Capitolo 15: From Copenaghen with love (Parte 1)
Il sole non era ancora alto nel cielo e le strade erano semi-deserte la mattina in cui Michael e Chris stavano per raggiungere l'aeroporto. Michael non aveva chiuso occhio la notte precedente, aveva preparato la valigia in tutta fretta ed era rimasto al telefono per più di due ore con Mary e Lucy, in una chiamata in simultanea piena di "Che cazzo ho fatto", "Non voglio partire", "Mi manca Adam".
Si, Michael ha reagito d'impulso, è stato accecato dalla felicità e da quel regalo inaspettato, tutto quello che è accaduto nelle ultime ore, gli ha fatto capire che era Adam la persona con cui doveva stare, la persona che doveva scegliere. Non ha ben capito cosa ha dipanato così all'improvviso i dubbi e le incertezze, ma finalmente era arrivato ad una conclusione: Chris benché è amorevole, carino e romantico è un semplice passatempo, con Adam è tutto diverso, sono sensazioni che non si possono spiegare.
Ma forse Micheal ha raggiunto questa consapevolezza troppo tardi, Adam si è allontanato, ha scelto quel giornalista occhialuto che da tempo gli faceva la corte. Le foto dei giorni scorsi erano evidenti e quella scattata in quell'albergo super lussuoso ha confermato i dubbi. Adam gli ha mentito nonostante continuasse a dire che gli piaceva Michael, che voleva stare con lui, invece si è dimostrato una persona superficiale, inaffidabile.
Eppure Michael ne sentiva la mancanza, anche se voleva prenderlo a schiaffi, voleva ancora abbracciarlo, baciarlo, sentire il suo odore, era un desiderio insaziabile. Si, anche lui ha giocato con i suoi sentimenti, ma questo per Michael non significava nulla, erano due cose differenti. Si, voleva auto-convincersi ma in fondo sapeva che tutto questo è accaduto per causa sua. Non ha letto neanche il post che ha scritto su Facebook, anche se più volte si è collegato, non si è interessato più a lui neanche con un messaggio, l'aria di Cannes lo ha trasformato ed ha fatto uscire fuori tutti i difetti più latenti di Adam.
Ed ora Michael anche se aveva il benestare della madre, degli amici e della stessa cugina, si sentiva arrabbiato, furioso. Chris gli teneva la mano e guardava fuori dal finestrino con uno sguardo felice, soddisfatto, sornione; ma Michael voleva solo fuggire, tornare a casa ed aspettare il ritorno di Adam, magari solo per dirgli che era uno stronzo, invece di lì a poco sarebbe salito su un aereo, tutto spesato, con un ragazzo bello, affascinante che non amava, che non voleva avere nella sua vita.
Si era ripromesso però che si sarebbe goduto questo week-end a Copenaghen, che non avrebbe avuto rimpianti, poi al ritorno avrebbe mollato Chris. Fu una decisione repentina, dolorosa ma impossibile da procrastinare. Meglio stare da soli che con una persona che gli è indifferente o con una di cui non ci sui può fidare. Michael quindi doveva fingere, ormai il danno era fatto, doveva usare tutte le sue forze per non farsi accorgere da Chris che era nervoso come non mai, che avrebbe preferito fuggire invece di volare insieme a lui in Danimarca.
"Piccolo, tutto ok?" disse Chris mentre accarezzò i capelli di Michael
"Ho tanto sonno" questo era vero, ma Chris non sapeva il reale motivo
"Dormirai sull'aereo e recupererai il sonno perduto" e lo baciò sulla guancia
"Facciamo in tempo prima di salire sull'aereo di prelevare qualcosa dalla banca? Sono senza soldi"
"Non ti devi preoccupare di nulla. Serena ci farà trovare nella cassetta di sicurezza dell'albergo un po' di liquidità. Ci penso io a te"
"No Chris, non voglio. Capisco di non aver un lavoro, ma..."
"Mi permetti di fare qualcosa di bello per te?"
Michael non disse nulla, appoggiò la testa sulla spalla di Chris e disse "Grazie"
"Non devi farlo. Sei il mio principe" concluse.
"Non sono un principe" pensò Michael "Sono uno stronzo ed un eterno indeciso"
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Come al solito l'aeroporto JFK era una giungla. A qualsiasi ora del giorno e della notte non c'era un attimo di pace e tranquillità. Turisti che vanno, uomini d'affari che restano. Nonostante il largo anticipo, Chris e Michael, arrivarono giusto in tempo al gate e si imbarcarono qualche minuto prima che si chiusero le porte dell'aereo.
