Capitolo 10:Segreti svelati

«Si può sapere che ti è preso?»urlò Jake furente.
Lilith stava fissando il vuoto davanti a sé imperscrutabile.
Jake la prese per le spalle e la scrollò violentemente. In quel momento non gli importava che fosse il suo Superiore.
«Perché te lo sei lasciato scappare?»
Lilith si decise a fissarlo negli occhi con espressione truce.
«Lasciami»sibilò furente.
Jake la lasciò, pur rimanendo a pochi centimetri da lei.
«Ti ricordi la missione, vero? Dobbiamo portare scompiglio e odio in questa città per far si che le anime degli abitanti finiscano nelle mani del Nostro Padrone. E ti rammento anche che gli Angeli sono gli unici in grado di ostacolarci. Oppure hai perso qualche fondamentale dettaglio?»
La fine della frase uscì dalla sua bocca come un rantolo.
Lilith si era alzata inviperita dalla sedia inchiodandolo al muro e stringendo la gola con le dita artigliate.
«Non ho dimenticato la missione miserabile. Ho risparmiato la sua insulsa vita e quella della sua amichetta per divertirmi ancora un po'». Strinse ancora di più la presa.«Ma questo è il problema minore per te. Ricordati bene chi sono. Sono un Tuo Superiore e mi devi trattare con rispetto. Mi basta poco per ucciderti lo sai».
Lo lasciò andare di colpo.
Jake tossì tastandosi la gola dove le unghie di Lilith avevano lasciato segni da cui scendevano rivoli di sangue nerastro.
«E ora alzati e va a procurarti del sangue, sottoposto».
Jake strisciò verso la porta. Prima di richiudersela alle sue spalle gettò un'ultima occhiata d'odio al suo Superiore.
Presto  gliel'avrebbe fatta pagare.

«The?»
James, seduto sul divano e avvolto in una coperta, si voltò verso Annabel che reggeva una caraffa bianca a fiori, e le porse la tazza che reggeva con mano tremante per la terza volta. La ragazza gliela riempì e senza dire una parola tornò in cucina.
Vagamente origliò le voci di Gabe e la sua amica arrivare ovattate dalla cucina.
«James deve sapere la verità».
«Non metto in dubbio questo. Sono più preoccupata per quell'altra…faccenda».
«Non ne voglio parlare adesso».
«E allora quando?»
«Non adesso».
«Devi riferirlo a Michael».
«Perché dovrei? Ha cose ben più importanti a cui pensare. Non voglio caricargli sulle spalle anche i miei problemi».
«Allora ammetti che sia un problema».
«Non ho mai detto il contrario».
«Gabe, lo sai che non è normale…uno come te…che evoca…».
«Annabel basta!»
Smise di ascoltare e bevve un sorso della bibita fumante ustionandosi nuovamente la punta della lingua. Decise di lasciar perdere e poggiò la tazza sul tavolo davanti a lui.

