Capitolo 13:Un'improbabile alleanza

«Cos'hai fatto?»urlò Annabel più furente che mai.
Erano nel loro appartamento dopo scuola. C'era anche James.
Gabe era rimasto titubante nel rivelare o meno ciò che aveva fatto quella mattina.
Tornato in palestra quella mattina aveva annunciato al prof che Lilith non stava molto bene e che quindi era tornata a casa. Il prof aveva annuito, segnandolo sul registro e fidandosi ciecamente delle parole del ragazzo, che era riuscito per miracolo a nascondere la puzza di menzogna.
Ciò che aveva fatto in realtà l'aveva scosso parecchio.
Aveva desiderato ardentemente che Lilith raggiungesse il suo appartamento sana e salva. Con stupore la ragazza era sparita tra le sue braccia.
Era entrato nel panico. L'aveva forse polverizzata?
No, aveva pensato. Si sarebbe dovuto trovare tra la polvere.
O forse...No. Impossibile. Solo gli Arcangeli ne erano capaci.
«L'hai teletrasportata? Ma non mi avevi detto che solo gli Arcangeli ne erano capaci?»domandò James confuso.
Gabe annuì.«Lo credevo anch'io. E invece l'ho fatto».
«Questo è il minore dei nostri problemi Gabriele Cortés»si intromise Annabel.«Perché non hai portato a termine il tuo compito? Cielo, le hai risparmiato la vita e le hai pure donato il TUO sangue! Sei forse impazzito? Se Michael e gli altri lo scoprissero...».
Gabe non aveva mai visto la sua amica tanto furente. I dissidi che c'erano stati fino a quel momento sembravano bazzecole.
«...se ci scoprissero ci puniranno Gabriele!»riprese.«A questo ci hai pensato?»
No. L'idea l'aveva sfiorato un attimo appena, accarezzandolo come una leggera brezza per poi scomparire. La sua concentrazione era tutta sullo stato di salute di Lilith, che dopo aver ricevuto il suo sangue non aveva riaperto gli occhi, ma sembrava stare meglio.
«È difficile da spiegare Ann»provò a difendersi il ragazzo, ma Annabel lo bloccò con un cenno della mano.«Non la dai a bere a me Gabe. L'amore che provi per lei ti ha reso cieco di fronte alla realtà! Tra voi due non ci potrà mai essere un futuro».
Gabe si alzò di scatto dalla sedia su cui era stato appollaiato fino a quel momento, fissandola furioso.«Insomma Annabel, che problema hai? Da quando siamo qui non fai altro che criticare ogni cosa che faccio. Beh, sai che ti dico? Pensa alla tua vita, che alla mia ci penso io. Intesi?»sibilò.
Fece per andarsene, ma si bloccò un istante appena.«E non dirmi cosa devo fare con Lilith. Quando ne avrò l'occasione mi occuperò io di tutto. Porterò a compimento a modo mio la missione». Si voltò fissandola con occhi di fuoco.«Non mi potrai impedire almeno di provarci. Non mi negherai la felicità che non ho mai potuto avere». Le sue ultime parole furono appena un sussurro, che né James né Annabel sentirono.
E lasciò la stanza, sbattendo violentemente la porta.
Annabel sospirò. Non andava per niente bene. Il piano di Jake era fallito. E ora?
Toccava a lei prendere in mano le redini.
«Io devo tornare a casa»dichiarò James alzandosi e raggiungendo la porta. Era rimasto in silenzio per tutta la durata del battibecco tra i due Angeli sapendo che i problemi che sembravano esserci, fossero troppo al di là della sua comprensione. In fondo non era altro che un umano che accidentalmente era entrato in collisione con un mondo che mai avrebbe creduto potesse esistere.
«A domani»la salutò quasi intimorito dalla reazione, secondo lui, un tantino esagerata della ragazza.
Annabel rispose con un frettoloso cenno di capo.
