correndo fermami, ma io non voglio scendere da questa corsa" e baciò Andrew di nuovo

"Forse ti senti solo per questo ti senti legato a me" sospirò Andrew. Cercava di farlo ragionare, di capire se tutto questo fosse vero, aveva paura che tutto fosse un gioco

"Lo so perché mi rispondi così. Io non gioco con le persone, Andrew"

"Mi ha letto nel pensiero" disse Andrew "Ma quindi mi posso fidare di lui? Nonostante ho nascosto sommariamente un cadavere in giardino?"

"Se me lo permetterai, posso alleggerire il peso che porti dentro, posso rendere tutto più semplice" disse

Andrew lo guardò negli occhi e poi, istintivamente, si mise a cavalcioni sopra le gambe di Justin. Lo baciò intensamente, fece cadere il cappello a terra e gli passò una mano fra i capelli "Sono una persona sola, sono sempre stato da solo. Nessuno è stato così gentile con me, neanche Enrik" deglutì "Poi fare di me ciò che vuoi, ma non giocare con i miei sentimenti"

"Non posso e non voglio." E  Justin lo baciò intensamente. Le sue mani scesero sul fondoschiena sodo e liscio di Andrew, le loro erezioni vibravano come non mai. Andrew si alzò di scatto, fece cadere il suo boxer a terra e Justin si calò i pantaloni. Andrew si mise di nuovo a cavalcioni su Justin. Lo penetrò senza preavviso, senza protezione alcuna, entrambi si guardavano negli occhi intensamente

"Sei bellissimo, Andrew" e Justin continuava a spingere il suo membro nel corpo di Andrew. Il ragazzo mugugnava, aveva il respiro affannoso. Con una mano toccava il tetto di Justin e con l'altra si praticava l'auto erotismo. Il piacere era immenso.

"Continua, ti prego non ti fermare" mugugnò Andrew. Bastarono pochi istanti e con un urlo strozzato fra il petto di Andrew, Justin arrivò all'orgasmo. Fu più intenso rispetto alla sera prima, come se quel discorso fatto poco fa aveva cambiato qualcosa fra loro. Justin aveva ancora il respiro affannoso quando anche Andrew raggiunge l'orgasmo. Il suo seme cadde sulla gamba di Justin ed il detective abbozzò un sorriso.

"Tutto ok?" riuscì a dire

"Si, Justin." Disse Andrew sinceramente. Rimasero ancora così per qualche istante, ancora con il respiro affannoso, ancora con il cuore in gola per godersi un altro momento di pura e semplice intimità.

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Si era persa la cognizione del tempo. Le ore sembravano minuti, i secondi si scandivano lentamente, come se tutto attorno ad Andrew e Justin si fosse cristallizzato. All'esterno del loro nido d'amore invece il tempo era trascorso velocemente. Il sole si era fatto più caldo, la temperatura si era fatta quasi bollente ed ora era arrivato il momento di tornare alla realtà. Justin era stato molto fermo nelle sue convinzioni, non voleva solo sesso da parte di Andrew, voleva scoprire altro del sexy ragazzo con un oscuro passeggero dentro il suo cuore.

Da parte sua Andrew, mentre era in bagno ad asciugarsi i capelli, pensava che  forse è arrivato il momento di ospitare l'amore nella sua vita, se riuscisse a disfarsi del cadavere in giardino, potrebbe considerare a tutti gli effetti di intraprendere una relazione con Justin. Si, all'inizio potrebbe essere dura, ma il suo segreto non sarebbe stato condizionante. Ora doveva pensare alla sua vita dopo anni di vessazioni.

"Piccolo, io devo scappare" irruppe Justin nel bagno

"Sei di servizio?" domandò dispiaciuto Andrew

"Si, ho alcune telefonate da fare, alcune piste che seguendo  in merito alla scomparsa di Enrik"

Andrew si gelò "Ok, ma ci vediamo stasera?"

"Certo, passo appena ho finito il turno. Tu rimani qui?"

"Si, aspetto ancora la chiamata da Vogue e magari faccio un giro fra gli annunci di lavoro"

"Chiamami per qualsiasi cosa"

"Aspetta che ti accompagno alla porta"

"Non c'è bisogno" disse Justin e baciò Andrew sulla guancia

Il rumore della porta di casa echeggiò per tutto il soggiorno. Essere di nuovo avvolto da un silenzio assordante fu un brutto colpo per Andrew. Si mise il pantaloncino della tuta, aggiustò il letto – avrebbe voluto cambiare le lenzuola ma non aveva voglia – e tornò a sedersi al PC. Nonostante il sesso sfrenato, nonostante la presenza di Justin, la casa era in perfetto ordine. Diede uno sguardo al giardino, un piccione si posò sulla tomba di Enrik, ma subito spiccò il volo. Cosa doveva fare? Quando avrebbe spostato il corpo? E soprattutto dove?