Quella sera, dopo la chiamata di Gabriele, raggiunse di volata il Feuer Bar. Non trovandolo davanti all'entrata, fu avvolto da uno strano presentimento che però scomparve quando arrivò una seconda chiamata dell'amico che l'informò di trovarsi dalla porta di servizio, e di raggiungerlo al più presto.
Preoccupato si affrettò a imbucare il vicoletto, pensando che l'amico stesse male.
Con sospetto notò che nel vicolo non c'era Gabriele, ma una figura femminile di spalle. Non ebbe  il tempo di pensare ad altro che due mani poderose lo afferrarono da dietro immobilizzandolo.
La figura di spalle si girò, permettendo ai raggi lunari di illuminarle il viso.
Lilith sorrise di fronte all'espressione sorpresa del ragazzo.«Sei arrivato finalmente».
James rimase di sasso e inchiodato al suo posto.
«Mi aspettavi?»domandò scioccamente.
Lilith scoppiò a ridere, una risata fresca e sincera, carica anche di sarcasmo.«Buffa la stupidità che caratterizza voi umani, dico bene Jake?»
Jake annuì solennemente alle parole del suo Superiore.«Si, Mia Signora».
«Io...non capisco...»
«Tutto a tempo debito secchione. Mi servi come esca per attirare il tuo amichetto, nulla piú».
«Perché?»
Lilith lo fissò negli occhi, e James sentì la paura serpeggiare nel suo animo pronta a ghermirlo tra le sue spire.
«Perché, mio caro piccolo insignificante umano, tolto di mezzo Lui, potrò avere libero controllo su Wilmington e le anime dei suoi abitanti».
James urlò colto dal panico. Quello che gli fu appena rivelato andava ben oltre la sua comprensione, e ne aveva paura.
Lilith lo prese per il bavero fissandolo intensamente negli occhi. James sentì  il suo corpo non appartenergli più. Provò a liberarsi dalla presa della ragazza, inutilmente. Le gambe  non ne volevano sapere di scattare, i muscoli si erano fatti pesanti come fossero di pietra.
«Stai calmo secchione. Presto sarà tutto finito. Tolto di mezzo Gabriele farò in modo che tu abbia un posto onorevole tra i miei Senz'Anima».
James sentì che il corpo stava perdendo sensibilità come annientato da una forza maggiore che piano piano stava avendo la meglio su di lui. Una forza che il tocco di Lilith alimentava. La pelle della ragazza a contatto con la sua, era  incandescente ma al tempo stesso fredda come la morte.
Con estremo sforzo posò  gli occhi su quelli di lei, comprendendo finalmente la sua vera natura che aveva nascosto fino a quel momento:odio, follia erano fuse insieme generando una creatura fredda e spietata che non avrebbe tentennato ad assassinare a sangue freddo sia lui che Gabe.
Già, Gabe. Qualcosa in tutta quella faccenda gli sfuggiva. Cosa volevano dal suo amico? E perché Gabriele non gli aveva mai detto di avere a che fare con persone in grado di assoggettare una mente?
La presa sul suo animo si allentò fino a sparire quando intervenne in suo aiuto proprio l'amico.