Quando la porta si chiuse ritornò a concentrarsi. Aveva partecipato al piano del giorno precedente. Jake le aveva assicurato la vittoria, eppure Gabe non era riuscito ad avere la meglio sull'Originario come sperava. Allora era stato il turno del piano B, ben più rischioso di quello precedente, eppure più efficace se fosse giunto completamente a termine. Ma il suo compagno di missione aveva scelto proprio quel momento di mandare a monte tutto.
Ripensò a quando aveva conosciuto veramente Jake qualche giorno prima...

Era in compagnia di Savannah, Emily e Rebecca al corso di pittura. La mano di Annabel scivolò leggiadramente sulla tela e con la grazia di un'artista riprodusse un maestoso profilo di Parigi in stile Barocco, e in primo piano una figura maschile di spalle e confusa. Sembrava che la mente avesse cercato di portare a galla un ricordo non riuscendoci completamente.
«È un quadro meraviglioso»commentò una voce alle sue spalle.
Annabel si voltò, e non appena riconobbe il suo interlocutore, sentì l'aria fermarsi nei polmoni.
"Non sta succedendo davvero,proprio a me" pensò scioccamente incrociando i suoi mansueti occhi castani con quelli vermigli, bellissimi, di lui.
Jake le scoccò un sorriso ammaliante e provocatorio.
«Hai un grande talento»proseguì con tono affettato.
«Gr-grazie»replicò Annabel rossa in viso.
«Sei carina quando arrossisci» le disse Jake regalandole un sorriso sensuale prima di allontanarsi.
Per tutta la lezione sentì gli occhi di lui puntati addosso alla sua schiena.
Ma Annabel si impose di non voltarsi, facendo tacere la voglia di rivedere ancora per un istante quei magnifici occhi magnetici. Non poteva non scordarsi con chi era imparentato Jake, con una persona che avrebbe preferito non rivedere più sulla faccia della Terra, dopo quello che le aveva fatto.
Tre suoni prolungati della campanella la riscossero dai suoi pensieri.
«Uscite dall'aula!». Il viso della segretaria fece capolino nel vano della porta, e lei e i suoi compagni si affrettarono a ubbidire.
Quando finalmente tutti avevano raggiunto il cortile, incrociò gli occhi con quelli di Gabe. Stava cercando di allentare il fuoco con le sue doti angeliche. Ma Annabel non si unì a lui. In quel momento non era quella la cosa importante.
Cercò freneticamente tra i ragazzi Jake. L'aveva perso di vista a metà corridoio, sommerso dagli altri ragazzi.
Alla fine lo scorse a fianco della cugina. A braccia incrociate, Lilith fissava intensamente la scuola, il viso solcato da un sorriso leggero a fior di labbra. Un'espressione soddisfatta.
Jake si girò nella sua direzione, e le rivolse una strizzatina dell'occhio amicante. Mormorò qualcosa all'orecchio di Lilith, e le si avvicinò con calma, come se avesse tutto il tempo del mondo, ignorando cosa stava succedendo attorno.
Il cuore di Annabel cominciò ad andare a mille.
«Spero non ti sia spaventata per quello che é successo mademoiselle*».
Lei, francese d'origine, sentì il suo cuore sciogliersi nel sentire un termine nella sua amata lingua, del tutto diversa dallo spagnolo di Gabriele a cui si era abituata. Ma c'era ben altro, l'aveva sentito nel profondo del suo animo. La sua voce riportò a galla una sorta di nostalgia, quella che si prova dopo aver perso qualcuno. Ma come poteva provare questi sentimenti se non l'aveva mai visto prima? Se lo sarebbe senz'altro ricordato uno così, pensò con imbarazzo crescente.
Scosse la testa con veemenza, cercando di scacciare le sue incertezze, almeno una volta nella vita.«Non sono tipo che si spaventa facilmente»rispose con un sorriso imbarazzato. Ogni occhiata di lui mandava in visibilio ogni cellula del suo corpo.