Michael si era calmato, aveva lasciato al controllo bagagli tutto il nervosismo e tutta la sua insoddisfazione. Non gli sarebbe capitato tanto spesso un viaggio in Europa ed, a questo punto, decise di godersi tutto, rilassarsi e non pensare ad Adam. Avrebbe affrontato i problemi lunedì pomeriggio, una volta tornato alla triste realtà.
Doveva ammettere però che Chris era davvero molto gentile ed accorto nei suoi confronti. Lo fece accomodare vicino al finestrino, posò il bagaglio a mano di Michael sopra la cappelliera e gli allacciò perfino la cintura.
"Stai comodo? Tutto ok?" disse Chris
"Ora si che mi tratti come un principe" disse Michael
"Sono un uomo di parola" sorrise "E non sai cosa ho intenzione di combinarti quando saremo soli io e te in albergo" sussurrò Chris
"Quali sono i tuoi programmi?" chiese Michael mentre cercava di cambiare discorso. Al momento non aveva ancora razionalizzato il fatto che c'era la reale possibilità che avrebbe fatto sesso con Chris.
"Ho due appuntamenti con due case editrici differenti. Credo che sarò libero questa sera per cena, ma domenica mattina avremo la giornata tutta per noi. Te lo prometto. Non ti farà vedere sole le mura dell'albergo" e gli schioccò un bacio sulla guancia.
Michael abbozzò un sorriso. Sentiva che l'aereo stava per decollare. Tutto stava per diventare troppo realistico, non c'era possibilità di tornare indietro. Ora doveva cercare di essere se stesso, di indossare la maschera della tranquillità.
"Copenaghen, sto arrivando!"
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Il volo è stato piuttosto tranquillo, o così credeva Michael, dato che ha dormito tutto il tempo. Si è svegliato quando ha sentito uno delizioso odore di caffè e cornetto. Si è accorto che Chris ha vegliato su di lui per tutto il tempo, come un angelo custode.
"Sei un dormiglione" disse
"Si, te lo avevo detto che avevo tanto sonno"
"Fra mezz'ora atterriamo. Mangia qualcosa"
Michael addentò con piacere il cornetto, la fame si faceva sentire. Il sapore era totalmente diverso da i dolci che era solito mangiare. Il cornetto era saporito e profumava di buono, lo divorò in appena tre morsi. Michael sorseggiò un po' di latte e caffè e poi si sporse verso il finestrino. Il panorama era da mozzare il fiato.
Sotto di loro c'era un mare cristallino, di un turchese quasi etereo, e man mano che l'aereo cominciava a scendere di quota, Michael notava che fra quelle piccole isolette si stagliano paesini pittoreschi con cottage che si affacciavano sul mare. Quasi istintivamente Chris scattò una foto con la macchina digitale che aveva appesa al collo.
"Ma cosa fai? Sono un mostro"
"Sembri un bambino al Luna Park. E smettila di dire che sei brutto. Sei un amore"
Chris baciò Michael sulla bocca, il ragazzo voleva opporre resistenza, voleva scostarsi, ma alla fine cedette all'impulso. Chris era pur sempre un ottimo baciatore quindi non si poteva dir di no. Fu un bacio flebile e veloce ma fece girare la testa ad entrambi. La mano di Chris scese sulla coscia di Michael, la palpeggiò in maniera intensa e decisa "Hai un sapore più dolce del solito. Devi mangiare più spesso un cornetto danese prima di baciarmi"
"Chris, la gente ci guarda" disse Michael
"Non ti è affatto dispiaciuto quando ci siamo baciati al Central Park" e la lingua di Chris invase la bocca di Michael con forza e desiderio.
"Stasera ho voglia di scoparti Michael, non sai quanto. Spero che mi permetterai di farmi entrare dentro di te" e Chris prese la mano di Michael posandola sulla sua erezione
"Vedremo" disse Michael sorridendo.
Si ricomposero appena la hostess passò a ritirare il vassoio della colazione. Sia Michael che Chris si lanciarono un'occhiata d'intesa, poi il fotografo strinse la mano del suo compagno di viaggio, ed insieme guardarono l'aereo atterrare in quel piccolo angolo di paradiso che si chiamava Danimarca.
Non fu per nulla difficile trovare l'entrata della metropolitana. Chris aveva già tutto il percorso segnato sul navigatore del cellulare. Michael infatti non si preoccupava che strada imboccare o a che fermata scendere, aveva capito che Chris aveva tutto sotto controllo, quindi decise di assaporare gli odori della città. La temperatura era più bassa rispetto all'aria afosa di New York. Tirava un vento gelido che quasi tagliava la faccia. Ma a Michael non importava. L'aria era più fresca, più pulita, frizzante, piena di nuove occasioni.