Ora, seduto sul divano stava cercando di metabolizzare gli eventi di quella serata.
Ok. Aveva visto combattere il suo migliore amico fronteggiare Lilith per aiutarlo. Anzi, per salvargli la vita.
Li aveva visti combattere l'uno di fronte all'altro. Lilith animata dal desiderio di distruzione, Gabriele invece portatore di una sorta di potere benefico. E come se non bastasse aveva visto il suo migliore amico con le ali, splendide ali piumate bianche che aveva visto solo raffigurate negli affreschi antichi o nei libri.
Impossibile. Assurdo. Eppure aveva visto con i suoi occhi.
James si sentiva come se fosse stato catapultato in un romanzo fantasy, da quanto era surreale ciò a cui aveva assistito. Gente con le ali da Angelo, esseri capaci di generare fiamme celesti e vermiglie. Se non fosse rimasto immischiato in prima persona in quella storia avrebbe potuto considerare l'idea di scriverci su un libro.
Eppure sentiva che quella era la verità. Non era un'allucinazione. Ne era certo. In cuor suo sperava che tutta la serata non fosse altro che un incubo da cui si sarebbe svegliato in camera sua. Gabe uscì finalmente dalla cucina, seguito da un'Annabel dallo sguardo funereo. Dovevano aver litigato di brutto. L'amico gli si sedette di fronte, con lo sguardo rivolto a terra.
Dopo un tempo che parve interminabile alzò finalmente lo sguardo su James.
«Sai James, credo che sia giunto il momento di dirti la verità»disse Gabe con un sorriso incerto.
Sconvolto, James ascoltò la verità uscire dalla bocca dell'amico.
«Vediamo se ho capito bene»disse a racconto finito.«Voi due siete Angeli, giusto?»
Gabe annuì grave.
«Venuti qui per scacciare i Demoni che sono dietro agli omicidi che sono avvenuti negli ultimi due mesi»continuò James cercando di convincere se stesso.
Gabe annuì nuovamente.
«E questi due Demoni altro non sono che nostri compagni di scuola».
Altro assenso.
«Ho tralasciato qualcosa d'importante?»
Gabe scosse la testa.«No. Hai assimilato tutto ciò che devi sapere». Lo guardò di sottecchi.
«So che è difficile per te accettare questa nuova realtà».
James strabuzzò gli occhi.«Solo difficile? Per poco quella sanguisuga della nostra compagna mi uccideva. Non credo che tutto questo sia solo difficile. Direi piú assurdo. Sconvolgente. Incredibile. Stupefacente. Impensabile. E assolutamente, assolutamente folle».
Gabe inarcò il sopraciglio.«Tutto qui? Vedo che l'hai presa bene».
James sbuffò.«Cosa credevi che facessi? Che scappassi via a gambe levate, dandoti del matto? Solo perchè mi sembra tutto surreale non vuol dire che la prenda male».
Gabe annuì.
«Senti James potrai crederci o meno. Ti chiediamo soltanto di non rivelare niente a nessuno. Con te ho fatto un'eccezione dato che sei finito nelle loro mani, e mi sembra giusto che tu conosca i pericoli a cui, da adesso in poi, potresti andare incontro».
«Non ho detto che non voglio crederci»lo interruppe il ragazzo.«È che sono tante informazioni da assimilare, tutto qui».
Rimase in silenzio per un po'.«E comunque»aggiunse«il vostro segreto è in buone mani».
«Sai questo che significa James? Far finta che non sia mai accaduto. Nessun altro umano dovrà rimanere coinvolto in questa storia»gli ricordò Gabe.
James non l'aveva mai visto così determinato.
«Sarà difficile»gli fece notare.
«Ma lo devi fare. Per il bene tuo e di tutti gli altri».
«Non sono stupido e neanche traditore. Quando do la mia parola la mantengo sempre».
Gabe sospirò sollevato.
James si aprì in un debole sorriso.«Il mio migliore amico è un Angelo. Eh, un Angelo». Si alzò e cominciò a camminare avanti e indietro. All'improvviso si fermò.
«Posso farti una domanda?»
Gabe sorrise.«Ma certo. Chiedimi pure tutto quello che vuoi».
«Non dovresti avere l'aureola?»
Gabe ridacchiò. «Non nella mia forma umana. In quella eterea si, anche se si confonde molto con la luce che il mio corpo emette».
«Forma eterea?»domandó James grattandosi la testa confuso. «Hai una forma eterea? E com'è?»
«È difficile da spiegare senza farlo in modo troppo complicato. Diciamo che è la forma che assumiamo in Paradiso. Per voi umani sembrerebbe impalpabile e incorporea, come i fantasmi. In Paradiso, invece, tra noi abbiamo quasi consistenza materiale». Notando l'espressione sempre piú dubbiosa di James sorrise.«Te l'ho detto che non sarei stato bravo a spiegarlo. E per rispondere alla tua seconda domanda è uguale a come mi vedi adesso, solo un po' piú luminosa».
«Come una stella?»
«Si, piú o meno. É così brillante e carica di potere che se la vedessi, però, verresti ridotto in cenere all'istante».
James deglutì.«Davvero? Ma non siete portatori di luce e vita?»
Gabe fece spallucce.«Stare vicino a noi é come vedere il Sole da vicinissimo che può benissimo essere toccato. Secondo te potresti sopravvivere?»
«Immagino di no».