Jake scoppiò a ridere.
Annabel voltò lo sguardo, rossa sulle goti pallide.
Quando si girò nuovamente trovò Jake ancora al suo fianco sorridente.
«Che c'è?»domandò in imbarazzo. Gabe non l'aveva mai coperta di così tante attenzioni.
«Vorrei conoscerti meglio. Mi sembri una persona interessante. Ti andrebbe di fare un salto con me stasera al Feuer Bar?»
«Ma ci siamo conosciuti neanche un'ora fa»provò a ribattere Annabel.
Jake scoppiò in una risata cristallina.«Appunto. Dato che mi sembri una ragazza veramente interessante, mi sembrava una buona idea conoscerti più profondamente».
Notando l'espressione dipinta sul volto di Annabel si affrettò ad aggiungere:«Non ho intenzione di sedurti. Pensala come un'uscita da amici. Ci stai?»
Annabel lo fissò con tanto d'occhioni.
Davvero, un ragazzo così bello e attraente voleva uscire con una come lei? Proprio lei che non ricordava quasi nulla del suo passato, se non delle sue nobili origini francesi? Contemplò i suoi occhi amaranto, e il mondo intorno lei si dissolse, lasciandola solo con quella sensazione di leggerezza a livello dello stomaco.
Si riscosse solo quando sentì rimbombare nelle sue orecchie il suono di una sirena a pochi passi da lei. Finalmente i pompieri erano arrivati a domare le fiamme che stavano inesorabilmente divorando la scuola. La sua attenzione tornò poi su Jake che l'aveva continuata a fissare intensamente in evidente attesa di una risposta. Dal suo modo di fare dedusse che non avrebbe accettato un No.
«Si, si può fare»rispose quasi balbettando.
"Dannata voce! Perché te ne vai via proprio adesso?", pensò con stizza.
Jake le regalò un altro sorriso, stavolta di soddisfazione.
«Ti divertirai, vedrai. Alle nove al Feuer Bar va bene? Prima non posso, ho una faccenda da sbrigare. Cercherò di arrivare puntuale da bravo gentleman**»le disse, facendole l'occhiolino a cui Annabel ribatté con un timido sorriso.
«Certo»gli rispose in visibilio.
Con sospetto però notò l'espressione di Jake rabbuiarsi un istante appena. Lo vide socchiudere gli occhi, come avesse visto un terribile nemico.
Annabel seguì il suo sguardo, posandolo alla fine sul suo compagno di missione, intento in uno dei suoi atti eroici. Perlomeno quella volta non aveva combinato pasticci come durante gli allenamenti.
«A mio cugino non importerà che usciamo insieme, se é questo il problema»dichiarò per rasserenarlo.
L'espressione di Jake ritornò a essere quella che aveva fatto breccia nel suo cuore. Il ragazzo le sorrise in modo provocante.«Non temo affatto ciò che pensa tuo...cugino»rispose.
Poi si inchinò per farle il baciamano.«E ora principessa andate a prepararvi. Le ore passano in fretta».
A passi sicuri si allontanò, e sparì tra la calca di gente.

Annabel tornò a casa con il sorriso sulle labbra. Non si era mai sentita così...bene.
Neanche Gabriele era mai riuscito a farle provare quello sfarfallio allo stomaco.
Si preparò con cura. Quella sera voleva mostrare a Jake il meglio di sé. Per fortuna aveva chiamato Savannah, perché altrimenti ci sarebbe presentata vestita con un abitino a fiori, non proprio adatto per una serata in un locale notturno.