Salì in metro e, mentre Chris cercava il luogo esatto dell'albergo, da quanto aveva intuito era vicino al teatro dell'Opera. Michael si perse nel guardare il panorama. Gli alberi erano spogli, nudi e tristi, ma si calavano alla perfezione nell'atmosfera di Copenaghen. La città era gotica, barocca ma allo stesso tempo raggiante e luminosa. Diede uno sguardo ai palazzi stretti e lunghi con colori sgargianti, alle piste ciclabili, alle automobili che compite rispettavano il codice della strada.
"Hadsome, dobbiamo scendere" disse Chris portando Michael alla realtà.
Spontaneamente Michael si aggrappò allo zainetto di Chris. Molta gente scese alla loro stessa fermata e, con la paura di perdersi, si avvicinò a Chris. Al fotografo piacque molto questo contatto così naturale, abbozzò un sorriso compiaciuto.
"Ma non dirmi che quello è l'albergo dove pernotteremo!" esclamò Michael stupefatto.
"Sì perché? Non ti piace?
Era il miglior albergo di Copenaghen, l'Hotel D'Angleterre, il più lussuoso, il più celebre "Ma tu non sai che negli anni '50 in questo stesso albergo hanno girato alcune scene de Il sipario strappato?"
"E sarebbe?" domandò curioso Chris
"Ma come, uno dei film di Alfred Hitchcock più belli. Quello con Paul Newman, per intenderci"
"Sei tu l'esperto di cinema qui" sorrise "Dai andiamo che se no rischio di fare tardi al mio appuntamento con l'editore" e Chris prese la mano di Michael.
"Non ci posso credere, sta accadendo tutto così fretta" pensò mentre entrava nella hall dell'albergo.
Tutto era luminoso, così stiloso, così alla moda, tutto come lo ricordava nel film. Il solo pensiero di essere lì, in quel posto così cinematograficamente importante, gli fece andare il cuore in un brodo di giuggiole. Michael si guardava intorno come se fosse nel paese dei balocchi. La hall era grande come un palazzo. C'erano i lampadari di cristallo che illuminavano lo spazio antistante alla reception come se fosse giorno; c'era una miriade di tappeti persiani, le poltrone erano di seta di fiandra, c'era persino un bar.
"Michael?" lo riportò alla realtà Chris "La nostra stanza è già pronta, è al quarto piano"
Non si accorse che non aveva più il trolley con se, ed un ragazzo con giacca, cravatta e capelli impomatati, lo stava trascinando verso l'ascensore "Proprio come nei film"
Le porte si chiusero di scatto. Chris guardò di sottocchio Michael e disse "Noto che sei contento di essere qui
"Si" affermò Michael. Nonostante la rabbia ed il malcontento, era felice di essere in Danimarca.
Chris diede una mancia al ragazzo che li accompagnò in stanza, erano 5 dollari americani "Scusa, ancora non ho fatto cambio" disse
"Non si preoccupi signore. Grazie"
Con la chiave elettronica Chris aprì la porta della stanza. Il fotografo fece cadere il borsone per terra e, d'istinto, sollevò Michael e lo prese in braccio.
"Ma cosa fai?" disse Michael terribilmente imbarazzato
"Volevo fare una cosa carina"
Lo baciò appassionatamente, ma Michael era tutto preso nel guardare la bellissima suite che quella vipera Serena aveva prenotato per loro. Era grande più dell'appartamento in cui viveva Michael; lo stile era fra il moderno ed il barocco. C'era un grande salone con un divano di un blu elettrico favoloso, al centro un tavolo di cristallo con un mazzo di fiori. Si travedeva la porta del bagno "E' grande quanto la mia stanza" pensò
Il giro turistico durò poco. Chris fece cadere Michael sul letto morbido a baldacchino che troneggiava di fronte ad una grande finestra. La stanza era soleggiata, profumava di pulito, tutto era al suo posto. Michael rimase sdraiato per qualche secondo, poi Chris si accoccolò fra le sue gambe e continuò a baciarlo insistentemente.
Michael non oppose resistenza, si fece trasportare dal momento. Chris cominciò a toccare le cosce di Michael, poi le sue mani arrivarono sotto la sua maglietta, sfiorarono i capezzoli, e Michael mugugnò. I baci diventavano sempre più impetuosi, più passionali e l'erezione di Chris si stava facendo sentire.