Tutto doveva sembrare casuale, niente avrebbe dovuto ricondurre a lui, ma ora come ora, la situazione era più tesa di prima. Erano trascorsi 5 giorni dall'omicidio di Enrik, il corpo avrebbe cominciato ad emanare un cattivo odore, ed il castello di carta costruito da Andrew sarebbe caduto miseramente. Si doveva agire ora o tutto sarebbe stato vano.

"Sei proprio un frocio di merda"

Quella voce era indistinguibile. Andrew stentava a credere alle sue orecchie.

"Non ti preoccupare fratello caro. Sono ancora morto, non sono tornato in vita come in uno di quei film horror di serie B. E' la tua coscienza a parlare" disse.

Si, le parole di Enrik ora stavano per tormentare anche lo spirito malandato di Andrew, tanto da immaginare di vedere fratello morto lì di fronte a lui. Il viso era pallido, la gola era ancora sporca di sangue e la sua divisa da lavoro era totalmente imbrattata. Era un ragazzo nella media, castano con gli occhi scuri, poco più alto di Andrew, mingherlino e con un viso corrucciato.

"Non giocare con me, Enrik. Va via!"

"Sono il tuo incubo peggiore, non posso andare via. O almeno non andrò via finchè non ti vedrò marcire dietro le sbarre"

"Ti sei meritato tutto questo. Sei uno stronzo"

"Mi fai schifo. Ti sei lasciato scopare da qual detective, da quella stessa persona che dovrebbe inchiodarti per il crimine che hai commesso. Lo sai ti ho sentito. Mugugni proprio come una puttana."

"Finiscila!" urlò Andrew

"Sei stato una delusione per questa famiglia. Non hai voluto intraprendere gli studi in medicina come voleva nostro padre, hai seguito la passione per la scrittura, e guarda ora dove sei. Sei qui, senza un soldo e senza nessuno che ti possa aiutare" disse il fantasma di Enrik "Sei un vile, un frocio, un ciuccia cazzi, un poveraccio, un fallito nato. Ti odio Andrew. Spero che il tuo caro detective possa scoprire presto o tardi che persona sei. Io dall'altra parte mi farò una grassa risata quando ti porteranno in galera" e rise

"Non andrò in galera. Ti ho ucciso, ho commesso un omicidio, ma te lo sei meritato. Sei stato un fratello pessimo, un omofobo. Tu sei il diverso in questa società, non io" disse Andrew piangendo "Non c'è nulla di male se mi piace scopare con un uomo"

"Mi fai schifo. Tu dovevi starci in quella fossa che mi hai scavato, tu dovevi morire, non io. Bastardo"

Arrivò una mail al PC di Andrew. "Vedi? Questo ti piace fare, stare appiccicato al pc, a farti le seghe guardando i film porno, nella speranza di fare cosa?"

Era la redazione di Vogue America. Andrew è stato chiamato per un colloquio. "Venerdì alla 12" così c'era scritto. Insieme ad un latro giornalista era stato selezionato per lo stage in redazione

"Cosa cazzo tieni da sorridere frocio di merda"!

"Non sono un fallito come pensi. Domani ho un colloquio di lavoro per il posto che ho sempre desiderato. Non rovinerai anche questo momento. Sarà io a ridere non tu. Domani caricherò il tuo cadavere in auto, lo getterò fra i cassonetti del parco di Harlem. Tutti penseranno che sei stato derubato dai teppisti, farò cadere il tuo portafoglio per terra ed userò a New York la tua carta di credito. Non troveranno mai il colpevole. Un altro omicidio irrisolto qui nel quartiere difficile di Harlem. Non mi fai paura, ora è tempo di rinascere, brutto stronzo"

L'immagine si fece sbiadita ed il viso di Enrik scomparve. Fu una decisione presa su due piedi, ma era perfetta, era il modo per liberarsi di Enrik.

Ora che si era aperta una porta sul suo futuro lavorativo, Andrew poteva vedere tutto in maniera più nitida. Si, poteva spiccare il volo, poteva nascondere il suo segreto, c'era un modo per amare Justin... nonostante tutto.

Continua...

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