Dopo che fu uscita di casa, si fermò a contemplarsi davanti alla vetrina di un negozio d'abbigliamento femminile, vicino al portone del suo condominio che stava cominciando a chiudere i battenti. Quasi non si riconobbe. Indossava un top blu glitterato che le arrivava sopra l'ombelico ignorando volutamente l'aria frizzante di quella sera, minigonna nera su calze a rete sopra un paio di vertiginosi tacchi alti blu. Si era pure messa un trucco abbastanza vistoso: ombretto blu con brillantini, matita spessa a contornarle gli occhi, mascara per allungare le ciglia, e fard per dare un tocco di colore alla sua pelle pallida. I capelli erano raccolti in una coda di cavallo alta che le scendeva sinuosa giù per la schiena come un serpente.
Con stupore si rese conto di somigliare,in fatto di abbigliamento, alla cugina di Jake, la ragazza che piaceva tanto a Gabe.
La odiava?
Gelosa, era gelosa. Era riuscita nell'impresa in cui lei aveva rinunciato ormai da anni: fare breccia nel cuore di Gabriele. Ci aveva provato per quattrocento anni, e ecco che già il primo giorno di permanenza sulla Terra era arrivata Lei, che era riuscita a rompere il muro che Gabe aveva eretto tra sé e il mondo intero, facendo completamente capitolare il cuore del ragazzo. Come poteva non provare nei suoi confronti astio? Inesorabilmente giorno dopo giorno le aveva portato via la possibilità di dichiararsi a Gabe, senza fare la figura da completa idiota. Per questo cercava tutti i modi possibili per farsi notare dall'amico. Per questo gli teneva il broncio. Voleva che fosse lui, come nei romanzi romantici che tanto le piacevano, a comprendere finalmente i suoi sentimenti e ricambiarli.
Annabel ricacciò indietro le lacrime. Cosa s'illudeva a fare? Quella ragazza ormai aveva in pugno il cuore di Gabriele. Come poteva pensare lei ad averla vinta contro una ragazza così a lei opposta:bella, misteriosa, provocante. Insomma tutte le qualità di cui non disponeva. Lei era un tipo che preferiva mettersi in un angolo e soffrire in silenzio per il suo amore non corrisposto. Scalciò un sasso con la scarpa, facendosi un male cane all'alluce. Imprecò sottovoce, riprendendo il cammino.
Il Feuer Bar per fortuna non distava troppo lontano dal suo appartamento, per cui declinò l'idea di usare la bicicletta, e si mosse sulle sue gambe cercando in tutti i modi di non cascare da quei trampoli che aveva deciso d'indossare.
Il locale all'esterno le trasmise una sorta d'alone di mistero con le sue porte nere e l'insegna vermiglia. Sembrava che la stessa scritta Feuer Bar fosse divorata dalle fiamme sanguigne che la circondavano. Il buttafuori, un uomo enorme come un armadio con le sopraciglia tappezzate di piercing, le rivolse uno sguardo indifferente prima di farsi da parte permettendole di entrare.
Quando mise piede nel locale, era fu investita da una musica assordante. Certo, non poteva di certo aspettarsi un valzer, pensò tra sé e sé. Ogni ragazzo di Wilmington alla ricerca di divertimento approdava lì.
Cercò con lo sguardo Jake, sperando fosse già lì dentro ad aspettarla. Per fortuna lo scorse poco lontano seduto al bancone a sorseggiare un drink.
Non appena il ragazzo si accorse della sua presenza le sorrise caldamente. Annabel si sentì quasi sciogliere di fronte a quel sorriso così dolce e amorevole.
Si divertirono. Ballarono insieme, canzone dopo canzone, i loro corpi che aderivano uno all'altro come tessere di un puzzle, come fossero nati per stare insieme da sempre.
Non si era mai sentita così...felice.
«Si è fatto tardi, mademoiselle*»disse a sorpresa Jake guardando lo schermo del suo cellulare. Il tempo in sua compagnia era voltato troppo velocemente.
«Ti accompagno io a casa» si offrì, porgendole il braccio in tono cavalleresco.
Uscirono dalla porta secondaria nell'aria pungente e fresca della notte.