Gabe lo fissó con intensità. «Perché me l'hai chiesto? La volevi vedere?»
«Si. Ma se le cose stanno così, allora preferisco rimanere con la curiosità»borbottò James.
Gabe ridacchiò.«Immagino di si». Si fece serio.«Spero che questo non cambi nulla tra noi. Ci tengo molto alla nostra amicizia».
James lo fisso sorpreso. «Come speri? Ho come migliore amico una creatura sovrannaturale. Chi potrebbe ritenersi fortunato come il sottoscritto?»
«Davvero la pensi così?»domandó Gabe sollevato.
«Certamente»rispose James sicuro. Prese il cellulare dalla tasca, e cominciò a digitare il suo numero di casa.
Gabe lo fisso dubbioso.
«Avviso mamma che torno a casa. Sarà preoccupatissima»spiegò James, e Gabe annuì comprensivo.
«Chiedile se puoi rimanere da noi questa notte»gli consigliò Gabe.«Non si sa mai. Per oggi hai avuto troppe avventure».
James fece una smorfia.«Se tutte le avventure sono così, preferisco starmene buono a casa a leggere il giornale per tutta la vita».
Finì di comporre il numero. La madre rispose al terzo squillo.
Gabe sentì chiaramente il tono allarmato della donna dall'altra parte dell'apparecchio.
«Scusa mamma se non ti ho avvertito prima. Sto da un amico, non preoccuparti».
La madre dovette dire qualcos'altro perché James rispose:«Anch'io ti voglio bene. A domani».
Spense il cellulare sorridendo soddisfatto.
«Sono a posto».
«Potrai dormire qui sul divano. Ti vado a prendere una coperta»si offrì Annabel, che fino a quel momento aveva seguito in silenzio, sparendo in un'altra stanza.
«Avete fatto pace?»domandò James curioso.
Gabe fece una smorfia.«Non ancora. Non capisco quando finirà di tenermi il broncio. Donne, non le capirò mai».
L'amico sospirò.«A chi lo dici».
Annabel entrò in quel momento con un plaid multicolore.«Spero che ti tenga abbastanza caldo».
«Grazie»rispose James prendendo la coperta.
«Bene. Io vado a dormire. 'notte»biascicò chiudendosi la porta della sua camera da letto.
«Già,la tua amica è un tipino strano,e piuttosto schiva»concordò James con una smorfia divertita,  stendendosi sul divano.
Invece Gabe andò nella sua stanza, dopo aver salutato James che già ronfava, e si gettò pesantemente sul letto come privo di forze.
Le ore passavano, eppure, non riusciva a prendere sonno.
La sua mente cavalcava a briglia sciolta.
Perché Lilith gli aveva risparmiato la vita?
Ma soprattutto l'aveva evocato veramente lui il Fuoco Celeste, o era stato solo una sua fantasia? Una fantasia davvero molto vicina alla realtà. Ancora sulle anni sentiva il leggero tepore che le fiamme celesti avevano lasciato come un regalo di benvenuto.
Lui era un'eccezione tra gli Angeli. Non era capace a evocare il ghiaccio che differenziava un Angelo Comune da un Arcangelo.
Si era sempre sentito escluso dal Paradiso e per anni, per questa sua diversità unica nel suo genere, si era rifiutato ad addestrarsi. Era stato un intimo desiderio arcano a lui sconosciuto a spingerlo a provarci, per dimostrare a se stesso e agli altri ciò che valeva. Molte, troppe domande affioravano nella sua mente.
Il Fuoco Celeste era fonte di potere degli Arcangeli, perché era in grado di evocarlo?
E perché solo adesso?
Di parlarne con Michael e gli altri era fuori discussione. Erano anni che aspettava la conferma dei suoi sospetti, nati non appena era vinto in Paradiso. Ne era così convinto che avrebbe scommesso ad occhi chiusi il suo braccio destro. Lo avrebbe senz'altro richiamato per questo, ma lui non voleva mollare proprio adesso, non alla sua prima missione.
E poi c'era Lilith.
Ecco che di nuovo si riaffacciava nei suoi pensieri. Davvero non sapeva come comportarsi da quel momento in poi, soprattutto ora che aveva appena scoperto la sua vera natura. Il suo compito era ucciderla, ma sarebbe stata dura per due semplici motivi. Il primo era che aveva a che fare con l'Originario più forte e temibile dell'Inferno, il secondo era che non poteva rinnegare e scacciare via i sentimenti che provava per lei. Era davvero innamorato di quella bellissima e pericolosissima ragazza che poco a poco aveva preso possesso dei suoi pensieri, e che aveva risvegliato il suo cuore spento ormai da anni.
Trattenne il respiro. Se si fosse ritrovato di nuovo di fronte a una situazione come quella sera, come avrebbe dovuto agire? Davvero avrebbe trovato il coraggio di ucciderla?
La mente poco a poco decise finalmente di scivolare nel sonno, aspettando di cogliere un segno.

Angolo autrice:
Ciao a tutti :)
Eccomi qui con un nuovo capitolo :)
Nel prossimo...eh,eh vedrete ;)
Ringrazio tutti voi che seguite la storia :D
A presto,
FreDrachen

P.s: Stavo pensando di cambiare la copertina della storia con una che poi stia bene con quella della seconda storia che ho giá fatto XD
Voi cosa ne pensate? :)

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