Michael non voleva, non era il momento di lasciarsi andare completamente ma, per ingannare il suo cervello, immaginò che fosse Adam a baciarlo. Questo gli diede la spinta necessaria per spingere a se Chris, per baciarlo ancora più prepotentemente, a toccargli i capelli, a mugugnare sempre più. Era tutto sbagliato, Michael si rendeva conto che era uno stronzo, ma doveva rendere tutto più naturale possibile. Scopare con Chris era l'unica cosa da fare.
Il cellulare di Chris vibrò e si staccò da Michael con la stessa velocità di un'anguilla.
"Cazzo, è Serena. È già qui"
"E mi lasci così, arrapato e sul letto?" protestò Michael.
"Hai ragione, hadsome. Ma devo andare. Tu rimani qui ed aspettami che continueremo stasera dove abbiamo interrotto" disse Chris.
Prese il giubbino che gli era caduto per terra e, senza salutare Michael, uscì dalla stanza.
"Cioè, ma veramente Chris ha fatto una cosa del genere?" disse Michael ad alta voce
Erano appena le 4 del pomeriggio lì a Copenaghen, il tempo era bello ma faceva molto freddo. Michael si trovava rinchiuso in un albergo bellissimo, schiavo di un fotografo sexy che lo ha portato in una città meravigliosa, solo con l'obbiettivo di scoparselo.
"Perché dovrei rimanere qui?" pensò Michael
Notò che sul grande tavolo di cristallo che c'era in salotto, trovò una cartina dettagliata dei mezzi pubblici. Voleva vedere la città, voleva fare il turista, non si importava di essere scopato da Chris. In quel momento Michael provò dei sentimenti di rabbia anche nei riguardi del suo compagno di viaggio. Voleva andare a vedere la statua della Sirenetta di Anderson. Notò che era un po' lontano a piedi ma con i mezzi ci sarebbe arrivato in poco tempo. O così aveva pensato.
Si tolse le scarpe, aprì la valigia e si diresse in bagno per farsi una doccia calda. La rabbia lo aveva accecato.
"Principe un cazzo. Chris mi vuole come un trofeo, come premio di consolazione per la sua vita di successo. Come ho fatto ad essere così superficiale, a non valutare quest'opzione?"
Michael si fece la doccia in fretta e furia, si vestì, inviò un messaggio a sua madre per dire che era arrivato e stava bene, prese un po' di soldi dalla cassetta di sicurezza e lasciò anche lui la stanza. Non impiegò tanto tempo a trovare la metro più vicina, anzi era proprio dietro l'angolo. Fu un po' complicato invece acquistare il biglietto
"Cazzo, non c'è neanche la lingua inglese in queste macchinette" imprecò Michael, e fu ancora più difficile trovare la giusta direzione per arrivare a destinazione.
Fra tutti quei nomi strani, quelle vie sconosciute, Michael salì su un vagone a caso. Non sapeva se ero quello giusto, non gli importava. Sapeva solo che più o meno doveva stare su quel treno per un quarto d'ora. Solo che la rabbia, le forze ed il jet lag, lo fecero appisolare senza che lui potesse ribellarsi.
Si risvegliò di soprassalto quando, una ragazza con un inglese stentato, gli disse che il treno aveva terminato corsa. Michael era in panico. Aveva saltato la fermata, si era appisolato ed ora dove si trovava? Uscì dalla stazione tutto trafelato, con il cuore in gola e il sudore fra i capelli. Era in una zona di periferia, desolata, con palazzi in costruzione e nessun segno di vita. Voleva rincorrere la ragazza che lo aveva svegliato, ma si era già volatilizzata nel nulla. Voleva trovare un capostazione ma inutilmente. Aspettare il prossimo treno significare attendere più di 30 minuti. C'era un solo binario, ma oltretutto non sapeva se era quella giusto. Michael stava andando nel panico.
Non aveva il roming attivo sul cellulare ma provò comunque a chiamare Chris. Il fotografo gli rifiutò la chiamata più volte. "Incredibile, veramente mi ha chiuso il telefono in faccia?"
Michael scese sul ciglio della strada per vedere se c'era una stazione dei taxi. "Ho solo 200 corone, speriamo che mi bastino" ma nulla, non c'era niente e nessuno che lo potesse riportare alla civiltà.
"Cazzo, cazzo, cazzo" imprecò di nuovo Michael. Tornò in stazione, vicino ai binari e non c'era ancora nessuno. Era impanicato. Prese il cellulare e compose il numero di Adam. Lo fece d'istinto
"Adam, dove sei? Ti prego vienimi a prendere"
Continua ...
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