«La moto l'ho parcheggiata nel vicolo qui vicino»le confessò Jake in tono di scuse.
Svoltato l'angolo Annabel non vide nessuna moto. Il vicolo era deserto.
«Jake sei sicuro che...». Si girò verso il ragazzo rimanendo di sasso.
I suoi occhi rossi colmi di una luce selvaggia la fissavano come un cacciatore una preda.«Sorpresa tesoro?»
E in quell'istante, nella mente di Annabel riecheggiò solo una parola:Demone.
La ragazza cominciò ad indietreggiare addentrandosi purtroppo nel vicolo, sorpresa. Se lei aveva fatto la predica a Gabe per aver preso una cotta per un'umana, cosa le avrebbe rinfacciato lui se avesse scoperto che si era fidata di un Demone?
Jake le si avvicinò lentamente assaporando il momento.
«Avrei tanto voluto non farlo proprio stasera, mon cher***. Sei esattamente come ricordavo, e forse mi pentirò di questo gesto in futuro».
Annabel registrò a stento le parole appena uscite dalla bocca del Demone. Cosa voleva dire?
«Cosa vuoi farmi?»domandò invece, la paura che cresceva sempre più nel suo cuore.
Jake sorrise, portandosi la mano alla tasca del giubbotto di pelle che indossava.
E in quel momento Ann capì tutto.
Non era altro che l'ennesima vittima, che avrebbe fatto la stessa fine delle sue precedenti conquiste.
No!
Aveva scacciato immediatamente quel pensiero dalla mente.
«Non mi avrai mai Demone!»gli urlò con tutta la determinazione di cui disponeva, prima di evocare le sue candide ali piumate. Si gettò come una furia su Jake colto di sorpresa. La delusione di essere stata raggirata le diede ulteriore forza, permettendole di colpire il Demone in pieno, facendolo cadere a terra di schiena.
Gli si sedette a cavalcioni sul petto.
Jake rimase sorpreso, come se non si aspettasse una mossa simile da parte sua. Ma la sorpresa lasciò presto posto a una maschera d'indifferenza che mascherava perfettamente i suoi pensieri. Si permise una risata sarcastica, che però alle sue orecchie risuonò falsa, forzata. Ma non si lasciò distrarre.
«Mince****. Avrei dovuto capirlo che eri un Angelo, come il tuo cosiddetto cugino»le sibilò contro Jake, cercando al tempo stesso di mantenere un'espressione dura e imparziale, quella di chi ha la situazione in pugno.
Annabel lo fissò colta in fragrante.«Cosa sai te di Gabriele?»
«Abbastanza da sapere che è un Angelo e che presto diventerà pasto mio e della Mia Signora».
Il dubbio iniziò a serpeggiare nella mente di Annabel.«Chi è il tuo padrone?»
«Lilith. La ragazza che piace tanto al tuo amico».
Tutti i suoi sospetti erano fondati quindi. Quella ragazza non le era mai piaciuta, ma fino a quel momento pensava che il suo giudizio fosse dettato dalla gelosia che provava nei suoi confronti. Ed ecco che ora la verità apparve ai suoi occhi.
Sentì solo in quel momento il cutter nascosto in una tasca interna del giubbotto che Jake indossava. Fulminea lo sguainò e glielo puntò alla gola.
Jake scoppiò in una risata sincera.
«Che hai da ridere Demone? Non sei nelle condizioni giuste per prenderti gioco di me» lo apostrofò Annabel irritata.
Jake la fissò intensamente.«Rido perché sei più simile a me di quanto tu creda. Anch'io mi sono comportato così con svariati Angeli. Tutti finiti nella Fossa, se ti interessa».
«Non credere che io sia da meno Demone. Ma stavolta quello a morire sarai tu».
«E poi che farai? Ritornerai a sperare che Gabriele si accorga di te e capisca cosa provi per lui?»
Annabel lo fissò sorpresa. Come faceva a sapere che aveva un debole per Gabriele?
Jake le regalò un sorriso mellifluo, ma al tempo stesso irritato, come se non gli garbasse la sua infatuazione per il compagno.
L'unica che doveva essere sul serio spazientita da quella situazione in quel momento era solo lei.
«Leggo la rabbia e la frustrazione che provi, nel tuo cuore Annabel. Posso aiutarti a ottenere ciò che vuoi»dichiarò infine Jake.
«Cosa ti fa pensare che abbia bisogno del tuo aiuto, Demone?»
Jake sospirò.«L'unico ostacolo tra te e il tuo amico è Lilith. Io voglio ottenere il suo potere. Vedi? Abbiamo un nemico comune». La fissò negli occhi.«Ho un affare da proporti. Te mi aiuterai a eliminarla e in cambio...»
«...lascerai Wilmington alla morte del tuo Superiore».
Jake si rabbuiò, ma solo per un istante appena. Sembrava voler aggiungere qualcosa, ma lo vide lasciar perdere. «E sia. Allora affare fatto?»le domandò infine porgendole la mano.
Annabel lo fissò titubante. Sapeva che si trattava di un patto col demonio, ma la morte di Lilith non avrebbe fatto altro che giovare a favore del Paradiso.
«Abbiamo un patto Jake».

Quella notte, quando avevano trovato un luogo tranquillo per mettere a punto il piano A e B, aveva apprezzato molto Jake. Non le sembrava piú il Demone egoista e egocentrico che le si era presentato lì nel vicolo.
Aveva modi cordiali e attenzioni che non centravano per nulla nel loro patto.
Gabriele era sempre stato cordiale, ma una cordialità fredda come dettata dall'etichetta. In fondo che altro si doveva aspettare dal figlio di un conte del 1400?
Seduta sul divano, cercò di sforzare al massimo i suoi neuroni per trovare una soluzione.
Nulla. Non le venne in mente nulla.
Forse la soluzione migliore era aspettare.
Già. Avrebbe aspettato e avrebbe atteso con ansia il giorno in cui avrebbe messo fine a Lilith.
E avrebbe anticipato la sua condanna se avesse fatto qualcosa a Jake.
L'avrebbe spedita nella Fossa a calci come minimo. E così avrebbe fatto, si ritrovò a pensare.
Cercava di negarlo a se stessa, eppure in cuor suo sapeva di essersi innamorata come Gabe, di un Demone.
La personificazione del Bene e del Male che si amano. I Demoni non erano capaci ad amare, eppure le attenzioni che Jake le aveva rivolto in diverse occasioni dopo il loro patto le facevano credere il contrario.
Non avrebbe mai pensato che potesse succedere, ma così era stato. Lei, una dei migliori membri dell'esercito angelico, che si era presa una cotta per un nemico.
Se gliel'avessero raccontato ci avrebbe riso su.
No, era assurdo.
Eppure l'aveva letto e riletto nei libri di fisica e chimica. Gli opposti si attraggono. Era così anche per loro creature celesti?
Forse l'attrazione che provava non era altro che un modo per distrarsi dai sentimenti per Gabe che da quel giorno avevano cominciato a vacillare. Davvero valeva la pena seguire un sogno destinato a infrangersi?
Jake le sembrava un'ancora di salvezza concreta che poteva sottrarla alla solitudine a cui era forse destinata.
La sua mente era un susseguirsi di domande, a cui non riusciva a trovare risposte concrete.

*trad dal francese:signorina
**trad dal francese:gentiluomo
***trad dal francese:mia cara
***trad dal francese:merda

Angolino dell'autrice:
Buon Natale cari lettori/lettrici *-*
Spero che il capitolo vi sia piaciuto :3
Il prossimo salvo imprevisti lo pubblicherò il 31/12 XD
E ci sarà una rivelazione spiazzante che riguarda Lilith :)
Baciii!!
FreDrachen

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